Tuttototò - Totò ciack
Scheda del film
Regia: Daniele D'Anza - Soggetto: Bruno Corbucci, Mario Amendola - Sceneggiatura: Bruno Corbucci, Mario Amendola - Fotografia: Marco Scarpelli - Scenografia: Giorgio Aragno - Musica: Gianni Ferrio - Montaggio: Sergio Muzzi - Assistente alla regia: Simone Mattioli - Produzione: Aldo Pace per la BL Vision, Roma Prima trasmissione Rai: Programma nazionale, 8 giugno 1967 Durata: 50 minuti
Interpreti e personaggi: Totò (l'agente segreto/Mc Gregor) - Gordon Mitchell (Ringo) - Ubaldo Lay (il tenente Sheridan) - Margherita Guzzinati (la presentatrice) - Daniele Vargas (Lupo) - Piero Gerlini (un cowboy al tavolo da poker) - Cesare Gelli (uno dei fratelli Mc Gregor) - Mario De Simone (un altro dei fratelli Mc Gregor) - Nino Terzo (il barista del saloon) - Altri interpreti: Pino Ferrara, Ivy Holzer, Roland Bartrop, Umberto Aquilino, Maurizio Graf, Gianni Morandi, Bobby Solo, Anna Identici, Franco Jacovolta, Michele, Donatella Moretti, Diana Rabito, I Royals, Claudio Sora, Marisa Traversi, Marco Tulli, I cantori moderni di Alessandroni
Soggetto, Critica & Curiosità
Si tratta di uno special televisivo dedicato al cinema che fa la parodia ai film western e a quelli di spionaggio, in voga in quegli anni. Trasmesso dal Programma Nazionale RAI l'8 giugno 1967 alle ore 21, polarizzò l'attenzione di 13 milioni di utenti. Evidente parodia divisa in due parti della durata complessiva di circa mezzora, con la prima che fa il verso all'abbondante produzione cinematografica sugli agenti segreti 007 e la seconda all'ancora più invadente moda del genere western. In entrambi i casi, Totò recita a livello farsesco ingessando il personaggio che interpreta nell'ambito classico del teatro di avanspettacolo. Nella prima parte, che dura 13', l'attore è alle prese con due bande di delinquenti rivali e deve eseguire una missione affidatagli dal capo agente segreto, interpretato da Ubaldo Lay, che in quegli anni era per lo spettatore televisivo il celebre tenente Sheridan: catturare e portargli il Pechinese che ovviamente viene scambiato da Totò per un cane pechinese. La satira regge, anche perché il personaggio, salvo la immancabile bombetta, si è imborghesito, indossa giacca e cravatta e si muove come un uomo qualunque, nello stesso modo già visto in Totò d'Arabia, dove era l'«agente 00 barrato 8». Il problema però non sono tanto il personaggio e la recitazione di Totò, che rientrano più o meno nei canoni della farsa classica, quanto le abnormi esagerazioni che intasano lo sceneggiato fino a destrutturarlo e a ridurlo in barzelletta, come quando il protagonista fulmina il Maltese - parlado con lui al telefono, o fa esplodere una torta-bomba davanti al Pechinese, oppure nella scena cui il cane si mette a parlare. Il tutto servito con una sparatoria in cui muoiono tutti, compresi il Maltese e il Pechinese, con l'aggravante che ridono e ghignano mentre agonizzano uno abbracciato all'altro. È evidente che la sceneggiatura ha preso la mano ai suoi autori, seguiti dal complice regista, che se possibile peggiora il testo con l'esibizione di fatti irreali e assurdi. Qualche sapore lo riscontriamo all'inizio dell'episodio, con Totò legato che cerca di parlare al telefono per invocare soccorso, ma non è capito dalla centralinista che continua a intendere fischi per fiaschi. Anche i duetti con Lay sono abbastanza gustosi, con la comparsa di battute quali «Sono aizzatore, io» e «Io sono l'agente doppio zero». La televisione italiana, in questi sceneggiati centrati su Totò, riusciva a coinvolgere tutti i possibili beniamini del pubblico, come era già avvenuto con Gino Cervi ne Il Latitante e sarebbe sucesso con Corrado in Premio Nobel, per cui ora era il turno di Ubaldo Lay, passando commissario Maigret al tenente Sheridan. La seconda parte, che dura 9', come abbiamo detto fa il verso ai film cosiddetti spaghetti-western, che furoreggiavano allepoca con una produzione di decine di film lanno, girati in serie uno dopo laltro utilizzando gli stessi set. La musica di riferimento è quella celeberrima scritta da Ennio Morricone con lo pseudonimo di Leo Nichols per il film battistrada Per un pugno di dollari di Sergio Leone.
Bisogna comunque notare che già nel 1960 Giorgio Simonelli, con Un dollaro di fifa, aveva dato luogo alla prima parodia di un film western, che in questo caso era Rio Bravo di Howard Hawks (1959). L'episodio televisivo si presenta come una parodia tradotta in tono farsesco, con un preludio costituito da una conversazione concitata dei quattro fratelli McGregor, che devono scegliere chi tra loro vendicherà il padre ucciso da Gringo, con Totò che tenta di defilarsi fino al punto di affermare che lui non è loro fratello. Poi, vediamo lattore a cavallo di un asino che respinge i proiettili come fossero cioccolatini, estraendoli dalle orecchie e dalla bocca, in un duello che rievoca la scena più famosa di Hight Noon di Fred Zinnemann (1952), già riprodotto, peraltro, nella celebre sequenza caricaturale di Totò, Fabrizi e i giovani d'oggi, dove i due attori, vestiti da cowboy, si sfidavano in un duello metaforico avanzando l'uno verso l'altro con le pistole nelle fondine. Vediamo anche l'immancabile Gringo, l'interno del saloon con i giocatori di poker, i bicchieri fatti scivolare sul bancone, le sparatorie, ecc. Insomma, tutto l'armamentario che accompagnava quel genere di film. La farsa, che non è del tutto scomposta, poggia su punti focali facilmente individuabili e chiede allattore di muoversi di conseguenza, con una recitazione sviluppata a semplificare il personaggio in tipo e a risolvere le situazioni in schemi narrativi e recitativi molto elementari.
Video stampa dell'epoca
Serata televisiva non proprio generosissima quella di stasera, secondo le buone abitudini del giovedì, anche troppo fedele ad una tradizione, di programmi anemici. Sul Primo Canale il pezzo forte è costituito da uno «special» di Totò, seguito da un dibattito politico-sindacale. [...] Alle 21, sul Primo va in onda Totò-ciak, spettacolo comico-musicale del secondo ciclo di Tutto Totò, del quale abbiamo già visto le prime cinque farse. In questo «special» parodistico, dedicato al cinema, il grande comico si esibisce in due «sketches», sconfiggendo rispettivamente Rinqo (Gordon Mitchell) ed il cinese Goldfinger. Un altro personaggio della vicenda di «007» è Ubaldo Lay, nel solito impermeabile del tenente Sheridan, alleato non necessario del Totò-James Bond in bombetta.
Protagonista femminile è Margherita Guzzinati nel ruolo di sè stessa. La parte musicale è assicurata da alcuni noti complessi e dai cantanti Bobby Solo, Anna Identici, Gidiuli, Richard Anthony e Gianni Morandi (il quale ultimo non ha violato la consegna delle autorità militari di astenersi da ogni esibizione canora perché lo spettacolo è stato registrato parecchi mesi fa).
d.g. ,«Stampa Sera», 8 giugno 1967
Stasera alle 21 ritorna, dopo una pausa che diremmo salutare, il ciclo «Tutto Totò» con una parodia del mondo cinematografico intitolata «Totò ciak» : il popolare attore si esibirà in una caricatura dei western all'italiana e delle pellicole degli agenti segreti tipo 007.
Ugo Buzzolan ,«La Stampa», 8 giugno 1967
Totò apparirà stasera a cavalcioni di un ciuco: grottesca apoteosi per un comico che aveva coltivato per tutta la vita e s'è portato appresso il sogno inappagato di impersonare sullo schermo Don Chisciotte, come confidò negli ultimi giorni al regista produttore Sandro Bolchi. Ma era un sogno sbagliato, perché il Cavaliere dalla Trista Figura è la negazione del comico volontario, agli antipodi dello spirito furbastro e infingardo di Pulcinella, e se mai una dimostrazione in più del genio ironico di Cervantes sta proprio nell'aver fatto ridere il mondo con un personaggio tragico. Così al nostro attore è toccata da ultimo la cavalcatura di Sancio Pancia, e anche giusto è un compromesso, perchè nella sua semplicità e malgrado certe affinità apparenti neppure il buon Sancio è fatto per indossare la casacca di Pulcinella.
Insomma, è chiaro che l'ingresso di Totò a cavalcioni dell'asino non può che promettere catastrofi. E difatti di lì a poco, entrato nel solito «saloon», umilierà il solito Ringo, fulminandolo subito dopo nel solito «regolamento» in piazza. E la parodia, come si sarà già capito, dei nostri mille western girati sulle praterie quasi edificabili del suburbio romano, con attori che, sulla scia di certi cantanti, hanno barattato onesti nomi veneti o pugliesi con nomi stranieri terribilmente irti di consonanti, e hanno sostituito ai metodi di recitazione di Stanislavskji e dell Actor's Studio un frettoloso corso di karaté. Beninteso, Totò vince con altre risorse, bevendo gazosa invece di whisky e incenerendo il malcapitato Ringo senza neanche tirar fuori dalla fondina la sua Colt.
Allo stesso modo nell'altro episodio che pure fa parte di Totò ciak, egli finisce col trionfare nel munitissimo mondo dei Bond senza bisogno di ricorrere ad ordigni ed effetti speciali, solo servendosi di armi personalissime ritrovate nel suo tradizionale bagaglio comico, dalla sua bazza quadrangolare alle sue capacità di marionetta disarticolata, senza cantare la famosa bombetta, adoperata alla maniera di quella micidiale del cinese di Goldfinger: sicché il tenente Sheridan, accorso in suo aiuto, dovrà accontentarsi di fargli da spalla, come tutti gli ospiti di questi suoi «show» televisivi, la verità è che sotto ogni travestimento parodistico, sotto il gilet di cuoio di Totò-contro-Ringo come sotto la divisa di Totó-agente-segreto, non c’é che lui, Totò-Totò, con la sua assurda fiducia nella vittoria finale, la sua invulnerabilità di personaggio comico che comincia a scompaginare i piani di qualsiasi avversario già con la sua logica dissociata, fuori d'ogni regola del gioco. A questo punto, quale importanza può avere la scelta delle armi?
Dall'alto dei suoi 106 film, il nostro comico in Totò ciak si diverte a rovesciare dalla parte della fodera i filoni cinematografici in voga: quello musicale, oltre i western all'italiana e i polizieschi alla 007. Questo spiega l'insolito affollamento che noteremo nello «show» di stasera. Da Gordon Mitchell nella parie di Ringo a Ubaldo Lay nella parte di Sheridan e a Margherita Guzzinati nel ruolo di se stessa; dai vari complessi musicali ai cantanti, Gianni Morandi, Bobby Solo, Anna Identici, Gidiuli, Richard Anthony.
f.r., «Radiocorriere TV», 8 giugno 1967
«Stampa Sera», 10 giugno 1967
Radiocorriere TV n.23, 4-10 giugno 1967 - Programmazione Tutto Totò - Totò ciack |
Riferimenti e bibliografie:
- RaiPlay.it