Bini Alfredo

Alfredo Bini

(Livorno, 12 dicembre 1926 – Tarquinia, 16 ottobre 2010) è stato un produttore cinematografico italiano.

Biografia

Dopo la laurea in biologia e alcuni anni di giornalismo, si trasferisce a Roma dove dirige il Teatro Ateneo: in quegli anni, a cavallo del 1950, la sala universitaria ospita la Masina, la Bizzarri, Ferzetti e Buazzelli. Bini lo dirige per due anni, facendo rappresentare famose edizioni di Gli innamorati e Romanticismo insieme a novità di Betti, Calvino e Calendoli. Conosce per caso Pietro Germi che gli offre una parte di attore in Il brigante di Tacca del lupo (1952). Decide di rimanere nel cinema: è assistente di produzione, poi direttore di produzione per Luigi Rovere e per Cristaldi, organizzatore in L'uomo di paglia di Germi e La legge è legge di Christian-Jacques.

Esordisce come produttore nel 1960 con Il bell'Antonio di Bolognini, film che nessuno aveva il coraggio di fare e che vince il Festival di Locamo. Dichiara il suo programma: «Produrre film qualitativamente ambiziosi e realizzabili finanziariamente sul piano artigianale». All'epoca il suo ufficio consiste in tre stanze, due impiegati e due segretarie. La viaccia (1961) diventa il primo esempio della meticolosità produttiva di Bini: l'atmosfera fiorentina del tardo Ottocento è ricreata con grande attenzione ai documenti d'epoca, alle fotografie Alinari, ai quadri degli artisti minori, ai costumi. Il 1961 è un anno denso: con la sua Arco Film, Bini porta a termine anche i film di due esordienti: I nuovi angeli di Gregoretti e Accattone di Pasolini, ottenendo il Nastro d'Argento come miglior produttore dell'anno. Giampiero Brunetta considera la sua attività di questi anni come «una delle più coraggiose e avanzate politiche di valorizzazione del cinema d'autore e di scoperta di nuove personalità registiche». Sotto la sua sigla escono anche La mandragola di Lattuada, La bella di Lodi di Missiroli, il film a episodi Rogopag. Fino al 1967 realizza quasi tutti i film di Pasolini: Mamma Roma, Il Vangelo secondo Matteo, Comizi d'amore, Uccellacci e uccellini, Edipo Re. Sono gli anni in cui l'Arco Film (poi Finarco dal 1968) trova un prezioso alleato nei produttori francesi della Lux e della Lyre. Diventa consigliere dell'Anica e dell'Unione Produttori Film, poi presidente del Gruppo Produttori Film Televisivi (al suo attivo anche l'inchiesta I due Kennedy di Gianni Bisiach del 1969). Intanto ha sposato l'attrice Rosanna Schiaffino, interprete di numerose sue produzioni. Negli anni Settanta Bini organizza combinazioni con la Iugoslavia e la Spagna, ma soprattutto con la Francia: Lancillotto e Ginevra di Bresson, Una vita bruciata di Vadim, La ragazza con gli stivali rossi di Juan Bunuel, Una partita di piacere di Chabrol (distribuito solo nel 1981). Il filone erotico è proposto con accenti inediti nei film di Piero Vivarelli (Il Decamerone nero, Bali) e di Ugo Liberatore (Noa Noa). Da sempre attento al fenomeno televisivo, Bini già nel 1974 parla di cavo-system e di pay-tv. Nel 1984 afferma: «Solo il cinema potrà salvare la televisione. La sala cinematografica tornerà ad essere la forma primaria di ammortizzamento dei costi». Dopo essere stato delegato generale dell'Ente Autonomo fiera di Milano per il Mifed, è stato commissario al CSC.

Nel 1960 fonda la casa di produzione Arco Film, che inizia la propria attività con Il bell'Antonio, diretto da Mauro Bolognini, tratto dall'omonimo romanzo di Vitaliano Brancati. Lo stesso Ministro del turismo e dello spettacolo Alberto Folchi tenta di dissuadere Bini dall'affrontare un argomento a rischio di polemiche come quello dell'impotenza maschile.[1]

In questa prima fase della propria carriera, Bini si concentra soprattutto sul film d'autore, facendo esordire nel 1961 Pier Paolo Pasolini con Accattone, e producendo tutti i suoi film fino a Edipo re del 1967. I temi religiosi affrontati dall'autore in La ricotta e Il Vangelo secondo Matteo provocano tentativi di censura, che il produttore affronta con fermezza, sicuro delle proprie scelte.

Quando nel 1969 il Satyricon di Gian Luigi Polidoro viene accusato di oscenità, Bini risponde addirittura pubblicando Appunti per chi ha il dovere civile, professionale e politico di difendere il cinema italiano, un «pamphlet contro la repressione oscurantista del cinema».[1]

In realtà, quando produce Satyricon, Bini ha già abbandonato la politica produttiva più coraggiosa, innovativa e di ricerca che ha portato avanti per quasi un decennio, a favore di un cinema alla moda, provocatorio in modo superficiale e innocuo, non problematico. Questo profondo cambiamento è ben rappresentato dalla fine del rapporto con Pasolini ("l’ho abbandonato quando ho cominciato a sentire odore di morte" dichiarò in un'intervista) e dall'ultima produzione della Arco Film (e prima della Finarco, attiva fino al 1973), Bora Bora di Ugo Liberatore, esempio perfetto del genere erotico di ambientazione esotica.

Contemporaneamente all'attività con la Finarco, Bini costituisce anche altre due società minori, la Gerico Sound (1969-1975) e la Nuova Linea Cinematografica (1970-1974).[2]

A questa seconda fase della sua carriera appartengono i film diretti da Ugo Liberatore e da Piero Vivarelli (Il dio serpente, Il Decamerone nero, Codice d'amore orientale). L'unica produzione di un livello paragonabile al periodo Arco è Lancillotto e Ginevra di Robert Bresson.

Il 6 agosto 1994 viene nominato commissario straordinario del Centro Sperimentale di Cinematografia.[3] Rimane in carica fino al 31 dicembre 1995.

Il 28 novembre 2008, in gravi difficoltà economiche, gli viene assegnato il vitalizio previsto dalla legge Bacchelli.[4]

Muore il 16 ottobre 2010 all'ospedale di Tarquinia, dove era ricoverato da alcuni giorni[5].

Vita privata

È stato sposato con l'attrice Rosanna Schiaffino da cui ha avuto nel 1969 Annabella.


Galleria fotografica e rassegna stampa

1967 02 11 Piccolo di Trieste Alfredo Bini intro

Roma, 10

Alfredo Bini, nella sua qualità di presidente del gruppo produttori telefilm, ha fatto il punto sui rapporti tra il cinema e la televisione, affermando innanzitutto che «parlare oggi di "ostilità” fra cinema e televisione, vuol dire mettersi in una posizione "preistorica”». «Per me la televisione — ha proseguito Bini — salvo che per casi particolari legati soprattutto alle attualità, le inchieste, le documentazioni, ecc., più che un mezzo di produzione, è un mezzo di distribuzione delle immagini, e quindi del prodotto cinematografico. E’ perciò facile prevedere una sempre più indissolubile collaborazione fra le categorie produttori e questo eccezionale mezzo di distribuzione.

«Basta esaminare il più recente atteggiamento assunto dalle televisioni americane nei riguardi del cinema per convincersene. La televisione americana infatti si è talmente potenziata e i suoi clienti di pubblicità ed il suo pubblico si sono talmente fatti esigenti da rendere necessaria la trasmissione di film in colore di dimensioni colossali. Questi film
sono di costo talmente elevato da non poter essere utilmente ammortizzati dal solo mezzo televisivo. Ecco allora la televisione chiedere aiuto al cinema: questi film saranno sfruttati per un certo periodo nelle sale cinematografiche e solo successivamente dalle reti televisive. Così il mezzo televisivo si è trasformato nel migliore collaboratore per l’incremento dell'industria cinematografica, non solo per la grande quantità di prodotto che deve commissionare ma anche perchè sarà la più importante fonte di rifornimento per le sale cinematografiche.

«A seconda del tipo e del costo del prodotto cinematografico — ha detto ancora Alfredo Bini — vi possono essere varie forme di collaborazione. Per i film spettacolari e di alto costo abbiamo detto che è possibile dare la priorità allo sfruttamento cinematografico per un periodo prefissato, poniamo due o tre anni, e successivamente continuare lo sfruttamento con il mezzo televisivo. Questo è il caso del contratto che io ho fatto con la televisione americana A.B.C. per il film «L’avventuriero)), la cui produzione è terminata in questi giorni. Per i film di autore, che in genere sono di minor costo, è possibile fin dalTinizio uno sfruttamento misto. E’ il caso di un film di Pasolini da me prodotto «Uoceliacoi e uccellini» che in Italia ed in molti Paesi è distribuito nei cinema ed in Francia invece è uscito in prima visione direttamente In televisione, creando un precedente clamoroso con un grande successo di pubblico e di critica. La direzione della televisione francese è stata particolarmente contente di questo esperimento.

«Ma in Italia la possibilità più concreta di collaborazione è quella di produrre i telefilm in associazione fra i produttori privati e la televisione. Ed è proprio per facilitare questa possibilità che fra l'A.N.I.C.A., l'Associazione italiana dell’industria cinematografica e la RAI-TV è stato stipulato nel dicembre scorso un accordo che si propone di incrementare al massimo questo tipo di collaborazione sia in campo nazionale che intemazionale. Sono evidenti i vantaggi' di questa risoluzione: vantaggi per il pubblico che potrà vedere in tal modo dei prodotti di maggior costo e di maggior impegno produttivo e spettacoiare; questo sarà possibile in quanto il costo del telefilm non dovrà gravare esclusivamente sul mercato nazionale ma potrà essere venduto all’estero. Vantaggi anche valutari che ci vedrà esportatori anziché importatori di telefilm. Infatti, si potrà finalmente cercare di invertire la tendenza per cui la nostra televisione ci imbottisce quasi totalmente di telefilm americani che possono essere comprati a prezzi molto bassi dato che i telefilm americani sono già stati in partenza completamente pagati dalla pubblicità. Sarà forse possibile per noi — ha concluso Alfredo Bini — vendere telefilm all'estero con gli evidenti benefici non solo per il lavoro e per l'Industria cinematografica nazionale, ma come è già successo per il cinema, per la possibilità che ne deriva di diffondere nel mondo la conoscenza del nostro modo di pensare e di vivere, i nostri gusti, con i conseguenti benefici per il turismo, la moda, tutti i nostri prodotti industriali, oltre ad un benefico riflesso politico, di simpatia e di conoscenza per il nastro Paese nell'opinione pubblica mondiale attraverso un mezzo tanto efficace e psicologicamente penetrante come la televisione».

«Il Piccolo», 11 febbraio 1967



Riconoscimenti

Nastri d'argento

1962: miglior produttore
1968: miglior produttore

Filmografia

Arco Film (1960-1968)

Il bell'Antonio, regia di Mauro Bolognini (1960)
La viaccia, regia di Mauro Bolognini (1961)
Accattone, regia di Pier Paolo Pasolini (1961)
Mamma Roma, regia di Pier Paolo Pasolini (1962)
Notti calde d'Oriente, regia di Roberto Bianchi Montero (1962)
I nuovi angeli, regia di Ugo Gregoretti (1962)
La corruzione, regia di Mauro Bolognini (1963)
Ro.Go.Pa.G., regia di Roberto Rossellini, Jean-Luc Godard, Pier Paolo Pasolini e Ugo Gregoretti (1963)
La bella di Lodi, regia di Mario Missiroli (1963)
Il Vangelo secondo Matteo, regia di Pier Paolo Pasolini (1964)
Pelle di donna (Le journal d'une femme en blanc), regia di Claude Autant-Lara (1965)
Comizi d'amore, regia di Pier Paolo Pasolini (1965)
Sopralluoghi in Palestina per il Vangelo secondo Matteo, regia di Pier Paolo Pasolini (1965)
La mandragola, regia di Alberto Lattuada (1965)
La strega in amore, regia di Damiano Damiani (1966)
Uccellacci e uccellini, regia di Pier Paolo Pasolini (1966)
El Greco, regia di Luciano Salce (1966)
Surcouf, l'eroe dei sette mari, regia di Sergio Bergonzelli e Roy Rowland (1966)
Il grande colpo di Surcouf, regia di Sergio Bergonzelli e Roy Rowland (1966)
L'avventuriero, regia di Terence Young (1967)
Edipo re, regia di Pier Paolo Pasolini (1967)
Bora Bora, regia di Ugo Liberatore (1968)
Satyricon, regia di Gian Luigi Polidoro (1969)

Finarco (1968-1973)

Bora Bora, regia di Ugo Liberatore (1968)
Scacco alla regina, regia di Pasquale Festa Campanile (1969)
I due Kennedy, regia di Gianni Bisiach (1969)
Il Dio serpente, regia di Piero Vivarelli (1970)
Il Decamerone nero, regia di Piero Vivarelli (1972)
Lo chiamavano Mezzogiorno (Un hombre llamado Noon), regia di Peter Collinson (1973)
Gli eroi, regia di Duccio Tessari (1973)

Gerico Sound (1969-1975)

Gli eroi, regia di Duccio Tessari (1973)
Codice d'amore orientale, regia di Piero Vivarelli (1974)
Lancillotto e Ginevra (Lancelot du Lac), regia di Robert Bresson (1974)
Una vita bruciata (La jeune fille assassinée), regia di Roger Vadim (1974)
La ragazza con gli stivali rossi (La femme aux bottes rouges), regia di Juan Luis Buñuel (1974)

Nuova Linea Cinematografica (1970-1974)

Reazione a catena, regia di Mario Bava (1971)
La grande scrofa nera, regia di Filippo Ottoni (1971)

Altre produzioni

A cavallo della tigre, regia di Luigi Comencini (1961)
La bellezza di Ippolita, regia di Giancarlo Zagni (1962)
La betìa ovvero in amore per ogni gaudenza ci vuole sofferenza, regia di Gianfranco De Bosio (1971)
Noa Noa, regia di Ugo Liberatore (1974)
Banana republic, regia di Ottavio Fabbri (1979)
I Paladini: Storia d'armi e d'amori, regia di Giacomo Battiato (1983)

Note

  1. ^ Salta a:a b Corsi 2001, p. 161
  2. ^ Corsi 2001, p. 188
  3. ^ Bini e Scaparro nuove nomine
  4. ^ http://notizie.alice.it/notizie/politica/2008/11_novembre/28/governo_il_comunicato_del_cdm_stato_di_emergenza_per_friuli_-3-,17031573.html
  5. ^ http://www.corriere.it/cronache/10_ottobre_16/alfredo-bini-morto_9b1c7cd6-d921-11df-816b-00144f02aabc.shtml lutto NEL CINEMA È morto Alfredo Bini Aveva 84 anni. Produsse molti film di Pasolini