Articoli & Ritagli di stampa - Rassegna 1928


Rassegna Stampa 1928


Totò

Articoli d'epoca, anno 1928

17 Gen 2014

Totò e Liliana Castagnola, fu vero amore

LILIANA CASTAGNOLA, FU VERO AMORE È morta, se n'è ghiuta 'n paraviso!Pecchè nun porto 'o llutto? Nun è cosarispongo 'a gente e faccio 'o pizzo a riso ma dinto 'o core è tutto n'ata cosa! Biografia sintetica di Liliana Castagnola Liliana Castagnola è…
Daniele Palmesi, Federico Clemente, Settimanale "Gente", Alessandro Ferraù, enciclopediadelledonne.it, Settimanale L'Europeo"
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Al Teatro Balbo imperano le riviste di Ripp e Bel Ami con la compagnia Mareschiana di Isa Bluette-Totò, mentre all'Odeon la compagnia di Eugenio Testa con Emma Sanfiorenzo e con la Cabiria, continua a fare affaroni d'oro con la rivista : Mano alle gambe di Testa, Corvetto e Chiappo.

«Café Chantant», 10 gennaio 1928


ALLA SALA UMBERTO I - La Compagnia Isa Bluette-Totò debutterà stasera alle ore 21,30 precise. Vi resterà fino alla fine di febbraio, mietendo allori e facendo esauritissimi. Di già le prenotazioni sono molte. Tra le novità che verranno presentate nel corso della stagione, due sono già consacrate dai grandi successi dell'alta Italia : « Girotondo » e « Il Paradiso delle donne ».
La Compagnia debutta con « Madama Follia» in 3 atti e 16 quadri di Ripp e Bel Ami.

«L'Impero», 24 gennaio 1928


1928-01-26-L-Impero-Madama-Follia

A tutti coloro che vogliono trascorrere le ore della sera a teatro e cui non aggradano i leoni, non gli àndrocli nè va a fagiolo la voce dei tenori nipponici, si è posto ieri sera un difficoltoso problema:

Umberto o Margherita? Margherita o Umberto?

All'Umberto c’era un debutto. Al Margherita, una novità.

All'Umberto : Isa Bluette, Totò, Mario Castellani, Minnis Lises, Alba de Rubeis, Dino Lugara, Pucci e Stellina Toschi, Ripp, Bel-Ami, Enrico Patrese, Mario Capellan, Achille Moresca e « Madama Follia... »

Al Margherita: Titina, Macario, Fernanda Vinci, Lino Medini, Vittorio Audlfredi, Maria Macario, Felice Rizzi, la Mirri, Oiga Engelberg, Dino Falconi, Ermete Liberati, il cavalieri Boeris, il maestro Storaci, il commendator Fiandra ed « Ultima ora... »

Saporoso il debutto.
Attesa la novità.
Pari rallettamento.
Ed allora?

Follie del mondo, nella accurata ripresa che ci ha ieri sera presentato la nostra buona amica tota lsa Bluette, hanno valso a rivelare al pubblico romano Totò, il più o-ri-gi-na-le comico dei nostro teatro di riviste.

Ottimo dicitore, buon cantante, contorsionista di eccezionale abilità, ricco di quella inesauribile ed innata comicità che potrebbe annotarsi sul passaporto come dato segnaletico per i nati sotto il cielo purissimo delia felice Partenope, Totò manda i pubblici in visibilio con le sue macchiette personalissime e saporosissime che ne fanno indiscutibilmente il « Petrolini della rèvue ».
A fianco di lsa Bluette — che alle virtù molteplici e prodigiose della scena, accoppia il lieve peccato di porsi in testa della parrucche bionde che non mi garbano affatto -— Totò, Castellani, il Vaser, il Camozzo ebbero dal pubblico entusiastiche accogliente e ripetute richieste di bis. Tutti i finali degli atti furono trissati.

«L'Impero», 26 gennaio 1928


Alla Sala Umberto la compagnia Maresca, con Isa Bluette e Totò, passa di successo in successo. Debutto con Madama Follia, seguita da Il paradiso delle donne, due riviste molto apprezzate dal publico. Isa Bluette è stata accolta con grandi acclamazioni, e il suo ritorno tra noi ha richiamato in teatro moltissimi ammiratori, che hanno festeggiato la deliziosissima soubrette. Accanto a lei furoreggia Totò, un comico dei più originali e dei più brillanti, che, con le sue singolari trovate e le sue boutades, provoca le più schiette risate e i più calorosi applausi.

Anche gli altri esecutori, la Lises Minnie, la De Rubeis, il Castellani, la Castellani, il Vaser, il Lugara, sono giustamente applauditi, insieme alle prime ballerine Stellina e Pucci Toschi e al danseur Gianni Lombardi.

Fantasmagorica la messa in scena, costumi di una originalità senza precedenti e giovani e belle le ballerine.

«Café Chantant», febbraio 1928


Le notizie della Sala Umberto di Roma attestano la ripresa attività in pieno dell'amico Wolfango Cavaniglia: fino a tutto febbraio, la compagnia Bluette-Totò svolgerà la sua straordinaria stagione ; poi il celebre comico francese Grock darà alcune rappresentazioni, cui seguirà l’attesa rentrée di Anna Fougez, che ha preparato novità mirabolanti. Seguirà la compagnia del teatro Mogador di Parigi con la notissima operetta No, no Nanette.

«Café Chantant», febbraio 1928


1928 02 04 L Impero Il paradiso delle donne intro

Se volete farvi « radioscopare », mercè l'ultima genialissima applicazione del raggi X escogitata da Ripp e Bel Amy, potete recarvi tutte le sere alla sala Umberto, alle 21,30 ed attendere che i due insigni clinici che effettuano le piacevoli operazioni si occupino di voi.

Con opportuno pensiero, la direzione ha affidato gli uomini alle cure della dottoressa Bluette, le signore e quelle del professore Totò. I due illustri clinici della gaiezza — veri ed indiscussi benefattori dell'umanità — hanno riscosso ieri sera, prima giornata degli esperimenti radioscopici, il più entusiastico successo di pubblico. Maritatissimo.

Isa Bluette, che ci vantiamo d'aver classificato da tempo Regina del Teatro della Rivista, ha trionfato, ancora una volta. Questa nostra artista riesce a raggiungere degli effetti prodigiosi e affascinanti. Quando canta pianamente, nell ombra talvolta, quasi la diresti sommersa nella castità del canto, come un piccole flore nell’erba di un prato. Donde, improwisamente, esplodendole intorno la luce, sboccia o si scaglia nella danza e vi rotea dentro e se ne inebbria. Allora intorno al suo caldo corpo vapora, come una nebbia luminosa, innumerevole e fine, la polvere dei riflettori. Una intelligenza guida il ritmo veloce col quale ella concede la persona al suo pubblico; e tutta la composizione dei quadro Isa asservisce al proprio gaudio, ma con uno apparente discrezione che le arreca un tono distinto.

1928 02 04 L Impero Il paradiso delle donne f1

1928 02 04 L Impero Il paradiso delle donne f2

Sull'arte poi del suo compagno, dell'irresistibile Totò è inutile dilungarsi, poichè basta a caratterizzarla quel suo volto cosi mobile e così espressivo, quello sue trovate geniali per le quali da un semplice gesto egli ricava effetti còmici impreveduti. La sua personalità, è talmente spiccata e la sua comicità proviene da fonti così profonde e sincere che anche quando è costretto dalle situazioni creategli intorno dagli autori a dire battute troppo azzardate sa farsele perdonare con l'aggiunta del gesto che le rende più accette alla ipersensibilità dei moralisti.

Affidata a due interpreti di cosi alto valore, «Il Paradiso delle donne», rivista in ventun quadri e... dodicimila costumi, è riuscita facilmente ieri sera, a toccare il porto del successo. E il pubblico, lieto di essersi divertito, non ha lesinato negli applausi a Isa e Totò, alla vivacissima Lises, alla fascinosa, brava, delicata Garzelli, alla Marucco — una negra indiavolata — alla Castellani, alla Dandy, alle squisite e valentissime sorelline Toschi, armoniose ed eleganti nelle loro danze originalissime.

Lugara, Vittorio Vaser, l'Astolfi, il Lombardi, Ernesto Vaser, Camozzo, Prola e Lombardi contribuirono validamente alla buona riuscita del lavoro. Ottimo il corpo di ballo e l'orchestra. Sfarzosissima la messa in scena.

«L'Impero», 4 febbraio 1928


ALL'UMBERTO. — Come è già annunciato questa sena alle ore 21,15 ha luogo la prima ripresa della grandiosa rivista in 3 atti e 16 quadri di Ripp e Del Ami «Mille e una donna». Le parti principali saranno sostenute da Isa Bluette, Totò, Mario Castellani, Minnie Lises, Anna Castellani ecc. Vi agirà l’intera Compagnia e il corpo di ballo al completo capitanato dalle famose ballerine Stellina e Pucci Toschi.

«L'Impero», 11 febbraio 1928


1928-02-12-L-Impero-Mille-e-una-donna

Ieri sera col più lusinghiero esito è stata ripresa, alla Sala Umberto dalla Compagnia di riviste Biuette-Totò la rivista in tre atti e 10 quadri « Mille e una donna ». Non ci stanchiamo di ripetere che oramai le ditta Ripp e Bel Ami ha fatto il suo tempo e a causa della grande feconda produzione è costretta a ripetersi, abusando un po' di vecchi motivi e di risorse e trovate che potevano sembrare originali una diecina d'anni fa. Se ieri sera gli applausi sono stati sinceri e calorosi lo si deve unicamente alla simpatica o nuova comicità di Totò e al brio biricchino e ai sorriso affascinante di Isa Bluette.
Solamente per merito loro il pubblico che affollava ieri sera l’elegante sala di Via della Mercede ha potuto passare allegramente di fronte alla monotonia un po’ troppo melodica e passatista delia « rivistissima » « Mille e una donna ».

Tutti gli altri bravi compagni della Bluette e di Totò, e primo fra questi il Castellani, hanno cercato con tutte le loro forze e con il maggior entusiasmo di sostenere il pesante « mattone » e ci sono magnificamente riusciti.

Il pubblico si è divertito immensamente e i critici si sa, oramai si sono abituali a dir male degli autori e continuano a fare gli scontenti.

Un successo schiettamente personale poi è stato quello di Totò nella riuscita ed originale creazione di « Otello », macchietta di non indifferente valore, tutta basata nella comicità dell’artista, perchè, quest’ultimo non ha ricorso affatto al « trucco » grossolano e pagliaccesco.

Bene ancora una volta Isa Bluette, che anche lei ha saputo incatenare l'« orbetto » con graziose canzoni e ancora più graziosi balletti. Bene come sempre le « maschiette » vivacissime e perfette di ordine. Stasera nella « mattinèe » e alle 21 replica di « Mille e una donna ».

«L'Impero», 12 febbraio 1928


1928 02 14 L Impero Serata in onore di Toto intro

1928 02 14 L Impero Serata in onore di Toto f1

Totò: la parola sembra un sorriso di fanciullo e ricorda instintivamente o qualche cosa di molto infantile o un colpo di grancassa da fiera in un barraccone da fiera paesan. No, non è cosi, non appena si vede Totò vien fatto di esclamare; « Ma come è serio! »

La comicità di questo nuovo « astro » del Teatro di Rivista italiano è spontanea, naturale e soprattutto originale. Cercare di descriverla, di studiarne le parti e di criticarne i difetti è cosa troppo lunga d anche se lo spazio tiranno me io concedesse potrebbe forse riuscire, e perchè no, anche troppo diffìcile per un modesto critico. Mi contenterò di dire che Totò, nelle sue « macchiette » tutte indovinatissime e ricolme di uno spirito fine e simpaticamente signorile, non ha imitato nessuno dei comici, sia dell’operetta che della Rivista, che fino a ieri passavano per la maggiore.

Parliamo un po’ anche dei difetti di Totò, poiché questa « spennellata dai vero » non è un sofiletto reclamistico compiacente più o meno disinteressato come potrebbe sussurrare qualche lingua troppo pagana. Abbiamo detto che Totò è un « astro » nuovo (difatti sono passati appena pochi mesi dal suo debutto nella rivista) e questo è il primo dei suoi difetti, che del resto scomparirà sicuramente col tempo, quando egli avrà anche imparato a non uniformare un po’ troppo, soprattutto in ciò che costituisce la dinamica azione delle sue « macchiette », i suoi personaggi che sono una prova continua dell’arte comica pura, scesvra da istrionismi e da pagliacciate, e della sbrigliata fantasia di quello che abbiamo chiamato il « comico di domani ».

«L'Impero», 14 febbraio 1928


1928 02 15 L Impero Madama Follia Girotondo intro

Il pubblico numerosissimo che convenne ieri sera alla Saia Umberto I per festeggiare Totò rimase otremodo soddisfatto e contento. Rise e si divertì un mondo alle battute comiche dello straordinario, originale artista, che sa profondere a piene mani, da gran signore, la giocondità, e il buon umore. I battimani calorosi e ripetuti con cui fu salutato ieri sera Totò, i diversi doni e i fiori offertigli stanno a dimostrare di quante e vive simpatie egli sia circondato, il successo del lavoro dato ieri sera per la beneficiata di Totò, «Madama Follia», fa si che lo spettacolo si ripete per intero questa sera.

Intanto si preannuncia per domani sera, mercoledi, l’attesa novità «Girotondo», super-rivista di Ripp e Bel Ami con una messa in scena sfarzosa, veramente grandiosa e originale, che in altre città d'Italia ha riportato un clamoroso successo. Giovedì grasso straordinario «matinée» alle ore 5 con « Girotondo ». 

«L'Impero», 15 febbraio 1928


1928 02 17 L Impero Girotondo intro

Ancora una volta — a dispetto di Mariano Cafiero che, non so per quale truculento motivo, li odia ferocemamente — Ripp e Bel Ami hanno dimostrato con piena evidenza di essere gli u-ni-ci autori, in Italia, capaci di ammannire delle riviste agili, leggere, spigliate, ricche di trovatine garbate. di motivetti facili, di macchiette gustose, di danze che escono dallo stile consueto.

Ho detto: gli unici; lo ripeto, e pronostico che tali resteranno... almeno sino a quando non saranno sbucati ad invadere i palcoscenici della rivista italiana — i colleghi De Torres e Simeoni che hanno sparso a piene mani — nei repertori di tutte o quasi tutte le compagnie —mirabolanti copioni d’imminente rappresentazione.

«Girotondo» — si torni all’argomento! - piacevole cocktail di situazioni spassosissime sorrette dal brio di Isa Bluette, dall'inaggettivabile umorismo di Totò, e dalle doti simpatiche di Mario Castellani, è filato via liscio liscio — ieri sera — tra un subisso d'applausi e di bis.

Si fecero notare — oltre i protagonisti — Vittorio Vaser per una indovinatissima truccatura d'apache; la brava Lises; Dino Lugara, Gianni Lombardi, Anna Castellani, Ernesto Vaser, Rita Marucco, Adriana Dandy, e Pucci e Stellina Toschi, ballerine di eccezione. L'orchestra, il corpo di ballo, le luci, i costumi: a posto.

L'incasso: 12.000 lire. Oggi due spettacoli.

«L'Impero», Roma, 17 febbraio 1928


ALL’UMBERTO. — Dato il successo veramente strepitoso di « Girotondo », l'acclamata Rivista di Ripp e Bel Ami si continua a replicare anche stasera.

E' imminente l'andata in scena di « Baraonda » che è una specie di refrain delle migliori e riuscite Riviste di Ripp e Bel Ami, un pot-pourri graditissimo e simpatico.

Continua con grande affermazione di plauso e di consensi il successo di Bluette e Totò.

«L'Impero», 23 febbraio 1928


Alla Sala Umberto la compagnia Maresca, con Isa Bluette e Totò, passa di successo in successo. Debutto con « Madama Follia », seguita da « Il paradiso delle donne », due riviste molto apprezzate dal publico.

Isa Bluette è stata accolta con grandi acclamazioni, e il suo ritorno tra noi ha richiamato in teatro moltissimi ammiratori, che hanno festeggiato la deliziosissima soubrette. Accanto a lei furoreggia Totò, un comico dei più originali e dei più brillanti, che, con le sue singolari trovate e le sue boutades, provoca le più schiette risate e i più calorosi applausi.

Anche gli altri esecutori, la Lises Minnie, la De Rubeis, il Castellani, la Castellani, il Vaser, il Lugara, sono giustamente applauditi, insieme alle prime ballerine Stellina e Pucci Toschi e al danseur Gianni Lombardi.

Fantasmagorica la messa in scena, costumi di una originalità senza precedenti e giovani e belle le ballerine.

«Cafè-Chantant», 28 febbraio 1928


Bologna, 14 (Milg). In questo mese l'Arena del Sole dà una serie di ottimi spettacoli. Attualmente una folla di publico accorre alla compagnia di Achille Maresca e Isa Bluette, sempra bella, gaia, in piena efficienza, è l'aminiratissima insieme a tutte le altre compagne. Finora si sono ripetute le due divertenti riviste: Madama Follia e Paradiso delle donne. Renato Mariani è qui primo attore comico. Il giovane artista si è posto all'altezza della situazione, egli si prepara uno splendido avvenire. Prima avemmo una serie di spettacoli di varietà, e vi trionfò la magnifica Violet Doreen. Poi, annunciato da una mirabolante réclartie, vi doveva dare tre rappresentazioni il comico Grock. Quaranta lire una poltrona! La prima sera (in sabato) molta gente, ma molti vuoti nelle poltrone. E il bellissimo spettacolo di varietà che precedette Grock fu applauditissimo: difatti era composto di ottimi numeri. Il Duo Manetti, i due Caligaris, le girls Bauman, i quadri viventi del dott. Angelus, i cani di Densmore, le danze di Ada e Eddie Daros, i ciclisti Robins, la danzatrice Lolitana... In fine la grande aspettativa... fallita. Grock un trucco, una mistificazione da circo equestre, un artista senza spirito e che suona tre o quattro strumenti... come tanti altrii II pubblico attendeva... ma invano. E fu una disillusione. Si poteva abbandonare il teatro prima che esso apparisse. La seconda sera... domenica... poca gente... e lunedi rappresentazione sospesa.

«Café Chantant», marzo 1928


1928 04 Cafe Chantant Maresca intro

Corre voce che Achille Maresca e il comm. Fiandra porrebbero termine ad ogni contesa fra loro associandosi nella gestione delle due compagnie di riviste Maresca N. 1 capitanata da Isa Bluette e N. 2 con la Ippaviz e Totò. Maresca ne conserverebbe la direzione artistica e Fiandra assumerebbe quella amministrativa.

«Café Chantant», marzo 1928

Le vertenze esistenti fra Umberto Fiandra e Achille Maresca non saranno risolute con l’annunciata fusione della gestione amministrativa delle rispettive compagnie di riviste. L’amico Fiandra ci prega di smentire ogni notizia divulgata in proposito.

«Café Chantant», aprile 1928


Alfredo Orsini, che nella Compagnia Maresca, pare non si trovasse più bene dopo la scrittura dell'artista di varietà Totò, è passato comico della Regini-Lombardo, in sostituzione di Gino Bianchi che è dovuto ritornare con la Compagnia Maresca-Eller.

«Corriere Emiliano», 5 aprile 1928


Questa sera «Girotondo», avrà la sua ultima replica, in onore di Totò.

1928-04-22-Il-Veneto-Girotondo

Lo spettacolo risponde a quella che si chiama comunemente la serata del brillante. Il pienone, quindi, non mancherà, in omaggio alla consuetudine — ma anche perchè il seratante gode e merita le grandi simpatie del pubblico.

Di Totò abbiamo scritto, molto volentieri, nella prima e nell’odierna sua esibizione padovana. Per non ripeterci, aggiungeremo, stavolta, ad un clichè, le impressioni d’un collega romano sull’ artista simpaticissimo.

Totò ha potuto rivelarsi solo il giorno che l’occhio esperto ed accorto di un capocomico intelligente seppe trarlo dall’incerto e vago campo del variété per porlo nel suo naturale regno della rivista. E della rivista Totò, oggi, è il comico più adatto.

Quali sono i mezzi di cui questo singolare artista si serve per suscitare il riso?

Semplici in apparenza, ma complicati nelle origini e portati a quel punto di grande naturalezza [...], solo attraverso uno studio paziente e tenace.

Allorché egli si presenta in scena, con quel suo passo elastico, un’ondata di buonumore si diffonde per la platea e gli animi si apparecchiano alla più spensierata giocondità. Il suo ingresso è un impegno a far trascorrere tre ore di buon umore — e non viene inai meno alla promessa.

E’ innegabile che in Totò è insito il senso più spinto della parodia: nelle sue interpretazioni si può magari scorgere la imitazione — ma ampliata, deformata, resa grottesca nell’espresso giuoco scenico in cui la smorfia, lo strizzare d’un occhio, il dimenare del capo esulano dal lazzo pagliaccesco per assumere una loro proprio fisionomia artistica.

Sfidiamo l'uomo più ipocondriaco a conservarsi tale alla presenza dell'originalissimo e giovane attor comico napoletano che porta perennemente con sé il fresco sorriso della sua terra che pure è stata ed è feconda di tali eccellenti artisti.

Totò non è più l'interprete, ma il collaboratore prezioso degli autori; egli non è pago [...] Sono silenzi sapienti, è il dimenare comico della persona, un seguito di gesti più eloquenti di venti battute di spirito.....

«Il Veneto», 22 aprile 1928


1928-04-24-Il-Veneto-Mille-e-una-donna-Baraonda

Totò, al secolo Antonio Clemente. Il quale da qualche sera, va divertendo il pubblico del nostro Garibaldi. Artista di razza, Totò può bene vantarsi di saper salvare una situazione come una rivista. Meraviglioso nel trucco, crea una serie di macchiette gustosissime, diffondendo la risata anche tacendo. Accanto a lui, con riorse un po’ differenti, ma pur sempre irresistibili, trionfa deliziosamente Isa Bluette.

Mille ed una donna è un lavoro che vale pochino. Ma Isa Bluette e Totò rimangono due elementi eccezionali. Questa sera li vedremo in Baraonda.

«Il Veneto», 24 aprile 1928


Ancona, 5 (Passerini) Teatro delle Muse. Solo una super compagnia di riviste poteva permettersi il lusso di debuttare al nostro massimo condominale, un teatro quasi esclusivamente adibito a grandi spettacoli lirici oppure a concerti e frequentato perciò abitualmente da un publico arcigno, severo, contegnoso. Ma la signorile eleganza, il brio spumeggiante di Isa Bluette di questa bellissima ed incontrastata regina della rivista àn vinto incondizionatamente e Paradiso delle donne, Madama Follia, Baraonda e Girotondo sono stati autentici successi per la grande soubrette, per la brava Minnie Lises, per le ballerine Stellina e Pucci Toschi, per i comici Mariani, Alessio, e Waser. Benissimo l’orchestra diretta dal m. Capellan. Una parola di viva lode va all'impresario Splendiani il quale ci ha procurato sempre spettacoli degni di una grande città. Nessuno meglio di Lui può farci sentire ottime compagnie perchè egli con giovanile baldanza, con intelligente attività à esteso il suo lavoro teatrale a tutta la regione Marchegiana, controlla altri teatri delle regioni viciniori e quindi non a torto gli amici scherzosamente lo chiamano il Paradossi delle Marche.

«Café Chantant», 15 maggio 1928


1928 06 02 Il Lavoro Girotondo intro

Con Girotondo, la nota rivista di Ripp e Bel Ami, ha iniziato ieri sera l'annunciato corso di recite straordinarie al «Genoves » la Compagnia di operette e riviste di Achille Maresca, alla quale il pubblico che affollava la sala ha tributato le più calorose e simpatiche accoglienze. Il lavoro, presentato in pittoresca cornice, con sfarzo di scenari e di costumi, ha rinnovato il successo ottenuto in precedenti edizioni, e tutti gli esecutori sono stati fatti segno a cordiali dimostrazioni di simpatia.

Angela Ippaviz, sfolgorante nelle sue capricciose toilette, ha sfoggiato un brio e una vivacità eccezionali, cantando, recitando e danzando con arte squisita e con signorile eleganza. Al suo fianco si è fatta apprezzare, ed applaudire Elsa Ferri, che porta in questa Compagnia una nota di grazia e di freschezza, e che ha concesso alla parte le risorse del suo canto gioioso e della sua verve spumeggiante e birichina. Il pubblico ha fatto la conoscenza di un giovanissimo attore brillante: Carlo Barbetti, che ha dato un ottimo rilievo alla parte, in una linea comica piena di misura e di distinzione.

L'inesauribile Totò ha tenuto in allegria il pubblico tutta la sera coi suoi lazzi, i suoi couplets, i suoi atteggiamenti scenici originalissimi, e accanto a questi maggiori attori hanno raccolto vivi battimani la Fioretti, i De Rubeis, il Galliano, il Manfrino, la Galliano, la Ferri Junior, il D'Aste, il Gargano. Divertentissimi Romigioli e Sister Isabet nelle loro eccentricità e bizzarrie, bene affiatato il corpo danzante.

L'orchestra suonò con slancio e vigore, sotto l'energica bacchetta del maestro Rizzola. Questa sera replica.

«Il Lavoro», 2 giugno 1928


1928 06 12 Il Lavoro Il paradiso delle donne intro

Ostico ci è riuscito scrivere nel titolo di queste brevi note di recensione la seconda riga che cita il nome degli autori, rinomati e celebri per tante altre produzioni del genere, caratterizzate sempre da gran successo. Davvero in quell'intruglio di attuazioni e di scene banali non abbiamo saputo riconoscere, se non a fugacissimi sprazzi, lo stile e la marca « rippbelaminiani »! Meglio perciò non proseguire oltre nella disamina, e notare che la rivista (se tale ossa si può chiamare, o meglio, usando tale nome per definire in questo caso una « suite » di numeri di varietà), è stata messa in scena con ricchezza e buon gusto di costumi ed è stata egregiamente eseguita dagli attori tutti.

li pubblico infine ha in complesso applaudito il lavoro ed anche tale elemento fa passare sopra a tante cose e ne fa tacere tante altre. Citeremo fra gli interpreti: Angela Ippaviz, danzatrice briosa e cantatrice seducente; Elsa Ferri, irrequieta commére; Totò, lepidissimo come sempre; la De Rubeis ed i Marchetti, Manfrino, Barbetti, Gargano, ecc. Una lode speciale a Romigioli ed alle « Sisters lsabet » che costituiscono un numero di varietà veramente interessante e di valore. Buona l’orchestra diretta dal maestro Rizzola. Da stasera le repliche.

F.M., «Il Lavoro», 12 giugno 1928


1928-06-21-Il-Lavoro-Santarellina

Totò, l'inesauribile alimentatore di gaiezza sulle scene del «Genovese» darà questa sera il proprio spettacolo d'onore, presentandosi — sotto le vesti di Celestino e di Floridoro — nella vecchia e sempre airzillotta Santerellina di Hervé.

La simpatia che lo spassoso artista gode nel nostro pubblico, e la curiosità di conoscerlo sotto un nuovo aspetto della sua poliedrica comicità, richiameranno senza dubbio un pubblico numeroso e plaudente.


A vedere la fiumana di gente che ieri sera si riversava al «Genovese» si sarebbe potuto credere alla rappresentazione di chissà quale importante novità. Si dava invece la non più giovane ma sempre gloriosa Santarellina di Hervé, e lo spettacolo era in onore del comico Totò, che vi riscosse battimani a iosa, suscitando nella folla imponente il più schietto buonumore.

Egli allietò la parte di Celestino di una pazza vivacità e di una irresistibile vis comica, ricevendo le più calde dimostrazioni di simpatia e l’omaggio di fiori e doni. Angela Ippaviz concesse al personaggio della protagonista molta grazia e molta malizia, sfoggiando una deliziosa birichineria, che le fu ripagata di copiose approvazioni.

Un'affascinante Corinna Elsa Ferri e ottimi tutti gli altri: dal De Rubeis, un sobrio e spassoso Maggiore, al D'Aste, dotato di pregevoli mezzi vocali, alla brava De Rubeis, al Marchetti, al Manfrino, alla Fioretti, alla De Santi, al Barzacchi. L'orchestra fu guidata con vigile bacchetta dal valente maestro Rlzzola.

A richiesta generale questa sera Santarellina si replica, mentre si annuncia per domani sera la prima rappresentazione di Margery, operetta trepidante in tre parti e cinque quadri di Yvan Darclée, con adattamento ritmico di G. Cortesi.

«Il Lavoro», 21 e 22 giugno 1928


1928 06 23 Il Lavoro Margery intro

La Compagnia di Achille Maresca metterà in scena questa sera al «Genovese» la nuovissima operetta trepidante in tre parti e cinque quadri, del maestro Yvan Darclée, Margery. Il secondo atto è costituito da uno sketch musicate sinfonico descrittivo, per l'azione comica che collega la prima e la seconda parte dell'operetta, con cori in orchestra. Sarà protagonista del nuovo lavoro, messo in scena con sfarzo di scene e di costumi, Angola Ippaviz, che avrà a collaboratori la Ferri, Totò, il Barbetti, il D'Aste, i De Rubeis, Romigioli, Sistcr Isahet e gli altri artisti.

Maestro concertatore e direttore d'orchestra cav. uff. Luigi Rizzola.

«Il Lavoro», 23 giugno 1928


1928 06 24 Il Lavoro Margery intro

Il maestro Yvan Darclée ha scritto il libretto e la musica di questa Margery, che — rappresentata la prima volta a Venezia la scorsa primavera — ha chiesto ieri sera al pubblico genovese, il suo «lasciapassare» nel regno dell'operetta. E il pubblico glie l'ha concesso — pur con qualche riserva — a suon di battimani e richieste di bis.

Il canovaccio del lavoro trae lo spunto dall'incontro di Margery, figlia dell'editore di musica Drymond col giovane compositore Harry Ferton, che, durante un temporale, ha offerto rifugio, sotto il proprio ombrello, alla bella sconosciuta. L'episodio è già dimenticato, quando un bel giorno Harry Ferton si presenta in casa Drymond per offrirgli la pubblicazione di un suo lavoro, ed e ricevuto — in assenza deli editore — da Margery. I due non tardano a riconoscersi, e quello che accade è facile supporre.

Un idillio fiorisce, e poiché Ferton è informato che in casa Drymont si darà prossimamente una festa da ballo, egli riesce a introdursi — sotto mentite spoglie — nella sala, e, accompagnandosi col piano, sospira una languida canzone d'amore per la bella Margery. L’indesiderato ospite viene cacciaio dalla sala, e Dryuioud pronuncia il suo veto più assoluto a qualsiasi relazione tra la figlia e lo spasimante Ferton.

Le vicende si complicano ancora coll'opposizione di Drymoud al matrimonio della sua dattilografa col poeta Tully, il quale si allea a Ferton per una lotta contro... il nemico comune. Per colmo di disavventura questi la rompe anche con un suo concorrente, che ha pubblicato una romanzi di Harry Ferton dedicata a Margery. Un finimondo. Ma il cielo si rischiara improvvisamente sulla spiaggia di Atlantic City, dove i due editori sognano un patto di cordiale amicizia e le due coppie d'innamorati possono finalmente coronare il loro sogno di felicità.

Lo svolgimento del soggetto, con l'intreccio dei casi, determina, qua e là, qualche piacevole situazione, rendendo meno sensibile la pesantezza di altri quadri del lavoro, apparso — nel suo complesso — piuttosto massiccio e scarso di vis comica.

L'operetta è intessuta prevalentemente sui ritmi del jazz, a temi sincopati, con ossessioni ritmiche, ma con oasi di piacevoli arie, di romanze e duetti sentimentali, di valtzer, di frammenti melodici, interscadisi con quelli chiassosi, e intesi a imprimere all'azione come una frenesia di sarabanda.

I motivi si succedono cosi, senza troppe novità, ma rapidi, disinvolti, spavaldi, in una corsa sfrenata verso il lieto fine della baldoria, non senza disorientare discretamente il pubblico, non ancora completamente addestrato a certe forme di musica... trepidante.

L'esecuzione è apparsa colorita e indiavolata da parte della Ippaviz, una Margery vivace e spigliata, della Ferri, deliziosa e piena di fascino, del tenore D'Aste, dotato di pregevoli mezzi vocali e scenici, di Totò distintosi, come ai solito, per la sua espressiva comicità, del Barbetti che compose una gustosissima macchietta di detective.

Accanto a loro si sono fatti apprezzare i De Rubeis, il Galliano, la Salvatori, e gli altri tutti. Messa in scena doviziosa, ricchi i costumi e di bell'effetto le danze e le varie figurazioni.

Una parola di viva lode merita il maestro Rizzoia, sotto la cui guida pronta e intelligente l'orchestra diede il maggior risalto a tutta la partitura. Da oggi le repliche.

«Il Lavoro», 24 giugno 1928


1928 08 Cafe Chantant Madama follia Paradiso delle donne Santarellina Girotondo intro

All’Eldorado Lucia, grande folla ogni sera per le rappresentazioni della compagnia Maresca. Sono state fino ad ora presentate varie suggestive riviste accolte dal pubblico con grande favore ed insistenti richieste di bis. Fra gli elementi di maggiore rilievo, balza imponente la figura del Totò, il dinamico, l'elastico l'inesauribile comico che nel campo della rivista moderna ha conquistato oggi uno dei posti migliori. Con lui vibrano di tutte le suggestioni la deliziosa soubrette Angela Ippaviz e le sorelle Ferri, due autentiche promesse che uniscono ad un'arte birichina e scintillante di grazia, una bellezza non comune.

Il trio Romigioli ha ritrovato tutte le vecchie simpatie, che lo hanno sinceramente applaudito per la perfetta esecuzione delle danze e per le spiritosissime canzoni del Romigioli che si è ancora dimostrato un attore di linea. Le mille e una donna, Girotondo, Madama Follia, Santarellina, Clò Clò ed altri sceneggiati con gusto e ricchezza di particolari hanno francamente divertito gli spettatori per merito dei principali esecutori, coadiuvati efficacemente dalle seconde parti e da uno stuolo di belle ragazze, bene inquadrate e molto carine.

Vive approvazioni per la mise en scéne, per il giuoco delle luci che predomina in ogni lavoro e pieni consensi anche per l'affiatamento generale, dovuto ad una mente direttiva molto esperta in materia. Ottima la orchestra diretta dal m. Bazan.

La compagnia Maresca terminerà il pross. 2 settembre ed il 3 riprenderanno gli spettacoli di arte varia con la rentrée di Evelyn Dove, Gil and Blas, Clely Fiamma e le sue 6 girls, e Fiamette Hildegarde con le 12 girls.

«Café Chantant», agosto 1928


1928 09 04 L Impero Madama Follia intro

Venerdì prossimo, 7 settembre, avrà luogo al Teatro Adriano l'atteso debutto della primaria compagnia italiana operette e riviste dei cav. Achille Maresca, ben nota al pubblico di Roma per averla spesso ammirala per la ricchezza delie sue messinscena ed il brio indiavolato delle sue interpretazioni.

Fanno parte della Compagnia nomi molto cari ai romani, come Angela Ippaviz, Elsa Ferri, Minnile Lises, Alba de Rubeis, l'inarrivabile Totò, Alfredo Orsini, Galliano Salvatori, Dino Lugara e Antonio De Rubois, e un complesso di 12 girls, 12 ballerine, 10 generiche. L'orchestra sarà diretta dal maestro cav. uff. Luigi Rizzola.

Vario e attraente è il repertorio, fra cui sono comprese interessanti novità. Di Ripp e Bel Ami saranno date : «Girotondo», «Madama Follia», «Mille e una donna», «Paradiso delle donne», «Si, si Susette», «La nuova Boheme»; di Massera sarà data «Peccati e poi virtudi»; di Franz Lehar «Clò clò»; di Gilbert «Katia la ballerina» e di Daralbo «Marger».

Il debutto avverrà con «Madama Follia» rivista in 3 atti e 21 quadri di Ripp Bel Ami. Al cav. Achille Maresca i nostri migliori auguri.

«L'Impero», 4 settembre 1928


1928 09 05 Il Messaggero Madama follia intro

Come abbiamo già annunziato, venerdì debutterà all’Adriano la compagnia di riviste e operette di Achille Maresca, con la graziosa rivista «Madama Follia» di Ripp e Bel Ami. La Compagnia Maresca è composta di noti e stimati artisti, fra cui le signore Angela lppaviz, Elsa Ferri, Minia Lises, De Rubeis, il comicissimo Totó, Alfredo Orsini, Galliano Salvatori, Dino Lugara e Antonio De Rubeis.

Durante la stagione, di circa un mese, la Compagnia metterà in scena parecchie novità e riprenderà i lavori più applauditi dei suo attraente repertorio. L’allestimento scenico sarà accuratissimo e sfarzoso. Il maestro Luigi Rizzola dirigerà l'orchestra, i prezzi saranno, come sempre, popolarissimi.

«Il Messaggero», 5 settembre 1928


1928 09 08 Il Messaggero Madama follia intro

La nota rivista «Madama follia» con cui ieri sera la compagnia di Achille Maresca iniziò i suoi spettacoli ritrovò lo stesso, completo successo già riportato su altre scene della nostra città. Il pubblico, che affollava il Teatro, ne applaudì calorosamente i vari quadri, il cui allestimento riuscì di grande effetto, sia per la bellezza degli scenari, che per la ricchezza, l'eleganza dei costumi.

Si può ben dire che la rivista, in grazia dell'esecuzione, che fu inappuntabile, brillantissima, appare come una novità. Le scene comiche, inframezzate da graziosi ballabili eseguiti con grande entrain da un agile e ben scelto corpo di ballo. I couplets spesso indovinatissimi, su motivi piacevoli, orecchiabili, costituirono la maggiore attrattiva di questa rivista, gli elementi per divertire il pubblico. Piacquero soprattutto i finali del primo tempo e del secondo atto, Gli stornelli, le canzoni della Pupa, di Collegno, le danze dei soldatini, di cui si volle il bis fra un vivo entusiasmo.

La protagonista era Angela Ippaviz, ottima cantante danzatrice che, presentatasi sotto varie spoglie, fu ammiratissima specie nelle vesti di una incantevole Pupa. Con lei ebbero pure i maggiori onori Elsa Ferri, Minia Lises, due artiste piene di charme e riportò poi un caloroso successo l'artista Totò, per le sue riuscitissima marchette e per la sua graziosa comicità. Ottimo l'orsini è molto bene i coniugi De Rubeis e il Galliano.

Si tratta quindi di uno spettacolo messo in scena sfarzosamente, esilarantissimo ed eseguito con brio e comicità, che richiamerà certamente un grande concorso di pubblico nelle repliche, a cominciare da stasera.

«Il Messaggero», 8 settembre 1928


1928 09 09 Il Messaggero Madama follia Girotondo intro

Ieri sera la replica di Madama Follia vennne accolta assai lietamente. Totò, colle sue gustose comicità fuesilarantissimo; Angela Ippaviz si riaffermò una protagonista superba; Alfredo Orsini, Elsa Ferri, Minia Lises e il Galliano al distinsero pure in modo particolare. Assai ammirato l'allestimento scenico e benissimo le danze. Oggi, alle 15 e alle 21 doppia replica.

Domani Girotondo, rivista in tre atti e 26 quadri, di Ripp e Bel Ami. Vi prenderanno parte: Angela Ippaviz, Totò, Alfredo Orsini, Elsa Ferri, Minia Lises, il Galliano, il Lugara e i coniugi Rubeis. Dirigerà l'orchestra il maestro Luigi Rizzola.

«Il Messaggero», 9 settembre 1928


1928 09 12 Il Messaggero Girotondo intro

La sconda repilica di Girotondo con un teatro quasi esaurito ha riconfermato il grandioso successo ottenuto alla première. Ne poterà estera differentemente per le grandiosità dello spettacolo, par la impeccabilità dell'esecuzione da parte di tutti gli interpreti, per lo smagliante sfarzo di costumi, di scene, di luci e di colori. Tutto è stato gustato; ogni sketch, le dante graziosissime, i quadri di assieme, i finali veramente degni di grandi teatri parigini.

E come sempre Angela Ippaviz ha ottenuta larga messe di applausi che ha fraternamente diviso con l'inesauribile e comicissimo Totò, con l'aristocratico Orsini, la bella Ferri, la gentile Lises, ecc. L'orchestra come sempre ha filato egregia, sotto l'abile bacchetta del maestro Rizzola.

«Il Messaggero», 12 settembre 1928


1928 09 12 L Impero Girotondo intro

Ieri sera al Teatro Adriano, la compagnia di Riviste dal cav. Achille Maresca , ha dato la brillantissima rivista di Ripp e Bel Ami «Girotondo». In questa seconda produzione la Compagnia Maresca si è maggiormente affermata, dando una perfetta impressione di quello che e possibile ottenere, in questo genere di teatro, da una buona compagine di artisti, con mezzi non lesinati e con una direzione ispirata al massimo buon gusto.

Angela lppaviz, che non per nulla è chiamata la soubrette viennesissima, ha dato sfoggio alle sua magnifiche qualità di cantante, di dicitrice e di danzatrice brillante ed effervescente; è stata molto applaudita e festeggiata. Questa sera «Girotondo» si replica alle ore 21.

«L'Impero», 12 settembre 1928


Alfredo Orsini, è stato scritturato nuovamente da Achille Maresca, in sostituzione del comico Totò, che ritorna al varietà. Sembra che il Maresca intenda lasciare il genere rivista, per l'operetta.

«Gazzetta di Parma», 13 settembre 1928


1928 09 16 Il Messaggero Madama follia Girotondo Mille e una donna intro

La rivista «Madama Follia» ebbe ieri sera — come sempre — lietissime accoglienze. Il pubblico si divertì un mondo e applaudì sopratutto Angela Ippaviz, protagonista deliziosa, l'esilarante Totò, Alfredo Orsini, Elisa Ferri e Minia Lises.

Oggi, alle 17, «Girotondo» e alle 21 l'ultima replica di «Madama Follia».

Domani: «Mille e una donna», rivista in tre atti e 21 quadri di Ripp e Bel Ami, allestita sfarzosamente. Vi prenderanno parte: Angele Ippaviz, Totò, Alfredo Orsini, Elsa Ferri, Minia Lises, il Galliano, il Lugara e i coniugi De Rubeis. Dirigerà l'orchestra il maestro Luigi Rizzola.

«Il Messaggero», 16 settembre 1928


1928-09-18-L-Impero-Toto

Si può, mentre l'attor comico si inchina dinanzi all'entusiasmo della platea, meditare sull'importanza di certe risate. Queste, per esempio, che scrosciano nel teatro folto e che sembrano vibrare lunghissime anche nella calma che le segue, hanno l'importanza dell' «aria aperta», hanno l'importanza del «naturale».

E si può lodare lo stimolo: questo che ci guarda con gli occhi roteanti in uno stupore gioioso, che gira e rigira fra le mani il cappello a barchetta e che guizza in contorcimenti ardui in pose inverosimili; serio, aristocratico, stranamente grave, come se il cervello lo avesse disteso sotto l'epidermide. Totò...

1928 09 18 L Impero Madama Follia Toto intro

Salutiamo Totò, comico italiano, comico fascista, come si saluta un'espressione limpida, giovane, sana della nostra razza: salutiamo Totò, come si saluta un campione di virtù fisica, un ginnasta dell'arguzia, un funambolo vertiginoso dell'allegria. E vogliamo definire Totò non giullare che si sbocca per il sollazzo per le plebi - la sua valentia può fare a meno dei [...] - ma sintesi estrema di caratteri vivi, campionario violento di colori che si fanno più fievoli nelle diuturne metrature della realtà.
Si ride! Meditiamo sull'importanza delle risate...

D., «L'Impero», 18 settembre 1928


1928 09 18 Il Messaggero Mille e una donna intro

Ieri sera ebbe luogo all'Adrlano la ripresa della rivista «Mille e una... donna», che — com'era da prevedere — riuscì graditissima, trattandosi di un lavoro molto brillante, composto di numerosi quadri, in cui gli autori Ripp e Bel Ami hanno fatto sfoggio della loro fervida fantasia. Le attrazioni più bizzarre, le scene comiche, le macchiette, i ballabili si succedettero sempre nel modo più felice suscitando il maggiore divertimento nel pubblico — accorso foltissimo — che proruppe spesso in calorosi, prolungati applausi. E gli applausi furono diretti anche alla Compagnia, che — secondo il suo costume — allestì la granosa rivista con ricchezza e buon gusto, e che ne diede un'esecuzione vivacissima.

Tulli gli artisti infatti gareggiarono in brio e comicità, e fra essi si distinsero Angela Ippaviz, che cantò felicemente e danzò con grande entrain fra il vivo entusiasmo del pubblico; l'Orsini, presentatosi nelle spoglie di vari personaggi con la maggiore efficacia; il Galliano, che sostituì ottimamente il Totò indisposto ed ebbe grandi feste; le brillantissime artiste Fini, Lises, i bravi coniugi De Rubeis e il Lanzara.

Benissimo tutto il corpo di balloe l'orchestra diretta dal maestro Rizzola. Stasera prima replica.

«Il Messaggero», 18 settembre 1928


1928 09 21 L Impero Il paradiso delle donne intro

La brillante Compagnia Maresca ha presentato ieri sera al Teatro Adriano l'originale rivista di Ripp e Bel Ami «Il Paradiso delle donne» ed ha riportato un successo pieno e completo, sia per la compagine della Compagnia, davvero ammirabile per l'affiatamento, che per la sfarzosa messa in scena, che ha superato le migliori aspettative

Angela Ippaviz, nelle sue svariate creazioni e interpretazioni, ha fatto rifulgere tutta la grazia e tutto il fascino di cui è dotata. Il pubblico che gremiva l'’Adriano non si stancava mai di festeggiarla e di applaudirla, tanto che sono stati parecchi bis reclamati e concessi. Ottimamente l'Orsini, nella sua signorile giocondità, il Galliano, nelle sue grottesche manifestazioni, la graziosa Ferri, la Lises, i coniugi De Rubeis e il Lugara.

Molto bene anche l'orchestra sotto l‘abile direzione del maestro Rizzola. Oggi, per il XX Settembre, due grandiose rappresentazioni: alle ore 17 con «Mille e una donna» e alle ore 21 con la replica di «Paradiso delle donne».

Domani sera serata in onore di Totò.

«L'Impero», 21 settembre 1928


1928 09 28 Il Messaggero Peccati e poi virtudi intro

La nuova produzione eseguita iersera al Teatro Adriano, la quale è stata accolta con calorosi applausi da un pubblico straordinariamente numeroso, risponde fino ad un certo punto alla definizione datale dagli autori: infatti più che rivista vera e propria, essa appare una serie di numerosi quadri che si seguono rapidamente senza che riesca agevole trovare un collegamento fre essi, un filo conduttore che dia allo spettacolo una vera organicità.

Inoltre le singole pagine musicali, siano pezzi a solo, duetti, terzetti, cori, concertati, hanno come elemento essenziale, iniziante, omogeneo, la danza, in espressioni non abbastanza differenziate: atteggiamenti e movimenti dei solisti e della massa si ripetono la guisa da produrre visioni, che assumono varietà e interesse quasi esclusivamente per la vaghezza, la ricchezza e spesso anche l'eleganza dei costumi.

Alcuni quadri in cui si delinea una ragione satirica e parodistica, hanno ottenuto il maggior successo, principalmente la parte che sfrutta talune contraddizioni, ad arte rese caricaturali, della attuale situazione internazionale, è svolta con spirito; il ravvicinamento di figure attuali, ben note, con personaggio di altri tempi (Cicerone, il crociato, Robespierre, Otello) dà luogo a scene gustose. Il sentimento patriottico, con i canti che vanno più direttamente al nostro cuore, con l'apoteosi dell'Italia nel trionfo del ... contribuisce a far applaudire il lavoro.

La musica non è molto nuova e si risente della limitata novità dell'azione scenica: la pagine più gradite sono quelle derivate da note produzioni: nel complesso però procede scorrevolmente, e la batteria concorre spesso a darle attività ritmica.

La Compagnia ha inscenato sontuosamente la rivista: gli artisti hanno recitato, cantato e soprattutto danzato con molto impegno e abilità: ricordiamo in primo luogo Angela Ippaviz, ammirata assai come «Ultima moda», «Italia», «Elettricità», «Purità»: Totò, esilarantissimo soprattutto nella macchietta della «Baiadera»: Alfredo Orsini, Elsa Ferri, Minia Lises, Salvatori, Marchetti e gli altri tutti. Ripetuti tra insistenti applausi molti pezzi e soprattutto le parate muliebri abbondanti... sotto ogni aspetto.

I tre autori, sebbene più volte chiamati, non si sono presentati al proscenio a raccogliere le frequenti acclamazioni, diciamo i "tre", perchè l'unico nome che figura sul cartellone - Masera - è formato dalle tre sillabe iniziali di due giovani colleghi in giornalismo, Marchesotti e Rapetti, e dal Maestro Segurini, autore della musica. Il Maestro Rizzola ha diretto la rivista con grande impegno ed efficacia

«Peccati e poi... virtudi» si ripete stasera, ed avrà certamente molte altre repliche.

«Il Messaggero», 28 settembre 1928


Tra gli spettacoli attuali troviamo in prima linea quelli dell’Adriano con la compagnia Maresca. Il vasto teatro dei Prati è ogni sera esauritissimo, avendo il bollente Achille l'accortezza di adottare i prezzi di anteguerra.

Madama Follia, Girotondo e Il Paradiso delle donne hanno ottenuto un bellissimo successo, mercè la sfarzosa messa in scena e l'esecuzione pregevole da parte di tutti gli artisti. Angela Ippaviz è una soubrette piena di fascino e di charme, e canta e balla deliziosamente. Accanto a lei troviamo in pieno risalto la Ferri, la Lisy, i coniugi De Rubeis, i comicissimi Orsini e Galliano che fanno a gara entrambi per suscitare ilarità grandissima, col Longara e tutti gli altri.

Benissimo l'orchestra diretta dal maestro Rizzola, i cori e il corpo di ballo. Bis a non finire e chiamate innumerevoli.

«Café Chantant», settembre 1928


ALL'ADRIANO la replica di «Si, si... Susette», la nuovissima rivista di Ripp e Bel Ami, ebbe rinnovato ieri il successo della prima rappresentazione e il pubblico, che gremiva letteralmente il teatro, richiese una quantità enorme di bis, tributando calorose accoglienze a tutta la Compagnia Maresca. Angela Ippaviz, la brava soubrette della Compagnia, riportò un grande successo in tutte le sue diverse manifestazioni. Fu bene coadiuvata dalla Lises, dalle due Ferri, da Orsini, da Totò, da Galliano [...] Questa sera lo spettacolo si replica.

«Il Messaggero», 6 ottobre 1928


I nomi di Ripp e Bel Ami e la sempre maggiore simpatia con cui l'ottima compagnia diretta da Achille Maresca viene seguita nelle sue accurate esecuzioni, hanno richiamato ieri sera all'Adriano elegante e numeroso pubblico. Il successo è stato pieno e completo: applausi insistenti al terminar d'ogni quadro e numerosa richiesta di bis hanno sanzionato il valore della musica semplice, melodica e ricca, staremo per dire anche troppo, di numeri orecchiabili [...]. Nella successione dei quadri variatissimi e pieni d'originale eleganza ha signoreggiato la irresistibile comicità del simpatico Totò che ha messo in particolar rilievo le non poche battute di spirito del libretto [...].

«La Tribuna», 7 ottobre 1928


La serata d'onore di Totò all'Adriano. Questa sera si replicherà ancora « Si, si, Susette », per la serata in onore del comicissimo Totò il quale, per l'occasione si esibirà in alcune delle sue caratteristiche macchiette. Sarà certamente il trionfo del buonumore.

«L'Impero», 9 ottobre 1928


1928 10 12 L Impero Si si Susette intro

In queste ultime rappresentazione della Compagnia Maresca il Teatro Adriano si riempie automaticamente tutte le sere e infiniti sono gli applausi che continuamente sono tributati agli artisti tutti e in special modo alla dinamica e briosa soubrette Angela Ippavitz.

Venerdì prossimo si avrà la serata in onore del simpaticissimo Totò, il comico eccezionale dalla più irresistibile ilarità. Totò dirà, anzi mimerà, della macchietta speciali e siamo sicuri che per l'occasione tutti i desiderosi di un po' di buonumore si daranno convegno al Teatro Adriano per passare tre ore di vero godimento.

«L'Impero», 6 ottobre 1928


Con un teatro gremito ieri sera si è data la serata in onore di Totò, che per tre ore di seguito ha fatto regnare la più schietta ilarità. Molti applausi sono stati tributati al seratante, molti fiori e anche parecchi doni.

«Il Messaggero», 13 ottobre 1928


1928 10 14 L Impero Si si Susette intro

Con un teatro gremitissimo ieri sera si è data la serata in onore di Totò, il simpatico e inarrivabie Totò, che per tre ore di seguito ha fatto regnare la più schietta ilarità. Molti applausi sono stati tributati al seratante, molti fiori e anche parecchi doni.

Questa sera si replicherà per la decima volta la brillantissima rivista di Ripp e Bel Ami, «Si, si, Susette», che ha segnato il piu grande successo della stagione.

«L'Impero», 14 ottobre 1928


La compagnia di Achille Maresca ha dato all'Adriano due nuove riviste per Roma: «Peccati e poi... viriudi» di Masera e «Si, si Susette» di Ripp e Bel Ami, entrambe accolte con lusinghiero favore. Al successo ha contribuito la sfolgorante messa in scena e l'esecuzione briosissima da parte di tutti gli artisti. Angela Ippaviz, nelle sue innumerevoli trasformazioni, è sempre quell'artista deliziosa che tutti conosciamo; e Totò, originalissimo come sempre, l'Orsini, la Minia Lises, le due vivacissime Elsa e Nella Ferri, il Galliano, il Lugara, la De Rubeis, sono meritevoli di tutti gli applausi del publico. Ottimo il corpo di ballo numeroso e giovanissimo, e ricchissimi i succinti costumi.

L'orchestra, diretta dal maestro Rizzola, fila benissimo.

«Café Chantant», 15 ottobre 1928


1928 10 15 Cafe Chantant Maresca Toto intro

L’ottimo Totò che tanto deliziò le folle, con la compagnia di riviste Maresca, ha lasciato in questi giorni il suo capocomico per rientrare nelle file del varietà, sicuro di ottenere buone scritture e nuovi allori. Da Roma sappiamo che Totò è ancora con Maresca.

«Café Chantant», 15 ottobre 1928


1928 10 23 L Impero Si si Susette Monna Eva intro

All'Adriano le repliche della brillantissima rivista di Ripp e Bel Ami «Si, si, Susette» vanno sempre a gonfie vele e il pubblico che affolla il teatro non si stanca mai di applaudire Angela Ippaviz che è una soubrette indiavolata, la Lises, Alfredo Orsini e il comicissimo Totò.

Domani sera avremo la prima novità della stagione con «Monna Eva», la fiaba ultraterrena di Paolo Reni. Questa rivista è stata data ultimamente a Milano, al Lirico, dalla stessa Compagnia Maresca, ed e stata accolta dal più caloroso successo.

1928 10 22 L Impero Si si Susette Angela Ippaviz f1

Paolo Reni riproduce in «Monna Eva» press'a poco li Paradiso Terrestre, e c'è, fra satanelli e serpentelli, nostra signora Eva accanto all'ortolano Adamo, col relativo pomo e il resto. Poi Eva, come in un sogno, fa una corsa a traverso il mondo e diventa la donna più notevole di tutte le epoche. Questo argomento già attraente per sè stesso,è illustrato dalle gaie musiche di molti autori moderni: Mascheroni, Pietri, Lanzetta, Schinelli, Mignone, ecc.

Questa sera ultima replica di «Si, si, Susette».

«L'Impero», 23 ottobre 1928


1928 11 06 Il Lavoro Si si susette intro

«Si.. si... Susette», la spigliata rivista di Ripp e Bei Ami che già tanto suocesso ottenne lo scorso anno, è stata, nella nuova edizione della Compagnia Maresca, ancora migliorata. Affiatamento nell'escecuzione, doti magnifiche degli interpreti tutti, dalle bravissime «prime parti» al corpo di ballo formato da un nucleo di formose e ben tornite ragazze, messa in scena di buon gusto e lussuosa, costumi sgargiami, indovinati, fanno di questo spettacolo il passatempo ideale per il pubblico che, attratto anche dai prezzi ragionevoli ed equi, corre in massa ad applaudirlo.

Tre esauriti hanno difatti contrassegnato le recita di sabato sera e quelle del di festivo: un altro bel teatrone pure ieri sera. La massa entusiasta degli spettatori ha vivamente acclamato Ippnaviz, Alfredo Orsini, Totò, Elsa Ferri, la Lises, i De Riseis, Lugara e gli altri tutti bravissimi, in una col maestro Rizzola direttore dell’otlirna orchestra

Questa sera altra replica di «Si, si... Susette». La Compagnia, che si tratterrà a Genova fino al 14 corrente, annnucia come prossima l'andaia in scena di una rivista nuova per l'Italia: «La reginetta del charleston» di Manca e Refrain, musica del maestro Fragna.

«Il Lavoro», 6 novembre 1928


1928 11 10 Il Lavoro La stella del Charleston intro

La nostra città, ha ormai assunto il compito di tenere a battesimo e di assicurare il primo successo alle nuove riviste dei più noti autori italiani. Anche questa «Stella del Charleston» di Manca, musica del maestro Fragna, data ieri sera al «Genovese» alla presenza di un pubblico strabocchevole è pensata tra le acclamazioni ed il sollazzo degli spettatori.

Qualche riserva si potrebbe fare sul nuovo lavoro per quanto riguarda la trama che non si capisce bene se esista o no, e su qualche pezzo di musica non troppo peregrina. Le scene divertenti e riuscite, e diversi buoni ed armoniosi motivi non mancano però a ravvivare lo spettacolo, presentato come di solito con accuratezza, sfoggio di buoni costumi e scenari, dalla Compagnia Maresca.

Non ci resta perciò, lasciando da parte troppo zelanti critiche fuori posto, che unire le nostro acclamazioni a quelle del pubblico, pensando che lo scopo di far passare allegramente e senza preoccupazioni la serata, è pure ben raggiunto da questo nuovo lavoro.

La Ippaviz, Alfredo Orsini, Totò, la Elsa Ferri, cui vedremmo con piacere affidata qualche parte di maggiore importanza, le Lises e i De Rubeis, i Galliano, Lupara, Marchetti, l'affiatato e spigliato corpo di ballo e gli altri interpreti tutti hanno contribuito assai efficacemente alla buona riuscita dello spettacolo.

Ottima l'orchestra, diretta dal maestro Fragna, compositore dello spartito del lavoro, chiamato alla ribalta assieme all'altro autore, dopo il finale del secondo atto dalle insistenti acclamazioni del pubblico.

Questa sera replica.

F.M., «Il Lavoro», 10 novembre 1928


La Compagnia di Achille Maresca è alle ultime recite di questa breve e fortunata stagione. La replica della «Stella del Charleston» ha richiamato, nei due spettacoli domenicali e in quello di ieri, una folla enorme, che non ha lesinato gli applausi a tutti i bravi esecutori della rivista e al suo autore maestro Fragna, che ha diretto l’orchestra coll'usato valore.

La stella del Charleston si darà ancora questa sera, mentre si annuncia per domani lo spettacolo di congedo della Compagnia colla rivista di Ripp e Bel Ami «Madama Follia». La recita è in onore della sfolgorante soubrette Angela Ippaviz.

«Il Lavoro», 13 novembre 1928


1928 11 15 Il Lavoro Madama Follia intro

Angela Ippaviz, la graziosa e spumeggiante «soubrette» della Compagnia Maresca ha dato ieri sera al «Genovese» il suo spettacolo d’onore, con «Madama Follia» di Ripp e Bel Ami. Essa è stata accolta anche una volta come una trionfatrice del teatro revuistico, e il pubblico che gremiva il teatro le ha tributato un successo caldo e significativo, del quale si sono avuti segni tangibili nelle ripetute acclamazioni a scena aperta e ad ogni fine di atto. L'inesauribile brio della Ippaviz, la sua frizzante vivacità, le sue doti di ballerina abile ed elegante, emersero più che mai nei tre atti della gioiosa rivista, in cui essa potè sfoggiare smaglianti e originalissime toileties.

Dopo il finaie del secondo atto, bissato e ribissato in una frenesia dì sarabanda, le furono offerte magnifiche corbeilles ed artistici doni.

Collaborarono al successo dello spettacolo Alfredo Orsini che delle diverse raffigurazioni seppe trovare la linea e il tono, suscitando il più schietto buonumore; Totò, nelle sua esibizioni di mosse grottesche, che formano il suo cachet di comico originale; la vezzosissima Ferri, la brava De Lises, il Lugara, i De Rubeis, e gli altri tutti vigili alla serpentina bacchetta del maestro Fragna, direttore d’orchestra.

«Il Lavoro», 15 novembre 1928


1928 11 16 Corriere della Sera Si si susette intro

Questa rivista non è molto diversa dalle altre dei due autori e sul palcoscenico vasto del Dal Verme pare si disperda. Composta di duetti e di terzetti, raramente di panorami coreografici, svolta in un dialogo intrecciato dei consueti giuochi di parole, spesso salaci, e di lazzi poco scelti, annaspa nell’ampiezza del quadro scenico. Forse più ridotta potrebbe apparire più divertente.

La Compagnia Maresca ne ha dato una esecuzione vivace specialmente da parte della Ippaviz, della Lises, dell'Orsini, di Totò. La danza più pittoresca, la parodia di una danza indiana è stata però già vista dal pubblico milanese nella recente Rose Marie.

Ma lo spettacolo contiene un elemento interessante. Ieri sera è cominciato a mezzanotte e ha preceduto il terzo atto. Si tratta dell’orchestra argentina di Eduardo Bianco, costituita di quattordici suonatori di chitarre, fisarmoniche, violini, violoni, tamburi o pianoforti. L’orchestra eseguisce musiche caratteristiche argentino con molto sentimento e con cura di effetti di ottimo gusto. Canzoni molli e nostalgiche che rievocano le solitudini immense delle praterie argentine si susseguono con diversi motivi dolci e teneri. A volte sono ritmi popolareschi di gioia. Gli esecutori sono abili, precisi e attenti. Il pubblico ha fatto a quest’orchestra le accoglienze più calorose della serata. La rivista è stata applaudita ad ogni atto e dopo parecehi quadri. Stasera lo spettacolo si replica.

«Corriere della Sera», 16 novembre 1928


[...] I due autori hanno soprattutto avuto di mira il "buongusto". E son riusciti nel lodevole intento. La rivista evita infatti certe banalità e certo spirito grossolano che troppo spesso deturpa di teatro. Non solo. Si è voluto far di essa non un centone di scene scucito, ma una cosa armonica, governata , per così dire, da un nesso logico che unisce un quadro all'altro, permettendo così al pubblico di raccapezzarsi pur fra tanta varietà di episodi. Buona l'interpretazione. [...] Totò ha dato la stura a tutta la sua originalissima comicità [...].

«Corriere della Sera», Milano, 27 novembre 1928


[...] La rivista dei due fecondi autori rimane fedele ai procedimenti loro cari: con un sottilissimo filo logico si tengono avvinti i molteplici episodi; ed a questi ultimi, variati con abilità consumata, è affidato il successo. La fantasia si sbizzarrisce quanto più può; il dialogo ne segue docilmente ogni capriccio, e la coreografia è chiamata a prestare ai singoli quadri l'ausilio del pittoresco. Nel quadro, forse, troppo vasto, del Dal Verme, certi particolari si perdono: ma l'assieme è di sicuro effetto. Le trovate non mancano davvero: qualche volta, certe salacità mancano di finezza, almeno, non sono strettamente necessarie. Ma la rivista raggiunge pienamente il suo scopo di divertire. [... ] L'intera compagnia Maresca si è prodigata nell'interpretazione: dalla Ippaviz, inesauribile di brio, alla Lises, da Totò, dalla comicità tanto caratteristica, all'Orsini sempre elegante e corretto [...].

«La Sera», 16 novembre 1928


1928-12-14-La-Stampa-Madama-follia

«La Stampa»,14 dicembre 1928


All’Arena del Sole la simpaticissima Angela Ippaviz - che merita un «pezzo» a parte: e glielo dedicheremo - miete successi a tutt’andare, insieme a Totò e a Alfredo Orsini. -Quest’ultimo, nei manifesti, è definito « comico-stilè ». Cosa vorrà mai dire?

Mino Doletti, «Gazzetta di Parma», 15 dicembre 1928


1928 12 16 Gazzetta di Parma Si si susette Il paradiso La stella del charleston Girotondo intro

Dopo le recite di Emma ed Irma Gramatica, sarà per alcune sere al nostro Reinach la compagnia di riviste di Achille Maresca, di cui fan parte Alfredo Orsini, l’Ipjpavitz e Totò, che offrirà al pubblico diverse interesisianti novità. Sì, si, Susette; Il paradiso delle donne; La stella del charleston; Girotondo.

I parmigiani, in fatto di divertimenti non possono proprio lamentarsi. E' il caso anzi di esclamare: troppa grazia Sant’Antonio! Avere contemporaneamente una primaria Compagnia d’operette, ed una non meno promaria Compagnia di riviste, non è cosa di tutti i giorni, nè di tutte le città.

E che ne sarà quando anche il Regio sarà aperto? Evidentemente è una gran verità che il parmigiano ama divertirsi!

«Gazzetta di Parma», 15 dicembre 1928


1928 12 16 Corriere Emiliano Si si susette Il paradiso La stella del charleston Girotondo L

«Gazzetta di Parma», 16 dicembre 1928


1928 12 18 Gazzetta di Parma Si si susette 2 L

Giovedì 20 avrà luogo il tanto atteso debutto della primaria compagnia di Riviste Achille Maresca con "Sì.. sì.... Susette" l’ultimo grande successo del teatro di riviste. La messa in scena è di una grandiosità eccezionale in spettacoli del genere.

Vi prendono parte la Ippaviz, Orsini, Totò tutto il corpo di ballo che è composto di oltre 20 girls. Nel teatro, prospicente l’orchestra, verrà posta una pedana, come è in uso nei principali teatri di Parigi, Londra, Berlino, ecc., per la passeggiata finale del corpo di ballo e principiali artisti.

La compagnia si tratterrà fra noi quattro sole sere e darà quattro novità di grande lusso.

«Gazzetta di Parma», 18 dicembre 1928


1928 12 20 Gazzetta di Parma Si si susette 2 L

1928 12 20 Gazzetta di Parma Si si susette intro

Questa sera debutta al Teatro Reinach la Compagnia di Aehille Maresea con un lavoro die viene a noi preceduto da grandi successi: SI.... SI... SUSETTE di Ripp e Bel Ami. La rivista che si rappresenta questa sera per la prima volta a Parma può considerarsi fra le più riuscite. Non è possibile, in un rapido preavviso del debutto della Compagnia, seguire la sbrigliata fantasia dei due autori. I quadri del primo atto sono tutti coreograficamente interessanti e tali che affermano subito il successo. Il secondo atto è ricco di trovate, contiene la parodìa del Rigoletto e del Barbiere di Siviglia, che i viaggiatori di un dirigibile ascoltano durante il viaggio verso l'isola di Honolulu, dove appena scesi passano di sorpresa in sorpresa. Il secondo atto si chiude con grandioso finale e con una fantasmagorìa di costumi, di luci e di colori. L’interesse dei vari quadri contrariamente a quanto di solito avviene, si mantiene sempre vivo, anche nel terzo atto, pieno di trovate divertentissime.

1928 12 20 Gazzetta di Parma Si si susette f1

Gl’interpreti principali sono: Angela Ippaviz, l’indiavolata soubrette, e provetta ballerina, il comico Totò, e quel simpatico attore brillante Alfredo Orsini, che tante simpatie gode fra noi. Il grandissimo corpo di ballo, sfilerà nella pposita pedana rialzata, lungo la prima fila delle poltrone. Spettacolo di primo ordine che a Bologna si è ultimamente replicato per dieci sere consecutive.

Durante la breve stagione, darà altra due novità : Il Paradiso delle donne e la Stella del Charleston.

Si assicura che sono tutti spettacoli, privi di scurrilità, ai quali possono assistere anche le famiglie.

«Gazzetta di Parma», 20 dicembre 1928


1928 12 21 Gazzetta di Parma Si si susette intro

Ancor prima dell'inizio dello spettacolo, il cartello «tutto esaurito» faceva bella pompa di sè al botteghino del teatro. E molta gente, ha dovuto ritornarsene indietro, e rimandare ad altra sera il desiderio di ammirare questa ricchissima compagnia di riviste che Achille Maresca da un paio d’anni conduce, con ognor crescente fortuna, in giro per l'Italia.

Tutto questo valga a indicare la viva aspettativa del pubblico, il quale se non ha trovato nella rivista Sì, sì, Susette, una delle tante manipolate con minore o maggior fortuna d'agli inesauribili Ripp e Bel Ami, maggior spirito e maggior sugo di tante altre idee del genere, non ha certo provato delusione per la grandiosa presentazione di una compagnia che può gareggiare — nel genere rappresentato — con le migliori formazioni straniere.

IL successo dello spettacolo, più che nella rivista, — un susseguirsi vertiginoso di scene, di quadri — alcuni (non troppi) gustosi, parecchi altri scipiti e inconsistenti — è da attribuirsi dunque al'esecuzione perfetta di tutta la Compagina, ed in particolar modo alla sfarzosa, ineguagliabile cornice d’eleganza e di scintillio entro la quale è stata presentata.

Costumi di finissimo gusto e inconsuete ricchezze, scene sontuose, azioni coreografiche svolte secondo le più attraenti variazioni dei corpi di ballo stranieri replicate passeggiate con i più succinti e svolazzanti costumi, tutto è stato, senza risparmio e con fine accorgimento, condensato nella rivista per appagare l’occhio e per tener sempre viva l'attenzione degli spettatori.

Scarso lo spirito — se ne togliamo quello travasato dal Totò, un comico felicissimo ed efficace nella maschera e nelle sue mosse di giraffa, se pure nel frizzo e nella causticità tendenzialmente petroliniano; piuttosto vuote e con poco sale, la musica ; ma inesauribili ed ingegnosi i procedimenti per strappare il pubblico dall'indifferenza e per trascinarlo all'applauso.

Applausi che se non sono stati frequenti nel corso dei quadri, sono però fioccati numerosissimi dopo ciascun atto, all’indirizzo dell’Ippaviz, scintillante di brio, d’eleganza e di vivacità, dell'Orsini, e del Totò. Questa sera Il paradiso delle donne. Novità.

«Gazzetta di Parma», 21 dicembre 1928


1928 12 21 Gazzetta di Parma Il paradiso delle mogli L

Anche ieri sera - come avevamo previsto - il Reinach rigurgitava di pubblico, attratto e dalla simpatia con cui segue le recite della compagnia Maresca e dalla novità in programma. Novità che, inscenata con sfarzo inaudito - in una gloria di luci e di colori - ha ottenuto, per merito degli interpreti, quel successo che forse le sarebbe mancato se fosse stata presentata in un'edizione meno ricca ed altri attori.

Il paradiso delle donne (tre atti di Rip e Bel Ami) non si stacca infatti dalle altre produzioni del genere: anche qui, come in ogni altra rivista, una rapida successione di quadri smaglianti concatenati più o meno logicamente fra loro; un susseguirsi di frizzi spiritosi e... no; uno spumeggiare di trine; uno scintillio di bellezze femminili… Il tutto rivestito da una musichetta a volte lieve e carezzevole, a volte rumorosa e frenetica non sempre originale, ma pur sempre piacevole.

E poi l'interpretazione della Ippaviz indemoniata e simpaticissima; di Orsini e Totò la cui signorile comicità sulle ondate di buon umore; uno spettacolo insomma che, per tre ore buone, a vinse gli spettatori costringendoli al pranzo caloroso.

Bellissimi i costumi di Ramo e gli scenari di Bosio. Stasera un'altra novità che sarà diretta dall'autore: Stella del Charleston, di A. Pragna punto indubbiamente un altro «pienone».

«Gazzetta di Parma», 22 dicembre 1928


Tutte queste riviste, qual più qual meno, si assomigliano tutte: nella musica, come nei quadri scenici di cui si compongono. non è quindi da meravigliarsi se anche La stella del charleston, rappresentata ieri dalla compagnia di riviste di Achille Maresca, non contenga nulla di speciale di originale.

Il filo conduttore che l’informa è l'esaltazione della danza moderna (ballo tipo dell’epoca il «Charleston») in contrapposizione dei balli - ormai trapassati - che deliziavano i nostri antenati.
Su questo treno e filo gli autori Manca e Refrain hanno imbastito diverse scenette - quali ricche di allegre trovate, di maliziosa arguzia, popolate di caricature di soggetto comico e pittoresche - quali agganciate lì… per far numero; e il M. Fragna vi ha intessuto una musichetta spesso piacevole, ricca di ballabili moderni e antichi condotti con felice scorrevolezza ritmica e melodica.

Ma la parte migliore di questa - come di tutte le altre riviste che abbiamo udite - consiste nell'esecuzione, nell' allestimento scenico. Questa ricchissima Compagnia fa di ogni lavoro una vera e propria creazione, presentandolo con gusto e sfarzo impareggiabile, con ricchezza di costumi deliziosi, in un tripudio di luci e di colori che afferrano lo spettatore e lo costringono a tenere sempre gli occhi fissi sul palcoscenico sfolgorante.

Quando a ciò si aggiungono le fantasie spiritose del Totò, un macchiettista veramente gustoso e spesso originale, la elettrizzante vivacità delle elegantissima Ippaviz, la fine e sempre piacevole comicità di Alfredo Orsini, e l'ottima collaborazione di tutto il numeroso complesso di attori e di ballerini, si sarà compreso come, nonostante la scarsa consistenza di questo genere di lavoro, il pubblico sia spesso trascinato al riso, all'ammirazione, agli applausi.

Applausi che iersera proruppero numerosi all'indirizzo non solo dei sunnominati attori, ma anche dell'autore M. Fragna, direttore egregio dell’orchestrina. Quest'oggi la compagnia da le sue due ultime rappresentazioni: di giorno La stella del Charleston, di sera Si… si, Susette.

«Gazzetta di Parma», 23 dicembre 1928


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«Cafè Chantant», 1928


1928 08 01 Il Dramma Umberto Onorato Antonio Ganduso

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Giuditta Rissone

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1928 Comoedia Elsa MerliniElsa Merlini

1928 Comoedia Ettore PetroliniEttore Petrolini

 «Comoedia», 1928

1928 02 21 L Impero Isa Bluette Girotondo intro

Stasera alla Sala Umberto Isa Bluette darà la sua serata d’onore con l’applaudita rivista di Ripp e Bel Ami «Girotondo». Basterebbero queste parole per considerare finito il nostro compito di fedeli cronisti e potremmo benissimo non aggiungere altro sicuri che stasera alla elegante sala di via della Mercede moltissimo persone avranno il dispiacere di sentirsi rispondere ai botteghino la parola d'ordine della Compagnia Bluette-Totò : «esaurito».

Ma sabato sera al veglione della Stampa, forse fra i fumi dello champagne e i fragori dello «jazz», ho promesso (a chi non si dice) di dire quali sono i difetti della Bluette e da uomo di parola mantengo senz'altro la mia promessa: i difetti principali, trascurando i difettucci di secondo ordine, sono i seguenti :

1928 02 21 L Impero Isa Bluette Girotondo f1

1. Troppo... graziosa

2. troppo... simpatica

3. troppo... affascinante

4. troppo... applaudita

5. troppo.... .

E potrei continuare per un paio di colonne ma sono generoso e buono, chi non credesse poi alla mia magnanimità vada a sentire «Girotondo» e mi darà ragione.

«L'Impero», 21 febbraio 1928


1928 03 01 Il Lavoro Peppino Villani L

«Il Lavoro», 1 marzo1928


1928 03 25 Corriere della Sera Baraonda intro

Bologna, 24 marzo, notte.

Stasera, all'Arena del Sole, Isa Bluette doveva ripetere la rivista «Baraonda», che, ieri sera, in occasione della sua serata d’onore, aveva dato luogo a una chiassata da parte di un numeroso gruppo di studenti. Lo spettacolo, anzi, era stato interrotto un po' prima della fine, Isa Bluette era persino svenuta per il grande baccano, e poiché la chiassata minacciava di ripetersi questa sera, l'autorità prefettizia ha vietato senz’altro la rappresentazione.

«Corriere della Sera», 25 marzo 1928


1928 03 30 Il Lavoro Mario Castellani intro

Con la replica di Mancia competente si beneficierà questa sera all'«Italia» Mario Castellani. Il giovane attore brillante della Compagnia Testa, che il nostro pubblico circonda delia più schietta simpatia. Artista dotato di risorse e di abilità non comuni, il Castellani sa suscitare la risata più gioconda colla sua comicità signorile e garbata, e non dubitiamo che una folla di spettatori converrà questa sera a festeggiarlo simpaticamente e ad applaudirlo come si merita.


Sala elegantemente affollata ieri nera per lo spettacolo d'onore di Mario Castellani, il simpatico attor comico della Compagnia Testa, al quale il pubblico tributò le più festose e cordiali accoglienze. Il Castellani incarnò, con saporosa vis comica, il bellissimo Adone, in Mancia competente, donando alla parte bella voce, agilità di ballerino, e spassosi atteggiamenti scenici.

Fervidi battimani lo salutarono alla ribalta alla fine di ogni atto insieme alla Cabiria, alla Ferri, alla Tanzi, al Testa, e agli altri esecutori del lavoro, che questa sera ci replica.Sala elegantemente affollata ieri nera per lo spettacolo d'onore di Mario Castellani, il simpatico attor comico della Compagnia Testa, al quale il pubblico tributò le più festose e cordiali accoglienze.

Il Castellani incarnò, con saporosa vis comica, il bellissimo Adone, in Mancia competente, donando alla parte bella voce, agilità di ballerino, e spassosi atteggiamenti scenici. Fervidi battimani lo salutarono alla ribalta alla fine di ogni atto insieme alla Cabiria, alla Ferri, alla Tanzi, al Testa, e agli altri esecutori del lavoro, che questa sera ci replica.

«Il Lavoro», 30 e 31 marzo 1928


1928 04 20 Il Lavoro Lydia Johnson L

«Il Lavoro», 20 aprile 1928


1928 05 Cafe Chantant Cafe Chantant Varieta L

«Cafè Chantant», maggio 1928


1928 05 07 Il Piccolo della Sera Anna Foguez T L

«Il Piccolo della sera», 7 maggio 1928


1928 06 27 Il Lavoro Girotondo intro

Con Girotondo, di Ripp e Bel Ami darà questa sera il proprio spettacolo d’onore al «Genovese» Angela Ippaviz, l’elettrica e scintillante soubrette che il pubblico nostro circonda della simpatia più schietta e durevole. Essa eseguirà, in unione ai signori Romigioli e Bissi e alle girls numeri di canto e danze speciali; e dopo il secondo atto — in omaggio alla seratante — il Bissi si produrrà nel suo repertorio eccentrico.

Serata, quindi, di grande attrattiva, che non mancherà di richiamare un pubblico numeroso e plaudente.

«Il Lavoro», 27 giugno 1928


1928 06 30 L Impero Angelo Musco intro

La Casa Editrice «Atpes» di Milano ha pubblicato in questi giorni un interessante volume di Italo Vitaliano e Giuseppe Muratolo, Angelo Musco nella vita e nell'arte, in cui l’avventurosa vita, del celebre attore siciliano è narrata con ricchezza di particolari e abbondanza di aneddoti: per gentile concessione dell'editore e degli, autori, siamo lieti di poter offrire ai nostri lettori un breve capitolo, gustosa primizia, di tale volume.

1928 06 30 L Impero Angelo Musco f1In piazza degli Studi, a Catania, all'angolo di via Gallinella e precisamente nell'ala del palazzo dei Marchesi di San Giuliano che oggi ospita i magazzini della Rinascente, esisteva sino a pochi anni addietro un modestissimo teatro di marionette il «Machiavelli», gestito dalla vedova di don Angelo Grasso, la signora Francesca, meglio conosciuta da tutta la città per donna Ciccia. Alta, robusta, occhi mobilissimi e espressivi, intelligenza sveglia, carattere fiero e tenace, donna Ciccia aveva saputo per vario tempo condurre da sola l'azienda, imponendo a poco a poco il piccolo teatro e rendendolo popolarissimo, tanto da acquistargli un’assoluta supremazia sui molti altri del genere disseminati alla periferia. Ne si trattava di un locale che offrisse eccessive attrattive; quasi sotterraneo, poco e male illuminato, era lungo all’incirca una cinquantina di metri, tra platea, palcoscenico e abitazione degli affittuari.

E altrettanto modesto era il costo dei biglietti di ingresso che non oltrepassò per molto tempo i dieci centesimi per i posti delle panche di platee e i quindici per quelli nell'unica ala di palchi. Posti riservatissimi e molto ambita quella dei dua palchi di proscenio, ai quali si accedeva pagando ben cinquanta centesimi; gli aristocratici, poi, i signori potevano, spendendo una lira, salire in palcoscenico e assistere allo spettacolo di tra le quinte. E' verissimo che questi ultimi spettatori riuscivano grandemente importuni agli attori; ma guai a lamentarsene! Cera da incorrere nelle collere dell'impiesario, altamente onorato di accogliere nel suo teatro persone di sì elevata condizione che si presumevano senz’altro danarose e influenti e alle quali ci si poteva rivolgere, all'occorrenza, per aiuto e protezione.

Dello stesso genere del «Machiavelli» erano del resto anche gli altri teatri, molto numerosi, di marionette allora esistenti. Sino al 1890 Catania non contava che due soli teatri di tipo, diciamo cosi, normale e moderno, dove si alternavano spettacoli di lirica di prosa e di operetta E il pubblico minuto, un po' per soggezione, un pò per economia, li frequentava poco, affollandone, e non sempre, il solo loggione e preferendo loro l'opera dei pupi. Durante l'estate, poi, uno solo dei due teatri rimaneva aperto, il vecchio e glorioso Politeama Pacini.

li popolo catanese dunque accorreva in massa ad affollare seralmente i piccoli teatri da marionette. E mostrava speciale predilezione appunto per quel Teatro Machiavelli gestito dall'ottima donna Ciccia di cui abbiamo impreso a parlare. In tale teatro, direttore di sottordine e burattinaio, incominciava allora la propria carriera il ventenne Giovanni Grasso, figlio di donna Ciccia, assolvendo da solo, con quella prontezza e ingegnosità che gli son rimaste caratteristiche, alle svariate esigenze e necessità della scena marionettistica.

Giovanni Grasso infatti provvedeva a vestire e armare i suoi «pupi», preparava durante il giorno le scene che dovevano servire per la rappresentazione serale, improvvisandosi pittore e scenografo, immaginando e creando i meccanismi adatti ai numerosi colpi di scena che mandavano in visibilio il pubblico. Poi, alla rappresentazione egli stesso, ingegnandosi alle maggiori varietà di intonazioni di voce por Orlando o per Rinaldo, per Gano dì Magonza o per Astolfo Inglese, e, nei momenti di battaglia, guidava i suoi aiutanti, gli operai dello sgabello, nei movimenti da far eseguire agli eroi. Tutto questo con una abilità sorprendente, una intuizione straordinaria delle necessità del teatro e dei gusti del pubblico: di quel pubblico che imparò presto ad idolatrarlo e ad acclamarlo il maggiore dei varii pupari catanesi allora sulla breccia.

Ma Giovanni Grasso non era uomo da accontentarsi dei facili trionfi: il teatro delle marionette, ch'egli sapeva cosi abilmente manipolare e che gli dava onori e danaro, già non lo soddisfaceva più. Sognava, sin dalla sua prima giovinezza, di trasformare presto i pupi in attori, di sostituire al fantocci di legno uomini di carne ed ossa che riprendendo le tradizioni ancora vive e gloriose del teatro dialettale siciliano, cosi caro al popolo e bene accetto persino all'aristocrazia, alle Corti, continuassero l’opera del Perez e dei Colombo, del Balsamo e del Tomasino. E un primo passo, per quanto embrionale e incompleto, su questa nuova strada Giovanni Grasso fece scritturando per il suo Teatro «Machiavelli» l’allora giovanissimo Angelo Musco.

Ventiquattresimo figlio di Sebastiano Musco e di Francesca Cosenza Angelo aveva esordito appena giovanetto in uno del pia modesti teatri di marionette della città, situato in via Fortino Vecchio nelle vicinanze di Porta Garibaldi, dove, alla fine dello spettacolo, si produceva cantando "gratis et amore Det" una canzonetta intitolata «’A musca» (La mosca), e mandando In visibilio il pubblico che lo adorava. Piccolo di statura, mingherlino di persona, gli occhi vivissimi, irrequieti, la capigliatura morbida folta e straordinariamente ricciuta, il non ancora sedicenne Angelo Musco, meglio conosciuto in tutto il popolare rione per "Angilu 'a musca", non aveva un mestiere ben definito; viveva alla giornata, arrabattandosi nel modi più ingegnosi. E poiché, uniche sue ricchezze, possedeva una fresca voce di di tenore e una sorprendente capacità di contraffare gesti e persone, aveva pensato di lanciarsi in arte, più per giuoco in principio e per passatempo che allo scopo di ritrarne un qualsiasi guadagno. Ma li favore sempre crescente del pubblico aveva ben presto incominciato a solleticare il suo amor proprio, sino a permettergli di considerarsi un «numero» di eccezione, un artista completo degno di stare alla pari con gli altri che in teatri di maggior mole e importanza furoreggiavano.

Fu cosi che, conscio di tale sua qualità il giovanissimo Angelo incominciò ad avvicinarsi al Teatro Machiavelli, prima accontentandosi di ammirare i cartelli multicolori che, all'esterno illustravano le gesta dei Paladini di Francia; poi avventurandosi nella semioscurità della sala deserta, di giorno, sino ad osar di salire in palcoscenico dove Giovanni Grasso apparecchiava pupi e scene per la rappresentazione serale. I due giovani, inutile dirlo, fecero presto amicizia; e dopo breve tempo l'ottima donna Ciccia invitava solennemente Angelo Musco a prodursi nel suo teatro cantando, a fine spettacolo la oramai popolarissima canzonetta "’A musca" che costituiva tutto il repertorio del grande artista in erba.

Angelo, naturalmente, non si fece ripetere l’invito: felicissimo, e già intimamente convinto di essere arrivato, trasportò armi e bagagli nel teatro di piazza degli Studi. Il suo debutto fu un vero trionfo. E per molto e molte sere l’angusto Machiavelli si affollò oltre misura: la fama di "Angilu ’a musca" incominciava oramai a varcare i confini del rione che lo aveva visto nascere por divenir cittadina

Cosi ebbe inizio la carriera artistica, lunga, per gran parte penosa e stranamente avventurosa, di uno dei più caratteristici. personali e geniali attori che vanti il nostro teatro lo contemporaneo.

«L'Impero», 30 giugno 1928


Nicola Maldacea ha risvegliato all' Ambasciatori e al Massimo di Roma i più lieti ricordi della sua arte inimitabile. Il maestro, nel rievocare tutte le sue migliori creazioni, ha fatto vibrare di entusiasmo la parte aristocratica del publico, che lo ha applaudito con larghezza eccezionale.

«Café Chantant», giugno 1928


1928 07 Cafe Chantant Clely Fiamma L

«Café Chantant», giugno 1928


1928 07 Cafe Chantant Liliana Castagnola L

«Café Chantant», luglio 1928


E' a Napoli Liliana Castagnola. L’ affascinante stella del varietà italiano alterna i suoi riposi con lo studio di un nuovo e sensazionale repertorio che presenterà in suo prossimo debutto qui a Napoli. Abbiamo ammirato le ricche tolette per cui Liliana profonde il suo inesauribile buon gusto e tutta l'abituale eleganza che ne fa un’artista ammirata ed arbitra suprema della moda.

«Café Chantant», agosto 1928


1928 09 26 L Impero Madama follia intro

Questa sera, al Teatro Adriano, con la ripresa, unanimamente richiesta, della brillantissima rivista «Madama Follia» si darà la serata in onore di Angela Ippaviz, l'applauditisima soubrette della Compagnia Maresca.

Angela lppaviz è venula per la prima volta a Roma in questa fortunata stagione dell'Adriano, ma son bastati pochissimi giorni perché il pubblico potesse pienamente apprezzare le singolari doti di questa artista che come cantante, come dicitrice e come danzatrice può stare alla testa delle migliori «vedette» del genere.

«L'Impero», 21 settembre 1928


1928 09 Cafe Chantant Pina Piovani intro

Nei primi giorni di settembre, Pina Piovani ha portato prima al Santa Lucia quindi al Politeama di Napoli il profumo tutto per una dizione chiara ed incisiva, della propria arte, che primeggia soprattutto per una dizione chiara ed incisiva, dalle tonalità armoniose e carezzevoli.

C' è in questa artista qualcosa in più della comune dicitrice , qualcosa che balza dal complesso della sua personalità non appena essa inizia il proprio numero, con il giuoco espressivo della maschera, ed il fiammeggiare dei suoi occhi, con l' anima che si rivela profondamente artista ed esprime senza difficoltà le sensazioni della gioia, e del dolore, della passione e del disprezzo, maliosa cantatrice che passa recando in volto il segreto di quelle canzoni che sono soltanto sue.

La ragione dei contiui successi che rendono agile e lieto il passaggio sulle scene di questa Piovani, consiste nel sapere valorizzare il proprio temperamento artistico, che le permette oltre le notevoli interpretrazioni canore, di addentrarsi nell'aspro campo del monologo, ove l’artista per conseguire dei risultati positivi deve dimenticare le sue vesti di canzonettista. Abbiamo udito questa suggestiva stella, nella recitazione della «Maschietta emancipata» ed il suo dire pianeggiante, ombreggiato di graziose sfumature, sobrio il gesto e definito il personaggio ci ha convinto insieme al publico che non invano essa iniziò i suoi primi passi nel teatro di prosa. Slanciata e bella come una classica vestale, volto da schermo cinematografico e due occhi che hanno barbagli ora violenti, ora appassionati, ella risulta quanto mai interessante come le sue canzoni, come quel sorriso che affiora ostinato sulle belle labbra di corallo.

«Café Chantant», settembre 1928


1928 09 20 Il Mezzogiorno EA Mario intro

«Il Mezzogiorno», 20 settembre 1928


1928 09 29 Il Secolo Illustrato Leopoldo Fregoli intro

Al tempo che si era bambini e ci portavano al teatro solo la domenica, di giorno, Leopoldo Fregoli, trasformista, fu uno dei nostri spassi più certi e abbondanti. Massime perche dava nel miracoloso quel suo apparir vestilo in un modo e riapparire, subito dopo, vestito in un altro. E per quante spiegazioni ci dessero non c'era verso di persuaderci che le cose, dietro le quinte, avvenissero cosi lisce e piane come volevano farci credere. Piuttosto che darci alla logica ci affidavamo alla fanusta quando, inconsapevolmente scettici, non ci si buttava sulla strada del dubbio. 

Ma tant'è: appariva alla ribalu l'indimenticabile Fregoli, elegante e disinvolto nella marsina rossa, l'enorme garofano bianco all’occhiello, i pantaloni di raso, corti, il gibus sottobraccio e intonava una di quelle canzonette che, soltanto a riprenderne il motivo, ci riportano, di colpo, al caffè-concerto d'allora con i ciclisti in camicia di seta bianca e la paglietta, le ballerine con la corta gonna a lustrini e il petto ansante fuor del vitino, rigido come una corazza, gli uomini volanti sospesi al filo della nostra ansiosa ammirazione e lieti, sorridenti come scolari in vacanza. Aria di cartolina illustrau eoo lo spolvero di Parigi donde ci venivano i ritrattini delle sorelle Barrimore, le grosse gambe inguai naie nella calza clastica color di rosa ceil fresco sorriso delle prosperose donne dd sud all'ombra del berretto da fantino. 

Ma Fregoli lo spettacolo se lo metteva su da solo. Uscivano dalla sua svelta fantasia e dalla sua prodigiosa abilitiàdi trasformista una folla di figurine ciascuna con un gesto, una fisonomia, un'andatura inconfondibili che si finiva col pensare che proprio solo non fosse nel suo gioco e che una inano — una mano almeno — gliela dessero a ingannare il pubblico. 

Stasera il mago è qui vicino a me, spoglio del mistero che lo circondava : uomo tra uomini. Seduto davanti la «radio», protesa la faccia — su cui ridono, furbi, gli occhi — verso l'apparecchio che raccoglie le voci di tutto il mondo e le condensa nella spalancau bocca dell'altoparlante, con esperta mano, Leopoldo Fregoli gira i condensatori, cerca, attraverso lo spazio, le suzioni trasmittenti. 

S'ode un dolce canto femminile accompagnato da un'orchestra su cui affiorano il pianoforte e i violini. 

— È Berna, dice Fregoli. 

Infatti, cessato il canto, una voce chioccia grida: — Allo, Berna. 

Fregoli si volge soddisfatto a dire: — Vede come sono bravo? 

Poi torna ai condensatori. Ed ecco Roma, Napoli, Barcellona, Madrid, Londra. Suoni, canti e applausi. Fregoli sorride, beato, come se quegli applausi fossero diretti un po' anche a lui che li ha cercati e trovati; che, paziente, ogni sera compie il suo viaggio circolare traverso l'Europa e armeggia intorno b macchina — aggiusta una oiia, riavvita una bmpada, infila una spina — per suo diletto e perchè le voci di oggi dian luce ai ricordi d'ieri. 

— Vede, con la radio, io che girai quasi tutto il mondo, ogni sera torno nei luoghi e nei teatri che già conosco; certe volte risento gli stessi artisti di allora. Le par nulla?

 

— Poi ha da saficrc che, da ragazzo, facevo il meccanico, e siccome, invecchiando si ridiventa bambini, son tornato a fare il meccanico per amor della radio. Ho già un'officina completa. 

In vecchiando, ha detto. Confessa di avere sessantanni sebbene noti li dimostri. 

Tutti i giorni, svelto e arzillo, il mezzo toscano in bocca, il garofano bianco all'occhiello, una mano dietro b schiena, tutti i giorni, alla soliu ora, puntuale che potresti rimetterci l'orologio, appare sulla passeggiata di Viareggio, arriva sino al molo e torna indietro Quattro chilometri buoni. 

Certo non è più il Fregoli di una volta quale lo ritrae una caricatura che è nel suo salotto: l'enorme ciuffo di capelli alla brava, l’altissimo colletto a due punte, la marsina rossa. 

Il tempo, che regola il nostro passaggio nella vita, appanna, col ricordo, la fresca immagine lontana. Pochi i capelli che gli son rimasti, curva un po' la già svelta persona. Ma gli occhi son pur vivi su quella sua faccia riarsa tra di fantino e di «clown» fumista. 

La voce, poi, più bella di quand’era giovane e gli anni non devono pesargli se dice d’esser pronto a ricominciare il giorno che glie ne verrà la voglia e i ricordi e la «radio» più non basteranno a spengere la nostalgia. 

Ha su, in soffitta, un par di centinaia di vestiti da uomo e da donna; e parrucche e scarpe e tube, tutto un corredo. Offerte ne riceve di continuo e vantaggiose. Se mai lo turba il pensiero che, col cambiar della moda, il suo è divenuto un «genere» difficile. 

— Ai miei tempi usavano le sottane lunghe e, sotto le sottane, per far più presto a trasformarmi, ci nascondevo i calzoni. Ma con le sottane che usano oggi, corte al ginocchio, me lo dice lei come si fa? E le calze? Le calze, allora, le donne le portavano nere ed oggi, invece, la moda le vuole del color della carne. Ce lo vede un uomo con le calze da donna trasparenti a quel modo e di quel colore? E in parrucca alla garsonne mi ci vede? 

— Intanto, per non perdere l'abitudine, l’inverno, in città, vado sempre al teatro a sentir gli altri. Ma roba allegra, di quella che non ti obbliga a star lì col cervello per cercar di capirci qualcosa. Lo dicevo l’altro giorno a Tacconi: «Quando fai Gli Spettri mica ci vengo a sentirti». E lui: «Fai bene». 

Rifà la cavernosa voce di Zacconi tale e quale, accompagnandola col tremolio della mano caratteristica del grande attore. 

Gli domando che cosa ne pensa della cosidetta crisi teatrale. 

— Ma che crisi — mi risponde — non c’è crisi. Il pubblico vuol divertirsi, ecco tutto. E quando trova una commedia divertente, recitata bene, vi accorre in folla, glielo assicuro io. 

Tira due o tre boccate dal sigaro, poi aggiunge: — Purtroppo di commedie divertenti oggi ce n’è più poche. Guardi Pirandello. Belle cose, non dico, bellissime cose. Ma da leggerle a letto e gustarsele pian piano per ritornarci sopra, magari, quando non si capiscono alla prima. Ma in teatro, all'ora della digestione... 

Tace e ti giarda dal basso in alto con uno sguardo dove ride una cert'aria di canzonatura. 

— Può anche darsi che mi sbagli, ma mi pare di no. Poi, in fatto d’arte, io son rimasto alb retroguardia. 

— Anche per la musica, vede, a me che l'amo tanto non riesco di andare più in là di Wagner. A Wagner ci arrivo; con un po' di sforzo ma ci arrivo. Quanto a Debussy e a Strauss non ci capisco nulla. Riconosco che son grandi perchè me l'han detto e ci credo. Ma non ci capisco nulla. Se me li fa sentire Toscanini, al piano, qualcosa afferro. Ma nell'insieme, per me, buio. 

Ad illuminare cotesto buio Napoli ci manda, attraverso la radio, la vecchia musica di Verdi. Chino l'orecchio, Fregoli l'ascola beato. 

Adolfo Franci, «Il Secolo Illustrato», 29 settembre 1928


La sera del 29 ottobre u. s. Liliana Castagnola è riapparsa al publico del nostro Eden, ricevuta con vibrante entusiasmo. Il lusso della grande stella si è rivelato una volta ancora eccezionale, ed ogni canzone da essa interpretata ha avuto la sera del debutto momenti d’intensità artistica incomparabile. Sogno di Mousmé, Farfalle bionde e Naya furono le canzoni che fra le altre ebbero maggiore successo, attraverso l'arte squisita della bellissima Castagnola.

«Café Chantant», ottobre 1928