Scilla Gabel era stanca di fare la schiava
Dopo sette anni di cinema, durante i quali è stata dozzine di volte regina e schiava, Scilla Gabel ha trovato nella protagonista di una commedia di Marcel Achard l’occasione che aspettava da sempre
Roma, ottobre
Alcune sere fa, alla "prima" del film Sodoma e Gomorra c’era il ”tout Rome” artistico e mondano, attirato un po’ dal piacere di riapparire in abito da sera, un po’ incuriosito da questo film spettacolare che ha procurato a Goffredo Lombardo un sacco di grattacapi, sia al momento di smerciarlo agli americani sia, pochi giorni prima della sua uscita, in seguito alla crociata di un misterioso Ku-Klux-Klan di moralisti che ha minacciato
sanzioni personali, jella e percosse al protervo produttore e a chiunque gli avesse tenuto bordone; e tra il pubblico vi erano naturalmente tutti gli attori principali e secondari, presenti a Roma, che hanno preso parte a questo film che Romolo Valli ha definito scherzosamente ”La dolce Bibbia”, ad eccezione però di Scilla Gabel. L’attrice aveva ricevuto anche lei il suo biglietto di invito, ma il lungo cartoncino celeste simile ad un calendario è rimasto piegato sul tavolo di casa sua e il posto riservatole in galleria accanto a quello di Anouk Aimée è restato vuoto.
Quella sera Goffredo Lombardo era troppo preoccupato per l’esito del film per accorgersi dell’assenza della Gabel; ma quando dopo il primo tempo i suoi luogotenenti glielo hanno fatto notare («sono certo che non è venuta — ha osservato uno di loro — perchè nel film ha una parte troppo breve»), si è visto il produttore scuotere la testa e lo si è udito mormorare: «In tanti anni questa ragazza non è davvero cambiata». Pochi hanno capito il senso delle sue parole, le quali si riferivano ad un incontro avvenuto anni fa negli uffici della Titanus, di cui Lombardo non si è mai dimenticato. Aveva mandato a chiamare la Gabel (messasi in luce alla TV con la Zerbina di "Capitan Fracassa’’), per offrirle un vantaggioso contratto; ma durante il breve incontro non gli riuscì quasi di aprir bocca, e poi gliene passò la voglia. Prima che potesse dir qualcosa, quel diavolo di ragazza gli aveva già rovesciato addosso un fiume di parole.
PARLANDO DI SCILLA GABEL, il produttore Goffredo Lombardo ha detto nei giorni scorsi: «In tanti anni questa ragazza non è davvero cambiata». Si riferiva al "caratteraccio” dell’attrice, che è incapace di coltivare "certe amicizie”, odia i "party” e non vuole essere aiutata da nessuno per fare carriera.
PER ACCETTARE LA PROPOSTA di Lucio Ardenzi, cioè di dedicarsi al teatro per un anno, Scilla Gabel ha rifiutato più di un contratto cinematografico. Ma si trattava sempre di parti secondarie. Tra l’altro avrebbe dovuto partecipare in America a un film con la Gardner e Claudia Cardinale.
Bocciata in diplomazia
Il senso della paternale di Scilla (poiché si trattò di una vera e propria paternale), era all'incirca questo. «Ho visto le attrici che lavorano con lei. e devo dirle che non ne ho molta stima. Vede, per me il lavoro è molto importante; per ora è tutto ciò che voglio dalla vita. Se adesso noi firmiamo questo contratto, io le chiedo di non sfruttarmi per quel po’ di nome che mi sono fatta ma d’istradarmi nel cinema, magari in parti piccole, però di film importanti. Le assicuro che se lei crede in me, potrà ottenere da me tutto ciò che vuole». Lombardo non è il tipo che ami farsi dare lezioni da nessuno, e tanto meno da una ragazza di 20 anni, verso la quale oltretutto si era dimostrato gentile proponendole un contratto che altre, al suo posto, avrebbero firmato a occhi chiusi; e così il contratto sfumò, e Scilla perse la più grossa occasione che le sia mai capitata di poter contare su di un solido appoggio per farsi strada nella difficile giungla del cinema.
Non è stata neppure la sola, e se oggi, almeno per quanto riguarda la Titanus. Scilla non è poi troppo pentita del suo comportamento, visti gli scarsi risultati dei poulains di questa ditta, non c’è dubbio però che la principale ragione del fatto che (come essa dice), ”non è venuta fuori”, non si è fatta una posizione di rilievo fra le attrici dello schermo è senz’altro del suo caratteraccio. Mezza napoletana e mezza romagnola, la Gabel è un curioso pasticcio di modestia e d’orgoglio, tipico del resto di quelle persone che, avendo ima forte coscienza di sè, dei propri meriti, vorrebbero che gli altri li apprezzassero a pri-
ma vista; e, in difetto di ciò, si isolano, si ritirano in se stessi. In apparenza è una "dritta”, sembra una che ci sa fare; in pratica, sbaglia sempre tutto perchè affronta le situazioni troppo direttamente. senza quella necessaria diplomazia che anche la vita normale richiede e che nel cinema è essenziale.
Dal saper coltivare certe amicizie al frequentare certi ambienti, dalla capacità di mostrarsi gentile all’abilità di attaccarsi all’uomo giusto, c’è tutta una graduatoria di savoir faire, seguendo la quale quasi tutte le attrici sono riuscite ad essere quello che sono; ma Scilla è negata a tutto ciò, le amicizie vuole che siano sincere, odia i party, non ama essere aiutata da nessuno; e così, dopo sette anni di cinema, venti film, dozzine di regine, schiave, vamp antiche e moderne, ha deciso che l’unico modo per lei di conquistarsi una posizione nel cinema è quella di farsela prima in un altro ambiente, cimentandosi in qualcosa che possa mettere in luce le sue doti di carattere e d’attrice. E’ ovviamente una strada lunga e difficile (anche se esistono il teatro e la TV), perchè richiede rincontro con un personaggio congeniale; e questo accade di rado, e spesso si tratta solo d’equivoci. Un mese fa per esempio A. Giulio Majano l’ha chiamata alla TV e le ha annunciato con aria trionfale: «Ho proprio il personaggio adatto per lei».
«Ah sì, bene — ha risposto Scilla incuriosita — e qual è? come mi vede lei?». «Beh — ha cominciato Majano — si tratta di una ragazza poco... seria; sa di quelle dall’aria ingenua, tutto latte e miele di fuori ma furbissima dentro» e mentre il regista parlava a Scilla veniva da ridere, non tanto per quell’eufemismo: una ragazza poco seria... (di rigore alla TV quando si parla di una che non lo è per niente), quanto perchè il personaggio che il regista descriveva è proprio l’opposto di come è fatta lei. Tuttavia, forse proprio per questo motivo la parte le è piaciuta, e così ancora una volta è tornata negli studi ormai a lei familiari di via Teulada. Le prove sono durate una decina di giorni, e mentre si svolgevano è accaduto qualcosa che ha molto divertito la troupe di "Una tragedia americana”. Nel romanzo sceneggiato. tratto dall’opera di Dreiser che ispirò un celebre film con Elizabeth Taylor e Montgomery Clift, Scilla fa la parte della ragazza di cui s’innamora il protagonista prima di diventare assassino.
C’è quindi tutto un gioco di tenerezze e anche di baci, che di solito durante le prove vengono solo accennati e invece, questa volta, il partner della Gabel ha dimostrato fermamente di volere eseguire alla lettera le indicazioni del copione. Siccome si tratta di un attore noto per la sua timidezza, il suo non previsto entusiasmo ha suscitato la maliziosa ilarità del ”set”, mentre a Scilla ha fatto venire in mente un episodio quasi simile, accaduto a lei diversi anni fa. Era alle sue prime armi. stava provando una commedia nella quale il suo compito principale consisteva nell’attraversare il palcoscenico e nello scoccare un bacio sulle guance dell’attore Battisteila. Dopo varie ore, Scilla scoccava ancora il suo bacio con la stessa veemenza della prima volta; così, ad un certo punto Battisteila la prese dolcemente da parte e le disse: «Ma non lo sai che in teatro dopo cinque ore di prove si può fare a meno di baciare? Basta il gesto, dopotutto uno può essere sporco e sudato». Ci rimase male: no, non lo sapeva. quella era la prima volta che recitava in teatro.
La fuga di Rimini
Prima di arrivare a Cinecittà, Scilla ha infatti calcato le scene, giovanissima. Aveva 15 anni soltanto quando da Rimini scappò nella capitale, per diventare attrice di prosa; e se quasi subito lasciò il teatro, fu soprattutto per bisogno e non per la solita, sciocca infatuazione che spinge le sedicenni verso il cinema, tanto è vero che scelse un ruolo secondario, senza sbocchi: quello di controfigura di Sofìa Loren; ma al teatro è sempre ritornata, di tanto in tanto, negli intervalli della sua carriera dura e trafelata, durante la quale ha affrontato un sacco di difficoltà, poiché da un lato doveva aiutare la numerosa famiglia (che intanto l’aveva raggiunta a Roma), e dall’altro far dimenticare d’essere stata la controfigura di una attrice celebre. E oggi che è quasi riuscita a tutto, poiché nessuno associa più il suo nome a quello della Loren e la sua famiglia cammina ormai coi suoi piedi, Scilla ha deciso di tornare al teatro.
L’occasione le è stata offerta da Lucio Ardenzi, ed è probabilmente l’occasione che aspettava da anni, quella che forse le permetterà di farsi una posizione anche nel cinema. Il testo della commedia è di Achard e quindi una garanzia, d’intelligenza e di successo. La compagnia, una delle migliori d’Italia. Lei protagonista. Il personaggio uno di quelli (come dice Ardenzi). che piacciono al pubblico: si tratta di una ragazza, Turlut-tù ( che dà il nome alla commedia), apparentemente forte, aggressiva, sensuale, e invece poetica, dolce, timida, dentro... Appena ha avuto il copione in mano, Scilla l’ha divorato in un baleno, e adesso esso è posato sul tavolo del salotto dove sono esposti i quadri di Katia, dove Siria suona il piano, Angelo viene a vedere lo sport alla TV, dove squilla in continuità il telefono; ma per la prima volta Scilla non si accorge di nulla, non sente l’incredibile confusione della sua agitatissima casa-alveare, ripete dentro di sè i versi d’un poeta inglese che sono il suo motto. «Se fai attenzione a quello che desideri, un giorno o l’altro l’otterrai meritatamente...».
M. S., «Tempo», anno XXIV, n.44, 3 novembre 1962 - Fotografie di Chiara Samugheo
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M. S., «Tempo», anno XXIV, n.44, 3 novembre 1962 - Fotografie di Chiara Samugheo |