Claudia Cardinale sarà un'ebrea bella, ardente e tormentata

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Claudia Cardinale sta affrontando il personaggio più difficile e scabroso delia sua carriera in un film che Visconti ha ideato per lei. “Tutti la credono una gatta - dice il regista - invece è una tigre”

Volterra, agosto

«Tu sei come una di quelle ragazze che un tempo si facevano monache non per fede, ma perchè avevano sofferto una delusione d’amore. Ragazze malate di desiderio che credono di poter trasformare in fede la loro sensualità». Così Jean Sorel dice a Claudia Cardinale in una scena delle Vaghe stelle dell'Orsa che si gira a Volterra. Qui, capite subito, ci sono corpi in fermento. Claudia, nel film di Luchino Visconti, è Sandra, una sposa che sembra avere il sentimento della virtù, e aspira ad essa, ma non la raggiunge. Moglie di un americano, tornando a Volterra, dove ha trascorso la sua infanzia, scopre in sè segreti pensieri incestuosi. Queste sono soltanto le premesse del film echeggiante di tragedia classica; la vicenda fa pensare all'Elettra di Sofocle, tanto è fosca e colma di funesti presagi.

Visconti da tempo spiava Claudia Cardinale. Sentiva che un giorno o l'altro l’avrebbe utilizzata in un personaggio decisivo che l’avrebbe fatta grandeggiare e rivelare. A spronare il suo estro pare sia stato Otto e mezzo. Nelle fantasticherie di Marcello Mastroianni, nel film di Fellini, Claudia impersona la purezza, simboleggia l’aspirazione a una vita chiara e pulita come un bucato fresco. Certo non per ripicca. ma per gusto di contrasto, Visconti si mise a spiare Claudia, in agguato come "Jack lo squartatore”. Che cosa si aspettava da lei lo ha infine detto, «Tutti credono che Claudia sia una splendida gatta, di quelle che si sdraiano sui cuscini del divano del salotto buono e si lasciano ammirare e lisciare. Ma io dico: fate attenzione, lasciatela crescere. Quella gatta diventerà una tigre, e un giorno o l'altro sbranerà il suo domatore».

Visconti è un regista spietato che quando pianta l’occhio sulla realtà, per cruda è sgradevole che sia, non la lascia prima di averne cavato tutti gli effetti. E si mise a preparare con la Suso Cecchi d'Amico e Medioli un soggetto che aveva un’idea centrale: Claudia Cardinale. Aveva detto all’attrice di voler fare un film con lei; avrebbe fatto meglio a dirle più sinceramente che voleva fare un film su lei. Persuaso che l’ammirazione di cui gode Claudia è torbida, con uno scafandro munito di tentacoli di gomma per afferrare fortemente i mostri che le si agiterebbero dentro, Visconti si è calato nell’animo di Claudia e ne è riemerso con questa scoperta: «La psiche di Claudia è come la voragine delle Balze».

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La voragine delle Balze si spalanca a meno di un chilometro da Volterra e nei secoli ha già inghiottito una necropoli, intere mura etnische, diverse chiese, uno o due monasteri oltre a numerose case. Il vento nel suo imbuto fa spesso mulinello e chi guarda dal ciglio può vedervi la spirale vertiginosa di un flore o di un pezzetto di carta. A zaffate giunge dal baratro il profumo delle ginestre e sull'orlo spesso si snodano i serpenti.

Questa immagine tenebrosa riassume il senso di questo film che nonostante il titolo, che rievoca stelle vivide in un cielo d'agosto, va alla ricerca di una umanità dannata, un inferno di streghe che simbolizza la tragedia dell’esistenza.

Come e forse più di tutte le altre società provinciali, anche quella italiana ha i suoi piccoli intrighi, pur contenuti entro le pieghe di una antica e consumata diplomazia, che sa obbligare anche il diavolo a nascondere corna e coda. Questa volta Visconti si è assegnato il compito di rintracciare le coma e la coda del diavolo sotto la veste della ventiduenne Sandra che toma nella città patema, l’etrusca Volterra, che aveva abbandonato quando era bambina. Su lei pesa un antico spavento: il padre, dotto scienziato, è morto in un campo nazista dove è stato deportato con altri ebrei. Sandra è dunque una ebrea e nella sua storia c’è il riflesso del destino di un popolo perseguitato da un dio crucciato.

Con la Cardinale. Visconti si comporta come un rievocatore moderno di un mito antico: quello di Elettra. Il parallelismo tra Sandra e l’eroina di Sofocle è chiaro. Lo scopo dichiarato del ritorno di Sandra a Volterra è quello di far erigere una stele in memoria del padre; ma in verità ella vuol indagare per un sospetto che le opprime l’animo sin dall’infanzia; teme che la madre con l'aiuto dell’amante, sia stata la responsabile della deportazione e della morte del genitore. La rispondenza di questa madre adultera e feroce con Clitennestra è altrettanto chiara. Clitennestra con la complicità di Egisto, nella tragedia greca inviluppava il marito Agamennone, gran re guerriero, nei lacci, e lo massacrava.

Da questa partenza si dipana una storia ambigua e crudele, una storia di impulsi sensuali, di desideri repressi in un’atmosfera inquietante sullo sfondo di Volterra. La scelta di questa città non è casuale; la celebre città etrusca lentamente viene inghiottita da una antichissima ma viva frana. «E’ l’unica città — dice un personaggio del film — destinata a morire, come gli uomini, di morte naturale». Volterra sembra davvero il regno dei morti. Nelle Vaghe stelle dell'Orsa assolve la funzione di Cassandra, la vergine profetessa che vede il passato e il futuro; tutto il film è infatti avvolto in un’aura pessimista e quel naufragare della città sta a simboleggiare il lento, ma inesorabile, spegnersi nella coscienza degli uomini di ogni lucignolo morale, di ogni barlume spirituale. Nell’animo di Sandra il desiderio di giustizia viene sconfitto dai demoni che vi albergano. Crede di voler stanare il male che si occulta nella madre, ma è soltanto animata da un desiderio di vendetta; in altri termini vuol colpire il male, ma è al tempo stesso un suo strumento. Nel suo corpo ardono fuochi inverecondi, più forti delle inibizioni morali. Sandra, come Claudia Cardinale, è bella senza difetti; addosso non le appaiono stimmate simboliche di ciò che le brulica dentro.

Dagli appunti sul personaggio si stralcia questa definizione: «Ha carattere e modi severi, molta classe, ma anche facili ed incontenibili abbandoni». Questi abbandoni diventano più frequenti dopo il suo ritorno a Volterra. Il marito, un americano trentacinquenne. «uomo pratico, buono e ingenuo», è turbato dalla sua bellezza ma anche tormentato dall’enormità delle sue follie, ed è costretto a lasciarla.

Questo marito yankee è descritto nelle Vaghe stelle dell'Orsa come un "kennediano"; si occupa di problemi concreti e ha incarichi di alta responsabilità in organismi internazionali che aiutano i paesi sotto-sviluppati. Pregno di futuro come un’ape si perde nel labirinto degli squilibri, degli slanci, degli entusiasmi della moglie. Di dove venga quel male freddo e ardente, quel "fuoco grande" di Sandra non sa. Forse è tristezza, esile nostalgia di un passato lontano, della prima innocenza intravista da donna nel fratello Gianni, un «giovane estroso facile agli entusiasmi e allo conforto», sollecitato a scrivere da una vaga inclinazione letteraria. Breve illusione che spalanca sotto gli occhi di Sandra il torbido gorgo dell’incesto.

1964 09 12 Tempo Claudia Cardinale f2Luchino Visconti studia il personaggio che Claudia Cardinale interpreterà nel film "Vaghe stelle dell’Orsa’’, e fotografa personalmente l’attrice (foto a destra) per giudicarne poi, meglio, il carattere. La Cardinale dovrà avere un "volto ebreo” su un corpo provocante, abbronzato dal sole. Il soggetto e la sceneggiatura sono opera di Luchino Visconti che vi ha lavorato in collaborazione con Suso Cecchi D’Amico e Enrico Medioli. Jean Sorel sarà nel film il fratello della Cardinale. Accanto a loro reciteranno l’inglese Michael Craig, Renzo Ricci e Fred Williams. "Vaghe stelle dell’Orsa" narra la storia di una ebrea che torna al paese natale, con il marito americano, per far luce sulla morte del padre, morto in un campo di sterminio.

Un incesto, naturalmente, lasciato allo stato d’intenzione. E infatti Sandra lascia cadere questa possibilità e inorridita, si riconcilia con il marito, che rappresenta un approdo sicuro. Questo compromesso non elimina il proprio spasimo, perchè il problema morale dell’umanità contemporanea appare più che mai senza soluzione. Nessuno si salva. Forse si salva il marito kennediano che oltre a riportare all’ovile una così bella moglie — ricolma di grazie muliebri squisite — rappresenta, con la sua "testa d’uovo”, l’età della giustizia nuova contro le misteriose e mostruose leggi del male. Solo la giustizia pura la giustizia elaborata e applicata dalle società civili può arrestare — sostiene Visconti — le arcane leggi primitive. Vaghe stelle dell'Orsa istituisce un processo a Sandra-Elettra. E questo tribunale la condanna.

Il film, il cui titolo è tratto dalle Ricordanze del Leopardi, sarà un "giallo", poiché Visconti intende imprimergli una narrazione da suspense. Visconti è della stessa opinione di Ionesco per il quale "ogni opera è poliziesca", «Sofocle — dice Luchino — quando portava sulle scene il mito di Edipo, si serviva di molti ingredienti che distinguono i romanzi di Agatha Christie o di Mi-chey Spillane». Anche nella Vaghe stelle dell'Orsa troviamo un crimine misterioso e una indagatrice, Sandra, che si avvicina alla verità ultima.

Maurizio Liverani, «Tempo», anno XXVI, n.37, 12 settembre 1964


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Maurizio Liverani, «Tempo», anno XXVI, n.37, 12 settembre 1964