Marcello Mastroianni bravo ragazzo per forza
«Scarso rendimento» terminò il giovanotto biondo alzandosi. «Ha ragione, commendatore». In realtà Marcello Mastroiani non era nè stupito, nè eccessivamente addolorato dal licenziamento e la motivazione, così poco brillante, non era una novità per lui. Prima della Società Cinematografica Inglese Eagle Lion, che stava per abbandonare, dietro esplicito invito del suo capufficio, aveva avuto molti e differenti impieghi e si era sentito ripetere altrettante volte la frase che ora anticipava: «Scarso rendimento». Eppure era un ragazzo perfettamente sano e normale, intelligente e non privo di buona volontà che lavorava e seguiva le lezioni universitarie della Facoltà di Economia e Commercio. si occupava di sport, di letture, di ragazze, come qualsiasi giovanotto di ventiquattro anni, ma ma era il teatro che Marcello aveva scoperto (o riscoperto se si vuol tener conto di alcune recite scolastiche nelle quali si era particolarmente distinto da bambino) a vent’anni sotto le spoglie di un modesto Centro Universitario Teatrale: il teatro aveva assorbito ogni suo interesse, facendogli dimenticare studio e lavoro e cacciandolo in un mare di guai che culminavano col licenziamento dalla Eagle Lion.
Ora però aveva deciso e, infilandosi in tasca un copione teatrale, nascosto sotto la macchina da scrivere, Marcello promise a se stesso che non avrebbe più rimesso piede in un ufficio qualsiasi e si sarebbe dedicato al teatro. Al Centro Universitario si allestiva «Angelica» di Leo Ferrari e vi recitava una ragazzina bionda dai grandi occhi sgranati, anche lei fanatica e destinata al successo: Giulietta Masina. In una pausa il giovane le raccontò i suoi guai e la Masina promise di aiutano valendosi delle molte conoscenze che aveva nell’ambiente teatrale.
Fu per il suo interessamento che Marcello Mastroianni entrò a far parte della compagnia Besozzi-Isa Pola con modestissime parti di cameriere, lift, ecc. Non era molto ma finalmente era teatro sul serio e poi sembrava un sogno poter studiare le proprie battute in pace, senza che il capufficio spuntasse, come un fantasma, proprio sul più bello!
Terminata la stagione Marcello si preparava ad un altro anno di «La signora è servita». quando arrivò anche per lui il colpo di fortuna: Luchino Visconti, che l'aveva notato al tempo del Centro Universitario Teatrale, lo chiamò a far parte della sua compagnia affidandogli subito parti di un certo rilievo in «Rosalinda» di Shakespeare, «Un tram che si chiama desiderio» di Tennesse Williams, «Oreste» di Alfieri, e «Troilo e Gressida», pure di Shakespeare, che fu rappresentato al maggio musicale fiorentino..
«E il cinema?» chiediamo a questo punto interrompendo un flusso di ricordi. Marcello Mastroianni ci ha ricevuti in un ampio studio pieno di libri, semplice e bello, luminosissimo. senza nulla di eccentrico, neppure una foto, la stanza di un uomo che lavora seriamente senza l’apparato divistico che siamo avvezzi ad immaginare intorno ad un attore che, non ancora trentenne, (è nato a Fontana Liri, in Ciociaria il 29 settembre 1924), è considerato uno dei più promettenti «attori giovani» del palcoscenico e dello schermo. Anche ora risponde con semplicità.
«Il cinema arrivò subito dopo con «Contro la legge» di Calzavara che è stato il primo film italiano prodotto in cooperativa ed era interpretato da giovani attori, tutti al loro primo incontro col cinema. Il film però usci quasi due anni dopo; nel frattempo io avevo impersonato la guardia di citta in «Domenica d'agosto» di Emmer, lo studente innamorato di «Vita da cani» di Steno e Monicelli. un giovane ufficiale di Marina di «Cuori sul mare» di Giorgio Bianchi; poi sono venuti «Atto d'accusa» e «Parigi è sempre Parigi» ancora di Emmer, un regista per il quale ho molta riconoscenza e un po’ di rancore».
«Rancore? E perchè?».
Di nuovo Mastroianni sorride ed apre sul tavolo un grande album di fotografie.
«Ecco tutti i miei films: come vedi i miei ruoii sono spesso importanti, spesso di primo piano ma tutti, tutti di «bravo ragazzo», semplice, un po' ingenuo; mai un personaggio nuovo e complesso, magari malvagio ma veramente impegnativo. Questo accade perchè nel primo film ho interpretato la figura di un uomo onesto e semplice ed i cineasti italiani non hanno mai pensato che potessi fare qualcosa di diverso».
«Ma in compenso le tue interpretazioni teatrali offrono tutto un campionario di tipi alcuni dei quali «malvagi» come piacciono a te». «
Mastroianni è stato infatti il figlio accusatore di «Morte di un commesso viaggiatore» il torbido protagonista di una seconda edizione di «Il tram che si chiama desiderio», che Visconti presentò a Milano, il burbero Cavaliere di Ripafratta de «La Locandiera» di Goldoni, una tormentata e bizzarra figura di ufficiale ne «Le tre sorelle» di A. Cecov. «E’ il teatro che mi ha dato le maggiori soddisfazioni, conclude, l’attore, ma non per questo amo meno il cinema nel quale credo profondamente. Un amore infelice, almeno per ora».
Sfogliando l'album troviamo le più recenti interpretazioni cinematografiche di Marcello Mastroianni; sono quasi tutti drammi popolari, a forti tinte, pieni di contrasti precisi. «Sensualità» di Fracassi, «Tragico ritorno», Penne nere», «Tempo di charleston (che verrà presentato col titolo «Vite bruciate»), «Eroi della domenica» di Mario Camerini, (dove Marcello è ancora una volta «buono»: un calciatore leale ed amico sincero), «Viale della speranza» di Dino Risi, «Lulù» di Cerchio, proposto per «Festival di Cannes, e «La meravigliosa notte».
«Ma non è possibile che nessuno di questi films abbia soddisfatto: alcuni hanno avuto grande successo, altri sono opera dei registi più quotati... A proposito con quali registi preferisci lavorare?».
«Emmer, Calzavara, Risi, Giorgio Bianchi, Gora... Tutti giovani che tentano di dire qualcosa di nuovo e cercano la collaborazione dell’attore, considerato non come semplice pedina ma elemento vivo ed integrante del film. Vorrei fare un film con Visconti che conosce ormai tutte le mie possibilità espressive e saprebbe finalmente affidarmi un ruolo adatto al mio temperamento e forse anche farmi fare qualcosa di buono. E poi c’è De Sica... Ma penso che questi siano un po’ i sogni di tutti i giovani attori italiani».
A questo punto entra correndo Barbara, la figlia dell'attore, che, con la candida prepotenza dei suoi due anni, viene a reclamare la quotidiana passeggiata col babbo: il cinema, il teatro, i registi, sono dimenticati un attimo e la signora Mastroianni, meglio nota col nome di Flora Carabella, con il quale recita nelle migliori compagnie di prosa, ci trova tutti seduti sul tappeto intenti ad ammirare le prodezze di un gatto bianco, che è il miglior amico di Barbara. L'intervista è finita, senza scampo, ma Mastroianni ci fa un’ultima dichiarazione: «Dite che in Italia far del buon cinema è sempre più difficile; l’importazione di attori stranieri (che spesso non sono nè i più noti, nè i più capaci) si fa sempre più preoccupante, come pure il numero strangrande attori e attrici presi dalla strada o usciti da concorsi. Ci sono molti giovani che avrebbero reali possibilità, nel cinema «minore»e nel teatro: perchè registi e produttori cercano un po' anche qui?». L’argomento è appassionante e la conversazione starebbe per riprendere senza uno strillo di Barbara che comincia ad impazientirsi seriamente; ce ne andiamo facendo a Marcello Maistroianni i migliori auguri per il prossimo film sul quale non fa voluto fare anticipazioni.
Bianca Bracci-Torsi, «Noi donne», 10 maggio 1952
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Bianca Bracci-Torsi, «Noi donne», 10 maggio 1952 |