Franca May, l'attrice dei quattro giorni

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Franca May si è convinta che il numero quattro le porti fortuna: iniziò la carriera con Billi e Riva dopo quattro soli giorni di prove, e ripetè l’impresa l’anno dopo, quando con Eduardo De Filippo debuttò con altrettanto successo nella prosa.

«E' un fenomeno», dice di lei Errepi (al secolo Remigio Paone) dopo che con un’occhiataccia imperiosa e alzando un po’ la voce è riuscito nella non facile impresa di far tacere per un momento Franca May. Sarà che alzare la voce con una signora non è educato; ma pare che non ci sia altro modo di frenare l’esuberanza verbale della giovane attrice. E non è solo esuberante nelle parole. Come uno di quei pupazzi delle scatole a sorpresa, scatta d’improvviso dalla poltrona in cui è seduta, compie una rapida passeggiata per la stanza, poi con lo stesso scatto iniziale si ributta nella poltrona: il tutto senza nessuna ragione apparente. E’ l’illustra zi (Mie vivente di una delle più abusate frasi fatte: "Ha l’argento vivo addosso”. E’ il tipo ideale del folletto che nelle notti di luna salta da un fiore all’altro.

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Ma l’affermazione che è un fenomeno non si riferisce a questo: piuttosto al fatto che in soli tre anni è riuscita a farsi un nome che sulle "luminose” ha già brillato al fianco di Eduardo De Filippo e che nella prossima stagione splenderà vicino a quello di Totò.

Fino a tre anni fa, nel mondo della prosa e della rivista nessuno sapeva chi fosse Franca May. La sua storia è molto semplice: uscita da una famiglia della buona borghesia romana, cominciò ad accostarsi all'ambiente del teatro a vent'anni, quando sposò un regista. Ma per diverso tempo, con quell'ambiente ebbe a che fare solo per questioni di rapporti sociali, appunto nella sua qualità di moglie di un regista. Era quasi fatale che, per ragioni familiari oltre che mondane, tra ima canasta e un ricevimento ai quali prendevano parte attori o attrici si insinuasse in lei il bacillo del palcoscenico. Ci volle però un certo periodo di incubazione prima che il malanno scoppiasse; e la causa prossima fu una gita in barca.

FRANCA MAY è nata a Roma da padre ciociaro e da madre romana. Ha 27 anni, e il suo vero nome è Franca Fratini. Ha iniziato la carriera artistica un paio d’anni fa debuttando con Billi e Riva in "Caccia al tesoro", e successivamente sempre con Billi e Riva ha preso parte a "Siamo tutti dottori”. Poi passò alla prosa, nella "Scarpettiana”, con Eduardo De Filippo.

Accadde tre anni fa, d’estate, un giorno che Franca May era ospite della "Caravella”, la villa di Errepi a Formia. Erano usciti per una gita in barca lei, Giorgio Strehler, Paolo Grassi e Paone. «Dovrebbe fare del teatro»: questa frase, del tutto slegata dal resto della conversazione, che Strehler buttò là come per caso (ma era già un po’ che in silenzio stava studiando lo spirito folletto temporaneamente in vacanza sul mare), mise in subbuglio il bacillo in letargo; e da quel momento Franca May seppe quale sarebbe stato il suo avvenire.

Ora, una giovane donna che non abbia dietro di sè l’esperienza di una scuola di recitazione ma che la Natura abbia fornito di una buona dose di istinto e di altre più evidenti apprezzabili qualità, per arrivare sul palcoscenico ha una scorciatoia: la rivista, che non preclude a chi abbia i mezzi necessari il cammino che ha per meta la prosa.

NEL CINEMA, Franca May ha sinora compiuto una sola esperienza come doppiatrice. Come presentatrice e attrice, ha preso parte ad alcuni spettacoli televisivi. Qualche tempo fa le venne offerta una parte nel film "Malafemmina", ma non potè accettarla per gli impegni già presi in precedenza con Eduardo

Circa un anno dopo quella gita in barca, Franca May debuttò nella rivista "Caccia al tesoro" al fianco di Billi e Riva. Che arrivasse al debutto dopo una lunga e minuziosa preparazione, proprio non si può dire. Si buttò nell’impresa a capofitto, d’istinto, come in tutte le cose: arrivò in scena dopo quattro soli giorni di prove. Bisogna dire (e lei stessa non ha difficoltà ad ammetterlo) che Billi e Riva dovevano avere molta fiducia nelle sue qualità. E la fiducia fu ripagata dal successo che le arrise per tutti i tre mesi della tournée, in "Caccia al tesoro" e, successivamente, in "Siamo tutti dottori".

Ma il chiodo fisso di Franca restava la prosa. Dotata di una tenacia unica (lei si vanta della patema discendenza ciociara da sette generazioni, ma a guardarla in faccia viene il dubbio che su per li rami ci sia qualche antenato teutonico), si intestò a voler compiere il salto, che poteva andar bene ma anche male. E finalmente venne l’occasione. Migliore di quella, una debuttante come lei non poteva aspettarsela: un’occasione chiamata Eduardo De Filippo, il quale stava formando la sua famosa "Scarpettiana”. Franca May venne scritturata come prima attrice giovane, raggiungendo così un traguardo che molte attrici con un’esperienza più lunga della sua le invidiarono con femminile cordialità.

NELLA PROSSIMA STAGIONE, la giovane attrice tornerà alla rivista debuttando come soubrette a fianco di Totò. L'offerta di scrittura del celebre comico le è pervenuta telegraficamente poco tempo fa, mentre era in vacanza sulla costa salernitana.

«Io sono quella dei quattro giorni», ama ripetere Franca May. E c’è una giustificazione a queste parole: il fatto che anche al debutto con Eduardo arrivò dopo quattro soli giorni di prove («e con una buona dose d’incoscienza», precisa). Dice di no, ma un po’ superstiziosa lo deve essere diventata. In qualche angolo della borsetta, Franca May deve avere, molto probabilmente, un ciondolo d’oro con inciso il numero quattro.

Se Billi e Riva, come lei dice, li considera i suoi padrini, ad Eduardo pensa come ad un padre putativo. Che l’abbia presa con sè senza curarsi del vuoto che, in quanto a scuola di recitazione, aveva alle spalle, è già un motivo più che sufficiente di riconoscenza. Ma in aggiunta a questo è il fatto che Eduardo le ha insegnato ad utilizzare razionalmente le sue qualità istintive, a radunarle anziché a disperderle e ad indirizzarle ad uno scopo ben definito.

L’esperienza della "Scarpettiana’’ ha chiarito a Franca May quanto sia difficile, al di là di ogni facile sogno, l’arte della recitazione. «Nella rivista», dice, «basta saper resistere cinque minuti: il tempo necessario per recitare uno sketch o per cantare una canzone. Poi si ha tutto il tempo che si vuole per riprender fiato e prepararsi a quello che verrà dopo. E anche se viene a mancare la voce, be’, con un sorriso si può rimediare alla situazione: e io, dicono, ho un sorriso comunicativo»: cosa che dimostra subito, guardando in faccia l’interlocutore con un paio d’occhi spalancati oltre i limiti del credibile. Ma in prosa, il sorriso (e tutto il resto, di cui Franca May non è certo sfornita) non sono fonte di sicurezza assoluta; e poi non bastano cinque minuti di voce ce ne vogliono molti di più. Fu però questione di superare il panico delle prime sere, quando a volte Eduardo doveva buttarla (quasi letteralmente) in scena; e il gioco fu fatto.

IL NUOTO E’ UNO DEGLI SPORT preferiti di Franca May. Tra le qualità delle quali può dar prova nella vita privata, ella si vanta soprattutto di quelle di cuoca. Quanto alla sua carriera, ricorda con soddisfazione gli elogi del critico teatrale di un grande quotidiano che, favorevolmente colpito dalla spontaneità dell’attrice, un giorno la esortò a continuare la carriera iniziata nel teatro di prosa.

Quest’anno non è potuta tornare alla prosa, malgrado una lusinghiera offerta di Calindri, perchè Totò l’ha voluta con sè. Ancora all’inizio della carriera, Franca assaporerà così la soddisfazione di essere la soubrette di un grande spettacolo di rivista. «Come andrà?», domanda scattando dalla poltrona dove da ben cinque minuti sta rannicchiata. Poi, senza aspettare una risposta, si risiede e riprende a parlare del teatro di prosa. I timori circa il futuro prossimo non la interessano più: lo spirito folletto ch’è in lei ha fatto un salto nel futuro remoto. La sua massima aspirazione resta sempre la prosa. Ha il teatro nel sangue, dice; e precisa che lo considera un fine, non un mezzo. «Di solito», spiega, «si pensa alla carriera artistica, al palcoscenico, come ad un mezzo per arrivare alla villa sull’Appia: alla ricchezza, in una parola. Io ho fatto il cammino inverso: sono partita non dico dalla villa sull’Appia — che non avevo — ma dall’agiatezza, per arrivare al palcoscenico». E, date le opinioni correnti tra le belle donne in materia di carriera artistica, anche per questo Franca May può essere considerata un fenomeno.

Giuseppe Dicorato, «Tempo», anno XVIII, n. 36, 6 settembre 1956


Giuseppe Dicorato, «Tempo», anno XVIII, n. 36, 6 settembre 1956