Gino Bramieri, il simpatico grassone di «Tintarella»
Gino Bramieri, il comico della rubrica televisiva del martedì, è da anni sulla breccia come attore di rivista e di prosa, e ora si sta lanciando come cantante leggero dopo aver sognato di fare lirica. La televisione gli ha dato una vasta popolarità. In queste pagine Bramieri risponde a una serie di domande.
Quale ritiene sia la prima ragione del suo successo?
Non lo so. Forse la modestia.
Quando si è accorto di avere qualità comiche?
Appena nato. Pesavo sei chilogrammi.
È molto emozionato prima delle sue giornate importanti?
Sempre. Al punto da non riconoscere più nessuno. Non capisco più niente.
Qual è stato lo spettacolo che le ha dato maggior successo?
Fortunatamente ho avuto successo un po’ con tutti gli spettacoli; penso d’aver vissuto un periodo felice.
E quale le ha dato maggiore soddisfazione?
"Addio giovinezza", con Albertazzi, nel 1954 in televisione, per la regia di Franco Enriquez. Sempre in prosa ”I denti dell’eremita” di Terron, al teatro di Sant’Erasmo a Milano. In rivista "Il resto mancia”, uno spettacolo estivo, e "Sayonara Butterfly”, con la Mondaini e Vianello.
Mi vuol parlare del suo primo amore?
È una storia un po’ lunga. Risale a quando avevo sei anni: allora conobbi mia moglie. Rimasi fidanzato quattordici anni, mi sposai a venti, ora ne ho trentadue e ho un figlio di undici, Cesarino. Sono un coerente.
Come conobbe sua moglie?
A scuola. Colpa del governo che obbliga tutti i ragazzini ad andare a scuola a sei anni.
Quando e con quali parole le disse di amarla?
A quindici anni. La presi per mano e le dissi, sottovoce: «Senti, c’è il bombardamento: andiamo in rifugio».
Quale episodio della sua vita ricorda con particolare emozione?
La nascita di mio figlio; forse perché tutti quanti dicevano che ero ancora tanto bambino io.
Qual è il suo passatempo preferito?
Studiare copioni, leggere e cantare. Stare con mia moglie e mio figlio. Leggere molte commedie, anche quelle che non reciterò mai.
È d’accordo con sua moglie sulla carriera da far intraprendere al figlio?
Non sappiamo ancora, né noi né lui, cosa potrà fare. Per il momento studia pianoforte, ha molta tendenza per la musica.
È fiducioso verso tutti o la vita l’ha reso diffidente?
No, ho molta fiducia in tutti. Credo che in fondo il genere umano, tolta quella maschera di presunzione e di cinismo che copre tutti, sia fatto di persone per bene. Certo è sempre meglio giudicare la gente singolarmente.
Bramieri in casa con la signora e con il piccolo Cesarino. Il popolare comico conobbe sua moglie a scuola, all'età di sei anni e ”si fidanzò” subito; la chiese in moglie a quindici. la sposò a venti. Cesarino, che ha molta passione per la musica, studia pianoforte. Accompagnerà il padre, che si è scoperto doti non comune di cantante melodico.
Ha studiato?
Sì: quel tanto che basta per saper leggere e scrivere. Sono forse uno dei pochi nel mio ambiente che non abbia fatto l’università. Ho fatto ragioneria, poi volevo diventar geometra, poi nulla: la guerra. Sì, diamo la colpa alla guerra.
Ricorda gli anniversari?
I miei non potrei dimenticarli, assolutamente. Io sono nato il 21 giugno, mi sono sposato il 21 giugno e il mio onomastico cade il 21 giugno. Faccio tutto in una volta sola, risparmio e faccio risparmiare.
È vero che affronta estenuanti cure per dimagrire?
Bugiardi, non è vero niente. Per carità: il grasso è la mia tuta, la mia divisa. Anzi adesso ho rotto gli argini: 108 chili a nudo. C’è qualcuno che bara, fra i miei colleghi. Lojacono, ad esempio. Non pesa 108, pesa di più, sa.
È spendaccione o economo?
Normale. Non mi piace né buttar via i soldi né tirarli.
A chi spetta l’amministrazione della sua casa?
È una domanda superflua. A casa sua cosa succede?
Ha delle abitudini che preferirebbe non avere?
Russo. C’è di bello che però non me ne accorgo.
Altri difetti?
Sono tutto un difetto.
Accetta i consigli e le critiche di chi si dichiara suo amico?
Accetto i consigli di tutti. Penso che la vita sia tutto un teatro e quelli che osservano hanno diritto di criticare. E quelli che criticano non fanno altro che dare dei consigli. Cioè: i veri critici danno dei consigli. Ci sono anche gli altri critici, quelli ai quali piace più criticare che fare e si fermano alla demolizione. Una grande massima del Bracchi dice: «Chi sa fare, fa; chi non sa fare, critichi».
Qual è il suo tipo di donna ideale?
Mia moglie.
Riceve molta corrispondenza?
Comincio adesso.
Qual è il motivo dominante delle lettere che le giungono?
La canzone del ”3° alpini”. L’ho cantata in televisione e la vogliono riascoltare. Il postino non mi porta che lettere di alpini, alpini, alpini.
È geloso di sua moglie?
Non ho motivo per esserlo. È la donna più cara e più semplice del mondo.
Sua moglie è gelosa di lei?
Lei ne avrebbe di più, di motivi. Ma è una gelosia ragionevole e non opprimente.
Che impressione ha avuto quando ha dovuto recitare per la prima volta?
Beh. Bisognerebbe invertire la domanda: che impressione ho fatto io la prima volta che ho recitato. E non lo so.
Preferisce teatro, radio o televisione?
Preferisco il teatro. Mi dà una emozione più viva, più immediata. Mi piace anche la televisione, e mi piace molto la radio perché danno sensazioni strane che non dà nemmeno il teatro. "Come sarà andata?”, mi chiedo. ”Sarò piaciuto o non sarò piaciuto?”. È una continua domanda. "Cosa diranno di me quei signori in pantofole seduti davanti a una tazza di caffè, con il cane sulle ginocchia o con il bambino che gira per la casa?”. E poi quella marea di spettatori, come potevo averla in teatro? Se il pubblico che giudica tenesse conto delle difficoltà che si incontrano lavorando in televisione, forse sarebbe un po’ più largo di maniche. Purtroppo noi dobbiamo subire una minoranza ch’è quella che scrive. Quelli che scrivono lettere alla TV, voglio precisare. Scrivono: "Perché fate vedere il pugilato ch’è un massacro? Perché fate vedere i cantanti negri dopo quello che sta succedendo nel Congo?”. Non c’entra niente, il Congo con la TV, eppure c’è gente così, purtroppo, che si attacca anche dove non c’è motivo.
Che cosa canta mentre si rade?
Ne approfitto per ripassare le canzoni che il mio amico Leo Chiosso scrive per me. Certo non mi basterebbe, per far bella figura e per farla fare al mio amico, il tempo della rasatura, dato che a me la barba cresce già fatta. Ne ho pochissima. Comunque ho il mio slogan: ”Con Chiosso, radersi diventa un gioco”.
Quale ritiene sia il lato migliore della sua popolarità?
Sono un essere normalissimo, e forse molti si vedono in me: i semplici. Questo mi fa piacere.
E il lato meno soddisfacente?
Quando gli altri non vedono in me quello che io penso debbano vedere.
Quale piatto preferisce?
Tutti, tutti. La polenta per esempio, mi piace da matti; la polenta, i gnocchi, il risotto; potrei elencarne un’infinità.
Ritiene che la rivista in Italia attraversi una crisi definitiva o che si possa ancora salvarla?
Si può salvarla senz’altro; soprattutto gli autori, lo possono. E anche il governo, gravando meno con le tasse, dando la possibilità al pubblico di pagare un prezzo d’entrata ragionevole.
Bada molto all’eleganza?
Bado solo ad essere pulito.
Se potesse fare un lungo viaggio quale itinerario sceglierebbe?
I mari del sud, le Haway. Ah, che piacere.
Ha qualche passione segreta? La lirica. Mi sarebbe piaciuto fare il tenore. ”Se quel guerriero io fossi...”.
Come impiegherebbe un pomeriggio libero?
Stando finalmente un po’ con i miei.
Quali sono, secondo lei, tre colleghi da salvare?
Domanda molto imbarazzante: facciamo Macario, Cervi e il mio amico Vianello.
La più bella giornata della sua vita?
Il giorno della mia prima comunione.
La più triste?
Quello in cui mi sono accorto che mi spuntavano i capelli bianchi. Sono tanto giovane...
Il giorno in cui, il più tardi possibile, dovesse lasciare il lavoro, per godersi gli anni del riposo, dove si stabilirebbe?
In Brianza, in uno ”chàlettino” tranquillo; oppure sotto il teatro Odeon come custode, pur di stare sempre nel mio ambiente.
Crede nella fortuna al gioco?
No, assolutamente. Sono sfortunato anche al toto. Metto uno e viene due, metto due e viene uno, metto uno e due e viene x, metto uno due e x, viene la nebbia e sospendono la partita. Io perdo sempre.
Quale complimento la urta maggiormente?
«Ostrega, sei dimagrito, sai?».
Gino Bramieri, «Novella», anno XL, n.31, 31 luglio 1960
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Gino Bramieri, «Novella», anno XL, n.31, 31 luglio 1960 |