Articoli & Ritagli di stampa - Rassegna 1966




Indice degli avvenimenti importanti nel 1966

Febbraio 1967 Totò annuncia il ritorno a teatro con un'opera di Risi, ispirata a Pinocchio e Geppetto.

30 marzo 1966 Viene annunciata una nuova serie televisiva con protagonista Totò: avrà il titolo di "TuttoTotò"

20 maggio 1966 in occasione della 19a edizione del Festival di Cannes, Antonio de Curtis riceve una menzione speciale per il film «Uccellacci e uccellini»

29 maggio 1966 viene confermata la realizzazione della trasposizione su schermo dell'opera di Machiavelli «La Mandragola», con la partecipazione di Totò

7 giugno 1966 All'interno della trasmissione della RAI dal titolo "L'approdo", Antonio de Curtis parla delle sue poesie

18 giugno 1966 Totò è ancora ospite di Mina nel programma televisivo del sabato sera della RAI "Studio Uno"

19 luglio 1966 in occasione della 9a edizione della manifestazione "Una vita per il cinema", Antonio de Curtis riceve una pergamena

Luglio 1966 Totò tornerà al teatro su proposta di Giuseppe Patroni-Griffi con tre opere di Raffale Viviani. Purtroppo anche questo progetto non si realizzerà. 

29 agosto 1966 Iniziano le riprese del film «Il viaggio di G. Mastorna» di Federico Fellini. Tra i protagonisti doveva figurare Totò, che non realizzo mai né il film né il poter recitare in un film di Fellini.

28 settembre 1966 Sarà Silvana Mangano la «strega» pasoliniana a fianco di Totò nel film «Le Streghe»

4 ottobre 1966 ad Antonio de Curtis viene consegnata la "Maschera d'Argento" per il cinema.

Indice della rassegna stampa dei film per il 1966

Uccellacci e uccellini Distribuzione: 16 marzo 1966

Operazione San Gennaro Distribuzione: 18 novembre 1966

Altri artisti ed altri temi


Totò

Articoli d'epoca, anno 1966

17 Gen 2014

Pier Paolo Pasolini: l'incontro con Totò

PIER PAOLO PASOLINI: L'INCONTRO CON TOTÒ Per un cinema ideologico e surreale Io amo il cinema perché con il cinema resto sempre a livello della realtà. E’ una specie di ideologia personale, di amore nel vivere dentro le cose, nella vita, nella…
Blog Pagine corsare, Daniele Palmesi, Federico Clemente, Orio Caldiron, Goffredo Fofi, Franca Faldini
12456
26 Giu 2014

Totò, il principe che amava gli animali

Totò, il principe che amava gli animali Un cane idrofobo fu seviziato e ucciso per aver morso un bambino. Tre o quattro ragazzacci gli spaccarono la testa a pietrate e poi lo gettarono nel Tevere con le zampe legate. Io piansi per quella povera…
Daniele Palmesi - Federico Clemente
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05 Giu 2015

Dox, il poliziotto del principe de Curtis

Dox, il poliziotto del principe de Curtis Antonio de Curtis ebbe anche cani “suoi” (ammesso che non considerasse propri tutti i “trovatelli” che faceva personalmente curare, ospitare ed accudire). Accolse infatti nel suo canile i due cani poliziotto…
Daniele Palmesi, Federico Clemente
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25 Ago 2015

Totò al circo, ovvero Monsieur Corneau e l'aquila

Totò al Circo (L'aigle). Episodio escluso dal film "Uccellacci e uccellini" (1965-1966) Accanto a "Uccellacci e uccellini" Pasolini gira anche l'episodio Totò al circo (o anche L'Aquila) poi non utilizzato nel montaggio definitivo e quindi destinato…
Daniele Palmesi, Federico Clemente
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08 Gen 2016

L'Ospizio dei Trovatelli

L'Ospizio dei Trovatelli I cani sono come bambini muti, patiscono, hanno memoria, sentimento, nostalgia, ma non possono piagnucolarti le loro sofferenze come un accattone che dicendo, Ho fame o Mi hanno fatto questo e questo, trova sempre un santo…
Daniele Palmesi, Federico Clemente
14438

Roma, 21

«Vorrei chiudere la mia carriera in bellezza, tornando al mio vecchio amore: il teatro. Formare una mia compagnia di rivista, anzi, di prosa comica, che mi dia l’occasione di interpretare ancora una volta quei personaggi che si adattano alla mia personalità, al mio temperamento: personaggi comici, sì, ma che sfociano poi nel lato umano».

E’ Totò che parla, seduto all’ombra di una roulotte, in uno degli ingressi del Colosseo. Sta girando con Silvana Mangano, Ninetto Davoli e Laura Betti, il quarto episodio, diretto da Pier Paolo Pasolini del film «Le streghe». «Sono contento — dice il principe de Curtis — di lavorare ancora una volta con Pasolini. Per il film ”Uccellacci e uccellini”, il primo che abbiamo girato insieme, ho avuto da tutti elogi e belle parole. Naturalmente spero di far centro anche stavolta».

Totò per quest'anno almeno, come noto, non farà il suo rientro in teatro. Ha rinunciato a presentare allo Stabile di Roma i tre atti di Raffaele Viviani che Peppino Patroni Griffi gli aveva proposto. Era un ritorno molto atteso, che è stato però soltanto rimandato. Totò, tra l’altro, sta scrivendo una commedia che naturalmente interpreterà egli stesso. «Da buon napoletano — dice — io sono superstizioso. Per questo non desidero dire niente: nè il titolo nè il contenuto del mio lavoro». E’ certo, però, che vi sarà un personaggio che si adatti alla «maschera» di Totò, che gli dia modo, insomma, quando ritornerà a calcare le scene, di esprimere la sua arte, la sua sensibilità, la sua umanità.

Tra i suoi futuri progetti cinematografici un posto partico. lare occupa la sua partecipazione al prossimo film di Nelo Risi, «Pinocchio», nel quale Totò interpreterà la parte di Geppetto.

«Il Piccolo», 22 febbraio 1966 - «Filmografia virtuale»


UCCELLACCI E UCCELLINI

Distribuzione: 16 marzo 1966


I recensori accusano il colpo e si dividono: Enzo Biagi scrive che Totò “si trascina stanco e incosciente in una vicenda che non lo riguarda”; secondo Moravia, “nella parte del padre ci ha dato una delle sue migliori interpretazioni”, Grazzini dice che “riassume e affranca il film mutando un personaggio bislacco nella vivente idea dell’assurdo”, Tullio Kezich non riesce “a credere a un Totò eroe brechtiano: il suo universo sta da tutt’altra parte, il rapporto con Pasolini ci sembra deludente


FANTASIA DI CANZONI NAPOLETANE 

secondo: ore 21,15 

Anche quest’anno La Settimana Motonautica di Napoli, giunta alla sua sedicesima edizione, si è conclusa, nella suggestiva cornice dell’Arena Flegrea, con uno spettacolo a carattere benefico patrocinato da un quotidiano locale. Il suo titolo, Tiritì-Tiritommolà, è lo stesso di una celebre composizione di Salvatore di Giacomo, musicata da Eduardo di Capua, con la quale si apre appunto la trasmissione di questa sera: il brano, interpretato da Nunzio Gallo e Lucia Valeri (con il Coro delle Voci Nuove e con il Balletto Parigino di Fernando Rego), narra le pene di un giovane spasimante per la bella proprietaria di una «cantina».

Tutto lo spettacolo, del resto, è una «kermesse» di intramontabili melodie napoletane ed ha i due suoi maggiori punti di forza nella partecipazione di Totò e di Peppino De Filippo, da una giurìa di giornalisti precedentemente designati «napoletani dell’anno ». I due popolarissimi attori si presenteranno in veste di poeti: Peppino reciterà infatti tre sue composizioni: Cuntrora, ingenuità e L'avaro; Totò due suoi brani intitolati Acquaiola e ’A livella.

Alla trasmissione, presentata da Pippo Baudo con la collaborazione di Enzo Berri e ripresa dinanzi ad un pubblico di circa diecimila persone, intervengono alcuni tra i nomi più popolari della canzone napoletana. Eccone, nell’ordine, la successione: Monica dal Po, una napoletana di origine ferrarese, interpreta la celebre 'N coppa ll'onne di Bovio-Lama; Pino Mauro Nuttata 'e sentimento: Wilma de Angelis presenta Cerasella, un motivo da lei portato al successo con Gloria Christian in un Festival napoletano di alcuni anni or sono; il giovane Mari Merola si esibirà in ’O mare 'e Mergellina, mentre Lucia Valeri riproporrà il capolavoro di Fusco e Falco Dicitencello vuie. 

Sarà quindi la volta di Nunzio Gallo in Sciuldezza bella!, una vecchia melodia giustamente tolta dal dimenticatoio in cui era caduta. Un omaggio alla memoria del compianto Michele Galdieri sarà poi Munasterio 'e Santa Chiara, interpretata da Donatella Moretti; quindi Tullio Pane canterà un'altra classica melodia partenopea, 'O paese d' 'o sole di Bovio e d’Annibale. Ascolteremo quindi Gloria Christian in Paese mio di Peppino De Filippo e un inedito Bobby Solo in Torna a Surriento. Ancora Mario Abbate in Luna rossa, Miranda Martino in Lilli Kangy, un’estrosa composizione di Capurro-Gambardella. Michele Juliano (giovanissimo vincitore insieme a Nello Ferrara del concorso «Due voci nuove per Napoli» in Malafemmena di Totò e infine, a chiusura di spettacolo, Sergio Bruni presenterà Suonno a Marechiaro.

«Radiocorriere TV», settembre 1966


Roma, 29 marzo.

Totò ha detto «sì» al video, dopo anni di ostinata allergia televisiva. Convinto da Gennarini e Beretta, il popolare comico si è arreso proprio nell'anno in cui festeggia i suoi cinquant'anni di teatro e dì cinema: un momento, quindi, di particolare significato. Totò stesso ha collaborato — una volta buttatosi con entusiasmo nell'mpresa — alla preparazione dei testi, insieme con Bruno Corbucci e Daniele D'Anza, al quale sarà affidata la regia delle dieci puntate della trasmissione, che saranno filmate a Cinecittà a partire dalla metà di aprile.

La trasmissione si intitola Tutto Totò, ma le dieci puntate saranno indipendenti l'una dall’altra e suddivise In due gruppi con caratteristiche differenti. Le prime sei puntate, infatti, costituiranno una rievocazione di alcune fra le più gustose scene create dall’attore per il teatro, con raggiunta di novità: due scene per ogni puntata, scelte con il criterio di analogia o accostamento del tema e collegate fra loro con un filo di tessitura. Cosi, il «Vagone letto» e il «Bigliettaio» saranno l’argomento della prima puntata; la «Camera affittata a tre persone» e «Guendalina», nella seconda; «Manichini» e «Pazzo per amore», della terza; mentre Totò sarà, nella quarta, in cerca di lavoro, prima quale parrucchiere e poi come allievo bandito, e nella quinta unirà due sketches legati al periodo bellico, «La censura» e «Lo sberleffo».

Un cenno particolare merita la sesta puntata che comprenderà due lavori nuovi. Corbucci è autore de «Il latitante» che vedrà Totò campare astutamente a scrocco di famiglie sconosciute dove si presenta come un vecchio amico dimenticato, ora nei guai, chiedendo asilo per 48 ore, con la scusa di doversi celare, ricercato com’è per avere investito con la sua potente (quanto fantasiosa) automobile un vecchio che versa in pericolo di morte. Esaurite le risorse di convenienti rifugi, riuscirà ancora, affermando che il vecchio è morto, a ricavare centomila lire per affidarsi alla difesa di un luminare del Foro.

L’altro lavoro, «La scommessa» è invece opera dello stesso Totò. Commesso alle dipendenze di un professionista, gelosamente risparmia ogni lira dello scarso guadagno, respingendo qualsiasi insidia al suo gruzzolo, dagli svaghi alle donne. Per la scommessa fatta con alcuni conoscenti che sarà capace di fargli spendere in una sera sola tutti i risparmi, tuttavia, la formosa moglie del suo dirigente si fa condurre in un ristorante di lusso, ordina cibi prelibati, champagne e fiori, gettando il meschino nella costernazione e nel brivido. Come finirà la strana avventura, è ancora «top secret».

Le altre quattro puntate di Tutto Totò avranno invece il carattere di veri e propri shows, due dei quali dedicati al ragazzi, da trasmettere per Natale e per la Epifania (e vedremo l’attore trasformarsi nella Befana, in Pinocchio, nella Fatina Azzurra); un terzo porrà in contatto Totò, compositore melodico, con il mondo nuovo e scatenato della gioventù yé-yé; l’ultimo infine riguarderà i rapporti fra Totò e il cinema.

In questi specials che comprenderanno vedettes, numeri spettacolari di varietà, ospiti — fra i quali Bolchi e Lanfranchi hanno invitato molti attori che a Totò furono vicini, da Peppino De Filippo ad Aldo Fabrizi, da Gino Cervi a Walter Chiari, da Nino Taranto a Macario ed a Vittorio De Sica, nonché voci d’oro della canzone come Mina, Rita Pavone, Miranda Martino, Milva, Gigliola Cinquettl, le quali canteranno fra l’altro alcune delle canzoni composte da Totò — il protagonista sarà sempre circondato da donne altissime e bellissime che i produttori stanno proprio ora scegliendo.

Al. Cer., «Corriere della Sera», 30 marzo 1966 - «Tutto Totò»


Cannes, 20 aprile.

Signore e signori di Germi e Uccellacci e uccellini di Pasolini sono i film italiani invitati dalla direzione del Festival di Cannes a partecipare in competizione alla ventesima edizione della rassegna cinematografica francese che si svolgerà dal 5 al 20 maggio. Quanto al film che rappresenterà ufficialmente il cinema italiano sembra che verrà designato L’armata Brancaleone di Monicelli.

Altri film già annunciati come partecipanti alla rassegna sono: Pharaon e Cenere (Polonia), Es e Il giovane Torless (Germania federale), Con el viento solano e Falstaff (Spagna), Alfie e Modesty Blaise (Gran Bretagna), La fame (Danimarca), Lo sguardo nella pupilla del sole (Jugoslavia). Lenin in Polonia (URSS), Senza speranza (Ungheria), L’isola (Svezia). Nella serata inaugurale sarà presentato Il dottor Zivago.

«Corriere della Sera», 21 aprile 1966 - «Totò, i premi, i riconoscimenti»


E' stato confermato che Alberto Lattuada realizzerà la trasposizione cinematografica della Mandragola di Niccolò Machiavelli, la cui lavorazione si inizierà in esterni in Toscana a metà giugno. Gli interpreti principali saranno Rosanna Schiaffino, Romolo Valli, Philippe Leroy e Totò, nei panni di Frà Timoteo, mentre Giancarlo Cobelli, al suo debutto come attore cinematografico, ricoprirà il ruolo di Siro.

«L'Unità», 29 maggio 1966 - «La Mandragola»


Un incontro inconsueto promette un altro servizio dell'Approdo, dedicato alla poesia dialettale d'oggi. Pochissimi certo conoscevano il comico Totò come autore di liriche in vernacolo napoletano. Un'autentica rivelazione, quindi, quella sulla segreta vena romantica dell'estroso attore. Ispirazione e rime, desidera che si precisi, sono del principe De Curtis, ma ad interpretarle sarà Totò, stavolta in gara con Arnoldo Foà, Enrico Maria Salerno e altri maestri della dizione. L'eccezionale apparizione, sia pure in una trasmissione culturale, di uno degli attori più ostinatamente schivi delle telecamere prelude intanto ad una capitolazione. Rivedremo infatti Totò sul video, protagonista di una serie di telefilm in corso di realizzazione negli studi di Milano.

«L'Unità», 7 giugno 1966 - «La televisione - Approfondimenti e rassegna stampa»


Totò alla Tv. Aveva rifiutato decine di volte, ogni tanto pareva fatta e poi si tornava indietro: ma ieri sera anche lui ha ceduto al richiamo del piccolo schermo. Studio Uno lo ha catturato come ospite d'onore, con da marsina ondeggiante, la bombetta in cima alla lunga testa, la bazza in fuori, il collo snodato, e le celebri movenze marionettistiche. Le telecamere hanno sottolineato ogni mossa, ogni smorfia, ogni lazzo, con la loro spietata, impersonale, ineguagliabile capacità di osservazione.

Non voleva, Totò, cedere alla televisione: forse perchè temeva che potesse scalfire il suo mito, che potesse falsare le sue risorse di grande mimo; che potesse logorarlo con qualche copione e qualche spettacolo inconcludente. Ma la sua apparizione ieri sera, come ospite d'onore, è stata, a guardar bene, un modo di eludere il pericolo. Perchè Totò ha rappresentato soltanto se stesso, è stato il documento di se stesso, di un genere, di un gusto, di una vis comica che possono resistere solo addosso a lui.

Ha raccontato storielle note, come quella del tizio che prende un sacco di botte da un altro, il quale continua a chiamarlo Pasquale. «E tu perchè : non ti sei ribellato?», chiede l'attore che fa da spalla. Risposta: «Ma io non sono Pasquale». Ha recitato le sue fllastrocche, ha saltabeccato intorno a Mina, ha messo in mostra un campionario famoso, già consacrato nella storia del cosiddetto teatro leggero. Ma si rimaneva presi, trascinati perchè ci metteva quella sua personalità inimitabile, quel suo estro genuino. Su tutt'altro piano, avveniva lo stesso fenomeno che fa tornare avvincenti in Tv i vecchi film di Greta Garbo o di Clark Gable. Per il resto, ieri sera, solito Studio Uno, con le sue stelle e le sue banalità; un po’ sveltito però, ci è parso, dopo mesi di rodaggio; e con una Mina lanciatissima.

«Corriere della Sera», 19 giugno 1966 - «1965-1966 - Studio Uno»


La premiazione avverrà a Saint Vincent la sera del 2 luglio

Saint Vincent, 23 giugno.

La giuria del premio Saint Vincent per il cinema italiano ha formato la seguente rosa di candidati:

REGIA: Pietro Germi Per Signore e signori; Mario Monicelli per L'Armata Brancaleone; Antonio Pietrangeli per Io la conoscevo bene; Florestano Vancini per Le stagioni del nostro amore; e Marco Vicario per Sette uomini d'oro.

ATTRICE: Lisa Gastoni, Virna Lisi, Sandra Milo, Valeria Moriconi e Rossana Podestà.

ATTORE: Nino Manfredi, Gastone Moschin, Enrico Maria Salerno, Totò e Volontè.

OPERA PRIMA: L. Calzoni e F. Rossellini per La donna del lago; Marco Bellocchio per I pugni in tasca; e Nelo Risi per Andremo in città.

Il 2 luglio la giuria (composta da Luigi Chiarini, Fernaldo Di Gianmatteo, Piero Gadda Conti, Arturo Lanocita, Domenico Meccoli, Leo Pestelli, Carlo Trabucco, Mario Verdone, Gino Vicentini e Massimo Tani) si riunirà nuovamente per scegliere definitivamente i candidati ai premi e nell'occasione designerà il nome del produttore cui andrà la coppa d'oro valdostana. Sempre il 2 luglio, in serata, nel corso del tradizionale «gala» del cinema nel Salone delle feste del Casinò de la Vallée, verranno consegnate le «Grolle d'oro».

«Corriere d'informazione», 24 giugno 1966 - «Totò, i premi, i riconoscimenti»


Spoleto 25 giugno, notte.

Franca de Curtis Faldini, moglie dell'attore Totò, è la donna più elegante del Festival del due Mondi di Spoleto. La decisione della giuria del concorso — referendum indetto dal settimanale milanese Amica e dalla «Cori» di Torino, per la proclamazione della donna più elegante d’Italia 1966 — è stata unanime. La giuria, presente venerdì alla serata inaugurale del Festival, era composta da Alfredo Pigna, direttore della Tribuna Illustrata (presidente), dalle creatrici di moda sorelle Fontana di Roma, dal giornalisti Giovanni Mosca del Corriere della Sera, Mimmina Quirico di Amica e Decio Silla della segreteria illustrati del Corriere della Sera.

Franca de Curtis Faldini indossava un vestito dell’ultima moda di questa estate composto da una camicetta di sciantung fiorato e da una gonna lunga di cotone dello stesso disegno della camicia: grandi orecchini «op» turchese completavano l'abbigliamento. La prima selezione del concorso 1966 si è svolta recentemente, come si sa, in piazza di Siena a Roma in occasione del Gran Premio delle Nazioni del concorso ippico internazionale. In quella sede la giuria consegnò la palma della vittoria quale donna più elegante alla contessa Sandra Lequio Torlonia. Il concorso, nelle precedenti edizioni, fu vinto da Sofia Loren, Marella Agnelli, Virrna Lisi e Soraya.

«Corriere della Sera», 26 giugno 1966


ROMA, giovedl sera.

Il nuovo film di Federico Fellini ha cambiato titolo. Non si chiamerà più «Universo assurdo» ma «Il viaggio di G. Mastorna». Protagonista è confermato Marcello Mastroianni. Accanto all'interprete di «Otto e mezzo» appariranno Mina, Totò, Macario, Dapporto, De Vico, Fanfulla. Vi sarà una parte anche per Vittorio De Sica. Manca solo l'attrice protagonista. «Dovrebbe essere una donna sensuale, un po' funebre — ha detto Fellini — forse Shirley Macinine, forse Anouk Aimée o Vanessa Redgrave». Le riprese del nuovo film, che verrà girato in bianco e nero si inlzieranno il 29 agosto. La vicenda, ideata da Fellini, Brunello Rondi e Dino Bussati avrà un intreccio da film giallo, con una storia avventurosa. Mastorna — che per tutto il film inseguirà un oggetto smarrito — è un violoncellista che suona a Santa Cecilia nelle orchestre da concerto e in quelle che incidono le colonne sonore dei film. La protagonista femminile è una hostess. Riepilogare in forme convenzionall la trama è quasi impossibile.

«Stampa Sera», 30 giugno 1966 - «La filmografia virtuale»


L'attore ha accettato la proposta del regista Patroni-Griffi Una ricostruzione della Napoli del primo dopoguerra

Roma, giovedì sera.

Dopo lunghi anni di assenza Totò ritorna al teatro. Peppino Patroni Griffi, ha proposto all'attore napoletano alcune commedie di Raffaele Viviani. Totò, che da tempo accarezzava l'idea di ricalcare le scene, ha accettato con entusiasmo: «Mi piace. Lo faccio».
Per il ritorno al teatro di Totò sono stati scelti tre lavori: «Caffè di notte e giorno», «Musica di ciechi», «Toledo di notte». In «Caffè di notte e giorno» l'attore impersonerà Giacomino, il popolare cameriere dall'aspetto sofferto, magro, macilento, grottesco quasi nel suo frak consunto, ma sempre pronto al commento salace, all'osservazione acuta ed arguta, «uno spiritaccio ironico dovuto alla consuetudine dell'osservazione forzata e contatto con i suoi strani clienti di notte e di giorno», come lo descriveva lo stesso Viviani.

Totò ha seguito Viviani negli anni «favolosi» del Salone Margherita, quando l'autore, apprezzatissimo anche come comico, calcava le scene. Ne ha conosciuto quindi dal «vivo» lo stile e la comicità, due aspetti che ora egli riproporrà nel ruolo di Giacomino, al centro di una miriade di personaggi che popolavano nel 1918 il caffè di via Toledo.

Accanto a Totò saranno Pupetta Maggio, Franco Sportelli e altri, per lo più attori napoletani. Le scene saranno di Ferdinando Scarflotti. Questi si propone di ricostruire la Napoli del '18, con i «guappi» in abbigliamenti sgargianti, i giovanotti «di belle speranze» coperti di stracci, di miseria, ma comunque sempre protestatari e soprattutto caustici e ironici.

Di Totò si parla anche quale probabile interprete di Geppetto, nelle «avventure » di Collodi: Pinocchio è stato un «cavallo di battaglia» dell'attore.

«Stampa Sera», 21 luglio 1966 - «La filmografia virtuale»


«La Stampa», 2 agosto 1966


«Corriere della Sera», 18 settembre 1966


«L'Unità», 21 settembre 1966


Roma, 27 settembre.

L'ultimo episodio del film «Le streghe», interpretato da Silvana Mangano, sarà diretto da Pier Paolo Pasolini. Il regista, tornato in questi giorni dall’America, comincerà a girare il 10 ottobre appena Silvana Mangano rientrerà da Nuova York dove si è recata con le figlie e il marito per l’anteprima mondiale del film «La Bibbia». Partner della strega pasoliniana sarà Totò. I due primi episodi del film sono stati diretti da Luchino Visconti e Vittorio De Sica.

«Corriere d'informazione», 28 settembre 1966


Roma, lunedì sera.

La commissione giudicatrice dell'Oscar internazionale «Maschera d'argento» ha reso noto l'elenco completo dei premiati per i diversi settori dello spettacolo. Ad essi il ministro Corona ed il sindaco di Roma consegneranno l'ambito riconoscimento domani sera durante una serata di gala che si svolgerà in un teatro romano.

La manifestazione, che è sotto l'alto patronato del Presidente della Repubblica, si concluderà con il «superspettacolo delle vedette» presentato da Pippo Baudo, Lello Bersani, Nuccio Costa ed Elena Sedlak. Ospiti d'onore: Elizabeth Taylor e Richard Burton.

La commissione ha deciso di premiare per il cinema straniero: Elizabeth Taylor e Richard Burton; per il cinema italiano: Vittorio Gassman, Lisa Gastoni, Sylva Koscina, Virna Lisi, Antonella Lualdi, Giulietta Maaina, Rossana Podestà, Alberto Sordi, Ugo Tognazzi, Totò e Romina Power; per la lirica: Fedora Barbieri, Giuseppe Taddei della «Scala» e il regista Franco Zeffirelli del «Metropolitan»; per la prosa: Lilla Brignone, Tino Carraro, Rossella Como, Annibale Ninchi, Anna Proclemer, Paolo Stoppa, Monica Vitti; per la commedia musicale: Marcello Mastroianni, Renato Rasce!, Giusy Raspani Dandolo, Delia Scala, Olga Villi e gli autori Garinei e Giovannini; per la rivista e varietà: Alighiero Noschese e gli autori Castaldo-Faele-Torti. Per la televisione: Bruno Canfora, Gino Cervi, Walter Chiari, Johnny Dorelli, Andreina Pagnani, Bice Valori; per la danza: la coreografi Gisa Geert, i primi ballerini Maria Teresa Dal Medico e Renato Greco, e l'«O.M.K.A.» per una serie di telefilm turistici realizzati per l'estero; per la musica leggera: Caterina Caselli, Gigliola Cinquettl, Little Tony, Gianni Morandi, il paroliere Franco Migliacci, i «Rokes» e Barbara Lory. Per il «Cantagiro» e il «Canteuropa Express»: Ezio Radaelli; per i presentatori: Pippo Baudo; per l'alta moda: Maria Antonelli e Fendi; e per lo sport: Nicolò Carosio.

«Stampa Sera», 3 ottobre 1966 - «Totò, i premi, i riconoscimenti»


Roma, 18 ottobre.

Totò non tornerà per quest'anno sulla scena. Sembrava che questo ritorno dovesse avvenire nello spettacolo tratto dal mondo teatrale di Raffaele Viviani che sarà allestito dallo «Stabile» di Roma, con la regìa di Patroni Griffi, ma poi si seppe che questa prospettiva non si sarebbe concretata. E oggi Totò ha precisato ad una agenzia di stampa: «Patroni Griffi mi aveva offerto di rappresentare tre atti di Raffaele Viviani al Teatro Stabile di Roma. Io avevo accettato in linea di massima, ma mi ero riservato di decidere definitivamente quando avessi letto il copione; e, pur rispettando molto questi lavori, non mi sono sentito di portarli sulla scena; a mio parere sono personaggi, cioè, che non si adattano alla mia personalità».

Quanto alla sua attività futura, Totò ha detto che sta scrivendo una commedia e ha aggiunto: «Vorrei chiudere la mia carriera formando una mia compagnia di prosa».

«Corriere della Sera», 18 ottobre 1966 - «La filmografia virtuale»


OPERAZIONE SAN GENNARO

Distribuzione: 18 novembre 1966

Qui la rassegna stampa e la scheda completa del film


Il principe De Curtis intende allestire una commedia ambientata ai nostri giorni - Dai film di cassetta a quelli «impegnati»

Roma, martedì sera.

«lo sono un attore educato — dice Totò. — Educato a non dire porcherie e a non giocare coi doppi sensi. Ma la televisione di ciò non tiene conto: fa lavorare con la camicia di forza, impone una censura che è davvero eccessiva. E poi oi sono troppi funzionari responsabili di una trasmissione. Ciascuno trova la mossa o la battuta che gli dà fastidio. E ciascuno richièda il suo bravo taglio, coi risultati che si possono immaginare».

Il comico napoletano ha lavorato tre mesi negli studi televisivi di Milano e Roma. Per la regìa di Daniele D'Anza ha registrato dieci puntate di uno show che andrà in onda a partire dal mese prossimo, Tuttototò: sei numeri che costituiscono una antologia del suo repertorio teatrale e cinematografico, dal '37 al '50 circa; ed altri quattro che, in una curiosa mescolanza di canzoni e poesia spesso inedite firmate da Curtis, sono una satira di costume del mondo moderno scritta per l'occasione da Mario Corbucci. Per l'attore quasi settantenne questo è praticamente il suo debutto televisivo, «ho rimandato l'appuntamento con il piccolo schermo per dodici anni — egli dice. — Poi ho capitolato. Era quasi doveroso per me che ho fatto di tutto: la commedia dell'arte e il varietà, la prosa e la rivista, il cinema e l'operetta».

Minuto, il viso pallido e scarno, il principe Antonio De Curtis è un signore cortese, con un fondo di malinconia che la timidezza dei gesti tradisce. Abita in una casa che nulla vieta di definire regale, ai piedi dei Parioli. Amministra le sue energie e le ore della giornata con oculata parsimonia. Dispone di uno stuolo solerte di camerieri, segretari ed autisti. E lavora. Quarantacinque anni di carriera e centocinquanta film all'attivo. Fino a poco tempo addietro ne «girava» cinque-sei all'anno. Oggi il ritmo è meno sostenuto, ma non per volontà sua.

«Con l'allenamento che ho — spiega — un film non è certo una fatica». In questo periodo, ad esempio, di giorno è impegnato nelle riprese di un episodio, di sera nel doppiaggio di quello precedente e nei ritagli di tempo presiede riunioni d'affari, scrive poesie, canzoni e persino una commedia. Ma le sue cure, maggiori continuano ad andare a Totò. Questa è la sua invenzione-capolavoro. Una maschera che da quarant'anni fabbrica ilarità e milioni.

Recentemente un cinema più sofisticato, meno popolare, è venuto a lui. Gli ha fatto interpretare personaggi letterari, moderni, amari e satirici, con registi come Lattuada e Pasolini. Ma il principe De Curtis non ne è colpito. «Io sono un artista — dice con meritata immodestia, — Artista al cento per cento. So fare il comico e il drammatico, il patetico e il brillante. Posso fare tutto: è il mio mestiere». Per la prossima stagione spera di presentarsi al pubblico con una sua compagnia di prosa ed un suo testo, una commedia di costume ambientata ai giorni nostri. Ma non sarà un addio. Anzi. Con un guizzo di sfida nella voce, dichiara divertito: «Mi ritirerò quando non ne potrò più. Ma ciò non succede subito. Ho ancora tanto spirito in corpo, come diciamo a Napoli».

L. Madeo, «Stampa Sera», 6 dicembre 1966


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Claudia Cardinale, gatta o tigre?

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Maria Maffei, «Noi donne», anno XXI, 9 luglio 1966
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Se non ci fossero altre espressioni a stabilire quanto i modi di vita, la mentalità, la sensibilità e i costumi siano mutati, non diciamo da tempo remoti, ma da quaranta o da trenta anni addietro, basterebbero le forme con cui si raggiunge, oggi, la comicità. A ridere si è sempre riusciti, e sempre si è riso; ma non sempre allo stesso modo, non sempre per gli stessi motivi o con gli stessi mezzi. Può darsi che quel che era motivo di riso una volta, oggi non 10 sia più; o che oggi faccia ridere quei che una volta lasciava indifferenti. Insomma gli stimoli alla risata variano secondo l'interesse e secondo la sensibilità, ossia sono in rapporto con la carica psicologica che si manifesta nei vari periodi, più o meno intensa. Un'esperienza analoga, e che giova alla chiarezza delle nostre affermazioni, si ottiene con la morale. Anche la morale è soggetta a interpretazioni varie e a cangiamenti da epoca in epoca; si che spettacoli o forme che, una volta, offendevano la sensibilità ora scorrono lisce, e provocano giudizi del tutto differenti.

Il teatro è strumento validissimo perché si conoscano trasformazioni o mutamenti di questo genere; e si arriva facilmente a capirlo, se si considera che il teatro è una specie di concentrato della vita, uno specchio di quel che di essenziale accade nella realtà, sensibilissimo a registrarne i movimenti anche minimi, quelli appena accennati o sfumati. L'osservazione vale, naturalmente, sia per l'aspetto tragico che per il comico; ma direi che nel comico i mutamenti risultano più intensi o con maggiore evidenza. Anche per tale lato gli esempi servono; i motivi espressi dai tragici più antichi, poniamo da un Sofocle o da un Euripide, risultano più attuali, in un certo modo, di quelli che si ricavano da un Aristofane, da un Menandro o da un Plauto. Tanto che un Sofocle, un Euripide, a rappresentarlo oggi, richiede meno sforzo di riduzione o di adattamento di un Menandro o di un Plauto. Ma, si diceva dianzi, non occorre andar così lontano per verificare mutamenti e trasformazioni; basta, per la comicità, richiamarsi ai comici, che molti di noi hanno visto e sentito, per cui hanno riso, negli anni che precedettero immediatamente l'ultima guerra e confrontarli con quelli venuti in fama dopo il grande conflitto.

Si nomina, ora, la guerra non a caso, che essa stabilisce proprio una barriera fra modi di vita usi e costumi ante e post. Vogliamo fare qualche nome? Nel teatro di prosa, un Ferravilla, un Edoardo Scarpetta, un Sichel, una Dina Galli, un Musco, un Gandusio. Nel cosiddetto « varietà », un Pasquariello, un Alaldacea, un Ettore Petrolini. Il caso di Petrolini però è a sé; e quest'attore non va confuso con i compagni della sua epoca, anche perché nella sua epoca faceva parte a sé, inventore di forme e di espressioni li per lì disorientanti. 11 disorientamento proveniva dalla assoluta novità rispetto alle altre forme comiche del tempo — novità che riusciva a fare di Petrolini una specie di anticipatore di impreviste forme di sensibilità, di mentalità e di espressione. Se non fosse arrischiato 11 raffronto, se non si prestasse a fraintendimenti, si potrebbe stabilire un certo richiamo — dico, un certo — fra Petrolini] e Pirandello, non per altro che per la franchezza con cui denunziano taluni aspetti della realtà, al tempo loro generalmente simulati o dissimulati, con cui scavano sotto la superficie, e per la posizione che assumono, scettica e amara e sconsolata, anche se Petrolini la sfuma con i sorrisi e con i lazzi. Per quella novità, per quell'intuito o per quella forza di anticipazione, Petrolini esce dalla schiera, e mentre di Edoardo Scarpetta o di Maldacea il ricordo è oggi sbiadito, il suo è ancora vivo e attuale, tanto che per comprendere alcuni comici di oggigiorno ci si richiama a lui, considerato il padre o capostipite dei nostri più famosi attori di oggi.

Certo, anche il petrolinismo non regge tutto, e aspetti di esso che una volta risultavano coloritissimi oggi si mostrano assai sbiaditi. Battute che ci facevano sorridere o ridere trenta o più anni addietro, oggi ci lasciano indifferenti. Tutto sommato però, quel che ancora resiste di Ettore Petrolini è assai valido. E' tanto valido e presente che noi lo riconosciamo in molte espressioni dei suoi successori, ossia dei comici che oggi vanno per la maggiore.

L'editore Rizzoli ha avuto una eccellente idea a far metter su, da Alberto Bevilacqua, un'antologia intitolata I grandi comici, una specie di repertorio dei più famosi pezzi comici, come quelli di Totò, Rascel, Sordi, Caprioli. Franca Valeri, Chiari, Gassman, Tognazzi e Manfredi. Qualche mancanza risalta all'occhio, come per Franchi e Ingrmi» « per Vianelio. Totò e Rascel sono, certo, i più prossimi a Petrolini; sono anche quelli, specie il primo, che operarono in un tempo vicino al grande comico romano, in quell'aria Totò ne risente di più nella sostanza, per quel tanto di scetticismo e di sorridente amarezza che penetra le sue espressioni e dà un tono ai suoi gesti e ai suoi lazzi, espertissimo come egli è più degli umani vizi, che sono poi debolezze, che del valore. Rascel invece ci richiama a Petrolini nella forma, nella cadenza, nel ritmo, meno nella smorfia o nello sguardo. Si avverte insomma fra Petrolini e lui un intervallo più profondo. Ma echi petroliniani arrivano anche ad Alberto Sordi, e non perche egli ha interpretato, in un film, Petrolini in persona nella celebre maschera di Gastone.

Il Gastone di Sordi, a considerarlo bene, è più sordiano che petroliniano, scaricato di quell'ardente sofferenza o di quel lucente avvilimento, di quella disfatta eleganza e di quella lacrimata o lacrimevole umanità che gli conferì il suo creatore. Ma c'è un'espressione di Alberto Sordi, un suo stupore inconfondibile che stimola la nostra ilarità e non si dimentica. « Mamma mia. che impressione! ». Come non si dimentica « E' arrivata la bufera, è arrivato il temporale, chi sta bene e chi sta male e chi sta come gli par... » di Rascel. Anche Walter Chiari ha una sua ben netta fisionomia di comico, che risalta soprattutto in quella specie di conferenze, lì per lì senza capo né coda ma con una loro carica se non con una loro logica, che rivolge al pubblico, dalla ribalta. Una nota sua, assai caratteristica, nel moderno concerto di comici l'ha introdotta indubbiamente Franca Valeri, interprete o rivelatrice di donne nelle varie gamme o espressioni, sofisticate o meno, o snobistiche, o ingenue.

La prefazione di Alberto Bevilacqua al volume dei comici è nutrita e acuta; piacevoli e bene informati sono i suoi profili dei singoli personaggi. Che cosa resterà di tutta questa comicità? Che cosa se ne penserà domani? Ah, noi non siamo profeti né figli di profeti.

Luigi M. Personè, «Stampa Sera», 4 gennaio 1966


«Gazzetta di Mantova», 5 gennaio 1966


Tre dei maggiori e più popolari registi italiani, Luchino Visconti, Renato Castellani e Vittorio De Sica sono stati mobilitati da Dino de Laurentiis per il grande rilancio di Silvana Mangano. I tre episodi delle "Streghe” hanno l’obiettivo di portare l’attrice nel “grande giro” internazionale

Maurizio Liverani, «Tempo», anno XXVIII, n.6, 9 febbraio 1966


Fellini, Visconti, Blasetti, De Sica, Antonioni, Bolognini considerano la Mangano una delle interpreti più sensibili del cinema italiano; ma, finora, pochi hanno potuto averla nei loro film. Per l’attrice, giunta alla maturità, si apre ora una seconda carriera.

Stelio Martini, «Tempo», anno XXVIII, n.18, 4 maggio 1966


Maria Maffei, «Noi donne», anno XXI, 21 maggio 1966

 

 


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