IL BEL CICCILLO

Trusiano - Capaldo - 1917

Io di nome mi chiamo don Ciccio
e mi firmo don Ciccio Salsiccio
io ovunque m'impaccio e m'impiccio
dove vado vi faccio un pasticcio e cosè per un puro capriccio
don Ciccio Pasticcio mi sento chiamar.

Ho sempre un biroccio
somiglio a un bamboccio
dal mulo e dal ciuccio mi faccio tirar.
In estate vo a caccia
d'inverno in barcaccia
di nulla mi cruccio
mi faccio ammirar.

Ciccio qua, Ciccio là.
Son bello e son ricco le donne le scaccio
ma dopo di averle ridotte uno straccio
don Ciccio Salsiccio pallottola in mano
sti figli di cane mi stanno a chiamar.

C'è la moglie del conte Borraccia
bella e buona di corpo e di faccia
che sovente al mio cuore s'allaccia
quasi folle mi guarda la faccia
e sono certo che questa mi spaccia
perchè tutti i giorni mi fa consumar.

Se il conte ci incoccia
ci rompe la boccia
del resto il capriccio
può farci passar.
Lei mi chiama mio Ciccio
mio Ciccio Salsiccio
facciamo il pasticcio
mi fai morir.
Ciccio qua, Ciccio là.




Il bel Ciccillo è un brano musicale italiano; i versi sono di A. Trusiano, la musica di Salvatore Capaldo e fu una creazione dell’artista Giovanni Mongelluzzo, Napoli, Bideri, 1917. Divenne un cavallo di battaglia degli spettacoli di Gustavo De Marco al teatro Jovinelli in cui si esibiva anche il giovane Totò. Quando un giorno De Marco non poté presenziare per indisposizione Totò lo sostituì proponendo a sua volta la macchietta "il bel Ciccillo", imitando lo stile "marionettistico" di De Marco; il successo di quella serata ("sei meglio di De Marco" si dice urlassero dal pubblico) fece pian piano scalzare De Marco e Totò divenne titolare del numero.
Nella pellicola Yvonne la nuit del 1949 Totò ripropone "Il bel Ciccillo" in versione abbreviata senza la seconda strofa. Si ricordano anche la versione di Nino Taranto e, più recente, quella di Vittorio Marsiglia. Taluni lo ricordano con il titolo Don Ciccio pasticcio ma il titolo corretto e depositato da Mongelluzzo è Il bel Ciccillo.