Ingrid e Roberto, dopo il divorzio nozze in una piccola città italiana

Rossellini-Bergman

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E' cominciata l’offensiva telegrafica di Hollywood per impedire il matrimonio.

Roma, aprile

Ingrid Bergman ha chiesto il divorzio al marito Peter Lindtrom perchè intende sposare il regista Roberto Rossellini. La decisione dell'attrice svedese è definitiva e fra breve comincerà le pratiche legali per essere sciolta dall’attuale vincolo matrimoniale in modo da poter rinnovare le nozze. Ottenuto il divorzio da un tribunale svedese, molto probabilmente sposerà in Italia, ma non in una grande città. Per capire come Ingrid Bergman sia arrivata a questa decisione, dopo quattordici anni di matrimonio con Peter Lindstrom, bisogna cominciare da lontano, da quando a Hollywood vide i due più famosi film di Rossellini, «Roma città aperta» e «Paisà», Fu specialmente «Paisà» che colpi la sua immaginazione, e da allora nella sua vita ordinata e quasi senza emozioni entrò un gran desiderio, quello d| apparire senza le finzioni e i compromessi di Hollywood, in un film girato in luoghi veri e con persone vere. Tornò a vedere il film altre volte, e sempre più forte le crebbe nella fantasia questo desiderio. Un giorno dell’estate scorsa Ingrid lesse su un giornale cinematografico una breve intervista di Rossellini.

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Il regista era peno di parole aspre verso gli attori di professione, gente viziata dal mestiere e resa incapace di commozioni sincere; faceva una unica eccezione per la Bergman e concludeva l’intervista dicendo che gli sarebbe piaciuto girare un film con lei. Ingrid Bergman pensò che fosse un cenno del destino; ritagliò la breve intervista e scrisse a Roberto Rossellini. «Io», diceva Ingrid press’a poco, «parlo molto bene lo svedese, abbastanza bene l’inglese, in maniera approssimativa il francese. Conosco anche due parole italiane; Ti amo. Se le notizie riferite in questo pezzo di giornale sono esatte, ebbene sappia che per me sarà un gran giorno quello in cui potrò lavorare con lei».

LE TREMARONO LE MANI

In quel tempo Rossellini era molto legato a Anna Magnani, con lei aveva finito di girare un film, stavano sempre insieme. Senza aprirsi con la Magnani, Rossellini rispose alla Bergman ringraziandola per l’invito, e assicurandola che la proposta lo lusingava, lo riempiva di gioia. Fra i due si stabilì uno scambio di corrispondenza, della faccenda prese a interessarsi con accanimento il signor Lopert, rappresentante che Rossellini ha in America. Lopert infine telegrafò a Rossellini di recarsi immediatamente a Londra perchè gli aveva fissato un appuntamento con la Bergman. Ma Rossellini è un uomo distratto, disordinato; a parte ciò, in quel momento aveva molto lavoro, doveva badare alla Magnani che già sapeva molte cose o per lo meno le sospettava. Rossellini arrivò così a Londra con quattro giorni di ritardo; la Bergman era partita la sera prima. L’attrice e il regista ricominciarono l’assiduo scambio di corrispondenza, fissarono un altro appuntamento, questa volta a Parigi. E di nuovo il disordine, il lavoro e la Magnani fecero sì che Rossellini rinviasse la partenza. Giunse a Parigi con tre giorni di ritardo. Arrivò che la Bergman stava per partire, e solo dopo una vertiginosa corsa per le vie della città, Rossellini riuscì a raggiungerla all’aeroporto: i due ebbero appena il tempo di stringersi la mano, di scambiarsi qualche frase di simpatia.

Passò ancora altro tempo, e questo non fece che accrescere U desiderio della Bergman d’incontrarsi con Rossellini, discutere le possibilità di girare insieme un film. Rossellini, da parte sua. ora pensava con maggiore assiduità all’attrice svedese; la Magnani gli era caduta dal cuore. Bisogna aggiungere che Rossellini ora aspirava a rinnovarsi, a provarsi con attori nuovi, in modo particolare con Ingrid Bergman. Inoltre, da quando le aveva stretto la mano nell'aeroporto di Parigi, l’attrice svedese non lo interessava più solo per il fatto che è la stella più brava del momento, ma anche come donna.

L’occasione di un incontro definitivo avvenne nel febbraio scorso, quando Rossellini, prendendo a pretesto il premio della critica americana per il miglior film dell’anno (Paisà), si recò personalmente a Hollywood. L’incontro con la Bergman fu come una scena inventata per un film. L’attrice lo ricevi in casa sua, nella villa di Beverly Hill. E’ una dimora modesta, di poche stanze, in mezzo a un giardino; in un angolo del giardino c’è una dependance, anche questa piccola e senza sfarzo, per gli ospiti. Per ricevere il regista italiano. Ingrid aveva decorato il portichetto della villa e anche l’interno con festoni rossi e con fiori, con un’infinità di fiori; e lei stava in cima alla scala, vestita di rosso. Quando Rossellini entrò e cominciò a salire le scale per andare incontro a Ingrid, costei fu presa da un forte tremito, si scolorì nel volto. Anche quando si furono messi a sedere, lei non riuscì a dominare la forte emozione, è tanto per darsi un contegno, prese da un astuccio una sigaretta; non potè tuttavia accenderla, così forte le tremavano le mani Rossellini le tolse la sigaretta, l’accese, gliela mise fra le labbra.

Ingrid Bergman in seguito ha avuto occasione di confidare a qualcuno che il suo amore scoppiò m quel momento; ma anche ora, se si sforza e cerca di parlarne con calma, di analizzare quel che avvenne nel suo cervello, nel suo cuore e in tutto il suo sangue, mentre Rossellini camminava salendo verso di lei, non ne viene a capo: come uno che all’improvviso sia colpito alla nuca e cada per terra privo di sensi. L’improvvisa arsione nel cuore della Bergman, una donna che si era fatta la fama di persona giudiziosa e parsimoniosa e sul conto della quale i più maligni cronisti di Hollywood non avevano mai trovato da ridire, sia pure per un piccolo flirt, fu e rimane una faccenda molto strana. Ma forse tutto diventa più chiaro

o meno enigmatico, se si pensa a quale è stata finora la vita di Ingrid. Da bambina e da giovanetta ebbe pochissime gioie e poco affetto, vivendo nella casa di uno zio; le sue emozioni furono sempre represse dalla rigida disciplina protestante, sotto il vigilante incubo del Vecchio Testamento il tempo le trascorse fra continue rinunce e mortificazioni. A diciotto anni conobbe un bravo giovane, un dentista, e lo sposò; fu un matrimonio di convenienza, e seppure con gli anni nacque l’affetto, non fu mai l’amore. Lui, Peter Lindstrom, era troppo preso dai suoi studi, dalla lotta per la vita, non aveva una ricca vena sentimentale. Del resto avevano l'agiatezza, l'avvenire assicurato, la loro vita trascorreva calma e serena, senza emozioni, e anche senza quelle tribolazioni che qualche volta servono ad accostare i coniugi. Andavano al cinema una volta per settimana, in genere il sabato sera, e nelle altre sere stavano in casa, lei a fare conti e progetti per nuovi film, lui a studiare le riviste scientifiche sulle malattie del cervello e su quelle del sistema nervoso. Una vita, tutto sommato, noiosa. Quando Roberto Rossellini entrò nella vita della Bergman, lo fece in maniera violenta; egli, ch’è estroso, vivace e nemico di molte convenzioni, rappresentò per Ingrid l’avventura, la sorpresa, l’imprevisto, e forse la stessa gioia di vivere. Rappresentò l’amore.

Durante la sua permanenza a Hollywood, il regista fu ospitato nella dependance dei Bergman. Ingrid e Roberto si videro spesso, molte volte al giorno. Lui le fece leggere il soggetto per un film da girare insieme, in Italia in un’isola vulcanica, in un posto senza acqua corrente, senza luce, rimasto quasi ai margini della civiltà o per lo meno dei conforti della civiltà; ma in compenso, pieno di sole, con le scogliere rosse, con la gente semplice e un mare odoroso e limpido. La Bergman stava a sentire, beveva la descrizione dello Stromboli con avidità infantile, ed era felice. Del resto, era così innamorata, così fuori di sè per quest’inattesa passione, che avrebbe seguito chi le parlava anche nella Terra del Fuoco o nella Papuasia.

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ROSSELLINI PARLA AL MARITO

Venne il giorno della partenza. Rossellini non aveva più dubbi su di sè e nemmeno sul cuore della Bergman. Quella mattina affrontò Peter Lindstrom, il marito dell’attrice. Il colloquio fu tranquillo, come di due uomini che parlino di affari ordinari. Rossellini entrò subito in argomento. Disse di essersi innamorato di Ingrid e di essere sicuro che anche Ingrid aveva per lui gli stessi sentimenti. Lo specialista di malattie nervose sorrise appena, disse che si era accorto subito di quel nuovo sentimento cresciuto nel cuore della moglie. Poi aggiunse: «Se io fossi in voi, andrei cauto. Ingrid è tanto brava, è cosi buona, ma in fondo è una bambina, ha l’animo semplice. A parte questo, credetemi, signor Rossellini, mia moglie forse non ha molto cervello. E’ poi certo che in questo momento non si rende conto di quello che le sta succedendo. Io la conosco bene, molto meglio di voi, amico mio; la conosco da quindici anni, di cui quattordici passati sotto lo stesso tetto. Sono persuaso che quando sarete partito, tutta questa ebbrezza di ora passerà alla mia Ingrid. Io, al posto vostro, andrei piano».

Roberto Rossellini si strinse nelle spalle, allargò le braccia. Poi disse: «Sono convinto del contràrio. Sono certissimo che i sentimenti che legano me e vostra moglie dureranno a lungo, tutta la vita». Fra i due uomini, il regista italiano e lo scienziato svedese, ci fu una pausa molto lunga. Ognuno stava assorto nei suoi pensieri oppure aspettava che fosse l’altro a continuare il discorso. Infine, lo svedese disse: «A me sembra impossibile, una assurdità, l’idea di dover rinunciare a Ingrid. Io sono sicuro che Ingrid resterà con me. Le fiammate improvvise sono anche quelle che prima si spengono». Roberto Rossellini si alzò in piedi per prendere congedo, e fu allora che al marito della Bergman fece questa promessa: «Se è una fiammata passeggera o un amore duraturo, solo il tempo potrà dirlo. Prendo però quest’impegno: in ogni caso, se durante il soggiorno di Ingrid in Italia, prenderemo una decisione, voi non verrete a saperlo da altri. Sarò io stesso a informarvi, a dirvi con esattezza come stanno le cose». I due uomini si strinsero la mano. Roberto Rossellini qualche ora dopo era già in viaggio verso l’Italia.

Appena tornato a Roma, Rossellini trovò i primi telegrammi della Bergman e poco dopo gli aerei cominciarono a recapitargli le sue lettere d’amore; la lontananza, come sempre succede quando si è innamorati, non fece che esaltare i sentimenti di lei. La sera infine in cui scese nell’aeroporto di Ciampino, e potè correre incontro a Rossellini e prenderselo sotto al braccio, capì che non avrebbe potuto fare più a meno di quell’uomo.

Cinque sere dopo, nell’appartamento che la Bergman occupava in uno dei più grandi alberghi di via Veneto, i camerieri videro entrare alcune persone, fra cui l’avvocato Gino Sotis, che si trova sempre presente quando spuntano complicazioni matrimoniali, si tratti d’un ammiraglio o di un deputato, di un principe orientale, di un miliardario europeo o di una cantante illustre. In quella stanza si vegliò tutta la notte. Gran parte di essa dovette passare in uno di quegli esami di coscienza che l’avvocato Sotis è solito fare in questi casi: la decisione degli interessati a sposarsi è irrevocabile? Ci sono motivi per temere prossimi o lontani pentimenti? Prima di mettersi nella via del divorzio, non è meglio lasciar passare qualche settimana o mese?

Ingrid Bergman quella sera era molto eccitata, e chi la vide, aggiunge che era di una bellezza sfolgorante: gli alti pomelli accesi, gli occhi lucidi, un lieve tremore nelle labbra, come un tic nervoso, ma un tic che era molto simile a un sorriso, un sorriso che qua e là le riempiva il volto di melanconia.

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" CALL ME PLEASE ”

Poi una grande irrequietezza, improvvisi cambiamenti di umore fra il dolore per il distacco dal passato e le speranze per l’avvenire. Tardissimo nella notte, quando già cominciava l’alba, e quando l’avvocato Sotis aveva finito l’interrogatorio, Ingrid scrisse al marito per chiedergli il divorzio. Fu una lettera molto triste. Ingrid via via che riempiva i fogli, sempre più sentiva pesarle sulla coscienza tutta l’educazione protestante, sentiva riaffiorare dall’infanzia e dall’adolescenza tutte le inibizioni della rigida educazione ricevuta; e sempre più distintamente capiva il torto che faceva al marito. Come gli scrisse, lei non poteva muovergli il più piccolo rimprovero: con lei, durante i quattordici anni di matrimonio, Peter era stato sempre affettuoso, giusto, leale. D’altra parte non vedeva via d’uscita: era innamorata, in una maniera folle, la sua vita non avrebbe avuto più senso se tolta all’uomo che amava e che avrebbe amato tutta la vita.

Molto breve fu invece la lettera che quella notte Roberto Rossellini scrisse al dottor Peter Lindstrom. Gli ricordava la promessa che gli aveva fatto a Hollywood. L’irreparabile era avvenuto, lui e Ingrid avevano deciso di unire le loro vite. Rossellini diceva anche che avrebbe avuto cura della felicità di Ingrid come e più della sua stessa.

Fu una notte certamente drammatica. All’alba i camerieri dell’albergo videro uscire l’avvocato Sotis dall’appartamento della Bergman. La notizia si diffuse fra i clienti dell’albergo, sostò davanti ai caffè di via Veneto, arrivò col clamore di una bomba nelle redazioni del giornali e negli uffici dei corrispondenti italiani ed esteri. Lo studio dell’avvocato Sotis per diversi giorni fu bloccato da telefonate e visite di giornalisti: con tutti l’avvocato fu cortese, ma reciso. Smentì la notizia del divorzio della Bergman. Smentì anche quando qualche giornale americano annunciò vagamente che il divorzio era stato deciso. L’avvocato Sotis fece anche di più: smentì di essersi mai incontrato con la Bergman. Ma che altro avrebbe potuto fare un avvocato così riservato come Sotis, un avvocato chiamato di notte per un consulto strettamente confidenziale?

Da Hollywood il medico svedese, non appena ricevette le due lettere con la richiesta di divorzio, mandò alla moglie Ingrid un telegramma con queste tre parole: «Cali me please», chiamami ti prego. Ingrid rispose al marito che sarebbe stato un viaggio inutile; ormai non avevano più niente da dirsi. Per quante parole lui potesse trovare. per quanti argomenti potesse portarle, era tutto inutile, era meglio anzi lasciar cadere la proposta di un incontro, e prepararsi intanto per il divorzio.

In questi giorni è arrivata a Stromboli da Hollywood la signora Brown Barrett. E’ venuta in Italia per convincere Ingrid a desistere dal suo proposito. Si tratta di una vecchia amica della Bergman ed è persona legata agli interessi di una nota casa produttrice americana. La Barrett ha recato con sè una valanga di argomenti sentimentali, economici, familiari, artistici e sociali per convincere la Bergman a chiudere questo capitolo della sua vita e a riprendere il filo del racconto al punto in cui lo ha spezzato, nella sua villa di Beverly Hill. Non ha avuto successo. Agli argomenti della Barrett, per quanto ottimi, sensatissimi, la Bergman ha sempre risposto con un solo argomento, ch’è poi il solito in questi casi e che risulta sempre il più forte di tutti: non può più vivere lontana da Rossellini. Allora la messaggera americana ha ripiegato su una seconda linea di resistenza: per il momento Ingrid non faccia niente, non prenda decisioni definitive; fra qualche mese potrà riesaminare tutta la faccenda con mente più pacata. La Bergman ha scosso il capo. E’ inutile aspettare: il tempo non cambierà i suoi sentimenti di ora.

Intanto nell’isola di Stromboli il lavoro va avanti come meglio Rossellini non avrebbe potuto augurarsi. Egli è felice. Vicino a Ingrid, in uno scenario fra i più belli e originali, sente che un’epoca migliore di questa non gli è mai capitata nella vita. Gli è tornato il gusto di vivere, dalla mente e soprattutto dal cuore gli sono caduti tutti quegli impacci, tutti quei fastidi, tutte le amarezze che lo irretivano da due anni a questa parte e che avevano fatto scadere il suo lavoro, lo avevano reso privo di estro, slegato, qualche volta piatto, mediocre. Era quasi la decadenza dopo le alte cime raggiunte nel biennio 44-45.

LA GUERRA DEI TELEGRAMMI

Anche per questo Rossellini si è attaccato con tutte le sue energie alla Bergman. La svedese ha rotto il senso di routine da cui egli si era lasciato prendere, gli ha restituito il cuore e il cervello di una volta, gli ha ridato la gioia di vivere nelle piccole e nelle grandi cose di ogni giorno, ha esaltato le sue capacità artistiche e anche umane. Per Rossellini la Bergman rappresenta il ritorno dei vent’anni; egli si trova ora nelle condizioni migliori per realizzare il miglior film della sua vita. Ne volete una riprova? Date un’occhiata ai telegrammi che arrivano dagli studi di Hollywood dove hanno già visto, esaminato e studiato attentamente i primi rulli girati allo Stromboli. Sono telegrammi pieni di lodi, entusiasti, anche a prescindere dall’enfatico linguaggio degli americani. Scrivono dagli studi di Hollywood che dallo sviluppo delle bobine sembra di assistere alla nascita di un capolavoro, di un’opera senza precedenti.

Non sono tuttavia solo questi i telegrammi che arrivano da Hollywood. Ogni giorno alla Bergman il corriere porta telegrammi di attori, registi, banchieri, industriali, uomini politici, uomini e donne senza importanza. Sono telegrammi composti di dieci moduli o di poche parole, alcuni si rivolgono alla sua ragione, altri al cuore. E’ insomma una nutrita offensiva telegrafica diretta a spezzare in due tronconi la ditta Be-Ro (Bergman-Rossellini). E’ un’offensiva mossa in minima parte dai motivi sentimentali; dietro le parole accorate ci sono interessi enormi.

I registi italiani, cominciando dallo stesso Rossellini, hanno dimostrato in questo dopoguerra che si possono fare ottimi film anche senza avere a disposizione colossali impianti cinematografici. Spesso anzi minore è l’apparato tecnico, più fresco vien fuori il film. Questo è stato un gran colpo per la cinematografia americana che basa il suo primato in gran parte sulla perfetta organizzazione degli studi e del personale specializzato, e sulla possibilità di investire nell’industria cinematografica somme colossali Tuttavia, anche dopo l’entrata in campo di Rossellini. De Sica, Zampa, Castellani e Germi, Hollywood aVeva ancora una carta formidabile da giocare. Poteva sempre dire: «Vi concediamo che voi sapete fare film migliori dei nostri, pur privi come siete della nostra organizzazione tecnica e dei nostri capitali. Ma state pur certi che gli spettatori, le grandi masse di pubblico, correranno a vedere i nostri film. Perchè solo noi possiamo offrire le stelle, i nomi che tutti conoscono e amano. Provate a gettare contemporaneamente in uno stesso mercato un film eccellente ma senza un grande nome, e un film mediocre ma con una stella famosa, e voi vedrete quale sarà la scelta della grandissima maggioranza del pubblico».

INGRID SARÀ IMITATA?

Ma ora, ecco, all’improvviso, l’amore di Ingrid mette in pericolo tutti i calcoli di Hollywood. La Bergman è in questo momento l'attrice più popolare in tutt’e cinque i continenti, è una carta che può sbrogliare da sola la più intrigata situazione. Da sola ha preso la successione della Garbo, di Mirna Loy, di Irene Dunne, di tutte le sagge o inquiete attrici di Hollywood, batte di lontano Greer Garson. Centinaia di milioni di giovani sognano di trovare una moglie che abbia le qualità fisiche e il fascino casalingo della Bergman.

LE signore dicono di lei: «Vorrei che diventasse la mia migliore amica, è cosi piena di comprensione». Le ragazze che lavorano negli uffici, nelle officine o dietro i banchi di vendita pensano di rassomigliare alla Bergman se non nel fisico almeno nelle sue maniere, nei dolci sorrisi e nei suoi silenzi melanconici. Quando c’è un film della Bergman anche i vecchi si muovono; la guardano e pensano che se in gioventù avessero incontrato una donna come quella, la loro vita sarebbe stata certamente migliore. E’ insomma la fidanzata del mondo, la Mary Pickford di questo dopoguerra.

Per tutti questi motivi, l’amore fra Ingrid e Roberto Rossellini non piace agli industriali di Hollywood, Battuta nella parte organizzativa e finanziaria dalla nuova tecnica italiana, se Hollywood perde anche le stelle, cominciando da quella ch’ è certamente il suo astro maggiore, avrà nuove ragioni di allarme. Per questa grave minaccia, da Hollywood, da New York e da Washington partono ogni giorno molti telegrammi alla volta dell’isola di Stromboli. Sono spesso messaggi disperati. E non appena queste nostre informazioni saranno conosciute in America, il flusso dei telegrammi e delle lettere alla Bergman diventerà mille volte maggiore. Ma si limiteranno gli americani all’invio di telegrammi? Non cercheranno di difendersi anche con altri mezzi? Non arriveranno a forme di intimidazione pubbliche e private? Perchè Hollywood rappresenta per gli americani una delle maggiori fonti di guadagno, dà lavoro a centinaia di migliaia di persone, è il mezzo più sicuro per diffondere nel mondo la simpatia verso gli americani e la loro maniera di vivere.

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Ma se l’offensiva non riuscirà, se Ingrid decide di restare in Italia e continuare qui la sua carriera di attrice, se il film di Rossellini ha un grande successo, che succederà? Non è diffìcile prevederlo. Il film Terra di Dio costa relativamente poco, 119 milioni di lire. Se andrà bene, incasserà molte decine di miliardi (Per chi suona la campana solo in Italia ha incassato 800 milioni e sta ancora girando). Il quaranta per cento degli utili andranno alla Bergman e il quaranta per cento a Rossellini; questo significa che in ogni caso il regista e l’attrice guadagneranno cifre nemmeno lontanamente paragonabili a quelle che avrebbero ricevuto se il film fosse stato girato per conto di una casa cinematografica. Questo significa anche che quando le cifre guadagnate dalla Bergman e da Rossellini saranno conosciute, molti fra i più noti registi e attori di Hollywood saranno tentati di seguire l’esempio della Be-Ro. Sorgeranno altre sigle famose, la grande organizzazione cinematografica americana minaccerà di sfaldarsi da ogni parte; fare l’attore o il regista diventerà una professione privata, di gente indipendente, che ha il senso degli affari e il gusto del rischio. In questo caso si tornerebbe alle origini del cinema, al tempo in cui Hollywood era una piccola e quieta cittadina ai margini meridionali degli Stati Uniti, un nome quasi sconosciuto. Tutto questo potrebbe avvenire nel giro di pochi anni, se la Bergman e Rossellini dovessero vincere.

Glieli regalavano i parenti e lei, fingendo di non voler far torto né all’uno né all'altro, ma in realtà per canzonare la loro beneficenza, da due ne ricavava uno. L’oca aveva un paio di braghette di tela a quadretti. Un giorno Fortù aspettava l’autobus in Piazza di Spagna. Logicamente, attratta dall’acqua della fontana, l'oca le scappò di mano e si tuffò nella vasca fra le risate della gente e gli urli di zia Fortù». Lo dice compiaciuto, con una punta d’orgoglio, come se parlasse di un film meraviglioso. Il suo cinematografo è tutto cosi; un racconto senza cornici dorate; una sequenza di avvenimenti narrati con la stessa semplicità con la quale ricorda la vita dispettosa di zia Fortù. Cominciò coi documentari e rimase fedele al realismo delle sue prime pellicole anche quando fu costretto a creare soggetti di vita soltanto possibile. Suoi primi attori furono i pesci; con la macchina da presa ebbe, come attrezzi di lavoro, i capelli della moglie. Si serviva infatti dei capelli per stuzzicare i pesci e per farli muovere a suo piacimento davanti all'obbiettivo.

Nicola Adelfi, «L'Europeo», anno V, n.18, 1 maggio 1949


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Nicola Adelfi, «L'Europeo», anno V, n.18, 1 maggio 1949