I tre ladri
Gennaro Jovine
Scheda del film
Titolo originale: I tre ladri
Paese Italia/Francia - Anno 1954 - Durata 95 min - B/N - Audio sonoro - Genere comico - Regia Lionello De Felice - Soggetto Umberto Notari - Sceneggiatura Lionello De Felice, Filippo Sanjust, Fèlicien Marceau - Fotografia Romolo Garroni, Giovan Battista Poletto - Montaggio Mario Serandrei - Musiche Roman Vlad - Scenografia Virgilio Marchi - Costumi Georges Annenkov Madeleine Rabusson
Totò: Tapioca - Jean-Claude Pascal: Gastone - Gino Bramieri: l'industriale Ornano - Simone Simon: la signora Ornano - Giovanna Ralli: Marietta, la cameriera - Virgilio Riento: il commissario Zannini - Turi Pandolfini: l'uomo delle invenzioni - Claudio Ermelli: l'avvocato della difesa - Mario Castellani: l'avvocato di Ornano - Memmo Carotenuto: Battista, il maggiordomo - Camillo Pilotto: il presidente del tribunale - Lauro Gazzolo: il Pubblico Ministero - Laura Gore - Nico Pepe
Soggetto, Critica & Curiosità

Soggetto 1911. Tapioca è un povero ladro di galline che ha scarso successo e si fa prendere spesso. Per scappare da un negoziante dopo il furto di un salame precipita tramite un lucernario in una casa signorile deserta. Dopo essersi saziato con le vivande rinvenute in cucina incontra il suo vecchio "apprendista" Gastone Cascarilla (diventato nel frattempo ladro "di classe") che, impeccabile in frac, cilindro e redingote, vuole estorcere dei soldi alla moglie del ricco imprenditore Ornano (Gino Bramieri), proprietario della casa.
Gastone, in possesso delle lettere che la moglie ha inviato a uno dei suoi numerosi amanti, si fa dare la combinazione della cassaforte da questa. Riesce così a rubare 10 milioni e a scappare indisturbato. Tapioca invece rimane ancora nella casa e viene scoperto mentre scappa.
Identificato da Ornano in quanto pregiudicato viene arrestato in quanto creduto lo svaligiatore della cassaforte. Ornano vuole a tutti i costi riottenere il denaro rubato in quanto senza di esso finirebbe in bancarotta. Quei soldi infatti gli permettevano di reggere l'intero impero finanziario di cui era proprietario fungendo via via da "anticipo" per tutta una serie di operazioni al limite della legalità. Per convincere Tapioca a rivelare dove ha messo i soldi Ornano decide di colmarlo di regali e comfort. La vita in carcere di Tapioca si rivela molto lussuosa, la cella è arredata e dotata di ogni comodità, con i secondini che si trasformano in servitori e camerieri. Non mancano poi le elargizioni che lui stesso fa agli altri detenuti ("Ha ucciso la suocera? Bene, bravo, eroe nazionale!").
In poco tempo Tapioca diviene una persona molto popolare persino all'estero, stampa e fans se lo contendono e a lui vengono intitolati cocktail e balli. Al processo nessuno ha quindi il coraggio di testimoniare contro di lui. L'imputato quindi si dichiara colpevole del reato che non ha commesso. Ma proprio in quel momento interviene in aula Gastone che rivela di essere lui l'autore del furto distribuendo i soldi a tutti i presenti e causando un tumulto durante il quale ha poca difficoltà a sfuggire alle guardie del tribunale. Persino Tapioca, quasi disgustato dalla violenza della folla scatenatasi a raccogliere le banconote, riesce a "sfilarsi" dall'aula di tribunale, rifiutando persino la mazzetta di biglietti da mille offertagli dallo stralunato inventore che lui aveva beneficiato.
Nella scena successiva (e finale) vediamo Ornano, Tapioca e Gastone che (presumibilmente a Parigi) discutono di come utilizzare un fascio di lettere compromettenti sottratte al capo dei locali servizi segreti.
I tre imbroglioni hanno unito le forze, apparentemente evitando la punizione per le loro malefatte.
Critica e curiosità
Contemporaneamente a Miseria e nobiltà, Totò comincia I tre ladri, una coproduzione italofrancese per la quale Ponti e De Laurentiis cedono l’attore a Rizzoli.
Prodotto da Rizzoli con partner francesi il film doveva essere per Totò l'opportunità di uscire dai soliti film commerciali e di essere rilanciato all'estero. Problemi di lingua tra l'attore francese e Totò che quindi non puo' fare aggiunte o modifiche al copione, come era suo solito, perche' tra i due non c'è intesa; le cose migliorano nei duetti con Bramieri. Il finale è molto audace e atipico per la cinematografia italiana dell'epoca (la rigida censura diretta dalla Democrazia Cristiana avrebbe chiesto ovviamente un finale "edificante"), ma bisogna ricordare che l'opera è una coproduzione italo-francese. Il film fu sottoposto a censura.
Il film si rifà ad una farsa d’inizio secolo, tratta da un romanzo di Umberto Notari, il regista è Lionello De Felice, un giovane di esperienza soprattutto teatrale al quale Totò interessa poco, e che infatti non riesce a valorizzarlo. Il cast misto non aiuta: Simone Simon e Jean-Claude Pascal recitano in francese, gli altri in italiano, confidando nell’omogenizzazione del doppiaggio. Totò si sbriglia nei suoi assoli, come nella scena iniziale del furto del salame e nel processo finale, o nei duetti con Gino Bramieri.
De Felice dirige con ritmo lasco e la performance di Totò ne esce appannata, anche a causa di situazioni da vecchia comica: il film inizia con un risveglio alla Charlot, come in Fermo con le mani, c’è anche la vecchia gag dell’omino nascosto in bagno che è costretto a inzupparsi sotto la doccia (a pochi mesi dalla bronchite presa per Monicelli, l’attore accetta di bagnarsi solo dopo una snervante trattativa col regista).
Così la stampa dell'epoca

«E' questa la prima annuale apparizione di Totò. Una scelta felice indubbiamente se si vuole che il massimo attore comico del nostro cinema prolunghi la propria notorietà. Lionello De Felice, il giovane regista per il quale queste cronache sono spesso state prodighe, ha saputo contenere, con abile mestiere e profondo senso psicologico, il funambolismo, non sempre giustificato, di Totò in termini accettabili fino a presentarci l'attore fuori dal suo abituale cliché.
"I tre ladri" infatti è la riprova di quanto determinante sia la direzione degli attori in una vicenda — sia pur leggera ed epidermica come questa — che si valga del mezzo cinematografico.
Totò è stato attore convincente in "Guardie e Ladri", riesce a confermare questa nostra affermazione nel suo recente film e ciò dovrebbe giovargli quale indicazione per le proprie future fatiche cinematografiche.
A De Felice il merito di aver saputo narrare con felice intuito e intelligente capacità di sintesi i casi di tre ladri impersonati da Totò, Jean Claude Pascal e Simone Simon e di aver rivelato ad un tempo un Gino Bramieri un attore che pensiamo possa ben figurare in testa alla esigua schiera dei nostri caratteristi.
La storia è quella di tre ladri e dei loro fortuiti incontri nel corso della quotidiana attività «professionale». Una vicenda ben articolata che val la pena di seguire attraverso lo schermo anziché dalla fredda cronaca del nostro «resumé». Buon divertimento.»
V.S., «Il Popolo», 6 ottobre 1954
«[...] Una satira, dunque, o meglio una farsa, senza molte pretese essenza troppo sale. La ravvivano qua e là alcune battute saporite e qualche situazione un poco peregrina. E la ravviva, naturalmente, l'interpretazione di Totò, tutta lazzi, smorfie, sberleffi, nelle vesti del ladro millantatore. Al suo fianco gli attori Simone Simon e Jean-Claude Pascal. La regia, di Leonello De Felice, tenta qua e là cadenze di balletto: sovente con piacevole brio.»
G.L.R. (Gian Luigi Rondi), «Il Tempo», 6 ottobre 1954
«[...] Forse "I tre ladri", tratto da un romanzo di Umberto Notari, avrebbe voluto essere una satira dell'epoca precedente la prima guerra mondiale. In pratica, sotto la regia di Lionello De Felice, che si è trovato davanti una sceneggiatura sprovveduta e dialoghi infelici, tutto si è ridotto ad un pretesto per far ripetere a Totò gesti, cadenze ed invenzioni mimiche ormai collaudati, ma sempre ben accetti, dai suo pubblico. Gli sono affiancati Jean Claude Pascal, manierato ladro gentiluomo, la sfiorita Simone Simon, oltre a Pilotto, Riento, Gazzolo e Giovanna Ralli.»
«Corriere della Sera», 7 ottobre 1954
«Al genere dichiaratamente farsesco, basato quasi unicamente su un Totò privo dì inventiva e di freni e che, stancamente, ripete il modulo delle sue macchiette e non ancora di un personaggio, appartiene il fìlmetto dove qualche spunto comico si fa luce specie all'inizio e qualche velleità satirica è ben presto sopraffatta dall'arruffio della vicenda che ha più di un certo avanspettacolo che di cinematografo.»
Vice, «Nuova Gazzetta del Popolo», Torino, 28 settembre 1954
Da parecchio tempo a questa parte si parla di Totò come autore di canzoni. dopo la famosa «Malafemmina», in cui pubblico ha creduto di ravvisare la storia di un amore infelice del nostro grande comico, il momento più critico per la sua posizione di compositore si ha avuto certo al Festival di Sanremo dove il principe De Curtis si è presentato quest'anno con la canzone «Con te», e, naturalmente, con la sua bella fidanzata Franca Faldini. Anche se non ha ottenuto da parte della giuria il successo che forse il suo autore si aspettava, la canzone di Totò è piaciuta al pubblico, specie femminile.
Ci diceva Achille Togliani, subito dopo Sanremo, che l'interpretazione - veramente notevole - di quella melodia gli aveva procurato un enorme afflusso di corrispondenza da parte delle ammiratrici.
Quelle due parole, estremamente “attaccaticce” che partendo dal titolo si ripetono nel testo, per ben quattordici volte, come fu contestato dalla critica, fino all'ossessione, hanno costituito per il pubblico femminile è un punto molto favorevole nella quotazione della canzonetta. E una valanga di posta piena di Con te, Con te, Con te ha fatto eco a quelle note, così dolcemente abilmente modulate, dalla calda suadente voce del nostro ammiratissimo Achille.
Al festival di Napoli pare che De Curtis non abbia avuto altrettanta fortuna. Ma Totò che è un compositore tenace ed ha il vantaggio di poter comporre e lanciare una canzone tutta da sé, si rifà a questa «Tapioca», una samba che tre ladruncoli si provano a danzare...
Ascoltata da un regista la danza fu inserita in un film e sarà lanciata proprio dal nostro irresistibile comico in «Tre ladri», il cui soggetto cinematografico è stato tratto dal romanzo omonimo di Umberto Notari.
La canzone «Tapioca», che ha lo stesso nome del personaggio principale del film, nacque una sera in casa del principe De Curtis in presenza di Bixio. Totò al pianoforte accennò il motivo che piacque subito a Bixio per la sua spontanea freschezza per la sua popolarità. anzi il musicista ne fu tanto conquistato che... per l'occasione diventò poeta. E si mise lì per lì a suggerire i versi che hanno completato la bella canzone. Possiamo oggi offrire ai nostri lettori in assoluta esclusiva la musica e le parole di «Tapioca» dateci dal maestro Bixio.
La trama del film è tenue, ma è basata su una storia di ladri, di infedeltà e di un processo sensazionale. Tutti elementi validissimi ad attrarre ed incatenare l'attenzione del pubblico.
Nel 1910, all'alba di un giorno di fame, Tapioca, un ladruncolo sfortunato è costretto a fuggire e a nascondersi in un appartamento vuoto. Qui incontrò una vecchia conoscenza, un suo ex allievo Cascarilla (che ha fatto una carriera assai più brillante della sua) appostato per rubare dieci milioni che dovrebbero “arrivare” di lì a poco col padrone di casa, il commendatore Ornano.
Dopo strani avvenimenti, arresti e ricatti, non solo Cascarilla fugge, ma resta libero anche Tapioca e si dimostra ladro anche il commendatore Ornano, che, con la scusa del furto, ha truffato i suoi soci. I tre ladri si ritrovano, passato qualche tempo, a Parigi in un'agenzia di operazioni di borsa che porta una targa dorata «Ornano - Cascarilla e Tapioca S.A. Paris, New York, Londres»! Dopo, si capisce, aver lanciato la nuova danza: «la Tapioca che il cuore t’infuoca, ballando la Tapioca si gioca con l'amor!...»
Vi lavorano con Totò noti attori come Jean-Claude Pascal (Cascarilla), Simone Simon (Noris), Giovanna Ralli e Gino Bramieri (Ornano) che ne sono gli interpreti. Vi partecipano anche Memmo Carotenuto, Renato Navarrini, Camillo Pilotto, Pina Renzi, Virgilio Riento ed altri, tutti bravissimi.
G.Beri, «Sorrisi e Canzoni TV», 14 giugno 1954
I documenti
Gino Bramieri
Gino Bramieri
Cosa ne pensa il pubblico...
I commenti degli utenti, dal sito www.davinotti.com
- Curioso film di medio valore (**, forse largheggiando), con Totò che non fa il mattatore ed un cast che definire composito è dire poco. Inizio mediocre, con trovate da film muto (e, non a caso, rese senza sonoro): poi la pellicola si risolleva un po' con i duetti nei quali opera la Simon e nella fase processuale conclusiva. Trascurabile, in ogni caso.
- Commedia popolare piuttosto debole a causa di una regia tutt’altro che ispirata, sopravvive unicamente grazie al rubagalline Totò, come sempre campione imbattibile negli sguardi e nelle smorfie – basti osservare le sue pose durante la session fotografica - nonché maestro della battuta. Il cast si decora di personaggi affascinanti come il ladro stilé Pascal e l’aristocratica Simon, attrice di gran classe anche in un contesto a lei poco congeniale.• MOMENTO O FRASE MEMORABILI: La distribuzione dei regali ai detenuti; gli ex accusatori di Tapioca che ritirano le loro accuse in tribunale. .
- Film di scarso livello dove il nostro fa di tutto per rendere appena sopportabile (non riuscendoci) una storiella girata con la mano sinistra da tale De Felice. Pensiamo che la battuta migliore è la traduzione di Moet et Chandon con Mò esce Antonio e abbiamo capito tutto l'andazzo del film. Fa venire i brividi che nel cast ci sia Simone Simon de Il bacio della pantera. Da Tourneur a De Felice...
- I tre ladri rappresentano tre diverse categorie di chi ruba: per sopravvivere c'è il cosiddetto ladro di polli (Totò), poi il ladro professionista che agisce in grande usando furbizia e intelligenza (Pascal) e infine il ladro rispettato in società, ma che combina affari non troppo leciti (Bramieri). È nella seconda parte che il film decolla e Totò, in prigione e durante il processo, può esibirsi in tutto il suo repertorio strappando più di una risata. Ricco cast, che spalleggia bene il grande comico e una buona ambientazione primi del Novecento.
- Tenue commedia in cui non mancano i soliti equivoci che danno il pretesto per qualche simpatica ma esile battuta. È una sorta di apologia disimpegnata sulla figura del ladro, ognuno dei quali esercita a suo modo la mala professione. Ha il difetto di essere diluito in maniera eccessiva per cui ogni tanto ci si distrae un attimo. Non è nemmeno il migliore esempio di commedia a cui Totò ha preso parte, ma un'occasione gliela si può concedere.• MOMENTO O FRASE MEMORABILI: Finché ero un povero ladro da due soldi, calci nel sedere, ma da quando sanno che ho rubato dieci milioni, tutto è cambiato!
- Commedia che ironizza sulla moralità del ladro. Il furto è il vero protagonista della vicenda e i protagonisti, accomunati dall’attività ma non dal livello di cabotaggio, si trovano coinvolti in una trama che ha il suo miglior sviluppo da metà corsa. Il lavoro, elegante e con rari esterni, è equilibrato: la presenza nel cast di varie presenze eccellenti permette di arginare la figura di Totò, spesso debordante in altri lavori.• MOMENTO O FRASE MEMORABILI: Questa lonza è epidemica!; Sono stanco di stanchezza; Io sono ladro legalmente!; Michel, vorrei un drink, Che drink? Un drinkendranghete.
- Fiacca commedia con intenti moraleggianti di De Felice costruita attorno a Totò che si misura con un ruolo, quello del rubagalline, che è uno dei cavalli di battaglia del suo repertorio. Per ridere si ride, naturalmente, e anzi la vicenda mantiene alcuni collegamenti con la vita reale che le donano una certa attualità anche a distanza di decenni, ma la storia è davvero molto debole e la sceneggiatura raffazzonata non aiuta. Fra i comprimari brillano Pascal e la Simon, il resto è poca cosa. Per i fan del Principe in vena di risate facili.
- Unico film di Totò diretto da Lionello De Felice. Di impianto teatrale, dal sapore raffinato e dall'ambientazione francese, il film è una gustosa satira sugli aspetti criminali del capitalismo molto curata nei dettagli anche se risulta troppo artificiale in alcuni snodi narrativi e un po' convenzionale nel tratteggio dei personaggi. Totò disegna il suo personaggio di ladro di quart'ordine con grande cura a metà tra una rappresentazione veristica e una recitazione ricercata e quasi affettata ma alla fine risulta convincente. Bravo e surreale Bramieri.
- Film garbato e diverso dalla solita commedia di Totò. La trama forse sacrifica il talento dell'attore napoletano, che comunque regge bene la scena. A fargli da spalla, insolitamente, c'è Gino Bramieri. La coppia funziona, anche se è lontanissima dalle scintille di altre come quella di Totò con Fabrizi, Taranto o Peppino. Non mancano i momenti esilaranti, ma l'impressione è che forse la storia latiti e duri un po' troppo. Non il peggior Totò ma nemmeno un suo vertice.• MOMENTO O FRASE MEMORABILI: Totò che fa la filippica contro il costo dei salamini al solo scopo di fregarsene uno.
La censura
Anche questa pellicola incappa in nuove grottesche disavventure con la censura, che ha da ridire su una scena in cui Simone Simon appare in sottoveste


Annibale Scicluna, giudizio preventivo su I tre ladri, 5 febbraio 1954.
È un miscuglio fra la pochade e la farsa, con evidenti accenti di satira verso il mal costume degli uomini di giudicare i propri simili unicamente per la potenza del denaro, lecito od illecito, di cui essi dispongono. È un tema niente affatto peregrino, che è stato spesso trattato ora in chiave di farsa ora in chiave di dramma. Non ci sembra, quindi, che il fondo didascalico eccelli per particolare originalità: se mai questa si può riscontrare in una certa singolarità di situazioni e di caratterizzazioni umane [...] e in una certa spregiudicatezza di inconfondibile tono parigino [...] A questo proposito va però detto che la satira non sembra coinvolgere particolari istituzioni quali la polizia o la magistratura, ma tutto al più tende a ironizzare su certe tendenze umane, che risultano insite negli uomini qualunque sia la loro posizione e il loro grado sociale. [...] Inoltre, e questo ci sembra determinante, la vicenda risulta ambientata in epoca passata e in quella caratteristica atmosfera parigina delle pochade, in cui si dissolve ogni intonazione realistica per vivere unicamente dei suoi presupposti paradossali e satirici. Ciò premesso, per quanto riguarda la revisione preventiva, si ritiene che il lavoro possa essere accolto, non sembrando offrire materia di censura.
Dal giudizio della Commissione d'appello al film I tre ladri, 5 agosto 1954.
Parere favorevole alla proiezione in pubblico del film I tre ladri a condizione che siano eliminate le seguenti scene:
a) la scena in cui appare la protagonista sdraiata sul letto in sottoveste che agita le gambe, in quanto offensiva del pudore, della morale e della pubblica decenza;
b) le scene dell'interno del Tribunale nelle quali si vedono i giudici e i gendarmi che raccolgono le banconote lanciate nella sala del Tribunale, in quanto offensiva del decoro e del prestigio delle pubbliche autorità.
Foto di scena, video e immagini dal set
Le incongruenze
- Il film è ambientato nel 1910, ma nella scena dove il ladro ricatta la padrona di casa con le lettere dell'amante, queste recano i francobolli della serie "Italia turrita" del 1955.
- Gli articoli di differenti quotidiani che riportano la notizia delle avventure di Tapioca (Totò) in carcere hanno, ovviamente, titoli differenti. Ma l'articolo sottostante è il medesimo per tutti i quotidiani.
- Titoli di testa. 1'16" Costumi della sartoria SCHUBERTH che si scrive Schubert, e musiche del compianto Roman VLAAD che si scrive Vlad.
- Sul pianerottolo. 17'14" Totò cade a terra,si tira su a sedere: ripreso di scorcio dai piedi, ha perso il cappello che sta -semi impallato- dietro la sua schiena. Nuovo ciak, stesso tempo, rotazione oraria di 90° della camera: il cappello è in primo piano, sulla destra di Totò.
www.bloopers.it
Le location del film, ieri e oggi
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Tutte le immagini e i testi presenti qui di seguito ci sono stati gentilmente concessi a titolo gratuito dal sito www.davinotti.com e sono presenti a questo indirizzo | |||
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Il negozio di alimentari (A) dove Tapioca (Totò) ruba un salame poche ore dopo essere uscito dal carcere per furto è in realtà la Trattoria Da Otello, situata in Via della Pelliccia 47 a Roma | |||
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Rubato il salame, ecco Totò lanciarsi alla fuga inseguito dal salumiere e dai clienti | |||
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La piazza nella quale un gruppo di strilloni reclamizza il giornale con la notizia del furto in casa dell’industriale Edmondo Ornano (Bramieri) è Piazza dell’Oratorio a Roma. Qui vediamo gli strilloni uscire dalla Galleria Sciarra (sotto nella foto di oggi) | |||
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La piazza dove, fuggendo dal negozio di alimentari, Tapioca (Totò) si disfa della refurtiva donando il salame che aveva trafugato ad una passante è Piazza dei Massimi a Roma | |||
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Il tribunale sede del processo a Tapioca (Totò) viene mostrato quasi sempre internamente mentre le riprese esterne si limitano a poche e veloci sequenze della folla che preme all’esterno del cancello: dopo aver guardato da “fermo” il fotogramma, si riconosce la Facoltà di Ingegneria dell’Università della Sapienza, situata in Via Eudossiana a Roma | |||
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Il palazzo di Parigi sede dell’azienda “Ornano-Casarilla-Tapioca Import Export” e nel quale i tre titolari (Bramieri, Pascal, Totò) tramano su come utilizzare alcune lettere compromettenti sottratte al capo dei servizi segreti è il Palazzo della Consulta, situato in Piazza del Quirinale 41 a Roma | |||
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Il palazzo nel quale Tapioca (Totò) si nasconde per sfuggire alla cattura da parte del negoziante derubato del salame è Palazzo Torres Lancellotti, situato in Piazza Navona 114 a Roma e visto anche in Poveri ma belli (1956) con il quale facciamo il confronto (notare le macchie sulle pietre della facciata ai lati del portone) |
Riferimenti e bibliografie:
- "Totalmente Totò, vita e opere di un comico assoluto" (Alberto Anile), Cineteca di Bologna, 2017
- Gino Bramieri, intervista di Alberto Anile, "I film di Totò" (Alberto Anile) - Le Mani-Microart'S, 1998 cit., pp. 201-202, e intervista del 1995
- "Totò" (Orio Caldiron) - Gremese , 1983
- "Totò proibito" (Alberto Anile) - Ed. Lundau, 2005