MALAFEMMENA

Antonio de Curtis, 1951

La donna che fa soffrire

Si avisse fatto a n’ato
chello ch’e fatto a mme,
'st’ommo t’avesse acciso,
e vuò sapè pecchè?

Pecchè ‘ncopp’a 'sta terra
femmene comme a te
nun ce hanna sta' pè n’ommo
onesto comme a me.

Femmena,
tu si 'na malafemmena,
chist’uocchie ‘e fatto chiagnere
lacreme e ‘nfamità.

Femmena,
si' tu peggio ‘e 'na vipera,
m’e ‘ntussecata l'anema,
nun pozzo cchiù campà.

Femmena,
si dolce come ‘o zucchero
però sta faccia d’angelo
te serve pe ‘ngannà.

Femmena,
tu si ‘a cchiù bella femmena,
te voglio bene e t’odio,
nun te pozzo scurdà.

Te voglio ancora bene,
ma tu non saie pecchè,
pecchè l'unico ammore
si stata tu pe' me.

E tu pe' 'nu capriccio
Tutto ‘e distrutto, ojnè.
Ma Dio nun t’o perdone
Chello ch’e fatto a mme!

Femmena,
tu si' 'na malafemmena
te voglio bene e t’odio,
nun te pozzo scurdà.



Playlist delle più importanti esecuzioni del brano "Malafemmena"


I documenti


Mizzuzina

1932 Antonio de Curtis Diana Rogliani 000 L

1951. A Formia, durante le riprese del film Totò terzo uomo, Antonio de Curtis abbozza su un pacchetto di sigarette Turmac i versi di una canzone che si chiamerà "Malafemmena", e che viene cantata per la prima volta il 31 maggio 1951 da Giacomo Rondinella con l’orchestra di Gorni Kramer, al Quirino di Roma. Amici, sodali, cronisti deducono che l’ispiratrice sia la Pampanini. “Figuriamoci, è una leggenda!”, confiderà Totò alla Faldini. “Che entrambi non smentiamo poiché questo cancan non nuoce né a lei né a me né a nessun altro di conoscenza. Silvana, oltre tutto, è una persona stupenda; e poi onesta e buona. Perché mai avrei dovuto darle della donna pessima? Quelle cose si scrivono così, perché fanno comodo...”. La vera “malafemmina” è Diana, che Antonio considera colpevole di aver rinnegato l’assurdo patto che la legava in casa fino alle nozze di Liliana, una donna sleale alla quale continua comunque a rimanere legato (l’enigma della canzone sarà sciolto definitivamente molti anni dopo con il ritrovamento di uno spartito, dedicato esplicitamente all’ex moglie).

Antonio de Curtis usava infatti dare dolci e bizzarri soprannomi alle donne che ha amò. Così come Franca Faldini fu soprannominata Ravachol (pseudonimo di un famoso terrorista omicida francese di fine '800), a Diana Rogliani fu dato questo nomignolo. E' di assoluta importanza rilevare che sul retro della bozza del testo della canzone "Malafemmena", fu trovato lo scritto "dedicata alla mia Mizzuzina"; ciò porta alla conclusione, senza ombra di dubbio, che la famosa canzone fu dedicata a Diana Rogliani.


La sua canzone più celebre, quella che gli è sopravvissuta, ed anche la sua preferita, è Malafemmina, che si voleva scritta per Silvana Pampanini, la bella attrice di cui Totò si era innamorato. La aveva conosciuta sul set di 47 morto che parla. La Pampanini era di una bellezza prepotente e alimenterà il mito della maggiorata fisica, una espressione coniata da Vittorio De Sica per Gina Lollobrigida, ma che passerà a molte altre attrici degli anni Cinquanta.

Totò la assedia con una corte discreta da grande signore, le riempie il camerino di fiori, le invia regali consistenti. Lei ne è lusingata, probabilmente non è innamorata ma è certamente affascinata dalla sua classe, dalla sua grande personalità, dal prestigio di cui Totò gode nel mondo del cinema. Come siano andate le cose non lo sappiamo ma la Pampanini molti anni dopo raccontò di averlo rifiutato e che lui, deluso, avrebbe scritto Malafemmina. (La malafemmina a Napoli non è, come comunemente si crede, la donna di malaffare, bensì la donna che fa soffrire, la donna crudele).

L'altra versione, che sembra avvalorata dalla copia depositata alla Siae con tanto di dedica, vuole che Malafemmina Totò l'abbia scritta per sua moglie Diana, che aveva deciso di lasciarlo e di risposarsi con un altro uomo. Lo testimonia una dedica ritrovata sul retro di uno spartito. 

La più celebre canzone di Totò è stata incisa in quasi 50 anni da moltissimi interpreti, quando Totò era ancora in vita e dopo la morte di Totò. Totò preferiva quella cantata da Giacomo Rondinella, il suo cantante preferito, insieme ad Achille Togliani, che ammirava anche per la sua eleganza. Dopo la morte di Totò, Malafemmina fu rilanciata da Fausto Leali che la incise in una interpretazione modernissima, come sigla di coda del programma televisivo Il pianeta Totò.


1950 05 27 Settimana Incom Nobilta intro

Ha messo in versi la storia del suo amore infelice per Silvana Pampanini.

Dino Aprile, «Settimo Giorno», anno IV, n.26, 28 giugno 1951


Malafemmena 1 L miniPartitura originale “Malafemmena” cantata da molti artisti, tra cui G. Rondinella, Murolo, Lina Sastri, Fausto Leali, James Senes (Antonio de Curtis), 1951


E adesso, se non vi dispiace, vogliamo parlare di Totò compositore? Da buon napoletano, perché è una cosa che abbiamo nel sangue. A Napoli anche gli analfabeti sono in grado di improvvisare. Non capisco piuttosto perché la Rai abbia trasmesso per tanto tempo le mie canzoni soltanto alle quattro dopo mezzanotte, per i camionisti e per quelli che soffrono d'insonnia. Cioè no, lo capisco benissimo. Le poesie che preferisco le ho scritte nel mio dialetto e hanno un'ispirazione fondamentalmente triste che si ripete come un leitmotiv. Molte poesie, che io stesso ho musicato, hanno trovato la strada del successo: di queste, la più nota è Malafemmena.


Chi è la Malafemmena, la Pampanini? Ma perché mai avrei dovuto trattarla da malafemmena? È una bravissima ragazza, con un cuore grande così e tutte le qualità che di solito mancano alle donne troppo belle e troppo ammirate. Soltanto, la gente ha bisogno di mettere in ogni cosa un pizzico di scandalo, soprattutto quando parla di attori e attrici.


1987 04 11 Il Mattino intro 23

Totò e la musica, ovvero Totò e «Malafemmena», una creatura di successo che si affermò saldamente nel panorama della canzone italiana, tant'è che ancora oggi le sue note producono un dolce brivido in chi l'ascolta. Del resto della sua produzione musicale non ne so nulla, quindi mi soffermo su questa che conosco bene

«Malafemmena», che è stata già più volte definita dai bene informati autobiografica, e che lo fosse o no non m' interessa, mi ha fatto spesso riflettere sulla sua semplicità e sottile malinconia sempre presente negli occhi del suo autore, denunciandone l’altra faccia, quella più vera, quella senza maschera.

Voglio chiudere con un’osservazione sfuggita a tanti; Antonio De Curtis è stato l’unico attore comico della storia del nostro teatro che abbia scritto una canzone così grande successo, che quando la senti, c è poco da ridere.

Renato Carosone



Come è nata? Come nascono le canzoni? Le canzoni nascono così. Mi ricordo che ero a Formia, giravo alcune scene di un film. Scrissi i versi su un pacchetto di sigarette. Poi li feci sentire al mio autista, al quale non piacquero. Non capì niente. Alla sera, poi, col fischietto feci l'aria. Le parole stesse portano la musica. Non è una cosa difficile. Per esempio, scrivendo «Femmena-tu-sì-na-malafemmena...», tu dici la musica [fischietta]. Capito? Così nascono le canzoni. Non è vero quello che si dice: «Ho scritto questa canzone perché ho avuto un amore contrastato». Non è vero. Si scrive, viene. Poi la attribuisci a qualcuno per dare importanza alle cose.


Malafemmena fu la prima. La concorrenza fu presa alla sprovvista. Il mondo della canzone è diventato una cosa commerciale. Non si entra. (...) Alla radio trasmettono sempre gli stessi autori, ogni autore... quattro, cinque canzoni al giorno. Gli altri non entrano. Ormai è una casta chiusa.



Riferimenti e bibliografie:

  • "Totalmente Totò, vita e opere di un comico assoluto" (Alberto Anile), Cineteca di Bologna, 2017
  • http://www.italiamemoria.it/
  • Renato Carosone, «Il Mattino», 11 aprile 1987