
Se volete farvi « radioscopare », mercè l’ultima genialissima applicazione dei raggi X escogitala da Ripp e Bel Amy, potete recarvi tutte le sere alla sala Umberto, alle 21,30, ed attendere che i due insigni clinici che effettuano le piacevoli operazioni si occupino di voi.
Con opportuno pensiero, la direzione he affidato gli uomini alle cure della dottoressa Isa Bluette, la signore a quelle del professore Totò. I due illustri clinici della gaiezza — veri ed indiscussi benefattori dell'umanità — hanno riscosso ieri sera, prima giornate degli esperimenti radioscopici, u più entusiastico successo di pubblico.
Mentalissimo.

Isa Bluette, che ci vantiamo d'aver classificato da tempo Regina del Teatro della Rivista, ha trionfato, ancora una volta.
Questa nostra artista riesce a raggiungere degli effetti prodigiosi e affascinanti. Quando canta pianamente, nell'ombra talvolta, quasi la diresti sommersa nella castità del canto, come un piccolo fiore nell'erba di un prato. Donde, improvvisamente, esplodendolo intorno la luce, sboccia e si scaglia nella danza e vi rotea dentro e se ne inebbria. Allora intorno al suo caldo corpo vapora, coma una nebbia lussuriosa, innumerevole e fine, la polvere dei riflettori. Una intelligenza guida il ritmo veloce col quale ella concede la persona al suo pubblico; e tutta la composizione dei quadro Isa asservisce al proprio gaudio, ma con una apparente discrezione che le arreca un tono distinto.
Sull'arte poi del suo compagno. dell’irresistiblle Totò è inutile dilungarsi, poiché basta a caratterizzarla quel suo volto cosi mobile e cosi espressivo quello sue trovate
geniali per le quali da un semplice gesto egli ricava effetti comici impreveduti. La sua personalità, è talmente spiccata e la sua comicità proviene da fonti cosi profonde e sincere che anche quando è costretto dalle situazioni creategli intorno dagli attori a dire battute troppo azzardate sa farsele perdonare con l’aggiunta del gesto che le rende più accette alla ipersensibilità dei moralisti.
Affidata a due interpreti di così alto valore, « Il Paradiso delle donne », rivista in ventun quadri e... dodicimila costumi, è riuscita facilmente, ieri sera, a toccale il porto del successo.
E il pubblico, lieto di essersi divertito, non ha lesinato negli applausi a Isa e Totò, alla vivacissima Lises, alla fascinosa brava, delicata Garzelli, alla Marucco — una negra indiavolata — alla Castellani, alla Dandy, alle squisite e valentissime sorelline Toschi, armoniose ed eleganti nelle loro danze originalissime.
Lugara, Vittorio Vaser, l’Astolfl, il Lombardi, Ernesto Vaser, Camozzo, Prola e Lombardi contribuirono validamente alla buona riuscita del lavoro.
Ottimo il corpo di ballo e l'orchestra. Sfarzosissima la messa in scena.
«L'Impero», 26 gennaio 1928
«Anche questa nuova rivista dei fecondissimi Ripp e Bel Ami è in tutto degna dell'ottima fama di questi due autori che, ben a ragione, sono fino ad ora ritenuti i migliori specialisti italiani del genere. Diremo anzi che col Paradiso belle donne che iersera un pubblico numerosissimo e fine ha vivamente e ripeutamente applaudito, Ripp e Bel Ami sono rientrati più strettamente nel tipo rivista da cui, in qualche altro loro recente lavoro, s'erano allontanati. [... ] La Bluette e il comicissimo Totò furono particolarmente applauditi . I bis e le chiamate furono numerosissimi [...]»
[Anonimo], La Tribuna, Roma, 4 febbraio 1928
«(Totò) E' riuscito un eccellente Dante von Alighieren, una Filomenita spassosissima, un Abatino assai fine»
Il Messaggero, Roma, 3 febbraio 1928
«Chi è Totò?» si chiedeva nel ’28, salutandone l’abbandono del varietà, un cronista del «Il Piccolo» di Roma:
«Quali sono i mezzi di cui questo singolare artista si serve per suscitare il riso? Semplici in apparenza, ma complicati nelle origini e portati a quel punto di grande naturalezza come è dato al pubblico di ammirare, solo attraverso uno studio paziente e tenace. Allorché egli si presenta in scena con quel suo passo elastico, con quelle movenze marionettistiche e grottesche, un’ondata di buonumore si diffonde per la platea e gli animi si apparecchiano alla più spensierata giocondità. [...] È innegabile che in Totò è insito il senso del grottesco e della parodia: nelle sue interpretazioni ci si può magari scorgere l’imitazione, ma ampliata, deformata, resa grottesca nell’espresso gioco scenico, in cui la smorfia, lo strizzare d’un occhio, il dimenare del capo esulano dal lazzo pagliaccesco per assumere una loro propria fisionomia artistica. [...] Egli non è più l’interprete ma il collaboratore prezioso degli autori: Totò non è pago di dire quel che gli fan dire, ma vuole e sa creare qualcosa anche lui. Sono silenzi sapienti, e il dimenare grottesco della persona, e un braccio alzato, un curvare di ginocchi... tutti gesti più eloquenti di venti battute di spirito 1..J Gli spettatori plaudono al comico simpatico ed originale che sa, con la sua arte, fugare, sia pure per breve tempo, pensieri tristi, umori oscuri, e con l’ausilio della sua arte nuovissima e potentemente comunicativa.»
U.M.B., "Il Piccolo", 1 febbraio 1928