De Sica sotto casa nostra

1951 07 22 Noi donne De Sica f0

Non c’è stato bisogno di andarlo a cercare, Vittorio De Sica; si può dire che sia venuto lui da «Noi donne», proprio sotto la finestra della nostra redazione che dà sulla bella piazza del Pantheon. E’ lì che lo abbiamo avvicinato alle sette di mattina. Lo abbiamo avvicinato che era stanco ed affaticato da oltre cinque ore di lavoro notturno, effettuato sotto la luce intensa di diecine di potenti riflettori. Ciononostante, De Sica ci ha accolto con la sua ben nota gentilezza e non s’è fatto pregare per concederci l’intervista («breve, stia tranquillo», gli abbiamo detto, sapendo di mentire), che gli abbiamo chiesta per le nostre lettrici.

Da oltre un mese i romani incontrano De Sica per la città, di mattina, di pomeriggio, di notte; tutti i romani sanno ch’egli sta girando il suo nuovo film «Umberto D.». Questa è la prima domanda, che rivolgiamo all’illustre regista : «Potrebbe raccontarci la trama del film?».

1951 07 22 Noi donne De Sica f1Si gira a Piazza del Pantheon.

«La trama? — ci risponde, allargando significativamente le braccia, come per dire che nella trama c’è tutto — La trama, si fa presto a raccontarla perchè... ecco, ricordate «Ladri di biciclette»? Che trama c’era li? Un operaio viene derubato della bicicletta e per un’intera domenica vaga per la città nella speranza di poterla rintracciare. Tutto assai semplice, no? La trama di «Umberto D.» è altrettanto lineare e scarna. E’ la storia di un pensionato: la miseria e la solitudine lo sospingono sull’orlo del suicidio, ma all’ultimo momento, quando sta per precipitarsi, insieme al suo cane, il suo solo amico, sotto le ruote di un treno, la bestiola lo richiama bruscamente alla realtà e il nostro pensionato «Umberto D.» ritrova la forza per lottare contro la morte».

Non possiamo dare torto a De Sica; la trama di «Umberto D.» è veramente di un’assoluta, estrema semplicità. Ma il modo stesso con cui egli l’ha raccontata per le nostre lettrici, ci ha fatto capire l’ampiezza del mondo, la gravità dei problemi umani che la vicenda schiude ed affronta. Basta leggere le cronache dei quotidiani per avere una idea di quale sia il dramma di milioni di pensionati, per rendersi conto che il desiderio del suicidio che fa muovere il nuovo personaggio di Vittorio De Sica affonda le radici in una triste realtà dell’Italia d’oggi.

Ma abbiamo voluto chiedere a De Sica quale scena del film ha ambientato nella piazza sulla quale si aprono le finestre della nostra redazione. «E’ la scena n. 336 — ci ha spiegato — Il mio pensionato, nel suo estremo bisogno d’aiuto, si decide finalmente a rivolgersi ad un vecchio amico. Non osa affrontarlo e fa in modo di trovarsi, come per caso, sulla sua strada. Vuole chiedergli un aiuto finanziario, ma la dignità che ancora ha gli impedisce di farlo esplicitamente. L’amico capisce benissimo il suo tormento, ma fa finta di nulla e dopo i convenevoli d’uso s’avvia deciso verso il pullman che l’attende sulla piazza. Dal finestrino egli augura al povero pensionato un milione di belle cose, con il distacco di chi non desidera seccature».

1951 07 22 Noi donne De Sica f2De Sica e il nostro redattore cinematografico.

Abbiamo assistito alla realizzazione di questa scena. Il professore Carlo Battisti, che De Sica ha prescelto per la parte di Umberto D., ha reso la delusione dell’uomo disperato che vede naufragare nel nulla l’ultima speranza, con abilità di consumato attore. Per noi questo ha un preciso significato: vuol dire che questo attore occasionale — come lo era l’operaio di «Ladri di biciclette» — ha potuto immedesimarsi nel personaggio, e se lo ha potuto è perchè si tratta, in tutte le sue manifestazioni, di un personaggio vero e attuale, di un prodotto della società contemporanea.

1951 07 22 Noi donne De Sica f3In primo piano il cane che ha un ruolo importante nel film.

Anche «Umberto D.» scatenerà, per questo, la rabbiosa reazione che è seguita alla programmazione di «Ladri di biciclette» e, specialmente, di «Miracolo a Milano»? De Sica ha un moto di penosa tristezza al ricordo di ciò che una parte della stampa italiana ha saputo dire e fare contro di lui e contro la sua attività d’artista. La sua fermezza, la nobiltà degli interessi che lo guidano nella sua fatica, ci dànno comunque la chiara convinzione che neppure il ripetersi delle manifestazioni d’intolleranza che finora ha dovuto affrontare distoglieranno De Sica dalla via della vera arte su cui s’è incamminato fin dall’epoca di «I bambini ci guardano».

Ecco perchè nel salutarlo e nel rivolgergli, anche a nome delle lettrici di «Noi donne», i più fervidi auguri di buon lavoro e di successo, gli abbiamo rivolto la solita domanda circa i suoi progetti futuri. certi di ottenere una risposta concreta. «Potete dire che ho già in mente l’idea per la realizzazione di almeno due film: uno, «Italia mia», su soggetto di Cesare Zavattini (anche «Umberto D.» è un soggetto di Zavattini, come «Ladri di biciclette» e «Miracolo a Milano»), l’altro su soggetto di Giuseppe Marotta e, più precisamente, sulla base del suo libro, «L’oro di Napoli».

1951 07 22 Noi donne De Sica f4Ecco Umberto D., il pensionato sulla cui vicenda è imperniata tutta la trama della nuova opera di De Sica.

Da queste colonne ripetiamo a De Sica il nostro grazie per la cortesia dimostrataci e gli rinnoviamo le nostre scuse per aver sottratto al suo meritato riposo una buona mezz’ora. Lo ringrazieremo ancora, andando a vedere e ad applaudire il suo nuovo film «Umberto D», la storia della tragica esistenza di un pensionato nell’Italia di oggi.

Lorenzo Quaglietti, «Noi donne», anno VI, n.29, 22 luglio 1951


Noi donne
Lorenzo Quaglietti, «Noi donne», anno VI, n.29, 22 luglio 1951