Totò contro il pirata nero
Inizio riprese: gennaio 1964, Stabilimenti Interstudio, Roma
Autorizzazione censura e distribuzione: 25 marzo 1964 - Incasso lire 295.718.000 - Spettatori 1.227.046
Josè/Mario Petri
Titolo originale Totò contro il pirata nero
Paese Italia - Anno 1964 - Durata 93 min - Colore - Audio sonoro - Genere comico - Regia Fernando Cerchio - Soggetto Nino Stresa, Francesco Luzi - Sceneggiatura Nino Stresa, Francesco Luzi - Produttore Ottavio Poggi - Fotografia Alvaro Mancori - Montaggio Antonietta Zita - Musiche Carlo Rustichelli - Scenografia Giancarlo Bartolini Salimbeni - Costumi Giancarlo Bartolini Salimbeni
Totò: Josè - Mario Petri: il pirata nero - Grazia Maria Spina: Isabella, la figlia del governatore - Giacomo Furia: don Carlos d'Aragona - Mario Castellani: Uncino, il pirata con l'uncino - Pietro Carloni: il governatore - Aldo Giuffrè: il luogotenente Burrasca - Franco Ressel: il comandante spagnolo sfregiato - Romano Giomini
Soggetto
José è un ladruncolo napoletano che trovandosi a fuggire dalle guardie per un "piccolo" furto, si nasconde in un barile di Rhum della Jamaica sulla banchina del porto di Napoli. Il barile viene però caricato a sua insaputa su una nave pirata. Al momento di provare un po' di quel rum che si rivela tutt'altro, José viene scoperto dai pirati. Gli chiedono spiegazioni che non riesce a dare e temendo che sia una spia lo buttano a mare in pasto ai pescecani. Ma di notte José risale sulla nave, si cambia i vestiti bagnati e si copre con un lenzuolo. Creduto un fantasma semina spavento tra i pirati ma perduto il lenzuolo viene catturato e sottoposto al cappio del boia.
Sfuggendo alla pena in maniera miracolosa viene graziato. Affidato a Uncino, il cuoco della nave, nasce tra i due un'amicizia e José diventa suo aiutante. In un clima confidenziale Uncino sprona José a prendere una spada o a fabbricarsela con un pezzo di ferro nel caso non ne trovi una già pronta. José raccoglie l'invito e si fabbrica la spada con una potente calamita trovata in cucina e utilizzata invece dal cuoco come portafortuna per appendere coltelli, forchettoni, taglierini e quant'altro. Il pirata nero intanto riuscito ad abbordare l'Esperanza, una nave di Sua Maestà Spagnola, ha chiamato i suoi all'arrembaggio.
I pirati sembrano soccombere ma grazie alla sua arma "poderosa" José da solo riesce a gettare fuoribordo l'intera guarnigione spagnola guadagnando la stima dell'equipaggio piratesco e le ire del pirata nero obbligato a promuoverlo ufficiale. A causa del crescente rispetto che José si procura sulla ciurma il capitano tenta invano di farlo fuori prima con l'esplosivo e poi con un tiro al bersaglio. Passano alcuni giorni e il pirata nero con la compiacenza di un misterioso nobile spagnolo ordisce un piano.
Ordina a José e Burrasca di vestirsi da ricchi nobili, l'uno nei panni del marchese di Mendoza e l'altro in quelli del conte di Betancourt, e di intrufolandosi alla corte del governatore spagnolo il quale sta dando un ricevimento per il fidanzamento della figlia Isabella. Compito dei due è di aprire le porte del castello ai pirati sbarcati sull'isola di San Juan e aiutarli nel saccheggio del tesoro celato nei sotterranei. A corte José nonostante sia un po' attempato viene scambiato dal governatore, peraltro duro d'orecchi, per Pablo il figlio di un vecchio amico e i due instaurano una divertente chiacchierata fatta di qui pro quo e malintesi.
Durante la festa José riconosce nel nobile don Carlos d'Aragona, promesso fidanzato della figlia del governatore, l'uomo misterioso. Inoltre viene riconosciuto dal comandante della fortezza, incontrato durante l'arrembaggio della nave spagnola, e dopo, l'annuncio di fidanzamento con don Carlos, scopre Isabella, la figlia del governatore, in dolce compagnia del cadetto Manolo. Vista l'amicizia che pare esserci col padre, la donna chiede a José di intercedere per lei, in cambio della protezione della vita, affinché scongiuri il matrimonio con don Carlos.
Il comandante durante il ballo fa arrestare José con l'accusa di essere pirata, ma Isabella, convinta che sia innocente, lo libera proprio quando inizia il bombardamento e l'attacco pirata alla fortezza. A palazzo il pirata nero ritrova José con nientemeno che la figlia del governatore. Deluso per non aver potuto mettere le mani sul tesoro in mancanza della mappa, perduta da José e Burrasca, la rapisce e la tiene in ostaggio in una stanza della locanda. Qui arriva José in volo sfondando la finestra appena chiusa per aiutare la ragazza a fuggire ma non fanno in tempo a calarsi che giunge anche il pirata nero con l'intento maldestro di farla sua.
A questo punto José, scoperto, la salva dalle attenzioni del pirata e ingaggia un duello esilarante col suo vecchio capo, mettendolo alla fine fuori combattimento. Nella locanda, in cui era presente anche don Carlos, fanno irruzione i soldati spagnoli, guidati da Manolo il cadetto amato da Isabella, che accompagnati dal governatore arrestano tutti i pirati compreso il traditore, liberano gli ostaggi e lasciano libero José. José ritorna alla sua vecchia vita, a rubare galline nel porto di Napoli. Questa volta però sebbene inseguito, memore delle disavventure passate, si rifiuta di nascondersi nell'infido barile di rum.
Critica e curiosità
🏴☠️ “Totò contro il pirata nero” è la versione piratesca, e un po’ peplum, dell’eterno ritorno di Totò alla sua maschera originaria: quella del clown surreale, che smonta la realtà con una scrollata di spalle, un paio di occhi roteanti e uno scolapasta in testa. Ma non facciamoci ingannare dalla benda sull’occhio: qui il vero naufragio non è in mare, ma nella sceneggiatura.
🎩 Un galeone già alla deriva
Questo film non è solo una parodia dei film di pirati in stile "Crimson Pirate", ma una vera e propria decostruzione involontaria del genere. Non c’è sceneggiatura che tenga: la trama è un sottile filo di canapa che non reggerebbe nemmeno un pappagallo da spalla. Eppure si solca l’oceano, con l’illusione di navigare nei Mari del Sud, tra cannoni finti, sbuffi di borotalco e bottiglie di rum che... odorano di pipì (letteralmente, perché la gag è quella!).
I produttori, non contenti di aver ingaggiato Totò, decidono di affiancargli un Mario Petri da Cinecittà, baritono prestato al cinema d’avventura, e il tutto viene affidato a Ferdinando Cerchio, regista già responsabile di altre parodie che oscillano tra il kitsch e il sacrestiano. Questo è il terzo film della trilogia cerchiana-parodica di Totò, e – ahinoi – quello in cui la stanchezza artistica tocca livelli da preghiera serale.
🎩 Recitazione da oratorio (ma senza il premio crocifisso)
In questo mondo di velieri di cartone, Totò si ritrova a recitare con l’energia esasperata di un cartone animato andato fuori sincrono. La sua maschera, qui lasciata briglia sciolta da un regista distratto o troppo timoroso per guidarlo, si affida al nonsense più sfrenato: saluta con un "Buona Pasqua" in pieno ballo, si traveste da spettro con la leggerezza di chi ha fatto il "47 morto che parla", si moltiplica, scompare, appare, si disarticola come un giocattolo mal messo. Le gag, quasi sempre visive, sono un omaggio diretto a Stanlio & Ollio, ma anche una forma di sopravvivenza.
Totò, che di pirati ha poco ma di fantasmi molto, si muove in questo mondo di carton-gesso come un’anima in pena, rifugiandosi nel repertorio: duelli coreografici, doppi sensi balbettanti, gesti che sembrano citazioni da Totò 1.0, quello dei tempi di rivista, quando bastava un rutto elegante per strappare un applauso. La comicità qui si costruisce non tanto sull’effetto sorpresa quanto sulla reiterazione rituale, quasi mistica: chiamare “maresciallo” il pirata, “commendatore” il cerimoniere, lamentarsi che “uno così alto dovrebbe esserlo per forza”, come se l’altezza fosse titolo nobiliare.
🎩 Effetti speciali da teatrino e battute... da sagrestia
E se le battute sembrano uscite dal sussidiario di un chierichetto allegro, gli effetti speciali sono quelli di una tombolata parrocchiale: la spada calamitata, le sbarre del carcere suonate come arpa, la corda dell’impiccato che si allunga tipo fisarmonica, la resurrezione a sorpresa di Totò dopo essere stato gettato in mare, con un tempismo che neanche i salmi.
Insomma, il film sembra più un’adorabile presa in giro delle stesse baracconate che imita. Solo che – e qui sta il dramma – non è sicuro di volerlo davvero essere. Sembra procedere per inerzia, come se la sola presenza di Totò fosse sufficiente a tenere a galla la barca. Ma la barca imbarca acqua da tutte le parti, e il povero Totò deve tapparla con le sue gag, le sue smorfie, i suoi tic verbali. Lo fa con dedizione da vero professionista, ma anche con l’aria di chi ha capito che stavolta, forse, è troppo perfino per lui.
🎩 Totò contro il buon senso (e forse anche contro sé stesso)
Eppure, proprio qui, in questo disastro cinematografico degno del naufragio della Bounty, il volto di Totò riesce ancora a brillare. Come il riflesso della luna su una pozzanghera: deformato, tremulo, ma autentico. Perché in fondo la sua grandezza non stava nel copione, né nella regia, né nella produzione. Totò è grande nonostante il film, non grazie al film. È grande anche quando recita accanto a mobili traballanti, comparse smarrite e dialoghi scritti con la macchina da scrivere rotta.
Il suo corpo, appesantito dagli anni e dagli acciacchi, riesce ancora a librarsi in quei movimenti assurdi e coreografici che ricordano le comiche mute. La sua voce è una sinfonia di stonature volute, di inflessioni calcolate al millimetro. La sua mimica, anche in questa cornice da teatrino di periferia, riesce a evocare mondi paralleli: quelli del surreale, dell’assurdo, del riso disperato.
🎩 Conclusione: il teschio ride, ma la pellicola piange
“Totò contro il pirata nero” è un film che si potrebbe vedere con affetto, come si guarderebbe un amico di lunga data inciampare su una buccia di banana. Non ti fa ridere davvero, ma non puoi nemmeno voltarti dall’altra parte. È un film zoppo, sciatto, con più buchi di una rete da pesca sdrucita, ma in fondo sincero nel suo essere posticcio. È una reliquia della comicità che fu, ingiallita e dimenticata, eppure capace di emettere, di tanto in tanto, un guizzo di autentico genio.
E allora va bene così. Totò combatte il Pirata Nero, ma in realtà sta combattendo qualcosa di molto più grande: il tempo, la stanchezza, la ripetizione, l’usura della maschera. E in questa battaglia persa in partenza, Totò resta comunque il vincitore morale, il clown sconfitto ma eterno, il giullare che suona le sbarre della sua cella come un’arpa. Il pubblico ride? Forse no. Ma sorride. E non è poco.
Le scene più memorabili di “Totò contro il pirata nero” – Ovvero: il tesoro sepolto nella comicità surreale
Nonostante la cornice da matinée domenicale e una regia che spesso sembra dormire col timone in mano, “Totò contro il pirata nero” nasconde qua e là alcune scene degne di nota. Non tanto per il valore cinematografico in senso stretto, quanto per la capacità del Principe della risata di strappare scintille comiche da un barile di legno marcio. Ecco dunque un viaggio dettagliato tra i momenti più significativi (o meglio: più surreali, più tipici, più “totoeschi”) del film.
⚔️ Il duello con lo scolapasta in testa
In una scena ormai passata alla leggenda della comicità surreale, Totò si prepara a un improbabile duello... indossando come elmo uno scolapasta. Non si tratta di un’improvvisazione scenica qualunque: è una dichiarazione poetica, un manifesto dadaista in salsa napoletana. L’assurdo diventa tangibile, e l’oggetto più prosaico – un utensile da cucina – si trasforma in strumento eroico. A rendere il tutto ancora più straniante: l’avversario lo prende sul serio.
🧲 La spada calamitata (e altre magie da ferramenta)
In pieno stile “fumetto animato in live action”, Totò si ritrova a duellare con una spada... calamitata. Ogni tentativo di combattere degenera in gag fisiche e grottesche: le armi si attraggono, si incastrano, si rifiutano di obbedire ai movimenti dell'attore. Qui Totò esibisce un'esilarante mimica da mimo, alla maniera di Buster Keaton o Jacques Tati, ma filtrata dal linguaggio scanzonato e sguaiato della farsa italiana. Il tutto è volutamente non credibile, e proprio per questo funziona.
🎻 Le sbarre della prigione suonate come un’arpa
Prigioniero in una cella che sembra progettata da un falegname ubriaco, Totò decide di... suonare le sbarre. Proprio così: ne trae una melodia, con tanto di faccia ispirata da musicista concentrato. È un momento totalmente inutile alla trama, ma essenziale al tono del film: una gag che non cerca la risata rumorosa, ma il sorriso complice, l’assurdo che sfida il buon senso. Il clown Totò si fa poeta della futilità.
👻 La resurrezione dal mare (versione “fantasma dei tropici”)
Condannato a morte e gettato in mare, Totò dovrebbe sparire per sempre. Ma ecco il colpo di scena: riappare sulla nave, fradicio ma vivissimo, con la faccia da spettro partenopeo. Una gag che ricorda “Due cuori fra le belve”, “47 morto che parla”, “Totò Diabolicus”, e ogni altra situazione in cui Totò sembra morire... ma non muore mai. Totò è immortale per contratto narrativo, come Paperino o Wile E. Coyote. L’effetto comico nasce dalla sproporzione tra il dramma e la sua risoluzione surreale.
🎩 Il travestimento da fantasma
Nell’ennesimo tentativo di sfuggire agli inseguitori, Totò si traveste da fantasma: un lenzuolo, due buchi per gli occhi e il gioco è fatto. L’espediente non è nuovo (già usato in “47 morto che parla”), ma qui viene aggiornato con trovate visive e vocali: ululati ridicoli, sospiri da melodramma, gestualità esagerata. La reazione degli altri personaggi è volutamente sproporzionata, con fughe isteriche che rievocano i film muti.
🍷 La gag della pipì scambiata per rum
Uno dei momenti più “terra-terra” (o forse più “latrina-latrina”) del film: Totò, in un classico gioco di scambi, finisce per servire – credendo sia rum – un contenitore che invece contiene... urina. Il pubblico delle sale parrocchiali non avrà certo applaudito, ma è il tipo di umorismo infantile e trasgressivo che sbeffeggia le convenzioni. Inutile dire che Totò riesce a cavarsela anche qui, regalando una smorfia da Oscar del disgusto.
🎭 I giochi linguistici e gli equivoci “da palcoscenico”
Il repertorio verbale è il vero tesoro del film. Tra gli esempi più riusciti:
- Chiamare il pirata nero “signor maresciallo”.
- Scambiare il cerimoniere per un “commissario”.
- Lamentarsi che un uomo così alto “dovrebbe essere commendatore”.
- Battute come: “queste sono cose che mi fanno andare il sangue alla testa”, dette con la furia di chi non sopporta le ingiustizie sociali... nemmeno nei Caraibi del ‘700.
Sono sketch linguistici che derivano direttamente dal varietà e dal teatro comico: Totò li ripesca dal suo arsenale personale e li lancia come frecce, spesso a vuoto, ma sempre con grazia.
🚪 L’entrata nella stanza del pirata nero (che poi è vuota)
Una scena che avrebbe potuto essere girata da un liceale sbadato. Totò entra in una stanza per confrontarsi col temuto pirata nero... ma nella stanza non c’è nessuno. Il montaggio non tiene, il raccordo è saltato, ma l’errore si trasforma in gag. Totò finge di parlare con qualcuno, attende risposte che non arrivano, reagisce con espressioni basite. È comicità da buco di sceneggiatura, sì, ma Totò riesce a farla sembrare voluta. Quando il cinema sbaglia, Totò lo salva.
🔔 Conclusione: tra sbagli e lazzi, la maschera regge ancora
Ogni scena memorabile di questo film si regge sulla capacità camaleontica e instancabile di Totò di reinventare se stesso. Anche quando la sceneggiatura sonnecchia, anche quando i mezzi tecnici sono da fiera di paese, anche quando le battute sembrano copiate da un manuale delle barzellette del 1938. Totò agisce, vive, resiste. E nelle sue scene più brillanti, ci regala non solo risate, ma un ritratto tragico e tenero del comico che non si arrende. Perché, in fondo, Totò contro il pirata nero è Totò contro la decadenza. Totò contro il logorio dell’eterno ripetersi. Totò contro il cinema che non sa più cosa inventare. E vince. O almeno: strappa un sorriso, che è molto di più.
Così la stampa dell'epoca
Accoglienza di “Totò contro il pirata nero” – Tra fischi, sbadigli e parrocchie benevolenti
Quando “Totò contro il pirata nero” sbarca (o meglio: affonda) nelle sale italiane, siamo già nel 1964, e il panorama cinematografico nazionale è ben lontano dall’innocente entusiasmo delle parodie anni ’50. Il pubblico sta maturando gusti più raffinati, il cinema d’autore è in fermento, la commedia all’italiana è ai suoi vertici creativi, Fellini è già un’istituzione, e persino i film di cappa e spada hanno alzato l’asticella produttiva. In questo contesto, il film appare come una reliquia premasticata di un decennio che non c’è più. Vediamo nel dettaglio come fu accolto nei suoi tre fronti fondamentali: critica, pubblico e censura.
📰 Critica: il naufragio delle recensioni
La stampa dell’epoca non fu tenera. Anzi, fu impietosa con la sciabola.
1. L’accusa principale? Totò merita di meglio. I critici lamentano da tempo la "svalutazione" della maschera totoiana, ridotta ormai a comparsa della propria stessa gloria. Questo film, in particolare, viene visto come un insulto all’intelligenza dell’attore, prima ancora che a quella dello spettatore.
2. I bersagli polemici:
- La regia di Ferdinando Cerchio è definita piatta, scolastica, povera di ritmo e di idee. Alcuni recensori ironizzano sul fatto che il regista sia più adatto alla messa in scena della recita scolastica del figlio, che a dirigere una star come Totò.
- La sceneggiatura viene demolita in poche parole: "inesistente, ripetitiva, infantile", "un patchwork mal riuscito di sketch e citazioni di altri film".
- I valori produttivi (scenografie, costumi, fotografia) sono ritenuti "imbarazzanti", "finti come una torta di plastica".
- Le gag sono definite "scollegate tra loro", "ripescate da un baule di varietà dimenticato", "vittime di una recitazione lasciata allo sbaraglio".
3. Totò: l’unico salvato… a metà. Anche i critici più severi concedono che Totò – nonostante la mediocrità generale – riesca a strappare momenti di autentica comicità con la sola forza della sua presenza scenica. Ma l’impressione generale è che si tratti di un fuoriclasse che gioca su un campetto fangoso, con la nebbia e le porte senza rete.
🎟️ Pubblico: tra risatine stanche e bambini distratti
1. Incassi modesti. Il film fu un mezzo flop, che riuscì ad attrarre solo il pubblico più affezionato a Totò e una parte del pubblico infantile, probabilmente ingannato dal titolo e dall’ambientazione piratesca. Il numero di spettatori si aggirò sotto la media dei successi totiani dell’epoca, e non raggiunse nemmeno il milione di biglietti, risultando tra i film meno visti della sua carriera.
2. Target mal calibrato. Il film fu distribuito in sale di seconda visione, programmazioni pomeridiane e, soprattutto, sale parrocchiali, dove l’innocuità delle gag e l’assenza di qualsiasi contenuto piccante lo resero un titolo accettabile per la visione “in famiglia”. Ma questo contribuì anche al suo disinteresse generale: il grande pubblico, ormai avvezzo a una comicità più tagliente (Sordi, Gassman, Tognazzi), lo considerò anacronistico.
3. Reazioni dal vivo. Si racconta di proiezioni con molti bambini annoiati e pochi adulti davvero divertiti. Le risate erano più di cortesia che di pancia. In alcuni casi, il pubblico apprezzava le apparizioni di Totò come “evento”, ma il film in sé lasciava ben poco.
✂️ Censura: l’imbarazzo della pipì, ma nulla da tagliare
Curiosamente, uno dei pochissimi elementi “problematici” del film fu la celebre gag della pipì scambiata per rum, che suscitò un certo imbarazzo tra i membri della commissione di censura.
1. Il contesto. Negli anni ’60 la censura cinematografica italiana era ancora attiva e vigile, soprattutto su contenuti politici, sessuali, religiosi o eccessivamente volgari. Ma “Totò contro il pirata nero” è così casto, infantile e fuori dal tempo che la censura non trova quasi nulla da contestare.
2. La pipì del disonore. L’unica annotazione, in alcuni verbali della censura, riguarda proprio l’episodio “di cattivo gusto” che coinvolge l’urina servita per errore come bevanda. Si raccomanda “prudenza nella programmazione per il pubblico infantile”, ma nessun taglio effettivo viene imposto.
3. Il verdetto. Il film ottiene tranquillamente il visto censura per tutti, ed è perfetto per il circuito delle sale cattoliche, che lo promuovono con commenti tipo: “Sano, comico, a tratti puerile, ma innocuo”. Tradotto: va bene, purché non si prendano troppo sul serio le ambizioni artistiche.
📜 Postuma rivalutazione? Non proprio, ma...
1. I cinefili lo ignorano. A differenza di altri film di Totò, anche minori ma più arditi (come “Totò Diabolicus” o “Che fine ha fatto Totò Baby?”), questo titolo non ha mai goduto di una vera rivalutazione critica. È considerato da molti tra i titoli più trascurabili della sua filmografia.
2. I collezionisti lo cercano per completezza. L’unico vero interesse odierno per il film è di tipo filologico o collezionistico: chi vuole possedere tutta la filmografia del Principe, inevitabilmente lo cerca. Ma è raramente oggetto di retrospettive, studi o approfondimenti accademici.
3. Alcuni estimatori ne apprezzano l’assurdo. Nella cerchia ristretta degli appassionati di cinema surreale o cult-trash, il film ha un suo minuscolo seguito. Viene citato nei blog come esempio di “farsa fuori tempo massimo” o come manuale di comicità cartonesca ante-litteram. Ma si parla sempre di un apprezzamento ironico, mai autenticamente entusiasta.
🏴☠️ Conclusione: il film che nemmeno la ciurma voleva
“Totò contro il pirata nero” è stato accolto, all’epoca, con un misto di delusione, indifferenza e benevolenza tiepida. La critica lo affondò, il pubblico lo ignorò, e la censura lo lasciò navigare, convinta che nessuno avrebbe dato troppo peso a quel veliero arrugginito. Eppure, anche in questo fallimento, resta una traccia indelebile: la tenacia di Totò, che riesce a resistere in un film che gli cade a pezzi intorno. Come un comandante abbandonato dalla ciurma, senza vento nelle vele, che continua a suonare le sbarre della cella come un’arpa. Perché anche quando tutto naufraga, la maschera non affonda mai.
All'inizio del '64, dopo l'insuccesso del Comandante, l'attore chiude la trilogia di Cerchio con lo scadente Totò contro il Pirata Nero. Totò viene stavolta accoppiato a un cantante d'opera, il baritono Mario Petri, che gli fa un po' da spalla e un po' da antagonista negli improbabili panni del Pirata Nero. Ancora una volta i galeoni spagnoli, le cannonate, le scene di massa, gli assalti dei pirati sono spezzoni cinematografici rubati ad altre pellicole. Totò contro il Pirata Nero è l'ennesimo film poco divertente che Totò interpreta solo per esigenze alimentari.
Alberto Anile
Lasciato in completa libertà, Totò si abbandona ai suoi lazzi e ai suoi giochi di parole, fino a toccare qua e là punte surrealistiche (le sbarre del carcere suonate come un'arpa, la scalata del muraglione, ecc.) che la regia, quantomai sciatta, purtroppo non sviluppa.
Ugo Casiraghi, 1964
Il repertorio delle parodie di Totò si arricchisce di questo film a colori, diretto da Ferdinando Cerchio, ove la convenzionale materia corsaresca è ribaltata in burla con accensioni ed esuberanze forse più da opera bulla che da farsa. Si tratta d'un ladruncolo che rimpiattatosi in una botte di poi imbarcata sopra una nave di pirati, si trova nel bel mezzo di quella turbolenta società, e costretto a partecipare ad arrembaggi, ruberie e violenze d'ogni sorta. Una stella assiste il gaglioffo, che non solo salva la pelle, ma. in grazia d'una spada calamitata scrocca la faina di invincibile spadaccino e coll'aureola dell'eroe entra nel castello d'un governatore sordo come una campana, sventandovi le trame del suo avversario il « Pirata nero» e liberando la figliola del castellano dall'impegno d'un odioso matrimonio.
E' Pasqua, e lasciamo andare. II filmetto ha un certo lustro di spettacolo che gli scusa la comicità piuttosto grossolana. Inesausta la vena del popolare comico, nel divertire, per lo più con giochi di parole e lazzi estemporanei, la platea che da tanti anni gli è fedele. Con lui sono Mario Petri, Aldo Giuffrè e Grazia Maria Spina.
l. p. (Leo Pestelli), «La Stampa», 28 marzo 1964
Un modesto tagliaborse che per ragioni di « prestigio » è costretto a nascondersi in una botte, si trova, a sua insaputa, imbarcato su un vascello pirata e quindi costretto a partecipare alle violente imprese della masnada. Assistito dalla fortuna oltre ogni dire il « nostro » non soltanto esce indenne da ogni sorta di combattimento ma, grazie a una lama calamitata, si conquista anche la fama di spadaccino imbattibile al punto da entrare da eroe nel castello di un governatore e qui sventare le trame del temibile « Pirata nero », suo avversario, liberando la figliola del castellano dall'impegno di nozze imposte.
A parte certa comicità piuttosto pesante il film, diretto in tono farsesco da Ferdinando Cerchio, non manca di spunti abbastanza divertenti che lo rendono accettabile. Se a tanto si aggiunge l’inesauribiie vena di Totò, sempre validissimo nel promuovere il riso con la sua ben nota mimica, il tutto si risolve in due ore di piacevole svago.
Vice, «Il Messaggero», 14 aprile 1964
Divertente, anche se l'umorismo del protagonista è sempre lo stesso e a volte di lega tutt'altro che diamantina, Totò contro il pirata nero è il classico filmetto pre-ferragostano. Il nostro uomo fa parte di una pericolosa consorteria di pirati il cui capo, il cantante lirico Mario Petri, studia un audace piano per sottrarre al governatore il suo prezioso tesoro. Il compito di aprire le porte del palazzo viene affidato appunto a Totò, ma egli capita nel bel mezzo di una festa: la figlia del governatore, Grazia Maria Spina. sta per andare in sposa ad un nobile che non ama. Totò. preso nel vortice delle danze, si idimentica del compito affidatogli dal pirata e. riconosciuto, finisce in prigione. A liberarlo ci penserà la promessa sposa: in cambio il «corsaro» riuscirà a riunirla all'uomo a cui vuol bene.
«Corriere della Sera», 14 agosto 1964
E' Ferragosto, cinema mio non tl riconosco. E ridiamo, allora, con Totò pirata per forza. L’avevamo lasciato generale in pensione, impegnato nella costruzione di un personaggio, lo ritroviamo in una macchietta senza controllo a ruota libera. A cavallo della tigre dei q quo. degli equivoci, dei funambolismi, delle filastrocche c delle pantomime, Totò non ne discende più: e neppure ci pensa. E’ sempre bravissimo, ed alcuni frammenti sono irresistibili, estrosamente montati con le risorse della sua maschera e i giochi irrefrenabili di parole.
Furfantello in fuga, imbarcato, per errore, dentro un barile, su di una nave corsara, Totò si trova infilato nelle più esilaranti avventure, .fra spadaccini sfregiati, governatori sordi, belle castellane, bastardi traditori, boccali semoventi, spade calamitate; ed arrembaggi, saccheggi, violenze, tesori, spagnoleschi naturalmente.
Con la sua faccia tosta e una sfacciata fortuna. Totò sconfigge il Pirata Nero, e libera fa graziosa figlia del governatore dall'odiosa promessa di matrimonio con un grassone mentitore. Totò contro il pirata nero, è a colori.
a.s. (Alberico Sala), «Corriere dell'Informazione», 15 agosto 1964
I documenti
Edizioni home video di Totò contro il pirata nero – Cassetta VHS, DVD, restauri, contenuti speciali
Un quadro dettagliato delle uscite in home video del film, con l’ordine cronologico delle edizioni conosciute:
🎬 Edizione VHS (anni ’80‑’90)
- Distribuita da Minerva/Univideo, diffusamente diffusa nelle videoteche italiane. Alcune fonti online confermano l’esistenza di copie con etichettatura cinematografica ufficiale
- Era una VHS standard PAL, senza contenuti speciali rilevanti né restauri particolari. Audio mono in italiano.
- Presenza sugli annunci e gruppi di collezionisti in blocchi VHS tra il 1989 e il 1999
📀 Edizione DVD (prima metà anni 2000)
- Rilasciata su DVD in Italia e all’estero (es. UK import), con codice ASIN 8875840695 / B00C2BR2OW, venduta anche su Amazon.it e Amazon.com
- Formato video: 2.35:1 panoramico PAL. Audio: italiano Dolby Digital 1.0 (mono).
- Dischi singoli, Region Free (DVD 0), privi di edizioni multiple o cofanetti.
- Contenuti speciali: nessuno segnalato: nessun extra, nessuna intervista, nessun booklet, nessuna traccia di restauri o menu animati
📀 Edizione DVD restaurata / da collezione (circa 2005)
- Pubblicata come edizione restaurata, frequentemente venduta su eBay da venditori italiani (ad esempio “Wonderland Superstore”) con etichettatura del 2005
- Sempre un singolo disco DVD Region Free, audio italiano, video nel rapporto originale, senza indicazione di extras certificati dalla casa di produzione.
- La dicitura “restaurata” è usata commercialmente, ma non è chiaro se si tratti di un restauro ufficiale o di un semplice rimastering da pellicola. Non sono stati documentati contenuti speciali, né contributi critici o extra.
🧾 Riepilogo delle edizioni home video
Supporto | Anno stimato | Editore / Etichetta | Formato Video / Audio | Contenuti Speciali |
---|---|---|---|---|
VHS | anni ’80‑’90 | Minerva / Univideo | PAL, mono italiano | Nessuno |
DVD (standard) | primi anni 2000 | (distribuzione retail italiano / import UK) | 2.35:1 panoramico, DD1.0 mono | Nessuno |
DVD “restaurato” | circa 2005 | Edizione da collezione (es. Minerva) | 2.35:1, mono italiano | Nessuno dichiarato, restauro presunto |
ℹ️ Alcune note integrative
- Non risultano ristampe in Blu‑ray o in edizioni moderne con extra (come sottofondi musicali, commenti audio, booklet, interviste a storici del cinema) (aggiornamento luglio 2025).
- Nessuna grande casa di distribuzione (come Cinecittà Luce, Cultor, RaroVideo) ha mai realizzato una versione ufficiale con contenuti speciali.
- Le edizioni rimangono rare e da collezione su piattaforme di vendita dell’usato, spesso descritte come “ottimo da collezione” non per extra, ma per il valore completo dell'opera Totò
✅ Considerazioni finali
Tutte le edizioni home video di “Totò contro il pirata nero” sono piuttosto basiche:
- L’unica vera aggiunta è il DVD indicato come “edizione restaurata” del 2005, privo però di contenuti speciali documentati.
- Nessuna versione include extra accessoriati (interviste, documentari, analisi, booklet, trailer originali).
- Se cerchi una versione con contenuti approfonditi, dovrai orientarti su edizioni generiche Totò ma questo titolo non ne ha mai fatto parte.
In conclusione: questo film è presente sul mercato home video puramente come titolo da collezione, ma non è mai stato valorizzato tramite extra o restauri ufficiali.
Cosa ne pensa il pubblico...
I commenti degli utenti, dal sito www.davinotti.com
- Va a due velocità. Ci sono momenti di stanca (non rari nei film di Cerchio con Totò) come l'interminabile incontro col governatore sordo, alternati a momenti brillanti, nei quali la comicità prende vie talora inattese, spesso davvero spiritose ("Cadetto!" "Ch'ha detto?"). Totò grande, comprimari spesso gradevoli (si vedo molto Veriano Genesi, perfetto come pirata). Un po' impacciata, ma deliziosa, Grazia Maria Spina. Largheggiando: **
• MOMENTO O FRASE MEMORABILI: "Cadetto!" "Ch'ha detto?" .
I gusti di B. Legnani (Commedia - Giallo - Thriller)
Tra i tantissimi film interpretati dal grande attore partenopeo, Totò contro il pirata nero è uno di quelli in cui la trama ha un'importanza decisamente secondaria e contano maggiormente le gag spesso poco logiche e squisitamente surreali del copione. Assolutamente sganciato dal contesto, Totò si dedica alla comicità pura e questo esercizio di scena è la motivazione principale per la visione del film.
I gusti di Galbo (Commedia - Drammatico)
Dopo Totò Contro Maciste (1962) e Totò e Cleopatra (1963), il regista Fernando Cerchio chiude così la collaborazione con il principe della risata. La pellicola gioca sull'umorismo "di pancia" con battute semplici e poco studiate, coniate su misura alla figura del "ladruncolo" José (Totò) finito per errore, durante una rocambolesca (all'interno d'un baule) fuga, sul vascello del Pirata Nero (interpretato da Mario Petri)! Anche se banale, però, grazie alle fide collaborazioni (di Furia e Castellani) ed alla presenza di Giuffré, il film strappa sincere risate senza soluzione di continuità.
I gusti di Undying (Horror - Poliziesco - Thriller)
Ladro finisce su una nave pirata, dove viene cooptato fino alla missione pericolosa nella villa del governatore. La trama piratesca fa da labile supporto all'arte comica di Totò, e tuttavia riesce ad avere un suo senso, anche per la sceneggiatura, che dà spazio a qualche trovata surreale e a qualche incastro meno sciatto del solito. Ma ovviamente è proprio Totò a reggere tutto quanto, fra gag, battute, giochi di parole, pantomime ed equivoci, coadiuvato da buone spalle come Castellani, Giuffrè e Carloni. Godibile.
I gusti di Pigro (Drammatico - Fantascienza - Musicale)
Va preso per quello che è: una vera e propria comica. Totò è piuttosto spassoso (il barile) e si lascia andare a mitragliate verbali che confonderebbero chiunque, spiazzando i pirati, specialmente il capo (il pirata Nero). Certo, alla lunga stufa un po’, non per colpa del sempre bravo Totò, ma per un copione che spesso gli rema contro. Con qualunque altro attore questo film sarebbe stato un’inaccettabile vaccata, ma quando uno è un fenomeno…
• MOMENTO O FRASE MEMORABILI: L'arrampicata su una parete palesemente orizzontale.
I gusti di Puppigallo (Comico - Fantascienza - Horror)
Buon film comico di Totò, con molte gustose trovate dovute soprattutto alle gag verbali. La storia in sostanza fa solo da contorno, ed il finale col comico quasi settantenne evidentemente controfigurato mentre prende a calci il pirata nero fa quasi tenerezza. Il ritmo però è buono e Totò regala molti momenti divertenti, senza contare che anche soltanto il fatto di vederlo conciato in quel modo fa davvero ridere. Le scene piratesche provengono quasi tutte da altri film, ovviamente.
I gusti di Renato (Commedia - Drammatico - Poliziesco)
Un Totò visibilmente invecchiato e stanco è quello che si vede in questo film, che riduce il numero delle sue battute a favore di inseguimenti e cadute (oppurtunamente interpretate da una controfigura). L'idea è simpatica, ma il ritmo langue e si salvano solo alcune scene (quella in cucina con Castellani, la serata del ballo), mentre altre risultano ridicole (l'impiccagione). Si ride ogni tanto, ma fa rimpiangere il Totò dei tempi andati.
I gusti di Rambo90 (Azione - Musicale - Western)
Ha una sua importanza per chi vuole comprendere l’essenza della comicità di Totò. Qui l'attore è libero, più che in altri contesti, da qualsiasi vincolo registico o di sceneggiatura e di improvvisare ed esprimersi in macchiette fatte di regole proprie. Non c’è solo la battuta fine a se stessa, ma anche un contorno di situazioni surreali che riesce a crearsi per portare a termine un film basato più su una idea di fondo che una vera e propria sceneggiatura.
I gusti di Minitina80 (Comico - Fantastico - Thriller)
Gradevole film con un Totò più in palla rispetto a Totò d'Arabia, aiutato anche dalla tematica affrontata, più avventurosa e meno cerebrale. Totò è sempre lui, capace di ricorrere a tutti i trucchi, i giochi di parole e le movenze che lo hanno reso celebre. Bravissimi i vari Petri, Castellani e Giuffrè che riescono a interagire col "Principe della Risata" in maniera efficace. Divertente e consigliato.
I gusti di Rigoletto (Avventura - Drammatico - Horror)
Uno degli ultimi film di Totò, in cui il genio napoletano risulta visibilmente minato dalle cattive condizioni fisiche. Il principe riesce nonostante tutto a riempire le voragini della sceneggiatura da maestro, coadiuvato da effetti speciali artigianali sui quali sorvoliamo. Il resto del film è poca cosa (del resto da Cerchio non ci si poteva aspettare molto di più). La storia potrebbe essere al limite interessante, e un regista più visionario avrebbe fatto meglio. Ma evidentemente il convento non passava di più, a Totò succedeva spesso...
• MOMENTO O FRASE MEMORABILI: I dialoghi in cucina con il fido Castellani.
I gusti di Pessoa (Gangster - Poliziesco - Western)
Un film scadente, questo di Cerchio. Ormai siamo agli ultimo bagliori comici del Principe della risata, che si va progressivamente spegnendo sia per il logorio eccessivo da parte dei produttori sia per l’incalzare dell’età. Dozzinale farsa sul mondo dei pirati, senza verve e senza sale con un Totò costretto, causa latitanza della sceneggiatura, a rispolverare il repertorio marionettistico e macchiettistico dei primi anni ’50 tutto mosse e facezie buffonesche. Ma Totò dà la curiosa impressione di essere posticcio, ormai la copia di se stesso.
I gusti di Graf (Commedia - Poliziesco - Thriller)
Un Totò che torna a uno dei suoi primi amori, ovvero il genere comico-surreale (che però non gli ha mai portato troppa fortuna), cercando di incastrarlo col parodistico, dove invece è sempre stato abbastanza forte. Il risultato non poteva che essere un film altalenante, simpatico ma non troppo riuscito in quanto avrebbe richiesto ben altri mezzi tecnici per assecondare l'estro del mattatore napoletano. Il cast è affiatato; unica nota stonata forse Petri, troppo antipatico e forzato nel proprio ruolo. Ottimi Castellani, Giuffré e Carloni.
• MOMENTO O FRASE MEMORABILI: Totò fantasma; La sordità di Carloni.
I gusti di Smoker85 (Commedia - Drammatico - Fantastico)
Due pallini. Mediocre, ma con un suo perché e il perché in questo caso è uno solo: Totò. Lasciato intelligentemente libero da Cerchio, il principe si scatena in lazzi di tutti i tipi, alcuni dei quali assolutamente irresistibili e salva un film altrimenti pessimo. Da ricordare la scena in cui il Pirata Nero spiega a Totò e a Giuffrè il piano per rubare il tesoro durante una cerimonia, esemplificativa dell'arte dell'improvvisazione del comico napoletano, in cui Totò per costruire i suoi lazzi sfrutta praticamente ogni parola pronunciata da Petri.
I gusti di G.enriquez (Comico - Poliziesco - Thriller)
Le incongruenze
- Totò e Isabella fuggono dai cannoni nemici, ma Totò si ferma alla vista di una sorta di cartello stradale, dicendo "Non possiamo andare di là, c'è il divieto di transito". In realtà però il cartello è il divieto di accesso (cartello rosso con la banda bianca orizzontale): il divieto di transito è un cartello bianco bordato di rosso
- Le scene ambientate sulla nave pirata sono state girate in studio, utilizzando un telone azzurro per rappresentare il cielo sullo sfondo. In alcuni momenti la presenza di questo telo viene tradita dall'ombra della nave, che le luci di scena proiettano proprio contro il telo
- Quando la fortezza del governatore spagnolo viene bombardata dalla nave pirata, le macerie che cadono dalle volte rimbalzano e sballonzolano, rivelando d'essere pietre di gommapiuma
www.bloopers.it
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Tutte le immagini e i testi presenti qui di seguito ci sono stati gentilmente concessi a titolo gratuito dal sito www.davinotti.com e sono presenti a questo indirizzo. | |
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La fortezza del governatore spagnolo (Carloni) dell’isola di San Juan, assaltata dal Pirata Nero (Petri) dopo che vi erano stati mandati in “missione segreta” Josè (Totò) e Burrasca (Giuffrè), visto da vicino è il Castello Caetani, situato in Via della Fortezza a Sermoneta (Latina). Gli interni sono evidenti ricostruzioni in studio (le macerie cadute in seguito alle cannonate del pirata rimbalzano!!!), mentre le riprese da lontano inquadrano un altro castello. Grazie a Fedemelis per il fotogramma. Nelle scene dell’assalto alla fortezza si riconosce la porta d’accesso al castello, la stessa vista ne I cavalieri che fecero l’impresa |
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Il porto di Napoli dove viene caricato sulla nave del Pirata Nero (Petri) il barile nel quale si era nascosto il ladro Josè (Totò) è in realtà il porto di Porto Ercole (Monte Argentario, Grosseto). Grazie a Fedemelis per i fotogrammi | |
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Il castello che sovrasta il porto nel fotogramma precedente è la Rocca aldobrandesca (nota anche come "Rocca Spagnola"): ripresa da vicino rappresenta la prima inquadratura del castello del governatore di San Juan (poi le riprese passeranno a Sermoneta) |
Totò contro il pirata nero (1964) - Biografie e articoli correlati
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Furia Giacomo (Giacomo Matteo)
Ginesi Veriano (Genesi Veriano)
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Totò e... Giacomo Furia
Totò e... Mario Castellani
Volpicelli Corrado
Riferimenti e bibliografie:
- "Totalmente Totò, vita e opere di un comico assoluto" (Alberto Anile), Cineteca di Bologna, 2017
- "Totò" (Orio Caldiron) - Gremese , 1983
- "Totò: principe clown", Ennio Bìspuri - Guida Editori, 1997
- "I film di Totò, 1946-1967: La maschera tradita" (Alberto Anile) - Le Mani-Microart'S, 1998
Sintesi delle notizie estrapolate dagli archivi storici dei seguenti quotidiani e periodici:
- l. p. (Leo Pestelli), «La Stampa», 28 marzo 1964
- Vice, «Il Messaggero», 14 aprile 1964
- «Corriere della Sera», 14 agosto 1964
- a.s. (Alberico Sala), «Corriere dell'Informazione», 15 agosto 1964