Sylva Koscina vuole imparare l'inglese in dieci giorni
Servirà a Sylva Koscina per interpretare il suo primo film americano, “Jessica”, che racconta la storia di uno sciopero delle mogli in lotta con i loro mariti affascinati da una bionda straniera
«Oggi — dice Sylva Koscina gettandosi a sedere trafelata — è stata la giornata del good morning e del massaggio, e di tante altre cose...». Me le elenca. Appena svegliata due ore e mezzo d’inglese. «Ah, che disperazione la voce della signorina Spain, nella dolcezza dell'ultimo sonno... Good morning, how are you?...
E sotto a rispondere, a ragionare in inglese. Ma tu, Sylva, perchè hai voluto fare l’attrice? Eppure, si vede proprio che era destino che lo imparassi l'inglese, perchè... No, questa storia gliela racconto dopo». Un’ora di massaggio. Un’altra di manicure, il pranzo a scappa e fuggi, e poi il sarto, c Sì, devo già pensare ai vestiti dell’estate; ora scompaio per due mesi, vado in Sicilia a girare un film...». Quindi una capatina dal calzolaio, due ore di parrucchiere, ed ora eccola qui: ci sono io, la stampa, e fra un’ora, di nuovo fuori, è invitata a cena dai David di Donatello.
E, domattina, ricomincia la sarabanda: l’inglese, le foto con Chevalier... Sylva si aggiusta una piega del vestito, sorride, si stringe rassegnata e felice nelle spalle. La sua vita continua ad avere il solito ritmo agitato di sempre: stancante, mal noioso però, divertente talvolta, perfino assurdo. Sì, assurdo; come quella volta che è rimasta cinque notti in vagone-letto. E’ accaduto di recente. Si trovava a Berlino e prese il letto per Roma. Viaggiò due notti. Arrivata a Termini, una macchina la condusse direttamente a Cinecittà. Qui l’aspettavano per girare alcune scene del film Il sicario. Queste scene si svolgono in treno; anzi, vedi caso, in vagone-letto. Lei infatti è la moglie di un industriale fallito; Sergio Fantoni; una di quelle donne che non hanno mai capito quello che sono, cosa vogliono, dove vanno. «In questo film — s'interrompe — lo sa?, ci lavora anche Germi. E’ stata una vera emozione per me ritrovare Germi, le ferrovie... Una specie di ritorno alle origini, ai tempi del Ferroviere; come se la mia carriera ricominciasse da capo...». A Cinecittà si spoglia dei suoi vestiti da viaggio, ne indossa degli altri, sempre da viaggio; entra in scena, cioè nel vagone-letto, e ci rimane... quanto? L’attrice conta sulla punta delle dita: «Il 23, 24, 25. Tre giorni». Il 25 sera, finisce di girare, ma il suo viaggio non è finito. La mattina dopo, infatti, deve essere a Montecarlo. Riprende il treno, altra notte di vagone-letto. «E io a questo punto — dice — non sapevo più se stavo viaggiando sul serio o per finta, se il treno era vero o falso, se fra poco sarebbe entrato Fantoni o il controllore».
Sylva Koscina sta trascorrendo alcune giornate di vacanza in attesa di comnciare "Jessica", il nuovo film di Negulesco che avrà inizio in questi giorni.
Dunque, la storia dell’inglese... «Ah, sì — esclama. — E’ una storia lunga e curiosa... Comincia ai tempi ih cui facevo la seconda ginnasio...». Al suono di queste parole, l’attrice s’illumina. Come certi uomini d’affari, ha una viva nostalgia della sua infanzia. E cos’è la vita di un’attrice? Più dura di quella di un uomo d’affari: se vuol resistere, se vuol dare del lei ai produttori... «Mi avevano assegnata — racconta — a una sezione dove s’insegnava l’inglese...». Ma suo cognato: «Tu non studierai mai quella lingua sgradevole», le disse, e le fece cambiare sezione. Prima occasione perduta. Poi venne Carlo Ponti: «L’inglese per un’attrice è necessario...»; ma partì per l’America, la sciolse dal contratto, e tutto rimase lì. Fu la volta della Titanus.
Così ricominciò a balbettare: «How are you, my father is good, I speak english...», per una quindicina di giorni, e poi, era il periodo dei film a catena, richiuse libri e quaderni, per sempre. «Si vede proprio — pensò — che non devo impararlo...». Ma sei mesi fa, a Parigi, incontra Jean Negule-sco. Il regista americano la squadra: «Lei è la signora Tuffi. Benissimo. Ha cinque mesi di tempo, impari l’inglese e la parte è sua. Ci rivediamo a Roma...». Si fanno tante chiacchiere nel cinema; perchè quelle di Negulesco dovevano essere più serie delle altre? Così, quando un mese fa, puntuale, il regista le ha telefonato, sapeva sì e no cento vocaboli della lingua di Shakespeare. Negulesco non voleva crederle: «Ma lei è pazza — borbottava. — Sprecare cosi una chance...». Punta nel vivo, Sylva ha rilanciato: «Mi dia dieci giorni».
DAL 1955, anno di inizio della sua attività cinematografica, l'attrice ha avuto ben poche possibilità di distrarsi dai numerosi impegni di lavoro. Ed ora in una stazione di sport invernali gode la sua libertà divertendosi accanto agli orsi di pezza o prendendo il sole sui campi di neve. L’attrice abita a Roma: si è arredata personalmente la casa scegliendosi uno ad uno i mobili.
Le scommesse con se stessa, Sylva Koscina le ha sempre vinte. Tutta la sua carriera è stata ed è una serie di scommesse. Scommetto che ce la faccio... Scommetto che resisto... Scommetto che fra due anni... Timida, ha vinto la sua timidezza con la volontà. Il "complesso” di non sentirsi attrice, con la cura minuziosa della bellezza. Ora è nella fase in cui vuol superare gli "svantaggi” della bellezza. «Sì, anche la bellezza ha i suoi svantaggi... La Koscina? Carina sì, ma è una bambola, dicono. Ma mi diano un personaggio con un cuore e una testa, un copione come si deve, e vedrà dove butto il trucco, i riccioletti...».
L’ULTIMO FILM di "Sylva Koscina è ”Il sicario” del regista Damiano Damiani: è stato presentato al pubblico in questi giorni nella interpretazione di numerosi attori: Belinda Lee, Sergio Fantoni, Alberto Lupo, Lauro Gazzolo, Andrea Checchi e Pietro Germi che, dopo il successo avuto nel film ”Il ferroviere”, è ritornato a recitare.
E’ una commedia brillante, ma con punte satiriche: una "Lisistrata” moderna. Un giorno, in un paesino della Sicilia, morta la vecchia levatrice, ne arriva un’altra, giovane, bionda, bella, americana di origine; e quindi di mentalità moderna, spregiudicata nel vestire. Figurarsi che va in giro per il paese in shorts, a bordo di uno scooter, sorridendo a destra e a manca... Gli uomini, tutti choqués: non vedono, non parlano, non sognano che lei; le donne, gelose, furibonde... Finché la moglie del sindaco, cioè la Koscina ( «Ma io non sono gelosa: mio marito è un "mental man", un intellettuale, che fa collezione di farfalle...»), scatena la rivolta raccontando l’antica storia delle mogli greche, che scioperarono contro i mariti sempre occupati a far la guerra.
«Si tratta — precisa Sylva — di uno sciopero in piedi, non seduti: di uno strike sit up...». Sylva reciterà tutta la sua parte in inglese, e Jessica sarà il suo primo film americano. Di recente, a Parigi,“è uscito il suo primo film francese. Piano piano, dunque, il suo mercato si ingrandisce. Da sola, Sylva Koscina si sta avvicinando a quel traguardo che poche attrici hanno raggiunto, e con l’aiuto di una solida organizzazione. Attrice e organizzazione, nel caso suo, invece, sono tutt’uno; ne è specchio la sua vita vorticosa, zeppa di appuntamenti, dove di volta in volta Sylva assume disinvoltamente l’aspetto di avvocato, consulente artistico, "publicity man”, donna.
I go-kart rappresentano uno dei passatempi preferiti di Sylva Koscina: e, in mezzo alla neve, il gioco è ancora più affascinante. Per il futuro, dopo il film con Negulesco, Sylva ha un denso programma di lavoro.
Certo l’attrice ha fatto molta strada dal 1955, l’anno di inizio della sua attività cinematografica. Fu a quei tempi che Eduardo De Filippo vide un suo provino e disse: «Lei dovrà studiare, applicarsi molto, sgobbare, ma un giorno potrà diventare una vera attrice. Ora è giunto il tempo di raccogliere i frutti di un’applicazione costante e appassionata: «Io l’ho sempre detto — dice Sylva Koscina — che una attrice ha bisogno d’imparare, di costruirsi faticosamente. Io mi sono impegnata, ho sgobbato, adesso sono tranquilla con me stessa».
A. D., «Tempo», anno XXIII, n.12, 25 marzo 1961 - Fotografie di Elio Sorci
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A. D., «Tempo», anno XXIII, n.12, 25 marzo 1961 - Fotografie di Elio Sorci |