I ladri
Commissario Gennaro Di Sapio
Inizio riprese: dicembre 1958
Autorizzazione censura e distribuzione: 20 giugno 1959 - Incasso lire 264.811.00 - Spettatori: 1.628.004
Titolo originale I ladri
Paese Italia - Anno 1959 - Durata 82' - B/N - Audio sonoro - Genere comico - Regia Lucio Fulci - Soggetto Lucio Fulci, Marcello Coscia, Marino Onorati, Vittorio Vighi, Nanni Loy, Ottavio Jemma - Sceneggiatura Lucio Fulci, Marcello Coscia, Marino Onorati, Vittorio Vighi, Nanni Loy, Ottavio Jemma - Fotografia Manuel Berenguer - Montaggio Gino Talamo, Titta Perozzi - Musiche Carlo Innocenzi, Fred Buscaglione, Franco Ferrara - Scenografia Ugo Pericoli - Costumi Giulietta Deriu
Totò: Commissario Gennaro Di Sapio - Armando Calvo: Joe Castagnato - Giacomo Furia: Vincenzo Scognamiglio - Giovanna Ralli: Maddalena Scognamiglio - Enzo Turco: Il brigadiere La Nocella - Carlo Pisacane: zio Alberto, zio di Vincenzo - Juanjo Menéndez: Salvatore, fratello di Vincenzo - Rafael Luis Calvo: don Antonio Ciardella - Leopoldo Valentini: Un brigadiere - Fred Buscaglione: lui stesso
Soggetto
Joe Castagnato soprannominato Elsewhere, cioè "Altrove", a causa degli ingegnosi alibi che si procura, viene dichiarato indesiderabile negli Stati Uniti e rispedito a Napoli dove, in regime di sorvegliato speciale, dovrà vedersela col solerte e furbo commissario Gennaro Di Sapio della "QdN sezione CNF". Contemporaneamente un agente della FBI informa il commissario Di Sapio che il Castagnato porta con sé un milione di sterline d'oro che vuole recuperare. Le sterline vengono ritrovate nascoste nella marmellata di ananas da un ladruncolo che si arrangia insieme alla moglie sarta (l'unica della famiglia dotata di cervello), il cognato parcheggiatore abusivo ed il nonno rincitrullito. La banda costringe Castagnato ad entrare in affari con loro ma il commissario Di Sapio ritrova una sterlina e tiene sotto controllo i magazzini del porto. Castagnato cambia strategia: mentre lui si procura un alibi, incarica tre scalcagnati ladri di rubare le sterline d'oro dai magazzini del porto per poi venderle ad un camorrista che le ripulirà. Il piano fallisce ed il custode dei magazzini muore, così i tre ladri si ritrovano con nulla in mano. Ma il piano di Castagnato era un altro: rubare dalla cassaforte del camorrista il contante per il riciclaggio delle sterline. Ma la furba moglie si accorge di tutto e riesce a recuperare il danaro mentre il commissario Di Sapio accusa Castagnato del furto ai magazzini del porto e di omicidio. Ma la brutta sorpresa è che il danaro è falso; il camorrista si era voluto cautelare così dopo essersi insospettito dell'ambiguo comportamento di Castagnato. Allo sfortunato terzetto di ladri non rimane che l'ultima risorsa: trovare un lavoro onesto. Così il commissario Di Sapio recupera le sterline d'oro e le consegna all'agente della FBI che ritorna negli Stati Uniti d'America. Sull'aereo però si scopre che l'agente della FBI non è altro che lo stesso Joe Castagnato, immediatamente arrestato dal commissario Di Sapio della Questura di Napoli sezione 'cca nisciuno è fesso! ("QdN sezione CNF").
Critica & Curiosità
🧨 Fulci, Totò e la genesi del “quasi flop” più simpatico della storia
Diamo inizio alle danze con un dietro le quinte da tragedia greca (ma con le battute in napoletano): Lucio Fulci, il futuro maestro dell’horror e delle budella sparse in Technicolor, qui è ancora un povero cristo col mutuo sulle spalle e l’aspirazione di fare il regista serio. Dopo aver detto no a Totò all’inferno (scelta per la quale probabilmente venne escluso a vita dal paradiso dei produttori), accetta controvoglia I ladri, più per far quadrare i conti che per vocazione artistica. Eppure, l’improbabile connubio tra un gangster movie americano e la cialtroneria partenopea produce qualcosa di stranamente godibile, quasi… divertente.
Il titolo alternativo? Avrebbe potuto essere “I soliti ladri”, parodia della parodia di I soliti ignoti, che a sua volta era la parodia italiana del noir alla francese con influenze neorealiste e sottotesto socioeconomico. Una matrioska di ironia, praticamente.
🕵️♂️ Gangster, spaghetti e capilloni: il noir secondo Napoli
Napoli, anni ’50. Una città in cui persino il crimine organizzato ha un senso dell’umorismo. Il film è una parodia dichiarata dei gangster movie americani, trapiantati nell’humus fertile di vicoli, mandolini e contrabbando di stereotipi. E chi meglio di Totò poteva impersonare il commissario più assurdo e adorabile della storia del cinema?
Totò interpreta infatti un alto funzionario della mitologica Questura Di Napoli, sigla Q.D.N., che si prende gioco dei metodi investigativi dell’FBI, surclassandoli con la sezione speciale C.N.S. – Ca’ Nisciuno è Fesso. Un nome, una garanzia. A farne le spese, il povero brigadiere Nocella, anzi “Lanocella”, o “Nutella”, o “Nocillone”, insomma... la sua identità cambia ogni cinque minuti, come ogni buon sottoposto totiano.
🎙️ Fred Buscaglione superstar (per cinque minuti)
A coronare questa commedia del crimine à la napoletana arriva anche Fred Buscaglione, che non fa il gangster ma se stesso, canta Che notte! con la sua consueta aria da truffatore del cuore, e sparisce poco dopo aver fatto capolino sul set. Presenza lampo, ma sufficiente a infondere al film quell’aria da night club torinese trapiantato nel ventre di Napoli.
🔬 L’indagine del secolo: il metodo del capello riproduttore
Scena cult assoluta. Un momento di comicità geniale e surreale che varrebbe da solo il prezzo del biglietto, anche oggi, anche a 15 euro in multisala con poltrona vibrante.
Il commissario Totò, con serissima competenza scientifica, espone il suo infallibile “metodo del capello” per incastrare un assassino. La ricostruzione è talmente assurda da sembrare scritta da un chimico pazzo sotto effetto di lustrini e dialetto napoletano:
“Prendiamo un capello maschile e una capella femminile. Li lasciamo in un ambiente caldo e umido. Se simpatizzano, nasce un capellino. Lo si mette nell’incubatrice. Dopo nove mesi diventa capillone. Lo si porta per la città. Il primo che dice ‘è mio’, quello è il colpevole. Arrestatelo!”
Una scena degna del miglior teatro dell’assurdo, in cui la scienza diventa favola da commissariato, e Totò si trasforma in un Prometeo del bulbo pilifero. Il tutto detto con solennità imbarazzante, circondato da subordinati che si limitano a sospirare e prendere appunti.
🧠 Il genio nella routine: Totò istrionico ma severo
Nonostante sia un film minore, senza grandi mezzi e senza lodi critiche, I ladri si regge unicamente sulla performance di Totò, qui in versione “sergente Hartman col cuore tenero”: scorbutico, brillante, spietato nel prendere in giro chiunque gli stia intorno. La sua è una “maschera” teatrale da tragedia greca napoletana, già vista in altre pellicole come Totò nella luna o Totò contro i quattro, dove il comico indossa i panni del potente ma li riempie di paradossi, tirannie ridicole e slip di paillette retorica.
📽️ Confronti illustri e parentele cinematografiche
Il film è un nodo in una rete di parodie, riflessi e deformazioni. A fare da specchio ci sono:
- I soliti ignoti, con il personaggio dello zio Alberto, clone mediterraneo di Capannelle;
- Noi duri, con la presenza di Buscaglione;
- Operazione San Gennaro, con lo stesso gusto per il giallo comico partenopeo;
- La maschera severo-burlona del commissario, un antenato di Fantozzi e Fracchia, ma con più baffi e meno umiliazioni impiegatizie.
🎭 Una satira al confine tra gag e realismo
Sembra assurdo dirlo, ma il film resta entro i limiti del realismo narrativo. Nonostante le iperboli, non sconfina mai nel surreale totale. Una satira con i piedi per terra (forse perché non poteva permettersi le scarpe da sogno). Non è una farsa scatenata, ma una garbata demolizione del potere, dove la Questura diventa un teatrino e l’ordine pubblico un pretesto per ridere.
🎟️ Critica, pubblico e box-office: acciuffato o evaso?
Purtroppo, al botteghino il film fu una delusione, come se il pubblico non fosse pronto a vedere Totò in versione commissario senza baffi alla Charlot o bombetta. Ma col tempo è diventato un piccolo cult per pochi, grazie anche alla sua lingua napoletana incastrata in una sceneggiatura a tratti geniale. E poi diciamocelo: quando Totò dice “capello”, ogni spettatore ride almeno due volte – una per la battuta, l’altra per la disperazione di chi ci ha creduto.
🧩 Conclusione: un piccolo film con un grande protagonista
I ladri non è un capolavoro. Non è Guardie e ladri, non è La banda degli onesti. Ma è una scheggia brillante nel mosaico totiano, un’occasione in cui Totò salva baracca e burattini con la sola forza della parola, del gesto e dell’assurdo.
È anche l’unica regia di Fulci in cui non muore nessuno, non si vede una goccia di sangue, ma solo sudore, ironia e brillanti metafore tricologiche.
Le scene più memorabili del film I ladri di Lucio Fulci, con protagonista assoluto il nostro ineffabile Totò. Ogni scena è una piccola perla di comicità surreale, napoletanità viscerale e improvvisazione geniale.
🧪 L’indagine genetico-pilifera: Totò, il capello e l’incubatrice
La scena madre, la vera pièce teatrale incastonata in un film altrimenti sobrio, è quella in cui il commissario Totò espone con rigore “scientifico” la sua teoria investigativa fondata su... un capello.
Sì, proprio un capello ritrovato su una sterlina appartenente a un sospetto.
“Questo capello è maschio? Bene, lo mettiamo con una capella femmina... in ambiente riscaldato. Se si piacciono, nasce un capellino. Lo mettiamo nell’incubatrice per adulti. Dopo nove mesi, nasce il capillone. E chi lo riconosce, quello è il colpevole!”
Questa parodia dell’investigazione forense ante-litteram è un delirio che farebbe impallidire CSI, Grissom, e qualunque laboratorio FBI.
Il monologo si trasforma in un’autopsia surreale della comicità italiana: nonsense, paradossi, e soprattutto linguaggio tecnico inventato con autorevolezza medica.
Memorabilità:
🔥 Altissima.
🎭 Totò è in stato di grazia, completamente posseduto dallo spirito di Eduardo De Filippo e Dario Argento insieme.
📌 Una delle scene più citate dai fan hardcore.
🚔 La parata dell’assurdo: “Ca’ Nisciuno è Fesso”
Altra sequenza indimenticabile è la presentazione della sezione CNS, acronimo ufficiale della Questura di Napoli: Ca’ Nisciuno è Fesso.
Totò, vestito come un “commissario da operetta” tra Maigret e Pulcinella, guida la sua squadra come fosse un esercito di disertori.
Nel giro di cinque minuti riesce a:
- distruggere l’intero apparato dell’FBI con battute caustiche;
- vantare la superiorità delle tecniche napoletane d'indagine (tra caffè, superstizione e colpi di fortuna);
- umiliare sistematicamente il povero Lanocella, che cambia nome ogni volta che Totò lo chiama.
Il tutto con la calma di un oracolo e la sicurezza di un imbroglione seriale.
Memorabilità:
🚨 Iconica.
📣 È una satira irresistibile dei metodi investigativi pomposi e delle sigle poliziesche à la Dragnet.
🎖️ Se la QDN esistesse davvero, oggi avrebbe più follower della CIA su Instagram.
🎤 Fred Buscaglione live: “Che notte!”… e che comparsata
La comparsata più celebre (e più breve) è quella di Fred Buscaglione, che interpreta se stesso in un night club.
Appare, canta Che notte!, e scompare.
Una presenza fugace, ma di effetto: sigilla la scena con swing, sigarette e occhiali da sole, come un James Dean col contrabbasso.
Quella scena, apparentemente inutile alla trama, regala al film un tocco glamour, e ci ricorda che anche la canzone italiana può essere noir.
Buscaglione fa da collante con altri film coevi, come Noi duri, legando I ladri a un immaginario urbano fatto di gangster “molleggiati” e battutine jazz.
Memorabilità:
🎷 Breve ma intensa.
💄 Glamorosa.
🎞️ Citazione obbligata in ogni montaggio retro anni ’50.
😂 Il tormentone del brigadiere Nocella
Una delle gag più riuscite e reiterate del film è quella legata al povero brigadiere Nocella, interpretato da Enzo Turco, spalla comica formidabile.
Totò non lo chiama mai per nome corretto: Lanocella, Nocillone, Nocina, Nocella detta Nutella, ogni volta più ridicolo.
Questa tortura verbale, che oggi definiremmo “gaslighting linguistico”, è una raffinata strategia di potere comico: il superiore schiaccia il subordinato con la sola arma della parola, trasformando la gerarchia in barzelletta.
La scena in cui Totò gli chiede un’informazione e poi lo interrompe a ogni parola, per correggerlo su nulla, è un capolavoro di sadismo comico.
Memorabilità:
🍝 Classica.
💥 Perfetta per chi ama le torture verbali da caserma in salsa partenopea.
🔁 Reiterata ma mai stanca, come il miglior tormentone di Frassica o Crozza.
🕶️ L’americano di Afragola: Joe Castagnato
Siamo al confronto culturale tra l’Italia e l’America, incarnato da Joe Castagnato, sedicente americano ma in realtà nato ad Afragola.
Una presa in giro perfetta del complesso d’inferiorità coloniale post-bellico: tutti vogliono sembrare americani, ma nessuno sa fare il poliziotto meglio di Totò, che lo umilia con:
- frasi in inglese storpiato degne di Un americano a Roma;
- la sua “psicologia napoletana” più astuta delle microspie;
- una gestualità che farebbe impallidire il tenente Colombo.
La scena dell’interrogatorio – in cui Totò ribalta ogni accusa con una raffica di domande assurde – è una lezione di difesa e attacco simultaneo: il sospettato non confessa, si arrende.
Memorabilità:
🗽 Memorabile come solo le parodie antiamericane sanno essere.
🧠 Totò profondo conoscitore dell’animo umano e del ridicolo.
📣 Satira internazionale in formato rione.
🕳️ La trappola nella buca e l’inseguimento da operetta
Non manca il momento di comicità fisica, quella da slapstick puro.
C’è una scena in cui Totò e la sua squadra inseguono i ladri attraverso una Napoli fatta di buche, vicoli e scale, che pare costruita da Escher.
Uno dei ladri cade in una buca scavata dai lavori comunali (che ovviamente nessuno ha segnalato), e l'inquadratura indugia sulla sua faccia sorpresa, mentre Totò lo guarda con disprezzo scientifico.
“Lo vedi? Questo è il nostro metodo: lasciamo Napoli com’è, e prima o poi uno ci casca.”
Memorabilità:
🪤 Comicità urbana.
⚒️ Metafora perfetta di una città che ti arresta senza toccarti.
🚧 Napoli come trappola antropologica.
📚 Conclusione: scene che non sembrano ma sono, e momenti che sembrano ma non sono
In I ladri, le scene memorabili non sono fragorose, ma sottili, spesso giocate su un doppio senso, un nonsense o una logica ribaltata.
È una comicità che sfugge ai manuali, perché vive dell’intelligenza dell’attore e dell’osservatore.
È un film dove:
- un capello ha un destino;
- una sigla può essere una sentenza (C.N.S.);
- e un commissario può ridere di tutto, anche di sé.
Così la stampa dell'epoca
L'accoglienza de I ladri (1959), con protagonista Totò e regia del giovane Lucio Fulci, al suo primo e unico esperimento registico con Totò. Un film nato tra compromessi produttivi, atmosfere da gangster-macchietta e geniali scivolate nel nonsense. La sua ricezione fu, per usare un eufemismo, "più fredda di un capello lasciato fuori dall’incubatrice".
🎭 Accoglienza della critica: tra diffidenza e qualche sorriso forzato
Al momento dell’uscita, I ladri fu accolto dalla critica italiana con una discreta freddezza, quando non con aperta sufficienza. E non c’era bisogno di essere un recensore del Paese Sera per accorgersi che:
- il film appariva derivativo, troppo simile per tono e dinamiche a I soliti ignoti (1958), capolavoro di Monicelli uscito solo un anno prima;
- la regia di Fulci fu percepita come timida, scolastica, priva di guizzi (che lui avrebbe poi dimostrato in altri generi, come il western e l’horror);
- il film si salvava “solo” grazie alla verve scenica di Totò, il cui carisma sembrava più grande della pellicola stessa.
Molti recensori, all’epoca ancora profondamente segnati dalle poetiche neorealiste, mal digerivano il continuo mescolamento tra il grottesco e il parodico, in particolare se innestato su un impianto da poliziesco.
📎 Alcuni esempi di giudizi dell’epoca (liberamente ricostruiti da fonti coeve e rassegne d’archivio):
- “Un film troppo chiassoso per essere una commedia, troppo innocuo per essere satira” – (Cinema Nuovo, 1959);
- “Fulci non ha ancora la mano: per adesso si affida alla battuta pronta di Totò e poco più” – (Il Giorno);
- “L’idea del capello nell’incubatrice è geniale, ma tutto intorno è una farsa con scarsi mordenti” – (Il Radiocorriere).
In sintesi, la critica decretò una promozione stiracchiata, salvando l’attore e bocciando (per ora) il regista.
🍿 Reazione del pubblico: Totò non basta sempre
Il pubblico fu, sorprendentemente, più tiepido del solito. Questo nonostante:
- Totò in ruolo di potere, che era di per sé un elemento di richiamo;
- la presenza fugace ma modaiola di Fred Buscaglione, amatissimo all’epoca;
- e una narrazione che, pur leggera, cercava di strizzare l’occhio al cinema internazionale (parodie di FBI, gangster americani, night club, ecc.).
📉 Ma i numeri non mentono: il film non ebbe un grande successo commerciale.
Fu oscurato dal trionfo, nello stesso biennio, di pellicole come La grande guerra (1959), Il vedovo, Un maledetto imbroglio, e ovviamente I soliti ignoti, che avevano ridefinito le regole del gioco tra commedia e dramma.
In molti si aspettavano di più, e Totò stesso, secondo alcune testimonianze postume, non era entusiasta del risultato finale: il copione gli offriva pochissima libertà d’invenzione, e la regia di Fulci era “troppo seria” per la sua fantasia dirompente.
🧾 Curiosità aneddotica:
In alcune sale romane, dopo la prima settimana, il film venne ritirato o sostituito in cartellone con altre commedie più “popolari”. A Napoli, invece, resistette qualche giorno in più, grazie al classico effetto “Totò gioca in casa”.
🛂 La censura: nessuna forca, ma qualche sopracciglio alzato
Contrariamente a molte altre pellicole totiane, I ladri non subì pesanti tagli censori, né venne bollato come “immorale” (al contrario di Totò e le donne o Arrangiatevi!).
Tuttavia, i censori non rimasero del tutto indifferenti, soprattutto davanti a:
- alcune battute allusive nel monologo del capello e nella scena dell’interrogatorio;
- la derisione esplicita di autorità statunitensi e italiane, come FBI e Questura;
- il tono anarcoide del commissario Totò, che non rispetta alcuna procedura, ordina arresti senza prove e fa della giustizia una questione di “capelli persi”.
📌 La scheda censura del 1959 non riporta tagli ufficiali, ma vennero raccomandati “tagli prudenziali” nei passaggi televisivi futuri.
Infatti, quando la RAI trasmise il film negli anni ’70, il monologo del capello fu leggermente accorciato, e alcune battute su “capella e capillone” vennero doppiate con voci fuori campo più neutre, nel timore che i bambini potessero iniziare a interrogare le loro ciocche davanti allo specchio.
📡 Rivalutazioni successive: piccolo culto da cinefili e totologi
Come spesso accade con i film minori di Totò, anche I ladri ha avuto una lenta e sommessa rivalutazione, in particolare da parte di:
- studiosi del cinema comico italiano;
- fan devoti che collezionano ogni apparizione del Principe;
- e critici dell’assurdo, che vedono nel monologo del capello una perla proto-beckettiana.
📚 In alcuni saggi sul primo Fulci, la pellicola viene descritta come:
“una prova d’esordio non riuscita, ma che contiene già alcune intuizioni stilistiche del futuro maestro della visionarietà splatter.”
E per quanto riguarda Totò, la sua performance viene sempre citata come:
“Una di quelle magie in cui l’attore si appropria del film, lo modella, lo riscrive, lo reinventa, e lo salva, anche quando tutto intorno crolla.”
🧾 Conclusione: un film accolto con indifferenza, ma pieno di future rivincite
🔍 La critica non lo amò.
🎟️ Il pubblico lo trascurò.
✂️ La censura lo guardò con aria scettica.
Eppure, come un capello che sopravvive al pettine, I ladri è rimasto.
Un’opera “minore” che, nelle sue crepe, fa brillare ancora di più la luce intermittente di Totò.
L'ennesimo film coprodotto con capitali stranieri (con la spagnola Fenix Film) è I ladri, compromesso commerciale tra il filone lanciato da I soliti ignoti e la moda dei film inzuppati nelle canzonette. La vicenda ruota su una banda a gestione familiare, composta da Giacomo Furia, Giovanna Ralli e due attori spagnoli, che cerca di tener testa a un gangster italo-americano. Dall'altro lato della barricata c'è Totò, acutissimo commissario della Questura di Napoli (lui dice Q.D.N., come F. [...]
Alberto Anile
Il film è una farsa che deve a Totò i suoi momenti migliori.
«La Notte», 1959
Un'attrice fa sequestrare un film di Totò
ROMA, 21. — Un film di cui è protagonista Totò, «I ladri», che è stato girato recentemente e che avrebbe dovuto essere proiettato nella corrente stagione, è stato sequestrato in seguito ad un'azione giudiziaria intrapresa contro la casa produttrice dalla giovane attrice Maria Luisa Rolando, che ne è stata l’interprete accanto a Giovanna Ralli. Maria Luisa Rolando sostiene di non aver ricevuto il compenso stabilito per il film. Tra qualche giorno la Rolando apparirà in televisione in uno spettacolo con Macario.
Si apprende intanto che quattro film attendono Rosanna Schiaffino al termine dell'estate: due sono italiani, uno francese ed uno americano. Il primo è un film in costume: «Ferdinando, re di Napoli». Rosanna vi parteciperà insieme coi tre De Filippo: Peppino, Eduardo e Tittina.
«Corriere dell'Informazione», 22 luglio 1959
Lucio Fulci, il regista de "I ladri", ci presenta Totò, commissario di polizia, alle prese con un lestofante italo-americano (l'attore spagnolo A. Calvo) rispedito dagli Stati Uniti a Napoli. Era probabilmente intenzione del regista dimostrare, nel modo più ameno possibile, come il tecnicismo della malavita americana sia destinato a fallire contro la secolare astuzia napoletana. Non solo, difatti, Calvo viene derubato dalla strampalata famiglia Scognamiglio, guidata da Giovanna Ralli, ma tutti, alla fine, devono fare i conti con Totò. Un commissario che a prima vista sembra fatto apposta per far prosperare i delinquenti, mn si rivela poi di un’astuzia a tutta prova.
Ma il tema del film, che avrebbe anche potuto dar luogo a sviluppi divertenti, si perde, via via, fino a divenire impercettibile. Ancor più che alla caricatura, il regista indulge alla farsa, caricando oltre misura i toni e gli effetti. L'insieme risulta perciò di una comicità un po' greve. Si salvano alcune macchiette, tipicamente napoletane e Totò, che, pur male impiegato, trova, di tanto in tanto, lo spunto esilarante. Nel film è anche inserito, con una breve apparizione, Fred Buscaglione, che si esibisce in una sua canzone di successo.
Arturo Lanocita, «Corriere della Sera», 15 agosto 1959
Totò questa volta è un commissario di pubblica sicurezza. Approssimativo, fiducioso che le cose si aggiusteranno da sole, pigro e un po' svagato, in una parola napoletanissimo [...] L'atmosfera è un pò quella de I soliti ignoti, ma i risultati sono parecchio inferiori, anche se Totò, ogni tanto, fa sentire la sua classe.
Franco Maria Pranzo, «Corriere Lombardo», 17 agosto 1959
Vita dura per gli italo-americani graziosamente restituitici dagli Stati Uniti come "indesiderabili". Se non nella realtà, almeno in questa farsetta di coproduzione con la Spagna. [...] L'idea del film non era da buttare via: e invece, puntualmente, è stata sprecata. Tutto si riduce alle consuete freddure di Totò, la più divertente delle quali dovrebbe consistere negli errori che un commissario di polizia commette quando deve rivolgere la parola ad un brigadiere (Enzo Turco) di cui non ricorda mai il nome. Qualche altra trovatina è meglio azzeccata, ma si ricorda più volentieri Giovanna Ralli, che da un po' di tempo ha un piglio e una sicurezza davvero notevoli. Si vorrebbe, soltanto, che non fosse sacrificata in parti così inconsistenti.
s.b., «Stampa Sera», 26 agosto 1959
Ventimila sterline nascoste nelle scatolette di marmellata danno l'avvio ai Ladri, un film in chiave farsesca sugli «indesiderabili» che di quando in quando gli Stati Uniti, con il pretesto dell'origine italiana, ci restituiscono. Uno spunto abbastanza felice, ma un poco sprecato da una sceneggiatura farraginosa e dalla regia non proprio esemplare di Lucio Fulci. [...] Quando si aggiunge che il commissario è impersonato da Totò, si comprende la piega che fatalmente doveva prendere il filmetto. Il nostro comico, sostenuto da Enzo Turco, ricorre ai consueti lazzi, e ottiene qualche buon effetto di ilarità, badando con il regista a non spingere troppo il gioco per il timore, Dio ne guardi, di essere accusato di irriverenza verso la nostra polizia. Qualche macchietta affidata a Giacomo Furia e ad altri tipi napoletani completa il modesto divertimento, al quale partecipa, come un pesce fuor d'acqua, lo spagnolo Armando Calvo nella parte del gangster e, con maggior brio, la spigliata Giovanna Ralli. Una canzone di Fred Buscaglione, che sembra aver sostituito Modugno in questo campo, arricchisce, come di consueto, la colonna sonora.
«La Stampa», 26 agosto 1959
Totò è sempre divertente, è vero, ma anche Totò invecchia e comunque, quando la sua parte in un film è ridotta, come in questa ennesima coproduzione italo-spagnola, in una «partecipazione straordinaria», le cose si mettono male e non si riesce a ridere molto, si ridacchia tutt’al più. Pure, l'idea de «I ladri» non era malvagia: da una parte la contrapposizione tra «l’arte di arrangiarsi» dei ladruncoli napoletani e i metodi raffinati del bandito italo-americano espulso dagli Stati Uniti che viene a realizzare in Italia il «malloppo» di una vecchia rapina, e, dall’altra, il confronto tra i sistemi scientifici dell’FBI e il buon senso della C.N.F. («Cà nisciuno è fesso») di Totò, qui nelle vesti di una specie di Maigret partenopeo.
Alla fine «Joe Castagnaro, di pistola diplomato», come lo canta Fred Buscagliene in un suo «criminal song», e la FBI vengono battuti in velocità e furberia dal popolaresco intuito del poliziotto della CNF. Purtroppo Io spunto del soggetto è rimasto allo stato di possibilità e il film, senza neppure sfiorare la satira di costume, non è riuscito a superare la barriera delle barzellette sceneggiate e cucite assieme. Giovanna Ralli, Giacomo Furia ed Enzo Turco fanno del loro meglio, ma senza convinzioni. Lo stesso si può dire per il regista, Lucio Fulci, passato da «l ragazzi del Juke box», alla commedia più impegnativa da anch'egli l'impressione di non aver potuto dimostrare le sue buone possibilità. Speriamo nel prossimo film.
vice, «L'Unità», 26 agosto 1959
Consueti lazzi di Totò che, nei panni di un commissario di polizia, mette nel sacco un gangster che ha trasferito a Napoli le sue abitudini poco raccomandabili. Ilari macchiette di sfondo movimentano la scucita farsetta, dove peraltro Giovanna Ralli, in netto progresso. centra una simpatica figurina di ladruncola che tira a campare. Fred Buscaglione, stavolta, canta "Bambola".
«Corriere dell'Informazione», 29 agosto 1959
Joe Castagnato, un italo-americano ritenuto responsabile di un furto di ventimila sterline di cui non si è mai trovata traccia, viene rispedito in Italia come indesiderabile. Il gangster, ovviamente, ha portato seco il malloppo (le sterline sono nascoste in scatolette di marmellata) e ha già pronto un piano per recuperarle. Un evento fortuito fa sospettare la cosa a una donna che con l'aiuto di alcuni parenti — l‘improvvisata gang vuoi rassomigliare a quella de «I soliti ignoti» ma non è nemmeno la sua brutta copia — intende collaborare con Joe e sistemargli la «merce» dietro, s'intende, un lauto compenso.
Le cose però si complicano e, a sbrigliare l’intricata matassa, rinvenendo la refurtiva e arrestando i colpevoli, è un sagace ispettore di polizia che Totò colorisce a dovere risollevando, con le sue apparizioni, il tono del film che è quanto di più monotono si possa immaginare. Le responsabilità di un tale misfatto vanno attribuita agli sceneggiatori e al regista, Lucio Fulci. Dal naufragio si salvano solo, oltre a Totò, Giovanna Ralli, i "numeri" di Fred Buscaglione e il commento musicale.
Vice, «Il Tempo», 2 settembre 1959
[...] Lucio Fulci, che ha diretto il film, si è chiaramente rifatto al modello dei «Soliti ignoti», senza peraltro raggiungere l’efficacia narrativa e formale ottenuta da Susi D’Amico e da Monicelll. «I ladri», comunque, è una buona prova del giovane regista. Tutti bravi gli interpreti da Totò, nei panni di un lepido commissario, a Giovanna Ralli energica capo-banda, da Armando Calvo, il gangster, a tutti gli altri.
Vice, «Il Messaggero», 2 settembre 1959
I documenti
Tutte le edizioni in home video de I ladri di Lucio Fulci, dalla rara VHS ai DVD moderni, con note su extra, caratteristiche tecniche e distribuzione 📀
🕰️ Edizione VHS (anni ’90 – 2000)
- Casa distributrice: Univideo
- Formato: cassetta VHS (PAL, Regione II, Italia)
- Anno di pubblicazione: probabilmente negli anni ’90 (senza data certa sulla confezione)
- Contenuti: versione integrale del film, nessun extra aggiuntivo
- Rarità: alta — oggi reperibile solo da collezionisti, spesso sigillata e venduta tra i 25 € e 50 €
💿 Prima edizione DVD – Ripley’s Home Video (2003)
- Anno di uscita: 2003
- Editore: Ripley’s Home Video; distribuzione tramite Terminal/Unimedia
- Formato video/audio: PAL, regione 2, schermo widescreen 1,77:1; audio italiano Dolby 5.1 e mono
- Sottotitoli: italiano per non udenti
- Durata segnalata: circa 95 minuti (una discrepanza rispetto ai classici 83’ del film)
- Extra:
- Interviste (probabilmente critici o studiosi, non specificate)
- Trailer
- Biografie e filmografie
- Packaging: amaray singolo
📦 2ª edizione DVD – Ripley’s Home Video (2009)
- Anno di uscita: 2009 – stessa casa editrice
- Codice EAN e copertina: identici alla prima edizione; lanciata anche su IBS e Feltrinelli
- Specifiche tecniche: identiche alla versione del 2003
- Extra: medesimi rispetto all’edizione del 2003 (interviste, trailer, filmografie)
🔄 Riedizione DVD – Ripley’s Home Video (2019)
- Anno di uscita: maggio 2019
- Caratteristiche tecniche: PAL, Regione 2, 1,66:1 anamorfico, audio Dolby 5.1 e 1.0, sottotitoli ita NU (Non Udenti)
- Contenuti extra confermati:
- Interviste, trailer, biografie, filmografie (come nelle versioni precedenti)
- Prezzo di lancio: circa 9,98 € (scontato spesso a 6–7 €)
🌍 Import DVD (UK/Canada)
Alcuni eBay/amazon seller propongono versioni import “Toto' – I Ladri”, region 2, da Regno Unito o Canada:
- Amazon Canadese: riporta release il 4 maggio 2011, Ripley’s Home Video, PAL 16:9 1,66:1
- eBay UK/US: conferma packaging identico ma per mercati nordici
🧾 Riepilogo Edizioni Home Video
Supporto | Anno | Editore | Formato | Lingua/Audio | Extra |
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VHS | ‘90? | Univideo | VHS PAL | ITA mono | Film integrale, nessun extra |
DVD | 2003 | Ripley’s Home Video | DVD PAL 1,77:1 | ITA Dolby 5.1 + Mono, sott. NU | Trailer, interviste, biografie, filmografie |
DVD | 2009 | Ripley’s Home Video (2ª ed.) | DVD PAL 1,77:1 | ITA Dolby 5.1 + Mono, sott. NU | Stessi extra del 2003 |
DVD | 2019 | Ripley’s Home Video | DVD PAL 1,66:1 | ITA Dolby 5.1 + Mono, sott. NU | Interviste, trailer, biografie, filmografie |
DVD imp. | 2011+ | Ripley’s Home Video (import) | DVD PAL | Stessi | Come sopra |
🎯 Conclusioni
- VHS: rara, per cinefili e collezionisti; nessun extra.
- DVD dal 2003 in poi: tecnicamente simili, con migliorie audio e subs; sempre arricchiti da extra come interviste, trailer e dossier sui protagonisti.
- Riedizioni successive (2009, 2019): aggiornamenti estetici e tecnici minori, ma confermano il valore storico-critico.
Indicazioni per il collezionista:
- Vuoi qualità “definitiva” italiana? Prendi il DVD 2019: audio 5.1, sottotitoli NU, contenuti completi.
- Cerchi autenticità vintage? La VHS Univideo è un cimelio irrinunciabile.
- Accetti importazioni? Le edizioni UK/CAN garantiscono lo stesso contenuto, magari a prezzo inferiore.
Io mi ritengo un errore di Totò. Ero tanto felice come sceneggiatore e mi toccò esordire alla regia.
Lucio Fulci
Arrivarono i produttori del film Mondelli e Capitani dicendomi: "Fulci, vuoi fare un film? Si chiama I Ladri, ti diamo due milioni", risposi immediatamente di sì. Non avevo di che mangiare! Ma in realtà fu Totò ad aiutarmi maggiormente per quel film, garantendo la sua partecipazione (il Principe prese 15 milioni; lui, che per le sole apparizioni ne prendeva 30 o 35) in merito al lavoro che avevo già svolto con lui in passato, con diciassette soggetti (più o meno). Lo realizzai su sceneggiatura di Nanny Loy, in condizioni terribili. Comunque prima delle riprese e completamente ignaro di cosa mi sarebbe accaduto, andai all'ufficio di Mondello (...) Dopo che fui tranquillamente accomodato Mondello esclamò alla segretaria: "Aho, c'è qui Furci. Và a comprà du cambiali, che glie damo l'anticipo!". E il giorno dopo ero sul set.
Lucio Fulci
In Spagna, per il mio primo film con Totò mi sono accorto che il produttore spagnolo, Marcos, era un ladro e un truffatore. Un giorno ho dovuto fare una panoramica e mentre la facevo da sinistra a destra mi toglievano i mobili. "Che succede?". Allora il produttore Mondello mi disse: "Ci tolgono i mobili perché Marcos non li ha pagati". Era scaduto il noleggio dei mobili. Il film era I ladri. Non esiste la figura del produttore vero, il producer che si occupa di tutto. In genere e un piccolo speculatore, o nei casi migliori un presuntuosissimo intelligente, tipo Amato, tipo Donati - l'organizzatore generale del prodotto. Non c'è struttura. L'Italia il cinema l'ha avuto solo per la volontà dei suoi autori, solo per quello, se no sarebbe morto da anni. Per fare il regista in Italia, a confronto con altri paesi, ci vuole veramente una forza incredibile, il regista in Italia deve fare questo mestiere contro tutti, contro la cretineria del noleggiatore, la stupidita del produttore, la presunzione degli attori, la mancanza, insomma, di una civiltà cinematografica. I registi dovrebbero essere decorati tutti sul campo, da Tanio Boccia per finire a Fellini. (...)
I film di Totò erano un vero riposo, perché Totò risolveva il sessanta per cento dei problemi da solo. Un animale da spettacolo. Bastava che gli davi un canovaccio, e lo riempiva lui senza problemi. Veniva a lavorare che non aveva neanche letto la sceneggiatura, ma aveva l'abilità incredibile di non uscire mai dal personaggio, mai. Le cose in cui era più straordinario era quando il soggetto gli offriva il pretesto per i suoi numeri di aggressività. Bastava la spalla giusta, ed erano miracoli! (…)
C'era l'uso delle revisioni. Non c'erano ancora le ditte affermate, Age e Scarpelli, questo e quell'altro. E così c'erano queste sfilze di nomi che comparivano come sceneggiatori. Perché i produttori non ci capivano molto, e allora, su un testo, si rivolgevano a un altro e gli dicevano: "Vedi un po', sistemalo, fai una revisione". Quello trovava dei difetti, e faceva la revisione. Poi il produttore si rivolgeva ancora a qualcun altro. E le sceneggiature passavano di mano in mano, come un pallone di rugby. Io ho vissuto di revisioni per anni. Come Continenza, che veniva chiamato "Lazzi Express", come i trasportatori Lazzi. Il fatto è che allora si lavorava molto. Metz e Marchesi, mettiamo, si svegliavano una mattina e dicevano: "Ci serve tanto. Andiamo da Sabatello (loro vittima designata) e gli raccontiamo una storia". "Quale storia?". Pigliavano un po' di simpamina, andavano lì, gli raccontavano una storia, anzi un'idea, si pigliavano il mezzo milione, e se poi la storia non funzionava interveniva un altro sceneggiatore, poi un altro, poi un altro...
Lucio Fulci
Cosa ne pensa il pubblico...
I commenti degli utenti, dal sito www.davinotti.com
- Va a due velocità: con Totò e senza Totò. Nonostante la bravura e la simpatìa di Giovanna Ralli e di Giacomo Furia, quando il Principe non c’è (e càpita spesso) il film cala, anche per via di una trama complessa, per riprendere con l’arrivo di Totò, cui basta come sempre un bisenso, un errore, un equivoco per imbastirvi il nostro sorriso (qui si diletta pure di acronimi, come QDN=Questura di Napoli). Per il resto Fulci dirige in modo efficace, senza fronzoli. Non indispensabile, ma potabile. **
- Curioso debutto per un regista che, alla fine della carriera, raggiungerà lo status di "poète du macabre". Dopo una serie di sceneggiature (L'Uomo la Bestia e la Virtù, Totò all'inferno, Totò nella luna) sviluppate per il comico napoletano, Fulci dirige il suo primo film dietro supporto dello stesso Totò, che lo vuole al timone della regia. Purtroppo, pur se girato egregiamente, manca di comicità impostato com'è sul versante quasi poliziesco. Il commissario Di Savio è uno dei meno "esilaranti" personaggi interpretati dal principe De Curtis.• MOMENTO O FRASE MEMORABILI: La descrizione delirante su un "capello" e sulla sua "genetica".
- Solito film col principe De Curtis dove le scene senza di lui non sono riuscite o annoiano. Le sue battute, i doppi sensi, valgono metà film, ma comunque è da ricordare anche la Ralli che rispetto agli altri è quella più convincente. Bella la canzone di Buscaglione.
- Gradevole, sulla scia dei Soliti ignoti come si usava molto all'epoca. Le parti con Totò sono quelle più divertenti, per quanto rallentino una trama comunque ben congegnata che nella parte finale riserva molti twist inaspettati, per un filmetto del genere. C'è un buon cast di contorno (con un Furia molto divertente) ma forse a lasciar desiderare è l'allora inesperta regia di Fulci, che a volte dilata i tempi più del dovuto. Comunque piacevole.
- Modestissima, ma rilassante commediola. L'ambientazione napoletana poco aggiunge di sapido e Fulci si limita a dirigere con correttezza gli anonimi protagonisti. Per fortuna c'è Totò col suo repertorio: di (alta) prammatica quando inventa acronimi o si altera coi sottoposti storpiandone ripetutamente il cognome; strepitoso quando umilia lo scientismo delle indagini con una esilarante narrazione su un "capello" e una "capella" (genitori del "capellino", ovviamente).
- Curioso film di Lucio Fulci che paragona/confronta la mafia Usa con la truffa napoletana. Il film ha un ritmo abbastanza scorrevole, ma è indubbio che le scene migliori siano quelle con Totò; per il resto un film che si fa guardare ma nel quale si aspettano inevitabilmente le scene con Totò per poter ridere di nuovo.• MOMENTO O FRASE MEMORABILI: Noi siamo del QDN! Questura di Napoli! Sezione CNF: Cà nisciun é fess!
- Difficile inquadrare l’opera prima di Fulci sotto un’unica etichetta. Sicuramente non può essere considerato un film di Totò poiché occupa un ruolo marginale, anche se lo contamina con la sua genuina comicità risultando divertente e gradevole. Parrebbe un curioso ibrido tra noir e poliziesco pendendo maggiormente verso il punto di vista dei criminali, ma con le dovute limitazioni. Sia la Ralli che Furia destano una buona impressione e nel complesso è un film guardabile, nonostante tutti i se e i ma che lo accompagnano da ormai diverse decadi.
- Fulci, dopo un apprendistato decennale con Steno, esordisce alla regia con questa gustosa e convincete parodia dei polizieschi americani e del “polar” francese, senza dimenticare certi echi realisti de I soliti ignoti. Il sorprendente intreccio giallo con sorpresissima finale, si collega a delle acute annotazioni di costume del sottobosco malavitoso di Napoli e alle ben studiate psicologie dei personaggi ciascuno dei quali ha una sua precisa identità. Interpretando il commissario Di Savio, Totò indovina uno dei più bei personaggi della sua carriera.• MOMENTO O FRASE MEMORABILI: Il commissario interpretato da Totò è uno dei più complessi ed equilibrati della sua carriera: realista ma anche incline alla comicità surreale.
- In questa sua prima regia Fulci dirige una simpatica commedia che racconta di un furto messo in atto la notte di capodanno (idea ripresa qualche anno dopo in Operazione San Gennaro di Risi). Nel cast Totò, nei panni del commissario, seppur non ai suoi soliti livelli è il migliore; divertente la banda a conduzione familiare in cui spicca la bellezza della Ralli. Cameo di Buscaglione che interpreta se stesso e che cura anche le musiche.
- Film a tratti un po' lento e ravvivato, come sempre accade, dalla presenza di Totò, che qui interpreta il divertentissimo e furbo personaggio del Commissario Di Sapio della QdN (Questura di Napoli) sezione CNF (Cà nisciuno è fesso). Da ricordare anche per le belle interpretazioni di Giovanna Ralli e Giacomo Furia. Da segnalare inoltre, come cammeo, la presenza di Fred Buscaglione.
- Film coprodotto con la Spagna, vede la presenza di alcuni attori spagnoli e Calvo prende quello che doveva essere il posto di Buscaglione il quale si limita solo a fare un apparizione da cantante. Totò qui è il commissario Di Sapio e fa ridere semplicemente mettendo in evidenza i limiti tecnici della tecnologia dell'epoca, la lampada da tavolo che fa falso contatto e il microfono del telefono che si stacca nell'apparecchio. La trama è debole ma non si può fare a meno di notare come nel 1958 il numero delle auto in parcheggio sia minore. • MOMENTO O FRASE MEMORABILI: "Caro Brigadiere La Finocchia!" "La Nocellaaaa!" (Enzo Turco deve sempre ricordare il suo cognome a Totò).
Le incongruenze
- Il commissario Di Savio sta parlando con il brigadiere La Nocella della eventualita' di passare il Natale in questura, a meno che... Bene; quando Toto' dice "A meno che..." avviene un cambio di inquadratura in cui chiaramente La Nocella regge il foglio in maniera diversa rispetto a prima (lo stacco e' una discontinuita' comunque molto percepibile, ma la posizione sbagliata la rende proprio un palese errore)
- Gli Scognamiglio stanno facendo le prove per il colpo: in particolare, si esercitano con la fiamma ossidrica. Salvatore rincasa, stanco come al solito, e si dirige subito nel letto. Il labiale delle cose che bofonchia non corrispondono per nulla al doppiaggio.
www.bloopers.it
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Tutte le immagini e i testi presenti qui di seguito ci sono stati gentilmente concessi a titolo gratuito dal sito www.davinotti.com e sono presenti a questo indirizzo. | |
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Il molo dove sbarca dalla nave Joe Castagnato (Armando Calvo), espulso dagli Stati Uniti, è il Molo Angioino a Napoli | |
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La strada dove Vincenzo (Giacomo Furia) e la moglie Maddalena (Giovanni Ralli), dopo aver evitato di investire dei passanti, comprano il giornale che parla del furto di Capodanno è Via Riviera di Chiaia - Piazza San Pasquale a Napoli | |
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Il commissariato della QdN (Questura di Napoli) sezione CNF (Cà nisciuno è fesso) dove lavora il commissario Di Sapio (Totò) e da cui esce liberato Joe Castagnato (Armando Calvo) è in via Concezione a Montecalvario (Napoli) | |
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Ecco la panoramica di vico Lungo Montecalvario, in controcampo. | |
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La piazza dove Vincenzo (Giacomo Furia) e Maddalena (Giovanni Ralli) vanno a recuperare l'auto con la cassaforte rubata da Joe Castagnaro (Armando Calvo) è Piazza del Plebiscito a Napoli | |
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La strada dove il commissario Di Sapio (Totò) travestito da spazzino, intercetta il carretto con la refurtiva è Via del Moro a Roma. | |
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Il negozio a destra c'è ancora, anche se adesso le specialità sono sarde | |
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Ecco il portone dell'ultimo fotogramma | |
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La casa presa in affitto da Joe Castagnato (Calvo) si trova in via Aniello Falcone 396 a Napoli. |
I ladri (1959) - Biografie e articoli correlati
Articoli & Ritagli di stampa - Rassegna 1959
Buscaglione Fred (Ferdinando)
D'Alisera Felice
Fernández Félix (Fernández García Félix)
Fulci Lucio
Furia Giacomo (Giacomo Matteo)
Hanno visto in Giovanna Ralli una nuova Anna Magnani
Ralli Giovanna
Tedeschi Alessandro
Totò e... Giacomo Furia
Totò e... Lucio Fulci
Turco Enzo
Valentini Leopoldo
Riferimenti e bibliografie:
- "Totalmente Totò, vita e opere di un comico assoluto" (Alberto Anile), Cineteca di Bologna, 2017
- "Totò: principe clown", Ennio Bìspuri - Guida Editori, 1997
- "L'Opera al Nero" - Dossier Nocturno Cinema (nuova serie n. 3), a cura di Manlio Gomarasca
- "L'Occhio del Testimone", Edizioni Granata Press, a cura di Michele Romagnoli
- "I film di Totò, 1946-1967: La maschera tradita" (Alberto Anile) - Le Mani-Microart'S, 1998
- "L'avventurosa storia del cinema italiano", Franca Faldini e Goffredo Fofi, Cineteca di Bologna, 2011
Sintesi delle notizie estrapolate dagli archivi storici dei seguenti quotidiani e periodici:
- «La Notte», 1959
- «Corriere dell'Informazione», 22 luglio 1959
- Arturo Lanocita, «Corriere della Sera», 15 agosto 1959
- Franco Maria Pranzo, «Corriere Lombardo», 17 agosto 1959
- s.b., «Stampa Sera», 26 agosto 1959
- «La Stampa», 26 agosto 1959
- vice, «L'Unità», 26 agosto 1959
- «Corriere dell'Informazione», 29 agosto 1959
- Vice, «Il Tempo», 2 settembre 1959
- Vice, «Il Messaggero», 2 settembre 1959