L'uomo che amo è Carlo non Gary

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L’attrice, che sta girando il film “Orchidea nera”, definisce grottesche le voci di un suo possibile divorzio dal produttore Ponti e si è detta addolorata che della sua carriera e della sua vicenda sentimentale si cerchi di fare ad ogni costo uno stupido romanzetto.

Hollywood, marzo

Francamente comincio a seccarmi di tutte le voci false che vengono messe in giro sul conto mio e di Carlo. Posso capire che i giornali si siano occupati a suo tempo della nostra vicenda matrimoniale e che le case produttrici dei miei film abbiano interesse a far parlare di me il più possibile, ma le notizie di un possibile divorzio, pubblicate ultimamente in Italia, sono talmente pazzesche, che non varrebbe la pena di occuparsene.

Non è la prima volta, è vero, che si parla di un mio idillio con Cary Grant, ma non è la prima volta che due attori, lavorando allo stesso film, devono accettare certe «trovatine» del loro ufficio pubblicitario. Questo è accaduto mentre si girava Orgoglio e passione in Spagna: Cary Grant era l’uomo che mi amava nel film e non c’era nulla di male che mi circondasse di una discreta corte anche nella vita privata; Frank Sinatra era l'innamorato respinto e come tale si comportava anche nella realtà. Fu una situazione che mi divertì per qualche giorno e che forni dell’ottimo materiale pubblicitario per il lancio del film.

In seguito Cary Grant fu ancora mio compagno di lavoro in Houseboat, una commedia brillante girata a Hollywood nell’autunno scorso. Qualcuno tentò di tirar fuori la vecchia trovata di Orgoglio e passione, ma ci rimase male, perché proprio in quei giorni sopravvennero le novità «messicane» da Ciudad Juarez. La campagna di stampa provocata da questo nuovo avvenimento annullò i pettegolezzi tornati ora a galla con ossessionante puntualità. Questa volta poi il misterioso informatore ha creduto bene di aggiungere alle sue supposizioni una serie di particolari «stuzzicanti», che vorrebbero fare della mia carriera e della mia vicenda sentimentale uno stupido, stupidissimo romanzetto.

1958 Epoca Sofia Loren Carlo Ponti f1Sophia Loren e Carlo Ponti fotografati a Hollywood mentre si recono negli studi dello Paramount per discutere alcuni particolari del nuovo film che l'attrice sta interpretando: Orchidea nera. In esso il partner di Sophia Loren è Anthony Quinn.

1958 Epoca Sofia Loren Carlo Ponti f2Sophia Loren con Cary Grant alla prima di Orgoglio e passione. Le prime voci su un presunto idillio sorto fra i due attori si diffusero durante la lavorazione di questo filmi ma era soltanto uno delle solite trovate degli agenti pubblicitari.

Ciò che mi addolora e mi preoccupa maggiormente è rendermi conto che una notizia scandalistica pubblicata in Italia su un’attrice che lavora a Hollywood sia ripetuta, ingrossata e ingigantita di giorno in giorno, fino a raggiungere le prime pagine dei giornali e l’onore di titoli cubitali su molte colonne, senza che nessuno penai minimamente a controllarla. Ammetto che non tutti possano conoscere il mio nuovo indirizzo di Hollywood. ma si sa che ogni giorno, dalle nove del mattino alle sei del pomeriggio, lavoro negli studi Paramount al film Orchidea nera ed i numeri telefonici della Paramount non sono un segreto per nessuno. Da Roma o da Milano una telefonata per Hollywood si ottiene in un quarto d’ora, la ricezione è perfetta e la spesa in fondo modesta: poco più di un migliaio di Ure a minuto. D’altra parte chi si fosse dato la pena, come voi di Epoca, di cercare rigorosamente un fondamento alla notizia, mi avrebbe potuto raggiungere a casa da dove vi sto parlando alle set di mattina, che corrispondono alle vostre tre del pomeriggio.

Vivono poi a Hollywood migliaia di giornalisti e corrispondenti di tutto il mondo: basta una nota di telestampa per metterli sul chi vive e avere, nel giro di un'ora, una conferma o una smentita. Volendo usare un mezzo meno professionale si può ricorrere al telegrafo. Ma soltanto pochissime persone (mia madre e qualche amico) hanno sentito la necessità di mettermi ai corrente delle panzane pubblicate. Per tutti gii altri Hollywood sembrava lontana e irraggiungibile come la Siberia. Cosa devo pensare? Che una mia smentita non fosse. in fondo, bene accetta? Questo mi sembra un segno per lo meno di indelicatezza da parte dei miei connazionali.

Mi è stato detto che gli articoli dei giornali italiani figuravano scritti da Hollywood, ma io stessa ero all’oscuro di tutto, in America nessuno parlava di questa notizia che sarebbe stata così «ghiotta». Io mi sarei dovuta barricare nel mio albergo? avrei staccato il telefono? mi sarei resa irreperibile e sarei sfuggita nottetempo, travestita da uomo (!) all'assedio della stampa? Questa è pura follia! Da quando siamo tornati a Hollywood, due mesi fa, lasciando la casa di Charles Vidor che era troppo grande (quattordici stanze) e troppo difficile da governare (con una segretaria americana, una cuoca tedesca, una cameriera irlandese, una guardarobiera francese, una parrucchiera italiana, un cameriere danese e un giardiniere messicano che esigevano il loro giorno e mezzo di libertà settimanale e mai nello stesso periodo) io e Carlo ci siamo trasferiti in un appartamento all'ultimo piano di un moderno albergo sul Sunset Boulevard.

1958 Epoca Sofia Loren Carlo Ponti f3Anthony Quinn e Sophia Loren fra Mark Richman e Ina Balin durante una pausa della lavorazione di Orchidea nera. In questi giorni Sophia Loren sta decidendo il suo programma di lavoro per i prossimi mesi; dovrebbe girare con James Stewart un film intitolato: La donna americana è un uomo, e intanto sta studiando il copione di Sosta a El Paso, che realizzerà forse con la regia di Lumet.

Raramente ho avuto occasione di incontrare Cary Grant, perché io e Carlo conduciamo un'esistenza discreta ed appartata, come del resto la maggior parte della gente che vive e lavora a Hollywood. Apprendo che Cary Grant mi avrebbe mandato preziose orchidee ordinate ad un fioraio indiano e spedite in ghiacciaia per via aerea: romantico, forse, ma ridicolo. So soltanto che gli unici fiori di Cary Grant li ho ricevuti un paio di volte durante la lavorazione di Orgoglio e passione, due anni fa, ma penso che questo sia un omaggio abbastanza comune tra buoni compagni di lavoro. Potrei allora dire che il regista Kramer e sua moglie me ne hanno mandati di più. Anche Tony Perkins mi mandò un bouquet di rose il giorno dopo che avevo girato la scena del parto in Desiderio sotto gli olmi. Cera anche uno spiritoso biglietto : «Auguri alla madre del mio bambino!». Penso con orrore alle illazioni che si sarebbero potute fare su questo episodio, se fosse venuto a conoscenza della stessa gente in malafede, che ha costruito in questi giorni la «bomba» del divorzio!

Inoltre Cary Grant mi avrebbe donato una collana di smeraldi fatta arrivare da Parigi con un aereo speciale! L'unica collana che ho, e a cui tengo più di ogni altra cosa, è quella che mi ha regalato Carlo e che porto sempre. L'ho portata anche nel film Houseboai, mettendo in allarme i produttori, che per dormire tranquilli mi assegnarono un poliziotto privato e un agente speciale sino alla fine del film. In realtà non vedo Cary Grant dal gennaio scorso, da quando cioè lo Incontravo ogni tanto al ristorante dei teatri di posa di Elstree in Inghilterra. Io lavoravo con Holden al film The key, lui con la Bergman in indiscreti ; ciascuno di noi aveva il suo tavolo fisso, ogni tanto ci si scambiava qualche parola, ma il più delle volte solo un saluto da lontano. Non so neppure se ora sia a Hollywood.

Ma la parte più ridicola di tutta questa montatura sono i commenti che si attribuiscono a Frank Sinatra. Non vedo Sina tra dall’ottobre scorso, quando con Laureen Bacali mi fece da padrino negli studi della Capitol per il mio debutto canoro (dovevo incidere le due canzoni di Houseboai : Bing bang bang e Alrnost in jtour arme) ma è escluso che abbia potuto fare questo o qualsiasi altro commento sul nostro conto.

É vero che sono stata a Las Vegas alla fine di febbraio, ma solo per un week-end con Carlo ed i coniugi Gitosi : abbiamo passato una giornata meravigliosa. ci siamo divertiti come ragazzini e tutto sommato valeva la pena di lasciare in questa fantastica cittadina del Nevada i cinquecento dollari che ho perduto alla roulette. Ma Las Vegas non è Reno e comunque le nostre intenzioni erano soltanto quelle di due persone felici che si vogliono bene. Quando Carlo.
alla fine di febbraio, ha lasciato Hollywood per tornare dieci giorni in Svizzera e curare i suoi affari, ci siamo telefonati come sempre tutte le sere ed egli è rientrato puntuale in America due settimane fa. Il nostro progetto era quello di prenderci un mese di vacanza ad Acapulco appena finito il film, ma la lavorazione ha avuto un ritardo e forse dovremo cambiare i nostri piani, e passare le vacanze in Svizzera.

I miei programmi futuri di lavoro si decidono in questi giorni: dovrei cominciare un film con James Stewart intitolato La donna americana è un uomo, un film in Austria e uno in Indocina, tratto dal romanzo II sole nel ventre; ma ancora non sappiamo quale dovrò iniziare per primo. Anzi in questi giorni stiamo esaminando un bellissimo copione, Sosta ad El Paso, e forse lo realizzeremo come primo film, con la regia di Lumet, l’Oscar di La parola ai giurati. Naturalmente sento molta nostalgia dell'Italia, ma qui a Hollywood sembra che tutti facciano del loro meglio per farmi trovare a mio agio.

Quando prendemmo in affitto la villa di Charles Vidor, trovai appesa sulla porta della mia stanza da letto una piccola lavagna: mi sembrò il posto migliore per scrivere in due o tre parole la mia felicità. Da allora quella lavagna è sempre rimasta con noi. e quando ce ne siamo andati l'abbiamo portata via, come un curioso portafortuna. Non dimenticate che sono napoletana e superstiziosa. ma soprattutto una donna: e sono convinta che il miglior modo di cominciare una giornata sia ancora quello di leggere un complimento gentile lasciato scritto solo per me dall'uomo che amo.

Su questa lavagna, statene certi, avremo sempre qualcosa di bello da scrivere ogni mattina.

Sophia Loren, «Epoca», anno IX, n.391, 30 marzo 1958


Epoca
Sophia Loren, «Epoca», anno IX, n.391, 30 marzo 1958