Liliana De Curtis, vita e ricordi della figlia di Totò

Liliana Focas Flavio Angelo Ducas Comneno de Curtis di Bisanzio Gagliardi

Figlia naturale di Antonio de Curtis (Totò)

Liliana De Curtis, la figlia prediletta di Totò


Roma, 10 maggio 1933. Sono le 20:30 all’Eliseo. Il sipario è lì, sospeso come un giudice incerto. Il pubblico è in sala, pronto a ridere, a farsi trasportare in quel turbine di smorfie, gesti e nonsense che solo un uomo al mondo riesce a orchestrare con l’eleganza di un direttore d’orchestra e la follia di un acrobata bendato: Totò.

Ma proprio nel momento in cui il primo piede calca il legno sacro del proscenio... la notizia. Diana, la sua compagna (la signora delle lacrime e dei sorrisi, si potrebbe dire), ha appena partorito. Non un capriccio da diva, non un imprevisto da cronaca nera, ma una neonata! Una bambina. La figlia di Totò è venuta al mondo nell’Hotel Ginevra, che — nomen omen — sa di Svizzera ma partorisce italianissime eredi.

🎤 "Signore e signori del loggione: mi scusino, divento padre"

E allora che fa Totò, principe e guitto, cavaliere del palcoscenico e dell’assurdo? Si affaccia. No, non da una finestra come un Romeo teatrale. Si affaccia dal proscenio, con la gravità di un re e la modestia di un cameriere. Chiede, con un rispetto quasi sacrale: “Mi permettete di far partire lo spettacolo con un leggero ritardo? Devo andare a conoscere mia figlia appena nata.”

Il pubblico, si sa, non perdona i minuti di silenzio. Ma qui, no. Qui accade il miracolo laico del teatro. L’intera platea esplode in un’ovazione, un consenso collettivo che va oltre la cortesia. È commozione pura, è empatia vera, è standing ovation preventiva. “Vai, Totò, vai! Vai da tua figlia. Ce lo meritiamo tutti, uno come te con una bambina!”

🚕 "Taxi, anzi, Balilla!"

E così Totò va. Corre, corre come nei suoi film futuri correrà per evitare il maresciallo, per acciuffare un ladro o una fortuna perduta. Ma qui corre verso l’amore. All’Hotel Ginevra lo attende la piccola Liliana, nome scelto in memoria della Castagnola, il suo primo grande amore (e chi ha letto la sua biografia sa che ogni amore di Totò fu “grande”, anche quelli di tre settimane).

Ma non finisce qui. Dopo aver visto madre e figlia, Totò fa l’incredibile: torna. Sì, torna in scena, si ricompone, cancella ogni lacrima, ogni tremito, ogni barlume di emozione dal volto e recita. Come se nulla fosse. Perché il teatro è casa, è dovere, è altare e rifugio. E quando il sipario si apre, Totò non è più Antonio de Curtis, ma un messaggero del riso.

📣 "Critica entusiastica e il circo della stampa"

Il giorno dopo, il quotidiano “Il Tevere”, in un raro slancio di aggettivi positivi, scrive che Totò “richiama ogni giorno una folla imponente di spettatori che non si stancano di applaudire l’irresistibile Totò, che profonde comicità a piene mani e suscita ininterrottamente le più schiette risate.”

Tradotto dal giornalistese: Totò è una mitragliatrice di risate, un distributore automatico di comicità. Gli spettatori pagano il biglietto, ma ne uscivano con un bagaglio emotivo da rimborso assicurativo. Totò in quel momento è amato dal popolo, stimato dalla critica, coccolato da Diana e promosso a pieni voti dal destino.

🍼 "Liliana, principessina in Balilla"

E poi arriva la vera protagonista del racconto, Liliana, che Totò chiama subito “principessina” — e mai vezzeggiativo fu più teatrale, e più nobile. E da bravo papà moderno ante litteram, cosa fa Totò? Se la mette in macchina e la mostra a tutti gli amici! Ma mica una macchina qualsiasi: una Balilla “tre marce”, orgoglio della motorizzazione fascista, simbolo del boom che ancora non c’è ma che sta per esplodere. È la Ferrari del popolo, la Rolls dei sognatori. E Totò, in quella macchina, viaggia come un re.

Le strade di Roma diventano il suo palcoscenico personale. Con Liliana al fianco, Totò gira senza meta, senza copione, senza tournée: solo per il gusto di vivere. È felice, è pieno di speranza e di benzina, ed è uno di quei rari momenti in cui la vita sembra arrendersi alla poesia.

⛪ "Battesimo, basilica e profezia matrimoniale"

Totò non è uomo da cerimonie banali. Liliana viene battezzata nella basilica paleocristiana di San Lorenzo in Lucina, un luogo che sa di eternità, di antichità e di vocazione monumentale. Ma attenzione: quella non è solo la chiesa dove viene battezzata la bambina. È anche la chiesa dove Totò — due anni dopo — sposerà Diana. Come a dire che tutto si tiene, tutto è scena, tutto è presagio in questa vita che è commedia finché non si piange.

🎬 Epilogo da film muto con sottotitoli d’oro

Questa pagina della vita di Totò è un piccolo capolavoro: c’è il comico che si fa padre, il teatrante che diventa uomo, il principe che si umanizza. Il pubblico applaude, la critica osanna, i giornali scrivono, la famiglia cresce, la macchina corre. E in mezzo a tutto questo, Totò non cambia mai volto, ma cambia tutti noi.

È come se in quel 10 maggio del 1933 si concentrasse l’intero senso della sua esistenza: una corsa tra palcoscenico e verità, tra maschera e cuore, tra risata e commozione. Un artista che fugge per amore, ma torna per dovere. E in questa fuga e in questo ritorno — che sembrano l’inizio e la fine di un film — c’è tutto il suo genio.


10 maggio 1933

Nasce a Roma alle ore 21 presso l'Hotel Ginevra in Via della Vite, per l'atavica paura degli ospedali da parte di Totò, dall'unione tra Antonio De Curtis e Diana Bandini Rogliani. Viene battezzata col nome di Liliana in ricordo della donna che trovò la morte suicida per amore di Totò, Liliana Castagnola.

Liliana De Curtis, la figlia prediletta di Totò


1940

Prima esperienza come attrice. E' presente infatti, nel film San Giovanni decollato di Amleto Palermi, dove recita in una scena in un breve dialogo col padre.

Liliana De Curtis, la figlia prediletta di Totò


1950

Liliana De Curtis, la figlia prediletta di Totò

La Signorina Liliana De Curtis, figlia di Totò, è nata a Roma, esattamente tre anni prima che il padre si presentasse al pubblico come artista cinematografico, nel film «Fermo con le mani» di Giannini, in cui si rivelò uno dei nostri migliori comici. Per chi non ricordasse questo film, aggiungeremo che la signorina Liliana frequentava, l’anno scorso, la terza liceale al Collegio dell’Assunzione di Roma; quindi ha poco più di diciotto anni. Leggermente bionda, alta quanto il padre, occhi castani, molto snella, Liliana somiglia molto al principe De Curtis, da cui ha ereditato il sottile senso dell’humor. Non si pensi però che sia per questo una ragazza bizzarra. Tutt'altro, Liliana De Curtis è invece molto semplice e conduce una vita da vera figlia di famiglia: accudisce cioè alla casa, per la quale ha molto amore, spera di incontrare un uomo che la capisca e intende avere molti bambini. L’unica cosa per cui non ha mai avuto eccessivo entusiasmo è lo studio: giunta infatti alla vigilia degli esami che le dovevano aprire le porte dell’Università, non ha più voluto sentir parlare nè di Plutarco nè di Cicerone e ha messo i libri di testo in disparte. «Per non perdere del tutto la pazienza », ha dichiarato, « visto che, di pazienza, ne occorre tanta durante la vita ». In compenso ha imparato a cucinare alla perfezione e si permette spesso di preparare qualche piatto succulento che Totò gradisce immensamente. Liliana non ha fratelli, ma sarebbe molto contenta di averne uno maggiore, dato che papà è sempre impegnato col lavoro e non può farle troppa compagnia. Liliana è il primo pensiero del principe De Curtis; ma non per questo ne approfitta. Al contrario, ha moltissima soggezione del padre, di cui è anche la più ardente ammiratrice. Va spesso al cinema e legge molto, qualche volta va anche a teatro, ma non intende fare assolutamente nè l’ uno nè l’ altro. Circa il suo avvenire Totò non ha pensieri; sa che sarà una di quelle donne che avranno grande cura dei figli e del marito; preferirebbe soltanto averla sempre accanto a sè, «affabile e bambina», come egli la chiama.
«Settimo Giorno», 21 dicembre 1950

Liliana De Curtis, la figlia prediletta di Totò

1951

Liliana si innamora di Gianni Buffardi, un figliastro del regista Carlo Ludovico Bragalia che al momento di presentarsi al possibile suocero, e alla sua richiesta se sarebbe in grado di mantenere la ragazza, gli risponde serenamente: “Per ora non faccio niente. Quanto al futuro, le confesso che preferirei far lavorare gli altri al posto mio”. Il principe de Curtis allibisce, e nega ogni possibile consenso all’unione. Antonio de Curtis era contrario al matrimonio della figlia Liliana, alla quale firmò comunque il consenso essendo minorenne, anche perché non nutriva verso il Buffardi stima per la sua immatura ed irresponsabile condotta di vita e non sbagliò il giudizio poiché presto si separarono.

Nel tempo Antonio de Curtis conserverà un acceso astio nei riguardi del patrigno di Gianni Buffardi, Carlo Ludovico Bragalia che riteneva in un certo modo responsabile del matrimonio della moglie Diana con l’avvocato Michele Tufaroli, conosciuto in un periodo precedente nella sua casa a Capri.

Liliana convola comunque a nozze con Gianni Buffardi, presso la Basilica di San Francesco ad Assisi, il 24 giugno dello stesso anno. Antonio de Curtis non sarà presente alla cerimonia.


Fotocronaca e video del matrimonio di Liliana de Curtis

Assisi, Basilica di Santa Maria degli Angeli, 24 giugno 1951. Matrimonio tra Liliana de Curtis e Gianni Buffardi - © Archivio Famiglia Clemente

5 luglio 1952

Alle ore 21,15 nasce in una clinica romana il primogenito Antonio (Antonello) Salvatore Buffardi.

Liliana De Curtis, la figlia prediletta di Totò


Il destino, o per lo meno quella parte di destino che è sempre stata legata al nome di ogni uomo, per Antonio Salvatore Buffardi, figlio dell'industriale Gianni Buffardi e della principessa Liliana de Curtis, nato in una clinica romana alle ore 21,15 del 5 luglio 1952, era già segnato fin da una mattina d'estate del 1949. Quella mattina, Gianni Buffardi, allora diciottenne, dopo avere studiato per un'ora l'effetto combinato d'un paio di pantaloni color zabaione e di una camicia color blu-notte, che quello era l'abbigliamento più adatto per andare alla villa caprese del prorpio padrigno Carlo Ludovico Bragaglia, fino alla villa del principe attore Antonio de Curtis, giù alla Marina Piccola, per chiedergli ufficialmente la mano della sua quindicenne figlia Liliana. I due ragazzi amoreggiavano già da due anni, un amore alla Giulietta e Romeo, tutto alla base di serenate e sospiri, secondo una tecnica superatissima, ma efficacissima per Liliana. [...]


1954

Partecipa al film Orient Express, seconda e ultima partecipazione cinematografica. Con la regia del suocero Carlo Ludovico Bragaglia, la trama del film racconta che il favoloso treno Orient Express deve fermarsi in una stazioncina di montagna per un guasto. Una bella contadinella, affascinata, lo visita e conosce un affascinante giornalista, poi, credendo che si tratti d'un ladro ricercato dalla polizia, lo sequestra per sottrarlo alla caccia. Chiarito l'equivoco i due si sposeranno.



1955

Nasce la figlia secondogenita Diana Buffardi.

Liliana De Curtis, la figlia prediletta di Totò


1964

Liliana si separa e divorzia dal primo marito Gianni Buffardi. Quattro anni dopo si trasferisce a Johannesburg (Sudafrica) col nuovo compagno e futuro marito Sergio Anticoli.

Liliana De Curtis, la figlia prediletta di Totò


1979

L'ex marito di Liliana, Gianni Buffardi, muore all’età di 49 anni in seguito alla leptospirosi contratta dopo aver fatto un bagno nel Tevere.

Liliana De Curtis, la figlia prediletta di Totò Gianni Buffardi L


1980-2006

E la figlia racconta...

Liliana De Curtis, figlia del principe Totò, si sente finalmente soddisfatta, ripagata: «Tutti si stanno preparando a celebrare il 25mo anniversario della morte di papà con grande affetto». Il Premio Fabriano, il Premio De Curtis, una piazza a Castellammare, uno special su Raiuno in due puntate a cura di Renzo Arbore, l'annullo delle poste per la ricorrenza, e perfino una medaglia creata dalla Zecca di Stato che sarà presentata il 23 a Ferrara: «Da una parte il volto di Totò, dall’altra la bombetta e la firma. Ma la cosa curiosa è che mio padre si era già fatto da solo una medaglia d’oro, da regalare agli amici».

E, dopo i bellissimi dischi con fascicolo di Vincenzo Mollica, ci sarà presto un nuovo libro (sempre Mondadori), «Totò a prescindere», in cui la figlia, con Matilde Amorosi, ha raccolto episodi e curiosità che riguardano la vita del famoso genitore, con prefazione di Fellini.

«Se "Totò mio padre", ora tradotto anche in Russia, era un libro scritto da una figlia nell’ottica amorosa di famiglia, questo, di tradizione orale, è una carrellata di aneddoti che coinvolge amici e colleghi che hanno raccontato gag e sketch della vita reale».

Seguendo e inseguendo artisti di quelle luci del varietà, l’autrice ha raccolto curiosità di vecchia data protette da un talento inimitabile: «Ho intervistato Croccolo, che mi ha raccontato la straordinaria storia della pernacchia, mentre la Masina rimpiange il film che non è mai riuscita a fare con mio padre. E poi ancora parlano Galeazzo Benti, la "spalla" Dino Valdi, Mario Di Gilio (con lui nell’ultima rivista "A prescindere’'), Bolognini che lo diresse in "Arrangiatevi !" e Giacomo Rondinella».

Felllni, da parte sua, va in flash-back e racconta come, per caso, mancando Rossellini, lo diresse lui, un giorno di tanti anni fa, in una scena di «Dov’è la libertà?».

«Ma l’aneddoto più bello e commovente è quello di Nunzio Gallo. Quando mio padre iniziò a non vederci, ci fu un vecchio attore che si offrì di regalargli il proprio occhio. Gallo accettò di procurare un incontro. Mio padre naturalmente rifiutò e disse al benefattore: "Non parliamone neppure, magari poi ci roviniamo entrambi, mentre io voglio che tu resti col tuo occhio a vedere le persone cui vuoi bene"».

Cosa vuol dire, signora De Curtis, commemorare Totò? «Fare una bella festa, una rimpatriata di amici, qualcosa che non sembri affatto una commemorazione. Perché Totò non è proprio scomparso, è sempre più presente tra noi».

Maurizio Porro, «Corriere della Sera», 14 aprile 1992


Vi racconto mio padre Totò, a prescindere

A Torino Liliana De Curtis e Mario Di Gilio celebrano con uno spettacolo il principe della risata. Un mito in privato attraverso le canzoni, gli sketch, le poesie.

TORINO

«A me Totò non piace. Prima di tulio è bruttissimo. Hai mai osservato lo sua faccia asimmetrica? E' lunga, triste, senza dignità». Qualcuno probabilmente ha già avuto un sobbalzo. Ma come! - deve aver pensato -. Chi può essere cosi blasfemo? Beh, queste cose le ha dotte proprio lui, Antonio De Curtis, principe di Bisanzio. Lui, che deliziava le platee più semplici (la rivalutazione, come si sa, arriverà tardi, con un libro di Goffredo Fofi), doveva stimarsi poco e, anche per questo, s'immalinconiva, s’avviliva. Con lui, una volta tanto, sembrava trovar conferma il mito romantico del clown che, fragoroso fuori, è triste dentro. Ma le cose stanno davvero così?

Pensavamo che «Totò dietro le quinte», lo spettacolo in scena al Fregoli fino a domenica, potesse aiutarci a sciogliere questo minuscolo enigma. La presenza in scena di Liliana De Curtis. figlia dell'attore, e di Mario Di Gilio, antica gloria del varietà napoletano, partner per qualche anno del Principe, promettevano per lo meno un ritratto sincero e antiretorico. Il che, ora che tutti millantano di avere frequentato e amato Totò, non è cosa da buttar via. Ma a teatro, a volte, le bugie sono più redditizie della sincerità, nel senso che lo sincerità non sempre garantisce la buona riuscita di uno spettacolo.

«Totò dietro le quinte» assembla sketch, poesie e canzoni, introduce una zona memorialistica nella quale, fingendo di rispondere a un'intervista, Di Gilio rievoca con voce appena percepibile la figura dell'attore, il suo stare in scena, la sua solitudine, la sua dignità nella miseria. Un gruppo di giovani attori ripropone una minuscola antologìa di sketch, c'è un guappo che disturba un finto spettacolo, uno fragrante sciantosa, un fine dicitore che non riesce a tenere a bada un riottoso spettatore. E c'è Liliana De Curtis che, alla fine del primo e del secondo tempo, recita poesie, compresa la celeberrima «Livella», interpretata nientemeno che a tre voci, in una drammatizzazione epica francamente eccessiva.

C'è di tutto, insomma; ma nonostante la varietà della materia e la rumorosa comicità di alcuni brani, il tutto è dominato da un senso di grande malinconia, anzi da una robusta vena patetica. I lunghi silenzi, le musiche che s’ingolfano sulla scena vuota producono pericolosi rallentamenti. E la riproposta di numeri celebri è inevitabilmente sminuita dal ricordo dell'originale. C’è Totò in questo spettacolo? Forse un santino lontano, da trattare con deferenza. A prescindere, naturalmente.

Osvaldo Guerrieri, «La Stampa», 18 novembre 1992


Contrariamente ai dettami imposti da Totò alla figlia, Liliana decide di debuttare in uno spettacolo teatrale.


Si batte per anni contro le varie amministrazioni che si succedono a Napoli per ottenere uno spazio per l'agognato Museo di Totò, in una battaglia ancora senza esito. Tiene alto il prestigio del nome di suo padre con interventi mirati a riconoscerne l'arte anche a distanza di molti anni, lotta spesso in aule di tribunali, perchè la figura di Totò non sia utilizzata né strumentalizzata nel peggiore dei modi.


2007

Ha interpretato se stessa commentando in voce la trasmissione televisiva Siamo Stati Uniti


6 dicembre 2011

Dopo una lunga malattia muore la figlia Diana; le sue ceneri riposano nel Cimitero di Santa Maria del Pianto, lo stesso dov'è tumulato il nonno.

Diana Buffardi Liliana De Curtis, la figlia prediletta di Totò


21 settembre 2013

Partecipa alla Festa di San Gennaro organizzata a Napoli, dove viene ospitata insieme a Mario Trevi, Clementino, Sal Da Vinci e Maria Mazza, ricevendo un premio alla carriera


30 agosto 2015

Partecipa alla manifestazione Premio "Fuori dal Tempo" a Ostuni (Br). Liliana de Curtis è salita sul palco del Chiostro per ricevere il riconoscimento della Città di Ostuni. E' l'ultima apparizione pubblica di Liliana


3 giugno 2022

Muore, assistita dalla figlia Elena, presso la sua casa romana. I funerali si sono svolti a Napoli, presso il rione Sanità.



Così la stampa dell'epoca

Liliana de Curtis, la rassegna stampa


Liliana De Curtis la figlia prediletta


Collaborazioni

In teatro ha collaborato con l'autore-attore Antonino Miele, con cui ha recitato negli spettacoli Pardon Monsieur Totò (a fianco anche di Vito Cesaro) e Totò dietro le Quinte (per la regia di Mario Di Gilio). Con lo stesso Miele e con Matilde Amorosi ha scritto il libro Ogni limite ha una pazienza, pubblicato da Rizzoli Editore e dedicato a Totò. È spesso ospite per televisione, in trasmissioni rievocative della figura di suo padre, del quale promuove il ricordo con manifestazioni in diverse località d'Italia.

Opere letterarie

Liliana De Curtis, Matilde Amorosi, Totò a prescindere, Arnoldo Mondadori Editore, 1992, ISBN 8804357487
Totò, Matilde Amorosi, Alessandro Ferraù, Liliana De Curtis, Siamo uomini o caporali? - Diario semiserio di Antonio de Curtis, Newton Compton, 1993, ISBN 8879832786
Liliana De Curtis, Matilde Amorosi, Malafemmena, Mondadori, 2009, ISBN 8804584521
Liliana De Curtis, Antonino Miele, Matilde Amorosi, Ogni limite ha una pazienza, Rizzoli Editore
Salvatore Cianciabella (prefazione di Philip Zimbardo, nota introduttiva di Liliana De Curtis e collaborazione di Piero Bocchiaro). Siamo uomini e caporali. Psicologia della dis-obbedienza. Cammarata (AG), Philip G. Zimbardo Fund, 2012. ISBN 978-88-907081-4-5.


🎭 Conclusioni

La vita di Liliana De Curtis, figlia prediletta del principe della risata, è stata un lungo intreccio di arte, famiglia e memoria. Dal battesimo romano agli amori contrastati, dalle interpretazioni cinematografiche fino alla battaglia per il Museo Totò, Liliana ha custodito e difeso l’eredità paterna con forza e devozione. Una vita intensa, che racconta non solo la storia di una figlia, ma anche quella di una dinastia artistica e culturale che continua a vivere ancora oggi.


Riferimenti e bibliografie:

  • "Totalmente Totò, vita e opere di un comico assoluto" (Alberto Anile), Cineteca di Bologna, 2017
  • "Totò mio padre" (Liliana de Curtis e Matilde Amorosi) - Mondadori, Milano 1990
  • Periodico "Settimo Giorno", Anno III n.51 del 21 dicembre 1950
  • Settimanale "L'Europeo" n. 32, 30 luglio 1952
  • C. D’Antoni, «Film», 26 ottobre 1940
  • Osvaldo Guerrieri, «La Stampa», 18 novembre 1992
  • Maurizio Porro, «Corriere della Sera», 14 aprile 1992
  • Foto e video © Archivio famiglia Clemente