Totò al Circo (L'aigle). Episodio escluso dal film "Uccellacci e uccellini" (1965-1966)

Approf Monsieur Corneau


Accanto a "Uccellacci e uccellini" Pasolini gira anche l'episodio Totò al circo (o anche L'Aquila) poi non utilizzato nel montaggio definitivo e quindi destinato a restare inedito. Si tratta di un breve film che, preso da solo, per la sua schematicità ed anche per alcuni eccessivi compiacimenti nella recitazione di di Davoli, può risultare "minore", mentre è invece fondamentale per comprendere meglio, l'apologo di Frate Ciccillo, di cui costituisce l'evidente compendio. Protagonista dell'episodio (anch'esso un aneddoto che avrebbe dovuto essere raccontato dal corvo) è un domatore francese, interpretato da Totò chiamato Monsieur Cournot (in onore del critico de Le Nouvel Observateur, che aveva stroncato il Vangelo secondo Matteo). Razionalista e manicheo, il domatore è convinto che sia possibile ammaestrare qualsiasi animale, dunque anche una bellissima aquila reale a cui cerca di imporre, inizialmente con pazienza e garbo raffinato, il modello del pensiero razionalista francese. L'aquila naturalmente, è refrattaria ad ogni insegnamento e questa indisponibilità fa perdere la testa a Cournot: tigri, leoni, serpenti e anche uno spaurito assistente umano, interpretato da Davoli. Tutti parlano perfettamente la lingua del domatore e si comportano secondo le buone regole della borghesia parigina. L'aquila però non recede dal suo comportamento e, per la rabbia, Cournot rischia l'infarto.

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Il paziente Ninetto scongiura allora l'animale di accontentare il suo padrone, e a quella preghiera l'aquila si intenerisce, confessando di non poter rispondere alle richieste di Cournot perché deve pregare. Alla inattesa rivelazione, il domatore cambia metodo e comincia a leggere all'aquila, mellifluamente, lunghi testi di Pascal, ma ancora senza risultato. E' la sconfitta totale. Demoralizzato, Cournot si appollaia su un trespolo posto di fronte all'aquila e inizia lui a imitarne i gesti. Infine, si reca su una montagna e spicca il volo verso il cielo.

Piero Spila


2004 11 22 Corriere della Sera Uccellacci Aquila intro

In attesa dell'omaggio a Volontà, morto nel '94, va in onda domani alle 19.50 su Sky Classic il quinto documentario della serie Sky-Cinecittà: Lei non sa chi è Totò! regia di Katia Ippaso e Marco Ferrari. Con l'appoggio degli eredi de Curtis e del Fondo Pasolini che ha concesso i 7 minuti muti, inediti, mai montati, conservati da Laura Betti, dell'episodio del Circo di Uccellacci e uccellini, il film di Pasolini dove i titoli di testa erano cantati da Modugno. In questa parte Totò domatore si trasformerà in aquila: lo commenta con affetto il Ninetto Davoli di oggi. Non ci sono anniversari, è un ricordo variopinto e interessante del talento di un artista riscoperto in parte postumo e che anche gli americani ci invidiano.

Uniti nella lode filosofi come Cacciali, critici d’arte come Bonito Oliva («è il Socrate della società contemporanea»), letterati come Asor Rosa. La figlia Iiliana de Curtis affronta la privacy del Principe «sciupafemmine», la sua «doppia» vita tra famiglia e lavoro, l'accanita ricerca sull'araldica. E ci sono le belle, sincere parole dei colleghi: da Ben Gazzara, suo partner in Risale di gioia, allo scrittore Enzo Moscato, da Lucio Dalla (che arriva a paragonarlo a Tarzan e Rock Hudson) a Ernesto Mahieux e a Mike Bongiorno che, ai tempi di Totò lascia o raddoppia? confessa che rimase intimidito dal suo carattere schivo, quasi altezzoso. Fino all'appassionata arringa di Renzo Arbore che lo definisce «patrimonio dell' umanità perché ha nullificato tutto il palcoscenico napoletano» e difende la sua libertà comica non d'autore, ricordando cosa raccontava Nanni Loy: «Totò diceva che partiva sempre dalla fame, il comico non può avere la pancia piena».

Totò parlava spesso della miseria frequentata di persona: «Un comico deve aver fatto la guerra con la vita e conoscere la fame, il freddo, il dolore e la solitudine». E poi via con il comico in Tv che bacia Mina, i duetti con Poppino («noio volevon savuar»), la scena del vagone letto con l'on. Trombetta. Un identikit di 55 minuti in cui il clown del Rione Sanità si imparenta conia commedia dell'arte, la Fame Atavica delle maschere, mentre lo paragonano a Chaplin e a Picasso nell'astrattezza deviata del suo profilo surreale. A Napoli, Totò è oggi considerato quasi un santo (fu Fellini il primo a perorare questa causa per meriti di buon umore) capace di far miracoli. E' invece inaspettata la passione di Murray Abraham, ex Salieri di Amadeus: «Per far conoscere l'umanità di Totò mi piacerebbe fare un film americano con Scorsese e Al Pacino nel ruolo di Totò: siamo tutti orgogliosamente italo americani». Tutti lo vogliono, lo cercano, lo amano, si scopre che forse è eterno. Ha ragione la figlia: «Lui è qui, è sempre con noi, con tutti».

Maurizio Porro, «Corriere della Sera», 22 novembre 2004



In un circo, il signor Cournot sta cercando disperatamente di domare un'aquila e farla parlare. Di fronte al silenzio ostinato dell'uccello, prova tutte le strategie. Gli promette meraviglie, lo minaccia e gli dimostra, interrogando gli altri animali (perfettamente integrati!), Che è per il suo bene. Niente funziona. Il signor Cournot perde la pazienza e lo definisce sottosviluppato, gridando "O.A.S, O.A.S ...". È allora che l'aquila dice le sue prime parole. M. Cournot, impressionato, gli legge poi tutti i tipi di testi. Mentre legge l'Enciclica, si alza improvvisamente in piedi, agita le braccia come un uccello e si appollaia su una piccola piattaforma. Sopra di lui, leggiamo "il pensatore selvaggio". Poi esce all'improvviso dal tendone, Ninetto lo segue con lo sguardo: M. Cournot è diventato "il selvaggio" che intendeva civilizzare.

Tale è preso ...

Intitolato inizialmente "L'uomo bianco", questo cortometraggio doveva essere integrato con gli altri due episodi di "Uccellacci e uccellini" per formare una sorta di trittico su "passione e ideologie" dell'Italia del 1965. Ma dall'inizio delle riprese lo scenario è già modificato e la storia del domatore, che sarà però girata, diventerà un film a parte.

Monsieur Cournot, il personaggio interpretato da Too, è il nome di un critico francese che ha sfinito "Il Vangelo secondo Matteo" vedendovi solo "arte queer".

"È stato l'ispirazione per il personaggio della mia storia. È il razionalismo esacerbato, disperato e messo fuori gioco da un nuovo, scandaloso rapporto con il mondo dell'irrazionalismo, il Terzo Mondo ”In effetti la parabola del domatore è quella di quest'uomo, famoso per la sua abilità con tutti i tipi animali, che decide di domare un'aquila che rappresenta per lui il pensiero selvaggio e il Terzo Mondo, e che otterrà l'effetto opposto e regredirà allo stato di bestia. Il punto è ovviamente quello dell'inammissibile dominio dell'uomo bianco sul resto del mondo e della sua mostruosa determinazione a "voler fare del bene". Diciamo che è un film sulla differenza tra barbari e selvaggi.

Il pensatore "buono" selvaggio

Mentre è determinato a dimostrare all'aquila tutti i benefici della civiltà, il signor Cournot interroga altri animali per dimostrargli che ha ragione.
Estratti... senza commento:

Mr Cournot: signor scimpanzé di Unrunda Urundi ... (cartone): qual è il tuo desiderio?

Lo scimpanzé: andare a lavorare in una miniera a Lille, guadagnare soldi e aprire un parrucchiere.

Mr. Cournot: E lei, signor Pitone?

Il Pitone: Oh, io! Andare a Parigi, nella boutique di un grande couturier, Christian Dior, Courrèges ...

M.Cournot: E lei, signora Iena del Sahara?

La Iena: andare a Roma e fare giornalismo.

 Mr. Cournot: Che ne dici di te, Cammello del Ghana?

Il Cammello: Scoprire la grande cultura europea, da Marx a Lévi-Strauss, e andare a insegnarla nella capitale del mio paese.

M.Cournot: E tu Ninetto, amico mio?

Ninetto: Dar fuoco all'Italia...

«Les films de Pierpaolo Pasolini», Boyer e Tinel, Ed. Dark Star, 2002


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Riferimenti e bibliografie:

  • "Pier Paolo Pasolini" (Piero Spila) - Gremese Editore
  • «Les films de Pierpaolo Pasolini», Boyer e Tinel, Ed. Dark Star, 2002