Giovanna Ralli vuol diventare Anita Garibaldi

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All’ultimo Festival di Cannes la Ralli ha colto il più grande successo della sua carriera presentando sullo schermo un personaggio schietto e impulsivo, come lei nella vita.

Roma, maggio

Giovanna Ralli era immersa nella lettura della vita di Garibaldi sulla terrazza fiorita del superattico, in via Ruggero Fauro, dove vive con i fratelli e con i genitori. Era appena tornata da Cannes, dopo la presentazione fuori concorso al pubblico del Festival di Era notte a Roma. il film che la imporrà come una delle attrici più dotate e sicure dello schermo italiano, ed era ancora turbata per le recenti emozioni. «Si figuri», mi raccontò con un fanciullesco stupore negli occhi vivaci, «che alla fine della proiezione Michel Simon, il grande attore francese, venne ad abbracciarmi e piangeva accarezzandomi il viso e i capelli, senza che io riuscissi a capire il motivo di quelle lacrime e il significato preciso di ciò che diceva. Il mio francese è piuttosto approssimativo e poiché Michel Simon continuava a ripetere le parole autografo e fotografia, pensai che mi stesse chiedendo se volevo una sua dedica, e risposi di si, naturalmente, con slancio e con entusiasmo. Come potevo immaginare che la fotografia e la dedica era lui a desiderarle da me, proprio lui, l'illustre, ammiratissimo attore? Se non fossero intervenuti amici comuni a chiarire l'equivoco, io sarei ancora là, ad aspettare con li batticuore l'autografo di Simon».

Nel film di Rossellini Era notte a Roma Giovanna Ralli ha affrontato la parte più impegnativa della sua carriera: un ruolo profondamente umano che richiedeva una sensibilità non comune. La protagonista della pellicola si chiama Esperia, un nome tipicamente romano, ed è una ragazza del popolo che si arrangia — l'azione si svolge durante l'ultima guerra — trafficando a borsa nera in pasta, zucchero, burro, travestita da suora. («Mai ho ricevuto tanti complimenti», ricorda ridendo Giovanna, «come quando "giravo” davanti alla macchina da presa con la cuffia candida e il soggolo»). Esperia è spensierata, felice di vivere; ha un fidanzato e tiene a bada a suon di schiaffi, se occorre, i numerosi corteggiatori. Ma gli avvenimenti fanno di lei, con graduale passaggio, una figura d'intensa drammaticità. Infatti, per una serie di circostanze, la ragazza finisce per raccogliere in casa tre prigionieri di guerra: un russo, un inglese e un americano e benché si esprima solo a gesti, riesce a stabilire con loro, poco a poco, un legame d'amicizia fraterna, che la convince a prolungare contro ogni ragionamento la pericolosa ospitalità. Alla fine, la tragedia si abbatte su questo gruppo eterogeneo, stretto da vincoli d’una solidarietà che non conosce ostacoli né di lingua né di frontiere. Tradito da un amico, il fidanzato di Esperia viene arrestato e ucciso alle Fosse Ardeatine; anche il russo, e l’americano muoiono. L’inglese, che ha scoperto e strozzato il delatore, è l'unico a salvarsi, perché di lì a poco sopraggiungono i liberatori. Egli parte con loro ed Esperia rimane sola, dolorosamente maturata, ormai incapace di speranze: per lei, a Roma, la notte continua.

Giovanna Ralli aveva già lavorato con Rossellini nel Generale della Rovere, ma si trattava di una parte modesta. Là era una ballerinetta fragile e bionda come una statuina. Adesso, Invece, Rossellini ha voluto che tornasse al suo colore naturale di capelli ed è di nuovo bruna, dopo tanto tempo, per obbedienza al regista, ma anche perché, dice, tutto sommato, si sente più a suo agio così.

L’ANIMA AL DIAVOLO

Non è stato facile, per lei, interpretare il personaggio di Esperia. Era una bambina — oggi ha ventiquattro anni — alle prese con il sillabario all'epoca in cui Roma visse l'incubo angoscioso descritto dal film. Ma il suo istinto sicuro e il suo genuino temperamento l'hanno guidata senza incertezze, assicura chi ha già visto la pellicola a Cannes, tanto che alcuni critici italiani e stranieri l'hanno definita "la nuova Anna Magnani”. Altri, meno benevoli, l’hanno accusata di ”magnaneggiare”, e la simpatica protagonista di Era notte a Roma si ribella con calore al confronto, in un caso e nell'altro: nel primo perché il complimento, anche se assai lusinghiero, le sembra eccessivo («Magari lo meritassi», sospira) e nel secondo «Perché non è vero!», esclama con energia. Giovanna Ralli ha due idoli femminili nel campo cinematografico internazionale: Marilyn Monroe e Anna Magnani, di cui conosce tutti i film, compreso Roma città aperta, che ha visto solo recentemente, alla TV, perché era troppo piccola, e troppo povera, aggiunge, quando fu proiettato per la prima volta. Ma l'insinuazione che, portando sullo schermo il complesso personaggio di Esperia, abbia voluto imitare lo stile di Anna Magnani, l'amareggia fino alle lacrime.

Sono le spine che accompagnano sempre il successo. Un successo per cui Giovanna lotta ormai da dieci anni. Aveva appena terminato le medie quando la maggiore delle sue sorelle. Patrizia, che aveva già preso parte ad alcuni film (in seguito, dopo il matrimonio, abbandonò il cinema per sempre e senza rimpianti), la presentò a Lattuada e a Fellini che stavano girando Luci del varietà. «Il provino andò bene», racconta Giovanna, «ma quando seppi che avrei dovuto indossare il bikini, perché il mio ruolo era quello di una ballerina, mi .sentii morire dalla vergogna. Educata in una famiglia il cui motto era, in ogni occasione, l’onore (e il pudore) prima di tutto, mi sembrava, addirittura, d'aver venduto l'anima al diavolo. Che pianti! Non mi ero abbandonata a singhiozzi così commoventi neanche quando avevo fatto la mia prima comparsa su un palcoscenico, a tredici anni, in una commedia di De Filippo, Il piccolo caffè, e il mio vestito di raso azzurro, aderente come una buccia, si spaccò sul di dietro, mentre mi chinavo a raccogliere un fiore, scatenando un frenetico applauso. Avrei voluto, per colpa di quello scandaloso bikini, rinunciare al contratto; ma mi offrivano sessanta mi la lire, una somma favolosa per me».

Il padre della "borsara nera” di Era notte a Roma era proprietario una volta di un prosperoso negozio di generi alimentari. Ma durante la guerra i suoi clienti presero la cattiva abitudine di acquistare la merce senza pagare in contanti. «Mi faccia il favore per questa volta», dicevano al papà di Giovanna, «me segni er conto sur libro». E il papà di Giovanna, buono buono, faceva il favore. Favore oggi, favore domani, al sor Ralli rimasero, nella bottega, soltanto le pecorelle di zucchero. «Ma eravamo in sei in famiglia», prosegue l'attrice, «e non potevamo sfamarci con le pecorelle. Fu così che, nonostante il bikini, debuttai sullo schermo».

UN PAIO D’ALI

Adesso "la nuova Anna Magnani” non ha più bisogno di essere sexy per firmare vantaggiosi contratti. Piccolina, con una taille incredibilmente sottile — è molto dimagrita a furia di diete severe, negli ultimi tempi — può permettersi di fare a meno di curve provocanti: una conquista che oggi, per un’attrice, vale come un diploma di riconosciuto talento. Nei dieci anni che dividono Luci del varietà da Era notte a Roma, Giovanna Ralli ha preso parte a una trentina di film fra cui Anni facili, Villa Borghese, Le signorine dello 04, Peccato di castità (questi tre di Franciolini, il regista recentemente scomparso: Giovanna ha appreso la sua morte mentre era a Cannes e ne ha molto sofferto perché con lui, dice, ha perduto un grande amico e maestro), e poi Le ragazze di San Frediano. Prima di sera, Il momento più bello, per cui la Ralli fu premiata con la "grolla d’oro”, e infine Il generale della Rovere, che ha segnato la svolta decisiva della sua carriera. In questa lunga attività cinematografica una sola parentesi, di otto mesi, è stata dedicata da Giovanna Ralli a un genere di spettacolo insolito per lei: la rivista. O meglio la commedia musicale. S'intitolava Un paio di ali e Giovanna era l'allegra "sgamarella”, figlia d'un oste, che faceva innamorare di sé Rascel "il professore”.

Nella vita, la Ralli è una ragazza schietta, impulsiva come sullo schermo, ma timida e riservata, che si sente irrimediabilmente a disagio in una cornice mondana e in mezzo alla gente. L'anno scorso, a Venezia, durante il Festival cinematografico, aveva fissato una camera in un albergo della Giudecca e si godeva Venezia, che non aveva mai visto. «Che incanto», ricorda, «avevo la sensazione esaltante di essere innamorata senza sapere di chi», e faceva soltanto rarissime apparizioni ali' "Excelsior” del Lido. Giovanna detesta di esporsi in vetrina e quando, per un Paio di ali, dovette affrontare, al teatro Lirico di Milano, il contatto diretto col pubblico, fu presa dal panico. «Ero paralizzata dalla paura», racconta. «Non ero mai stata a Milano se non di passaggio (vedere la Scala, è tuttora un mio sogno irrealizzato) ed ero convinta che gli spettatori mi avrebbero fischiata, per il mio accento romanesco, non appena avessi aperto la bocca. Non volevo saperne di uscire, m’impuntavo cocciuta dietro le quinte. Finché, a un certo momento, Garinei o Giovannini, o forse tutt’e due insieme, mi diedero uno spintone e mi trovai sul palcoscenico, con la testa vuota, le gambe tremanti e il cuore che rimbombava come uno stantuffo. Guai a chi mi tocca i milanesi. Non potrò mai dimenticare l’accoglienza che ebbi da loro, calda, cordiale. Ma non riuscii ugualmente a liberarmi dalla paura del pubblico e la prima volta che osai guardare in faccia il mio nemico a Bologna (ero stata distratta da un gruppo di studenti che invocavano a gran voce il mio nome) mi fermai sul più bello, a bocca aperta, come un fantoccio che ha perduto la carica. Non ero più capace di cantare, avevo dimenticato il ritmo e le parole. Che dovevo fare? Avanzai verso il proscenio, a testa bassa, e dissi con un filo di voce: "Scusatemi, non è colpa mia”».

“L’AMERÒ FINO ALLA MORTE”

Giovanna Ralli ha un fratello e Una sorella minore: Massimo e Maria. Al primo, che ha diciassette anni e frequenta il liceo, molti produttori alla caccia di volti nuovi propongono di tanto in tanto di sottoporsi a un provino. Ma Giovanna è sincera quando del resto perfettamente d’accordo con Massimo, rifiuta quasi con angoscia il pensiero che suo fratello possa fare del cinema. «No, no», dice convinta, «si soffre troppo: basta una sola persona in famiglia».

Fra pochi giorni, il 6 di giugno, Rossellini darà il primo colpo di manovella "a un nuovo film prodotto da Angelo Rizzoli e intitolato Viva l'Italia. Anche qui la "nuova Anna Magnani” avrà una parte di primo piano. Sarà una calabresina, contemporanea di Garibaldi. Per questo Giovanna Ralli si circonda da qualche tempo di libri che illustrano la vita e le imprese dell’eroe dei due mondi. Ma a forza di documentarsi su Garibaldi, Giovanna ha scoperto Anita e da quel momento la sua più grande ambizione è di portare un giorno sullo schermo (nella speranza — confessa — di assimilare un po’ del suo coraggio) il personaggio di Anita De Jesus Ribeiras, nel periodo brasiliano della sua vita, quando s’innamorò del condottiero italiano e abbandonò tutto senza esitazione: il marito, la patria, i genitori, per seguirlo nel bene e nel male. «Che coup de foudre!». esclama, rapita, Giovanna. «Lui la vede e le dice: ”Tu sarai mìa”, e' lei guardandolo pensa: "L’amerò fino alla morte”.

Che straordinaria storia d’amore», ripete commossa ”la nuova Anna Magnani" e passa in rassegna, assorta, gli attori che potrebbero essere Garibaldi al suo fianco: Marion Brando, o Gregory Peck, o forse, dice, Paul Newman...».

Anita Pensotti, «Oggi» anno XVI, n.22, 2 giugno 1960


Anita Pensotti, «Oggi» anno XVI, n.22, 2 giugno 1960