Fallaci Oriana

Oriana Fallaci

(Firenze, 29 giugno 1929 – Firenze, 15 settembre 2006) è stata una scrittrice, giornalista e attivista italiana.

Partecipò giovanissima alla Resistenza italiana e fu la prima donna italiana ad andare al fronte in qualità di inviata speciale. Fu una grande sostenitrice della rinascita culturale ellenica e conobbe le più importanti personalità di questa, tra cui Alexandros Panagulis col quale ebbe anche una relazione. Durante gli ultimi anni di vita fecero discutere le sue dure prese di posizione contro l'Islam, in seguito agli attentati dell'11 settembre 2001 a New York, città dove viveva. Come scrittrice, con i suoi dodici libri ha venduto circa venti milioni di copie in tutto il mondo.


L Europeo

1963 10 06 L Europeo Intervista Fallaci intro

Non si piace, dice. Ma si vuole bene da sé. E' altezza imperiale e tante altre cose. Ma deve tutto al personaggio di Totò. Si sarebbe pure fatto frate, se non ci fosse stato il piccolo impedimento della castità. Tra tristezze e una grande ironia, il più grande comico italiano si racconta.

Oriana Fallaci, «L'Europeo», anno XIX, n.40, 6 ottobre 1963


Biografia

L'apporto alla Resistenza italiana

Oriana Fallaci era la prima di quattro sorelle: Neera e Paola, anch'esse giornaliste e scrittrici, ed Elisabetta, figlia adottata dalla famiglia Fallaci. Il padre Edoardo fu un attivo antifascista che coinvolse la figlia, giovanissima, nella resistenza col compito di staffetta.[1]

La giovane Oriana si unì così alle Brigate Giustizia e Libertà[2], formazioni partigiane del Partito d'Azione, vivendo in prima persona i drammi della guerra: nel corso dell'occupazione di Firenze da parte dei nazisti, il padre fu catturato e torturato a villa Triste dai fascisti comandati da Mario Carità[3], e in seguito rilasciato, mentre la Fallaci fu impegnata come staffetta per trasportare munizioni da una parte all'altra dell'Arno attraversando il fiume nel punto di secca dal momento che i ponti erano stati distrutti dai tedeschi[4]. Per il suo attivismo durante la guerra ricevette a 14 anni, nel 1943, un riconoscimento d'onore dell'Esercito Italiano.

L'esordio nel giornalismo

Dopo aver conseguito la maturità presso il Liceo Classico "Galileo Galilei", la Fallaci si iscrisse alla facoltà di Medicina presso l'Università di Firenze. Dopo un breve passaggio a Lettere, lasciò l'università per dedicarsi al giornalismo, esortata in particolare dallo zio Bruno Fallaci, egli stesso giornalista. Conobbe anche Curzio Malaparte, che considerò come un suo maestro.[5]

Esordì, ancora studentessa, al Mattino dell'Italia centrale, quotidiano fiorentino d'ispirazione cattolica, dove si occupò di svariati argomenti, dalla cronaca nera, alla cronaca giudiziaria al costume. Allorché si rifiutò di scrivere un articolo contro Palmiro Togliatti, come le aveva ingiunto il direttore del Mattino, il quotidiano interruppe la collaborazione[6]. Successivamente si trasferì a Milano, dove iniziò a lavorare al settimanale Epoca di Mondadori allora diretto da suo zio Bruno Fallaci che, per non favorirla, la tenne chiusa in redazione a limare e correggere gli articoli dei collaboratori,[7] per poi affidarle le cronache sulla allora nascente Alta Moda Italiana come inviata alla prima storica sfilata del 1952 presso la Sala Bianca di Palazzo Pitti a Firenze[8][9].

Nel 1951, quando aveva 22 anni, venne pubblicato il suo primo articolo per L'Europeo. Tre anni dopo, quando lo zio Bruno fu licenziato da Epoca, anche Oriana lasciò il settimanale (1954) per l'Europeo diretto all'epoca da Michele Serra[10]. La Fallaci rimase all'Europeo fino al 1977. Per il settimanale si trasferì a Roma, centro della cronaca mondana dell'epoca (erano gli anni della dolce vita)[11]. Nel luglio 1956 Oriana Fallaci giunse per la prima volta a New York per scrivere di divi e mondanità. Da quest'esperienza trasse il materiale per il suo primo libro, I sette peccati di Hollywood (Longanesi), dove racconta i retroscena della vita mondana di Hollywood. La prefazione del libro fu firmata da Orson Welles.

Di ritorno da Hollywood, la Fallaci incontrò Alfredo Pieroni, corrispondente da Londra per La Settimana Incom illustrata. Tra i due ebbe inizio una relazione e nella primavera del 1958 la Fallaci scoprì di aspettare un figlio dal lui. Nel maggio 1958, a Parigi, la Fallaci ebbe un aborto spontaneo e lei stessa rischiò la vita. Il 28 giugno si recò a Londra per incontrare per l'ultima volta Pieroni. In piena depressione, tentò il suicidio ingerendo una grande quantità di sonniferi[12].

Gli anni sessanta

Nel 1961 realizzò un reportage sulla condizione della donna in Oriente, che divenne il primo successo editoriale della Fallaci scrittrice, Il sesso inutile (Rizzoli). Nel 1962 uscì Penelope alla guerra, la sua prima opera narrativa. Il libro racconta la storia di Giò, una ragazza italiana che, per motivi di lavoro (fa la soggettista), si reca a New York dove incontra persone del suo passato. Nel 1963 pubblicò Gli antipatici, un'antologia di ritratti al vetriolo di personaggi famosi del cinema e della cultura intervistati per l'Europeo. Tutti questi libri furono molto venduti in Italia e vennero tradotti nelle principali lingue occidentali[13].

Alla vigilia dello sbarco statunitense sulla Luna la Fallaci partì per gli Stati Uniti d'America per andare a intervistare astronauti e tecnici della NASA. Nel 1965 pubblicò il libro Se il sole muore, diario di quest'esperienza che la scrittrice dedica a suo padre. Per scrivere il libro incontrò il capo progetto della missione, lo scienziato tedesco Wernher von Braun[14], colui che durante la seconda guerra mondiale aveva progettato per la Germania nazista i missili V2, e che in quel periodo era il direttore della NASA, impegnato nello sviluppo del progetto Saturn.

Nel 1967 si recò in qualità di corrispondente di guerra per L'Europeo in Vietnam[15]. Ritornerà nel paese dell'Indocina dodici volte in sette anni raccontando la guerra criticando sia Vietcong e comunisti, sia statunitensi e sudvietnamiti, documentando menzogne e atrocità, ma anche eroismi e umanità di un conflitto che la Fallaci definì una sanguinosa follia.

Le esperienze di guerra vissute in prima persona vennero raccolte nel libro Niente e così sia pubblicato nel 1969.

A metà del 1968 la giornalista lasciò provvisoriamente il fronte per tornare negli Stati Uniti a seguito della morte di Martin Luther King Jr. e di Bob Kennedy e delle rivolte studentesche di quegli anni. In un passaggio di Niente e così sia irride «i vandalismi degli studenti borghesi che osano invocare Che Guevara e poi vivono in case con l'aria condizionata, che a scuola ci vanno col fuoristrada di papà e che al night club vanno con la camicia di seta».

Il 2 ottobre 1968, alla vigilia dei Giochi olimpici, durante una manifestazione di protesta degli studenti universitari messicani contro l'occupazione militare del campus dell'UNAM, oggi ricordata come il massacro di Tlatelolco, la Fallaci rimase ferita in Piazza delle tre culture a Città del Messico da una raffica di mitra. Morirono centinaia di giovani (il numero preciso è sconosciuto) e anche la giornalista fu creduta morta e portata in obitorio: solo in quel momento un prete si accorse che era ancora viva.[16] La Fallaci definì la strage «un massacro peggiore di quelli che ho visto alla guerra».

Come corrispondente di guerra seguì anche i conflitti tra India e Pakistan, in Sud America e in Medio Oriente.

Nel 1969 tornò negli USA per assistere al lancio della missione Apollo 11: il resoconto di quell'esperienza è raccolto nel libro Quel giorno sulla Luna pubblicato nel 1970. Il comandante dell'Apollo 12, Charles Conrad, alla vigilia del lancio, si recò a New York per incontrare la Fallaci e chiederle un consiglio riguardo alla frase da usare al momento di mettere piede sulla Luna. Poiché Neil Armstrong aveva detto: «Un piccolo passo per un uomo, un gigantesco balzo per l'umanità», la fiorentina consigliò[17], data la bassa statura di Conrad, la frase: «Sarà stato un piccolo passo per Neil, ma per me è stato proprio lungo». Il comandante, che portò con sé sulla Luna una foto di Oriana bambina con la madre, disse proprio questa frase una volta giunto sul satellite.

Gli anni settanta e l'incontro con Panagulis

Il 22 agosto 1973 la giornalista fiorentina conobbe Alexandros Panagulis, un leader dell'opposizione greca al regime dei Colonnelli, che era stato perseguitato, torturato e incarcerato a lungo. Si incontrarono il giorno in cui egli uscì dal carcere: ne diventerà la compagna di vita fino alla morte di lui, avvenuta in un misterioso incidente stradale il 1º maggio 1976. Secondo quanto scrisse, rimase incinta del patriota greco[18], ma dopo un litigio con lo stesso Panagulis la Fallaci ebbe un aborto spontaneo (il secondo o il terzo della sua vita[19]). Dalla vicenda della maternità mancata trasse il libro Lettera a un bambino mai nato, il primo libro che non nacque da un'inchiesta giornalistica.[20] Fu un grande successo editoriale: vendette 4 milioni e mezzo di copie in tutto il mondo. Secondo il nipote Edoardo Perazzi, invece, il libro fu scritto nel 1967 e quindi il figlio abortito non era di Panagulis[21], o perlomeno la storia raccontata non si riferirebbe al periodo della relazione con lui[22], ma probabilmente a quella con uno statunitense nel 1965.[12]

Nel 1975 la Fallaci e Panagulis collaborarono alle indagini sulla morte di Pier Paolo Pasolini, amico della coppia. La Fallaci sarà la prima a denunciare il movente politico dell'omicidio del poeta.

La storia di Panagulis verrà invece raccontata dalla scrittrice nel romanzo Un uomo, pubblicato nel 1979, oltre che in una lunga intervista, poi raccolta in Intervista con la Storia. La Fallaci ha sempre considerato l'incidente di Panagulis un vero e proprio omicidio politico, ordinato da politici che avevano fatto carriera con la giunta militare. La morte dell'amato compagno segnò indelebilmente la vita della scrittrice.

All'attività di reporter hanno fatto seguito le interviste con importanti personalità della politica, le analisi dei fatti principali della cronaca e dei temi contemporanei più rilevanti. Tra i personaggi intervistati dalla Fallaci: re Husayn di Giordania, Võ Nguyên Giáp, Pietro Nenni, Giulio Andreotti, Giorgio Amendola, l'arcivescovo Makarios, il citato Alekos Panagulis, Nguyễn Cao Kỳ, Yasser Arafat, Mohammad Reza Pahlavi, Hailé Selassié, Henry Kissinger, Walter Cronkite, Federico Fellini, Indira Gandhi, Golda Meir, Nguyễn Văn Thiệu, Zulfiqar Ali Bhutto, Deng Xiaoping, Willy Brandt, Sean Connery, Mu'ammar Gheddafi e l'ayatollah Khomeini. Alcune di queste interviste sono raccolte nel libro Intervista con la Storia uscito nel 1974.

L'intervista con Khomeini fu la più celebre: durante l'intervista la Fallaci gli rivolse domande dirette, lo apostrofò come «tiranno» e si tolse il chador che era stata costretta a indossare[23] per essere ammessa alla sua presenza, dopo che l'ayatollah, alle incalzanti domande sulla condizione della donna in Iran, disse che la veste islamica era per donne "perbene", e se non le andava bene non doveva metterla[24]; l'ayatollah abbandonò la stanza[25] e terminò l'intervista il giorno dopo. L'irritato Khomeini fece riferimento alla giornalista in un discorso successivo, chiamandola "quella donna" e indicandola come esempio da non seguire[26].

Inoltre, a causa di un equivoco, la Fallaci fu costretta - il giorno prima di incontrare l'imam - a un matrimonio temporaneo sciita (cioè annullabile automaticamente dopo un termine prefissato) con il proprio interprete.[27] Difatti un mullā la vide mentre si cambiava i vestiti[28] per mettersi il chador nel palazzo di Qom, e nella stessa stanza vi era l'interprete (sposato con una donna spagnola), ma secondo la legge in vigore in Iran un uomo non può appartarsi con una donna che non è sua moglie, altrimenti si rischia la condanna a morte per adulterio. Lo stesso mullā, addetto al "matrimonio riparatore", sbagliò i nomi dei due "sposi" e, paradossalmente, la Fallaci fu quindi "sposata" con il mullā stesso, almeno secondo la legge iraniana.[29]

In seguito, nella successiva visita in Iran durante la crisi degli ostaggi per tentare di intervistare Bani Sadr, le fu impedito di uscire dall'albergo dai Basiji; per riuscire a tornare in Italia, non riuscendo a contattare l'ambasciatore, telefonò a Ingrid Bergman[30] la quale avvisò Sandro Pertini. Pertini contattò l'ambasciata che richiamò le autorità di Teheran e la Fallaci fu lasciata libera.[30]

Nel 1976 sostenne le liste del Partito Radicale, anche per le loro campagne femministe.[31] Nel 1981 intervista invece Lech Wałęsa. Consegnandole la laurea honoris causa in letteratura nel 1977, il rettore del Columbia College di Chicago, Mirron "Mike" Alexandroff, la definì uno degli autori più letti e amati del mondo.[32] Ha scritto e collaborato per numerosi giornali e periodici, tra cui: New Republic, New York Times Magazine, Life, Le Nouvel Observateur, The Washington Post, Look, Stern, e Corriere della Sera.

Insciallah e il trasferimento a New York

Nel 1990 uscì il romanzo Insciallah in cui la scrittrice coniuga la ribalta internazionale con il racconto. Il libro è ambientato tra le truppe italiane inviate nel 1983 a Beirut nell'ambito della Forza Multinazionale in Libano. La Fallaci ottenne dall'allora ministro della Difesa Spadolini di essere accreditata presso il contingente italiano.[33] Il libro si apre con il racconto del primo duplice attentato suicida dei kamikaze islamici contro le caserme statunitensi e francesi che causò 299 morti tra i soldati. Durante l'esperienza in Libano, conobbe il sergente dell'Esercito e futuro astronauta Paolo Nespoli.[34] Questo incontro fu decisivo per la decisione di Nespoli di continuare gli studi e coltivare il sogno di volare tra le stelle.[35] I due ebbero poi una relazione durata cinque anni[36]

Dopo l'uscita di Insciallah la scrittrice si isolò andando a vivere a New York, in un villino a due piani nell'Upper East Side di Manhattan.[37] Qui incominciò a scrivere un romanzo la cui lavorazione, durata per tutti gli anni novanta, venne interrotta dai fatti dell'11 settembre 2001.

In questo periodo, all'inizio degli anni Novanta, scoprì di avere un cancro ai polmoni che lei più tardi definirà «L'Alieno». Oriana Fallaci era un'assidua fumatrice, ma attribuì la maggior responsabilità del cancro all'aver respirato, in Kuwait, dove si trovava per seguire la guerra del golfo nel 1991, il fumo dei pozzi di petrolio fatti incendiare da Saddam Hussein.[38]

Per la scrittrice, New York rimarrà dimora di passaggio: «comunque la mia vera casa non è quella. Io considero la mia vera casa la villa che ho a Greve in Chianti: un insieme rustico e bello, dove abitano anche i miei genitori con la mia sorellina»[39].

Dopo l'11 settembre

I suoi libri e articoli sulle tematiche dell'11 settembre hanno suscitato sia elogi sia contestazioni nel mondo politico e nell'opinione pubblica. Attraverso essi la scrittrice denuncia la decadenza della civiltà occidentale che, minacciata dal fondamentalismo islamico, ritiene incapace di difendersi.

La Fallaci riteneva che la crescente pressione esercitata negli ultimi anni dall'immigrazione islamica verso l'Europa, e l'Italia in particolare, unita a scelte politiche, a suo parere inappropriate, e all'aumentare di atteggiamenti di reciproca intolleranza, fosse la dimostrazione della veridicità delle sue tesi. Secondo la sua opinione, staremmo assistendo a un pianificato tentativo del mondo musulmano di islamizzazione dell'Occidente (cosiddetta "teoria di Eurabia"), basato su quelle che a suo parere erano le strutture portanti del Corano, come testimoniato da oltre un millennio di conflitti e ostilità tra musulmani e cristiani.

Favorevole all'intervento militare in Afghanistan, espresse invece alcune perplessità rispetto alla guerra d'Iraq del 2003, non perché volesse difendere Saddam (anzi, la Fallaci sostenne il fatto, dimostratosi erroneo, di un coinvolgimento diretto del regime iracheno con al-Qaida)[40], bensì perché riteneva che la guerra avrebbe innescato una situazione pericolosa:
«Signor Bush, signor Blaír, credete davvero che a Bagdad gli iracheni accoglieranno le vostre truppe come sessant'anni fa noi le accogliemmo nelle città europee cioè con baci e abbracci, fiori ed applausi?!? Ed anche se ciò accadesse (a Bagdad può succeder di tutto), che accadrà dopo? Oltre due terzi degli iracheni che nelle ultime «elezioni» dettero a Saddam Hussein il «cento per cento» dei voti sono sciiti che sognano di instaurare una Repubblica Islamica dell'Iraq ossia un regime sul modello del regime iraniano. Così vi chiedo: e se invece di scoprire il concetto di libertà, invece di capire il concetto di democrazia, l'Iraq diventasse un secondo Afghanistan anzi un secondo Vietnam? Peggio. E se invece di lasciarvi installare la Pax americana cioè una pace bene o male basata sul concetto di libertà e di democrazia, quell'ipotetico secondo Vietnam si allargasse e l'intero Medioriente saltasse in aria? Dalla Turchia all'India, con un'inarrestabile reazione a catena...[41]»

In seguito criticò duramente i soldati statunitensi responsabili delle torture nella prigione di Abu Ghraib.[42]

Pur continuando a esprimere opinioni anticlericali e dichiarandosi ne La forza della ragione "atea-cristiana", dichiarò pubblicamente la sua ammirazione verso papa Benedetto XVI, che l'ha ricevuta a Castel Gandolfo in udienza privata il 27 agosto 2005. Di lui ammirava, oltre che la visione critica sull'Islam, la volontà di non voler convertire gli atei come lei: «Ma sapete che cosa dice lui agli atei come me? Dice: «Ok. (L'ok è mio, ovvio). Allora Veluti si Deus daretur. Comportatevi come se Dio esistesse». Parole da cui desumo che nella comunità religiosa vi sono persone più aperte e più acute che in quella laica alla quale appartengo. Talmente aperte ed acute che non tentano nemmeno, non si sognano nemmeno, di salvarmi l'anima cioè di convertirmi». L'incontro doveva rimanere segreto, su richiesta della giornalista, ma la notizia è stata resa pubblica tre giorni dopo l'incontro, mentre i contenuti del colloquio non sono mai stati resi noti.[43]

Nel marzo 2005 il quotidiano Libero lanciò una raccolta di firme affinché il Presidente della Repubblica conferisse alla Fallaci il titolo di senatrice a vita. Vennero raccolte oltre 75.000 firme.

La morte

La Fallaci morì a Firenze il 15 settembre 2006 a 77 anni, dopo un peggioramento delle sue condizioni di salute, dovuto al cancro ai polmoni che da anni l'aveva colpita. Era suo preciso desiderio morire nella città in cui era nata: «Voglio morire nella torre dei Mannelli guardando l'Arno dal Ponte Vecchio. Era il quartier generale dei partigiani che comandava mio padre, il gruppo di Giustizia e Libertà. Azionisti, liberali e socialisti. Ci andavo da bambina, con il nome di battaglia di Emilia. Portavo le bombe a mano ai grandi. Le nascondevo nei cesti di insalata». Per permetterle di ritornare in Italia in modo riservato, Silvio Berlusconi le mise a disposizione un aereo privato.[44] Non fu possibile però, data l'inadeguatezza del luogo a ospitare una persona in precario stato di salute, far alloggiare la Fallaci nella torre del Mannelli. La scrittrice è stata ricoverata nella clinica Santa Chiara, dove poi morì.

Oriana Fallaci è sepolta nel cimitero degli Allori, di rito evangelico, ma che ospita anche tombe di atei, musulmani ed ebrei, a Firenze nel quartiere del Galluzzo, nella tomba di famiglia accanto a un cippo commemorativo di Alekos Panagulis, suo compagno di vita. Con la bara sono stati sepolti una copia del Corriere della Sera, tre rose gialle e un Fiorino d'oro (premio che la città di Firenze, con grandi polemiche, non aveva voluto conferirle), donatole da Franco Zeffirelli.

Per sua espressa volontà, larga parte del suo grande patrimonio librario è stato donato, insieme con altri cimeli come lo zaino usato dalla scrittrice in Vietnam, alla Pontificia Università Lateranense di Roma, il cui rettore era allora monsignor Rino Fisichella, amico personale della scrittrice, che le stette vicino in punto di morte. Nell'annunciare la donazione, Fisichella ha definito questo come l'ultimo regalo a papa Benedetto XVI, per il quale la scrittrice nutriva «un'autentica venerazione».

Il romanzo, che la Fallaci aveva smesso di scrivere dopo gli attentati dell'11 settembre, fu pubblicato il 30 luglio 2008. Il libro, intitolato Un cappello pieno di ciliege,[45] è una saga familiare che attraversa la storia italiana dal 1773 al 1889.[46]

Onorificenze e riconoscimenti

Medaglia d'oro ai benemeriti della scuola della cultura e dell'arte - nastrino per uniforme ordinaria Medaglia d'oro ai benemeriti della scuola della cultura e dell'arte
— Roma, 28 novembre 2005
Ha vinto il Premiolino nel 1961 "per l'articolo La sirena dei vent'anni, profilo della cantante Mina".[89]

Nel 1970 vinse il Premio Bancarella con Niente e così sia. Nel 1979 le fu conferito il premio speciale del Presidente nell'ambito del Premio Viareggio per Un uomo[90]

Il 30 novembre 2005 Oriana Fallaci ha ricevuto a New York il premio Annie Taylor per il coraggio del Center for the Study of Popular Culture ("Centro Studi di Cultura Popolare"). La scrittrice è stata onorata per "l'eroismo e il valore" che hanno fatto di lei «un simbolo nella resistenza contro il fascismo islamico e una combattente nella causa dell'umana libertà.» L'Annie Taylor Award (istituito in ricordo della prima persona che era riuscita a sopravvivere in un viaggio all'interno di una botte dalle cascate del Niagara) viene assegnato a individui che hanno mostrato e mostrano eccezionale coraggio in circostanze pesantemente avverse e di fronte a grave pericolo. David Horowitz, il fondatore del centro, motivando la premiazione, ha definito la Fallaci «un generale nella guerra per la libertà».

L'8 dicembre 2005 Oriana Fallaci fu insignita dell'Ambrogino d'oro, il più prestigioso riconoscimento conferito dalla città di Milano.

Su proposta del Ministro dell'istruzione Letizia Moratti il 14 dicembre 2005 il Presidente della Repubblica Italiana Carlo Azeglio Ciampi ha insignito Oriana Fallaci con una medaglia d'oro quale "benemerita della cultura". Le sue condizioni di salute le hanno impedito di prendere parte alla cerimonia di consegna, in occasione della quale ha scritto: «La medaglia d'oro mi commuove perché gratifica la mia fatica di scrittrice e di giornalista, il mio impegno a difesa della nostra cultura, il mio amore per il mio Paese e per la Libertà. Le attuali e ormai note ragioni di salute mi impediscono di viaggiare e ritirare direttamente un omaggio che per me, donna poco abituata alle medaglie e poco incline ai trofei, ha un intenso significato etico e morale».

Il 22 febbraio 2006 il presidente del Consiglio Regionale della Toscana Riccardo Nencini ha insignito la Fallaci della medaglia d'oro del consiglio stesso. Nencini ha motivato la sua scelta dicendo che la Fallaci è una delle bandiere della cultura toscana nel mondo. Durante la premiazione, avvenuta a New York, la scrittrice ha raccontato del suo tentativo di creare una vignetta su Maometto, in risposta alla montante polemica sulle vignette apparse sui giornali francesi e olandesi, che raffiguravano Maometto. A proposito ha dichiarato: «Disegnerò Maometto con le sue nove mogli, fra cui la bambina che sposò a 70 anni,[91] le sedici concubine e una cammella col burqa. La matita, per ora, si è infranta sulla figura della cammella, ma il prossimo tentativo probabilmente andrà meglio».

Nel 2010 le è stato attribuito il Premio America alla memoria da parte della Fondazione Italia USA.

Intitolazioni a Oriana Fallaci

Nel 2007 il Comune di Milano le intitola una piccola area verde nel centro della città, il Giardino Oriana Fallaci.[senza fonte]
Nel 2012 il Consiglio comunale di Firenze ha approvato una mozione per intitolare una via o una piazza di Firenze a Oriana Fallaci e nel 2016 le è stato intitolato il piazzale con la grande vasca alla Fortezza.[92]
Nel 2011 anche il comune di Molinella, in provincia di Bologna, intitola una via a Oriana Fallaci; vari altri comuni hanno intitolato una via alla giornalista, tra cui Grosseto (nel 2017), Pavia, Colleferro, Segrate e Sutri (nel 2018). A Brescia le è stato dedicato un piccolo parco nei pressi del Conservatorio e a Pontevico in provincia di Brescia è stata intitolata in suo onore la biblioteca comunale.
Nel 2015 il Comune di Castel Focognano (AR) dedica una strada a Oriana Fallaci nei pressi di Pieve a Socana.[senza fonte]
A Carrara, nei pressi della struttura fieristica Marmomacchine, vi è una strada intitolata alla scrittrice.[senza fonte]
Il teatro civico di Ozieri, in provincia di Sassari, è intitolato a Oriana Fallaci.[senza fonte]
Il 3 gennaio 2020 il comune di Vignola (MO) le ha intitolato una via.[senza fonte]

Opere, Articoli e Introduzioni


Note

  1. ^ Oriana Fallaci, Intervista con il potere, Milano, Bur, 2009, p. Prefazione, ISBN 978-88-17-04435-6. URL consultato il 31 gennaio 2017.
  2. ^ Oriana Fallaci, Oriana Fallaci intervista sé stessa. L'apocalisse, Milano, Bur, 2014, ISBN 978-88-586-7338-6. URL consultato il 31 gennaio 2017.
  3. ^ Oriana Fallaci risponde, su archivio.panorama.it. URL consultato l'11 aprile 2013 (archiviato dall'url originale il 29 giugno 2013).
  4. ^ Oriana Fallaci, Oriana Fallaci intervista sé stessa. L'apocalisse, Milano, BUR, 2014, ISBN 978-88-586-7338-6. URL consultato il 31 gennaio 2017.
  5. ^ Speciale su Oriana Fallaci, su stylos.it. URL consultato l'11 gennaio 2015 (archiviato dall'url originale il 22 maggio 2015).
  6. ^ La Fallaci stessa rievoca l'episodio ne "La rabbia e l'orgoglio".
  7. ^ La Storia siamo noi. Oriana Fallaci: gli esordi Archiviato il 26 giugno 2008 in Internet Archive.
  8. ^ Epoca n.95/1952 (PDF), su petitesondes.net.
  9. ^ http://moda.mam-e.it/dizionario-della-moda/fallaci/"</ref
  10. ^ Giuseppe Braga, Quello zio burbero che fece grande l'Oriana, in Libero, 2 novembre 2017.
  11. ^ Barbara Cinelli et aliiArte moltiplicata. L'immagine del '900 italiano nello specchio dei rotocalchi, Bruno Mondadori, 2014, pag. 348.
  12. ^ Salta a:a b Alessandro Gnocchi, Gli amori segreti e disperati di Oriana Fallaci, in Il Giornale, 26 ottobre 2013.
  13. ^ Pierluigi Allotti, Quarto potere. Giornalismo e giornalisti nell'Italia contemporanea, Carocci, Roma 2017, pag. 114.
  14. ^ Intervista a Werner von Braun, su oriana-fallaci.com.
  15. ^ Oriana-Fallaci.com.
  16. ^ Un decennio senza Oriana Fallaci, autrice di “Niente e così sia” e “Intervista con la Storia”
  17. ^ Daniela Di Pace, Riccardo Mazzoni, Con Oriana, Le Lettere, 2009, p. 165
  18. ^ La lite (ricucita) di Oriana e Alekos per una sola parola cambiata
  19. ^ Giornalista libera, amante soffocante Così era Oriana
  20. ^ La storia di Oriana Fallaci, quella vera
  21. ^ Il libro - dichiarò sempre la Fallaci - prese spunto da una richiesta dell'allora direttore dell'Europeo Tommaso Giglio, il quale commissionò alla giornalista un'inchiesta sull'aborto. Le diede tempo quattro mesi dandole carta bianca sui contenuti. Anziché con l'inchiesta, dopo sei mesi la giornalista tornò con un fascio di fogli contenenti il libro. Nel 1993 la stessa Fallaci ha dichiarato che il direttore non le perdonò mai questa "disobbedienza" e che per quindici giorni non le rivolse la parola. Nell'agosto 2015 il nipote, erede dell'autrice, ha rivelato di aver trovato in un cassetto del suo appartamento newyorchese il quaderno col manoscritto originale dell'opera, col titolo inglese Letter to Neverborn Child, risalente al 1967. Quindi, la genesi dello scritto chiaramente autobiografico - l'aborto spontaneo occorso alla Fallaci - va retrodatata
  22. ^ Edoardo Perazzi: "In quelle carte ho scoperto i segreti di mia zia, l'Oriana"
  23. ^ O. Fallaci, La rabbia e l'orgoglio, p.90
  24. ^ «F: Di questo “chador” ad esempio, che mi hanno messo addosso per venire da lei e che lei impone alle donne. [...] K: Tutto questo non la riguarda. I nostri costumi non vi riguardano. Se la veste islamica non le piace, non è obbligata a portarla. Perché la veste islamica è per le donne giovani e perbene. F: Molto gentile. E, visto che mi dice così, mi tolgo subito questo stupido cencio da medioevo. Ecco fatto. Però mi dica: una donna che come me ha sempre vissuto tra gli uomini mostrando il collo e i capelli e gli orecchi, che è stata alla guerra e ha dormito al fronte con i soldati, è secondo lei una donna immorale, una vecchiaccia poco perbene?»
  25. ^ L’urlo di Khomeini: «L’Islam è tutto, la democrazia no»
  26. ^ Intervista con la storia: Khomeini
  27. ^ O. Fallaci, La forza della ragione
  28. ^ O. Fallaci, La rabbia e l'orgoglio, p.91
  29. ^ Il volto inedito di Oriana Fallaci
  30. ^ Salta a:a b Oriana Fallaci, Intervista con il mito
  31. ^ Registrazione audio del suo intervento alla manifestazione del Partito radicale del 18 giugno 1976 (Registrazione su YouTube)
  32. ^ Controcopertina de La rabbia e l'orgoglio
  33. ^ La Storia siamo noi Oriana Fallaci inviata in Libano, su lastoriasiamonoi.rai.it (archiviato dall'url originale il 26 giugno 2008).
  34. ^ "Oggi Paolo Nespoli parte per lo Spazio"Il Post, 28 luglio 2017, ultimo accesso 28 luglio 2017.
  35. ^ E Paolo mi confidò: “Se sono andato lassù, nello spazio, devo dire grazie a Oriana Fallaci”, testo di Salvatore Giannella
  36. ^ Gli amori segreti e disperati di Oriana Fallaci, in ilGiornale.it. URL consultato il 22 aprile 2018.
  37. ^ Manhattan, nello studio di Oriana Fallaci l'abitazione abbandonata se stessa
  38. ^ Fallaci: Il mio cancro è tutta colpa del raìs
  39. ^ Così Oriana Fallaci mi raccontò Oriana, introduzione di Salvatore Giannella testo di Oriana Fallaci (da L'Europeo n°4/2007)
  40. ^ O. Fallaci, La rabbia, l'orgoglio e il dubbio
  41. ^ da La forza della ragione, pp. 18-19
  42. ^ Oriana Fallaci intervista Oriana Fallaci, p. 124 e segg.
  43. ^ Oriana Fallaci: le galline della sinistra in ginocchio dagli islamici
  44. ^ "Voglio morire a Firenze". Fallaci rientrò dagli Usa con aereo privato di Berlusconi, in AdnKronos, 14 settembre 2011. URL consultato il 14 settembre 2011.
  45. ^ Nel faldone che contiene il prologo del libro, il titolo manoscritto dall'autrice riporta la parola "ciliege" che viene preferita in questo caso alla forma "ciliegie" con la "i" (Dal Corriere della Sera Magazine del 24 luglio 2008 pag. 51)
  46. ^ Libero, 18 luglio 2008[collegamento interrotto]
  47. ^ Fiorentini, esprimiamo il nostro sdegno Corriere della Sera, 6 novembre 2002
  48. ^ Social Forum. In Piazza Santa Croce è stata una festa RaiNews 24, 6 novembre 2002
  49. ^ "A un certo punto l'amico che con me li guardava alla tv ha sussurrato: «Ma lo sai che lui militava nella Repubblica di Salò?». Non lo sapevo, no. (...) E mentre lo fissavo sorpresa ho rivisto mio padre che nel 1944 venne torturato proprio da quelli della Repubblica di Salò. M'è calata una nebbia sugli occhi e mi sono chiesta come avrebbe reagito mio padre a vedere sua figlia oltraggiata e calunniata in pubblico da uno che era appartenuto alla Repubblica di Salò. Da un camerata di quelli che lo avevano fracassato di botte, bruciacchiato con le scariche elettriche e le sigarette, reso quasi completamente sdentato. Irriconoscibile. Talmente irriconoscibile che, quando ci fu permesso di vederlo e andammo a visitarlo nel carcere di via Ghibellina, credetti che si trattasse d'uno sconosciuto. Confusa rimasi lì a pensare – chi è quest'uomo, chi è quest'uomo – e lui mormorò tutto avvilito: «Oriana, non mi saluti nemmeno?». L'ho rivisto in quelle condizioni, sì e mi son detta: «Povero babbo. Meno male che non li ascolti, non soffri. Meno male che sei morto»." da Panorama "La Fallaci risponde" Archiviato il 29 giugno 2013 in Internet Archive.
  50. ^ "Aver seminato tutto il terrore che ha seminato con quell'articolo [Fiorentini, esprimiamo il nostro sdegno, ndr] è un'azione di terrorismo e come si chiamano coloro che fanno terrorismo? Terroristi! La signora Fallaci quindi è una terrorista.
  51. ^ "E Sabina Guzzanti si trasformò nella Fallaci" La Repubblica 8 novembre 2002
  52. ^ Panorama "La Fallaci risponde", su archivio.panorama.it. URL consultato l'11 aprile 2013(archiviato dall'url originale il 29 giugno 2013).
  53. ^ estratto da Oriana Fallaci, «Barbablù e il mondo nuovo. La furia di Oriana Fallaci contro chi ha ucciso la bella addormentata», intervista a Christian Rocca, in «Il Foglio», 13.4.2005 Archiviato il 14 agosto 2014 in Internet Archive.
  54. ^ estratto da Oriana Fallaci intervista sé stessa - L'Apocalisse pag 136
  55. ^ La rabbia e l'orgoglio di Oriana Fallaci
  56. ^ La rabbia e l'orgoglio, su webalice.it. URL consultato il 2 luglio 2012 (archiviato dall'url originale il 21 ottobre 2012).
  57. ^ Oriana Fallaci, Oriana Fallaci intervista sé stessa. L'apocalisse, pag. 74
  58. ^ «Servi della sinistra [...] un feudo personale di Karl Marx, esponenti di uno strapotere che ha raggiunto vette inaccettabili. Impuniti ed impunibili manipolatori della legge con interpretazioni di parte dettate dalla loro militanza politica e dalle loro antipatie personali» cfr: Oriana Fallaci, luci ed ombre
  59. ^ O. Fallaci, La forza della ragione, pp. 184-188
  60. ^ Dipartimento di Stato USA, Country Reports on Human Rights Practices - 2002
  61. ^ The Milli Gazette
  62. ^ estratto da La forza e la ragione Archiviato il 23 ottobre 2013 in Internet Archive.
  63. ^ Salta a:a b c d The AgitatorThe New Yorker, 5 giugno 2006 (EN)
  64. ^ Farò saltare la moschea di Colle Val d'ElsaCorriere della Sera, 30 maggio 2006
  65. ^ Comunicato sulle dichiarazioni di Oriana Fallaci Archiviato il 3 luglio 2008 in Internet Archive., Federazione Anarchica Italiana, 30 maggio 2006
  66. ^ Fallaci, l'ultima provocazione "Faccio saltare la moschea in Toscana"la Repubblica, 30 maggio 2006
  67. ^ (EN) The Agitator The New Yorker, 29 maggio 2006
  68. ^ pubblicato da 'Il Giornale
  69. ^ Comunicato Archiviato il 6 maggio 2006 in Internet Archive. pubblicato sul sito di Forza Italia Giovani Milano
  70. ^ Oriana Fallaci il 18 giugno 1976 dichiara di votare i radicali | RadioRadicale.it, su radioradicale.it. URL consultato il 7 settembre 2013 (archiviato dall'url originale il 7 agosto 2014).
  71. ^ Oriana Fallaci intervista Oriana Fallaci
  72. ^ "Articolo new yorker "I reject them, and this is not only my duty toward my culture. Toward my values, my principles, my civilization. It is not only my duty toward my Christian roots. It is my duty toward freedom and toward the freedom fighter I am since I was a little girl fighting as a partisan against Nazi-Fascism. Islamism is the new Nazi-Fascism."
  73. ^ Dal libro Oriana Fallaci intervista a sé stessa - l'Apocalisse pag 65 a 75 edizione RCS
  74. ^ Fallaci. Nencini: "Oriana. Una donna vera, libera, laica, eretica, colta" Archiviato il 14 luglio 2014 in Internet Archive.
  75. ^ pubblicato da 'Il Giornale'
  76. ^ Salta a:a b Fallaci, l'ultima provocazione "Faccio saltare la moschea in Toscana"La Repubblica, 30 maggio 2006
  77. ^ Oriana Fallaci sull'omosessualità
  78. ^ Oriana Fallaci, Lettera a Pier Paolo Archiviato il 24 ottobre 2013 in Internet Archive.
  79. ^ Oriana Fallaci e l'omosessualità Archiviato il 25 aprile 2016 in Internet Archive.
  80. ^ La Rabbia e l'Orgoglio: «Io sono atea, graziaddio [...] Se un Papa e un'atea dicono la stessa cosa, in quella cosa dev'esserci qualcosa di tremendamente vero»
  81. ^ La forza della ragione, p. 23: «La guerra non è una maledizione insita nella nostra natura: è una maledizione insita nella Vita. Non ci si sottrae alla guerra perché la guerra fa parte della Vita. Ciò è mostruoso, ne convengo. Così mostruoso che il mio ateismo deriva principalmente da questo. Cioè dal mio rifiuto d'accettare l'idea d'un Dio che ha inventato un mondo dove la Vita uccide la Vita, mangia la Vita. Un mondo dove per sopravvivere bisogna uccidere e mangiare altri esseri viventi, siano essi un pollo o un'arsella o un pomodoro. Se tale esigenza l'avesse concepita davvero Dio creatore, dico, si tratterebbe d'un Dio ben cattivo».
  82. ^ Oriana Fallaci, La rabbia e l'orgoglio: "Il fatto è che l'America è un paese speciale, caro mio. Un paese da invidiare, di cui esser gelosi, per cose che non hanno nulla a che fare con la ricchezza eccetera. Lo è perché è nato da un bisogno dell'anima, il bisogno d'avere una patria, e dall'idea più sublime che l'Uomo abbia mai concepito: l'idea della Libertà, anzi della libertà sposata all'idea di uguaglianza. Lo è anche perché a quel tempo l'idea di libertà non era di moda. L'idea di uguaglianza, nemmeno. Non ne parlavano che certi filosofi detti Illuministi, di queste cose. Non li trovavi che in un costosissimo librone a puntate detto l'Encyclopedie, questi concetti. E a parte gli scrittori o gli altri intellettuali, a parte i principi e i signori che avevano i soldi per comprare il librone o i libri che avevano ispirato il librone, chi ne sapeva nulla dell'Illuminismo? Non era mica roba da mangiare, l'Illuminismo! Non ne parlavan neppure i rivoluzionari della Rivoluzione Francese, visto che la Rivoluzione Francese sarebbe incominciata nel 1789 ossia tredici anni dopo la Rivoluzione Americana che scoppiò nel 1776. (Altro particolare che gli antiamericani del bene–agli–americani–gli–sta–bene ignorano o fingono di dimenticare. Razza di ipocriti).
  83. ^ Oriana Fallaci e la religione, su allapiazza.it (archiviato dall'url originale il 30 ottobre 2012).
  84. ^ O. Fallaci, La forza della ragione, pag. 189: «Io sono un'atea cristiana. Non credo in ciò che indichiamo col termine Dio».
  85. ^ Oriana Fallaci: vergognosi gli attacchi a Israele
  86. ^ Oriana Fallaci, Sull'antisemitismo
  87. ^ La rabbia e l'orgoglio, pp. 84-85, edizione Rizzoli
  88. ^ Oriana Fallaci, Lo sdegno e il cazzotto, in La Gazzetta dello Sport, 19 giugno 2004, p. 1. URL consultato il 26 giugno 2010.
  89. ^ La motivazione ufficiale per il Premiolino, su premiolino.it (archiviato dall'url originale l'11 novembre 2010).
  90. ^ Premio letterario Viareggio-Rèpaci, su premioletterarioviareggiorepaci.it. URL consultato il 9 agosto 2019.
  91. ^ Secondo le fonti storiche, Maometto, che morì a 62 anni, sposò a 52 anni ʿĀʾisha, la quale avrebbe avuto un'età di 7 anni, consumando al momento della sua successiva pubertà il matrimonio. Su questo punto si veda quanto scritto su Maometto da Claudio Lo Jacono (Roma-Bari, Laterza, 2011, pp. 101-103).
  92. ^ Piazzale Oriana Fallaci, geo:43.78241,11.25132?z=18
  93. ^ Rabbia e Orgoglio.
  94. ^ Su cui vedi la recensione del 2005 di Claudio Lo Jacono, comparsa sulla rivista Oriente Moderno, leggibile sull'OPAR dell'Università degli studi di Napoli "L'Orientale"
  95. ^ In realtà non risulta alcun saggio di Cecco d'Ascoli con questo titolo, probabilmente è un riferimento a Tractatus in sphaerae, commento all'opera cosmografica Sphaera Mundidell'inglese Giovanni Sacrobosco
  96. ^ Contiene le lettere a Sergio Pautasso (1976-1977).
  97. ^ OndaCinema.it, Close-Up | Film | Recensione | Ondacinema, su www.ondacinema.it. URL consultato il 5 settembre 2017.

Riferimenti e bibliografie:

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