Il «Superspettacolo» al Teatro Valle di Roma a favore dei sinistrati

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Per iniziativa di «Film», del «Giornale d'Italia» e del «Piccolo» hanno luogo in questi giorni ai Teatro Valle alcune recite straordinarie con la cortese partecipazione di un gruppo di vedette dell'arte lirica, drammatica, cinematografica, della Radio e del teatro di rivista e di varietà. L'introito di tali recite, dedotte le spese, sarà devoluto a beneficio dei profughi di Napoli, della Sicilia e della Calabria. Ringraziamo gli artisti che con tanfo entusiasmo hanno aderito alla nostra iniziativa, la quale si propone il triplice scopo di aiutare i sinistrati, di far lavorare i prestatori d'opera che da quattro mesi sono inattivi per la soppressione degli spettacoli di Varetà, e di dimostrare che il cosiddetto Teatro gaio, come ha sempre sostenuto il nostro giornale insieme ai confratelli della stampa quotidiana, se presentato con dignità e con quelle oneste, limitazioni che la situazione attuale impone, è una forma d’arte ed ha diritto alla vita.

Il programma serale ha per principale ornamento il massimo attore del teatro di rivista: Totò. Il complesso artistico si compone di una schiera di vedette una parte delie quali gentilmente concesse dalla Direzione dell'Eiar, che qui elenchiamo per ordine alfabetico: Trio Capinere, Alfredo Clerici, Dante e Rino, Trio Ferrara-lrene e Beatrice, Nunzio Filogamo, Dea Garbacelo Alda Mangini, le tre sorelle Nava, Edoardo Passarelli, il Quintetto ritmico dell'Eiar, Nello Segurini e la sua orchestra Armonia.

| seguenti artisti hanno poi spontaneamente offerto la loro eccezionale collaborazione «fuori programma»: Ferruccio Tagliavini, Tito Gobbi, Attilia Radice del Teatro Reale dell’Opera, Vittorio De Sica, Anna Magnani, Alida Valli, Paolo Stoppa, Nino Taranto, Vanda Osiri, Lamberto Strappini. In una serata dedicata alla rievocazione delle voci dell'antica Napoli, Michele Galdieri reciterà alcune liriche.

Daremo nel prossimo numero il resoconto di queste recite la cui organizzazione e regia è stata affidata al collega Nino Capriati, mentre lo scenografo Mario Pompei ha curato l'addobbo scenico.

«Film», anno VI, n.39, 2 ottobre 1943


Rassegna stampa

Stasera — alle 17 — con la sua Compagnia a conclusone delle fortunate recite straordinarie, Renato Rascel con nuove interpretazioni, replicherà il grottesco « Quanto è possibile » di Nelli e Mangini, già tanto applaudito nelle sere precedenti. Domani prima del « superspettacolo » con il grande comico Totò. Fuori programma: Attilia Radice del Tratro dell Opera ed il violinista Lamberto Strappini. (Prenotarioni al 53794).

«Il Messaggero», 30 settembre 1943


«Giornale d'Italia», 1 e 2 ottobre 1943


Lo spettacolo organizzato al Valle sotto gli auspici del Giornale d'Italia, del Piccolo e di Film, a parziale beneficio del sinistrati dl Napoli, della Sicilia e della Calabria ha avuto il successo dl folla e dl consensi che è ormai consueto alle rappresentazioni del genere. Foltissima — era un tutto esaurito — l'affluenza della folla, che a parte il desiderio dl trascorrere alcune ore di sano divertimento ha voluto In tal modo dare il suo entusiastico contributo a favore del fratelli che più degli altri Italiani soffrono per causa della guerra. Schietto e sincero l'applauso al bravi artisti che hanno voluto gentilmente prestarsi in quest'opera il bene che vede mobilitati dl fede viva tutti gli Italiani.

Per la regia di Capriati si sono avvicendati applauditissimi numeri, lodevoli tutti gli artisti: Attilla Radice del Teatro dell'Opera; Il violinista Strappini, Sante e Rino, Orazio Ondina A. Mangini, Il trio Ferrara, Beatrice e Irene, la Dea Carbacci, Il trio Capinere e tre Sorelle Nava e la prestigiosa orchestra Segnini. Ha concluso lo spettacolo una divertentissima scena con beniamino Totò. Efficace presentatore del numeri Nunzio Filogamo. Addobbo scenico dl Pompeti. Oggi replica col tenore Tagliavini e il baritono Gobbi.

«Il Messaggero», Roma, 2 ottobre 1943


«Giornale d'Italia», 3 ottobre 1943 - Sotto: «Il Popolo di Roma», 3 ottobre 1943

1943 10 03 Il Popolo di Roma Toto Spettacolo


«Giornale d'Italia», 5 ottobre 1943


 «Giornale d'Italia», 7 ottobre 1943


«Giornale d'Italia», 7 ottobre 1943

«Film», 16 ottobre 1943


Quelli del «superspettacolo»: le Tre Nava, Alda Mangini, Vera Rol, il trio Ferrara, Irene e Beatrice, Ferruccio Tagliavini, Navarrini, Paolo Stoppa, il trio Capinere, Dante e Rino, Totò, Passarelli, Nino Taranto, Dea Garbaccio, Tito Gobbi, Nello Segurini, Attilia Radice, Ondina Maris, Vanda Osiri, Lamberto Strappini.

Dunque i «Super-spettacoli» presentati al Valle, sotto gli auspici del Giornale d'Italia, del Piccolo e di Film, con il carattere di recita straordinaria pro sinistrati, sono stati sette, come i peccati mortali e le sette meraviglie. I prezzi al botteghino avevano raggiunto il clima dell’alta montagna: prezzi per un pubblico di rocciatori. Malgrado questo teatro esaurito tutte lo sere. E per esaurito intendo una sala riempita fino alla saturazione di poltrone aggiunte, di sgabelli, seggioloni e sediolo col buco, per contentare tutti.

La bellissima — ahi quanto! — Mariola, Gioconda la fatale ed Anna dagli occhi di velluto a dalle labbra di melograno, rispettivamente cassiere del Valle — le due prime — o «facciamo i conti» la terza, hanno compiuto prodigi di valore. In preda alia febbre dell'oro del «tutto esaurito», sono puntualmente «mancate al debutto» dei rispettivi fidanzati, facendo «scena vuota» per sette sere di seguito. Ci perdonino i signori Pippo, Fausto e Dino: erano recita di beneficenza. Quindi per una settimana non lagrime e fiori, ma opere di bene.

Quelli che non riuscirono a procurarsi un biglietto, si accontentavano di stazionare lungo la Via del Teatro Valle, vivendo le vicende dello spettacolo attraverso il racconto di alcune staffette che andavano dentro e fuori, forti di una contromarca di ingresso acquistata per sottoscrizione collettiva.

— Cinguettano le Capinere!... — urlava uno, arrivando trafelato.

— E' uscita ora la Garbaccio! Dea!... — Mormorio voluttuoso del gruppo radiotifosi.

— Tagliavini, capite!... Tagliavini attacca la furtiva lagrima!... Grida di gioia dei liricomaai.

Una sera, la folla accampata fuori del locale vide arrivare la prima staffetta. Il giovanotto era pallido, turbato, gli occhioni lucidi come una palla di bigliardo...

— Parla! Parla! — gli fu imposto — Dì tutto...

Il meschino balbettò un nenie: Attilia! Attilia Radice!... Divina...

Sta perdendo l’ultimo dei sette veli di Salomè... Non resistevo più: sono dovuto uscire... Che danzatrice! e soprattutto che mimica!...

Giungeva intanto la terza staffetta :

— Gente mia! C’è Nello Segurini al pianoforte, non vi dico altro. Un artistone... E che «tocco»!...

— Beata lei... — azzardò una trasognata, adolescente. Fu un urlo solo da parte della folla femminile malata di segurinite e squassata dal demone della gelosia: — Chi??...

— La fidanzata di Nello... Capirete... Con quel «tocco»...

No: questa storia, o meglio questo sbafo extra botteghino, non potevi durare. Scendemmo ad un compromesso: o sfollare le adiacenze dèi teatro, a pagare almeno il biglietto con la riduzione del dopolavoro. Pagarono. Anzi funzionò subito la borsa nera.

E veniamo alla cronaca delle rappresentazioni che, pur avendo un complesso stabile di vedette, variava ogni sera nei «fuori programma». Lo spettacolo mi è piaciuto e molto- (Una volta tanto è piaciuto, anche a lui! dirà qualcuno). Già: e sapete perchè?... Perchè, organizzato in unione ad Epifani (uomo di teatro quanto può esserlo un napoletano, cioè fino alla cima dei capelli) l'ho poi inscenato e diretto da me. Ed ora ho anzi la faccia tosta di scriverne la recensione- Ho fatto anche ai peggio nella mia professione di giornalista. Anzi (molti) or sono, quando ero alle prime armi fui incaricato di scrivere la cronaca d'una «prima» della Tosca, che si dava in un teatro rionale. All'ora dello spettacolo avevo però un' appuntamento con una ballerina della Casina delle Rose, certa Vilma. Non ci pensai due volte: inventai di sana pianta il resoconto, guardandomi bene dal mettere piede in teatro, e passai la serata vivendo «d’arte e d’amore» con la mia piccola Fioria Tosca. Del resto l’opera la conoscevo, i cantanti pure, quanto erano cani anche... La recensione sembrava proprio tutta «dal vero» ed uscì regolarmente sull’autorevole quotidiano del mattino. Alle dieci il segretario di redazione, idrofobo, mi cercava per tutta Boma perchè il nostro giornale era stato il solo a riportare la cronaca della recita. Risposi con una faccia di bronzo che potevano considerarsi ben fortunati di avere un redattore così zelante, mentre gli altri colleghi dei quotidiani trascuravano di recensire gli spettacoli minori, con grave pregiudizio dell'arte e delle future promesse della lirica.

Si «assodò» poi che la rappresentazione era stata sospesa all’nltimo momento e fui licenziato su due piedi, con l’affettuoso consiglio di non passare nemmeno più per Via del Tritone sa non volevo, eccetera...

Figuratevi dunque se, con questi precedenti, posso esitare a criticare...

Il mio spettacolo non l’ho visto seduto comodamente nella solita poltrona, ma intravisto dalle quinte, alla meno peggio, poiché ero intento non solo a curare la regìa dell'insieme e la lubrificazione della guida del siparietto che puntualmente si «incantava > come avviene sempre a tutti i debutti, ma soprattutto le solite classiche «grane» tipo teatro ’e Fechella di cinquantanni fa: — Io non esco a primo numero! La reclame è piccola! Il puntino sulla i anche! La rotazione non mi va! Noi vogliamo il camerino di Totò!... Io non lavoro... — Ed altre roselline del genere. Figuratevi che una sera perfino un «signore orchestrale» si rifiutò di lavorare perchè non voleva uscire a... terzo numero. Ed avevo in programma: Michele Galdieri, Totò, Taranto, la Osiri, Segurini con tutti i grossi calibri della Radio (a proposito: grazie, grazie San Francesco Cochetti, direttore generale dell'Eiar, per la possente iniezione di minestrone che tanto cortesemente hai dato al nostro Superspettacolo!). Ed ancora: gli ottimi Dante e Rino e Ondina Maris, stellina cinematografia, attrice e dicitrice, bella da far mancare il respiro...

Una sera ebbi la preziosa partecipazione di Ferruccio Tagliavini e Tito Gobbi, ai quali la folla non staccò i cavalli dalle carrozze, unicamente perchè con i tempi ed i cavalli che corrono (ma va!) carrozze non se ne trovano...

Ma voglio ricordare, sia pure in fretta, tutti coloro che hanno preso parte ai nostri «Superspettacoli» prestandosi gentilmente. Alcuni li ho già nominati. Ecco gli altri: Totò. L’ho definito una volta «il nostro massimo attore comico di rivista». Non mi rimangio quel che ho detto nemmeno se mi ammazzate. Al suo fianco Edoardo Passarelli, artista di quelli di cui si va esaurendo la razza. Nello Segurini musicista di gran classe, non solo nel cosiddetto genere leggero, ma soprattutto in quello classico. Nella difficilissima danza di Salomè mi ha dato i brividi. Vanda Osiri che, ottenuto un successo personalissimo come cantante, ha rivelato poi insospettate qualità di attrice recitando insieme a De Sica ed a Paolo Stoppa (di cui è superfluo tessere gli elogi) una brillante scena di Biancoli, novità assoluta per Roma.

Nella serata dedicata al ricordo di Napoli, ai canti ed alla poesia della Città martire — non uno spettacolo, ma un rito! — Michele Galdieri e Nino Taranto, che con tutto lo slancio del loro generoso cuore di napoletani avevano accettato l’invito, hanno commosso fino alle lagrime; il primo recitando liriche di Rocco Galdieri, di Murolo e di Salvatore Di Giacomo; il secondo cantando, da grande artista, alcune melodie tristi ed appassionate.

Ad un altro dei «Superspettacoli» ha partecipato Anna Magnani, cioè una delle più efficaci e sensibili attrici che vanti di teatro italiano. Ha recitato con Totò, la Orlova e Castellani, la notissima scena della Fioraia. Sul palcoscenico arrivavano gragnuole di applausi. Altri «fuori programma» molto festeggiati: Mascia Arsenieva, vincitrice delle Olimpiadi di danza, di Berlino, quel delizioso parodista internazionale che è Bissi, il valentissimo violinista Lamberto Strappini, il noto imitatore Arnaldi ed infine la cantante Laura Lari dalla quale a furor di popolo, si volle una mezza dozzina di canzoni e romanze. Per due recite Fosco Giachetti diede il cortese contributo della sua arte di vigoroso dicitore. E l’ultima sera?... Fabrizi, coadiuvato — in una scenetta spassosissima — da Ortensi, Valentini e Del Duca. Vi dico solo questo: per contentare le richieste vendemmo il teatro... due volte, non potendo allargarlo. In ogni poltrona facemmo sedere due persone. Nei posti in piedi, gente anche a cavacecio. Fabrizi riuscì a far perdere a tutti l'ultima corsa degli autobus, che Iddio lo perdoni...

Ma chi ho dimenticato?... Le Tre Nava, che hanno elettrizzato la sala, il Trio Ferrara-Irene e Beatrice, danzatori di alta scuola, le vivacissime Capinere (il tre è proprio un numero perfetto!). Ed ancora: Dea Garbaccio che sospirando L’alpino sogna ha fatto sognare tutti, ma... ad occhi aperti; Alda Mangini e Carmen Solari, cantanti dalla voce d’oro, ed infine il presentatore Nunzio Filogamo, attore, dicitore e buon cireneo di tutte le recite.

Altri gentili e validi collaboratori: i maestri Brero, Derewitskj, De Luca, Chiocco, lo scenografo Mario Pompei, io scenotecnico Badiciotti, gli ispettori dell’Eiar Tito Angeletti e De Devitise.

Molto ammirata e quasi gradita la folla degli sbafatori che per sette sere ha invaso il palcoscenico: amici, conoscenti, ammiratori, fidanziti, pomicioni, parenti, cacciatori di autografi e di portafogli, ed esploratori di camerini aperti ove tentavano il furto di un bacio o di un orologetto d’oro-ricordo...

Una vera gioia per tutti noi. Grazie di cuore.

Nino Capriati, «Film», anno VI, n.40, 9 ottobre 1943


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Il Popolo

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