Si misero in fila indiana per stringere la mano a Sofia Loren

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La festa data a Washington in onore di Sofia Loren è risultata la più brillante riunione d'estate del mondo politico e mondano della capitale. Il sistema di ricevere ufficialmente le dive nelle sedi delle rappre sentanze diplomatiche italiane all'estero ha suscitato alcune critiche ma ha anche portato dei vantaggi

Washington, agosto

Il più elegante e formale dei diplomatici stranieri a Washington è il primo consigliere dell’Ambasciata di Norvegia, Elovius Mangor. E’ stato proprio Mangor, considerato unanimemente l’arbiter delle buone maniere diplomatiche e dell’etichetta internazionale, a dire che Sofia Loren «sembra non abbia mai fatto altro nella sua vita che partecipare a ricevimenti diplomatici».

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Affermazioni e giudizi di questo genere sono stati frequentissimi nel giardino dell'Ambasciata d’Italia nella capitale americana, dove sa è svolto il ricevimento in onore dell’attrice durante la sua sosta a Washington. Il sistema di ricevere ufficialmente le "stelle” del cinema nelle sedi delle rappresentanze diplomatiche italiane all’estero per presentarle a personalità straniere, è stato inaugurato in maniera clamorosa con Gina Lollobrigida nei suoi viaggi nel Nord e nel Sud America e sebbene i funzionari delle rappresentanze italiane scherzino un po’ su questo sistema di "ambascerie della bellezza", finora non ci sono state serie opposizioni. Di buon grado i diplomatici italiani riconoscono che, al livello di popolarità di Gina e di Sofìa, il lavoro tipico delle ambasciate di intessere rapporti personali nelle sedi all’estero diventa assai facile e può giovare, specialmente in certi settori di relazioni, a stabilire un clima di cordialità.

L’incaricato d’affari italiano a Washington, in assenza dell’ambasciatore Manlio Brosio, è il ministro Egidio Ortona, il quale ha dato al ricevimento in onore di Sofia Loren un carattere di grande importanza; quanto bastava a farne la più brillante riunione d’estate del mondo politico e mondano della capitale degli Stati Uniti. Tutta Washington sapeva ormai che la "curvaceous” attrice italiana sarebbe stata visibile con tranquillità nel tardo pomeriggio di mercoledì a "cocktail” della rappresentanza italiana; l’affluenza di ospiti è stata imponente.

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Sofìa ha già imparato molto nella sua pur breve residenza negli Stati Uniti: appena arrivata all’Ambasciata ha fatto in modo di confidare ai più vicini persone che già conosceva da giorni precedenti, l’episodio dello sternuto che aveva fatte aprire la chiusura lampo de suo abito di organza un mimi to prima di arrivare. Dopo un quarto d’ora tutti gli ospiti erano al corrente del rischio che la Loren aveva corso e dell’occasione mancata per i suoi ammiratori: molti sguardi con notevole curiosità si posavano sulla cerniera posta nel bel mezzo della schiena. «Il vestito mi si è aperto completamente dietro», commentava Sofìa sorridendo.

Interrogata sui suoi piani di prossimi film, la Loren ha dichiarato che l’anno prossimo farà una pellicola in Italia prodotta da Carlo Ponti, anch’egli presente al ricevimento, ed una prodotta da una Casa americana. «Ma il 15 ottobre devo essere a Londra per un film con William Holden che durerà fino alla fine dell’anno. In gennaio tornerò in Italia e poi in luglio nuovamente a Hollywood», ha detto.

Dopo essere stata per oltre un’ora in piedi per le presentazioni di etichetta agli ospiti (i quali si sono messi in una lunga fila indiana per stringerle la mano a turno), Sofia si è seduta su una bianca sedia di ferro in giardino a chiacchierare con i senatori democratici John Kennedy e George Smathers, che la previdenza di Ortona le aveva fatto trovare vicino. Entrambi sono influenti membri delle commissioni senatoriali dalle quali dipendono le modifiche alle leggi di immigrazione negli Stati Uniti e le possibilità di aumento della quota di emigranti italiani.

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Un lungo colloquio la Loren ha avuto con il consigliere di Eisenhower, Bernard Shanley, che ha incarichi connessi con il cerimoniale della Casa Bianca ed ha trovato l’attrice in possesso di una ”splendid poi-se”, cioè di una brillante compostezza. Shanley le è stato vicino quasi per un’ora.

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«E’ magnifico parlare ancora italiano», ha detto a un altro ospite suo compatriota quando si è sentita rivolgere la parola nella propria lingua, «parlare inglese non è faticoso ormai, ma faccio sempre fatica a capire cosa mi dicono e ho paura di sbagliare». In italiano ha cercato di parlarle anche il senatore John O. Pastore, di origine italiana, facendola ridere di gusto nella discussione sulla esatta pronuncia di certe parole.

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Sofia ha raccontato ancora di quando è stata ricevuta dal vice-Presidente Nixon qualche giorno fa e della paura che aveva entrando nel suo ufficio; ma Nixon l’ha messa a suo agio parlandole di Napoli e dei progressi economici italiani fra le sue due visite, nel 1947 e nel 1957. Sofia ha definito il giovane vice-Presidente degli Stati Uniti «un uomo simpaticissimo». «Votereste per lui, se foste americana?», le è stato chiesto. «Non ho ancora capito bene com’è la politica in America...», ha risposto Sofia evasivamente, con un sorriso, guardando il sorridente incaricato d’affari Ortona. Qualcuno ha strizzato l’occhio: la risposta era l’unica possibile.

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Ernest Barcella, «Tempo», anno XIX, agosto 1957


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Ernest Barcella, «Tempo», anno XIX, agosto 1957