Domenico Modugno, la chitarra della fortuna

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1957 06 23 a12 n25 Domenico Modugno intro

Vengono dalle Puglie le canzoni siciliane - Cominciò a cantare per vivere, ma il suo sogno è fare l’attore - Maurice Chevalier che lo giudica uno dei pochi artisti del mondo, canta la sua canzone: «Io, mammeta e tu»

Sono nato in Puglia, a Polignano a Mare, in provincia di Brindisi. Quelli di San Pietro Vernotico, dicono che sono nato lì perchè ci sono cresciuto fino a 19 anni; allora io dico che sono pugliese, così non offendo nessuno. Molti credono che io sia siciliano perchè quasi tutte le mie canzoni sono siciliane. Mio padre è messinese, ma anche lui è sempre vissuto in Puglia. Quando ero piccolo mio padre mi parlava sempre della sua isola, mi cantava le canzoni della sua terra e io ho imparato ad amare la Sicilia attraverso mio padre e le sue canzoni.

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Eravamo molto poveri. Quando decisi di venire a Roma, mio padre non contrastò il mio desiderio; mi disse «buona fortuna» e mi regalò la sua chitarra per ricordo. Volevo fare l’attore del cinema, non cantare. Non avrei mai immaginato che quella chitarra, un giorno, mi avrebbe dato da vivere. Vinsi una borsa di studio al Centro Sperimentale di Cinematografia, ma i soldi che mi passavano erano così pochi che non riuscivo a mettere insieme due pasti al giorno. Diventavo sempre più magro e più lungo, ma avevo vent’anni, vivevo a Roma, e avevo dei compagni simpatici: ero sempre allegro.

Una sera un compagno, che voleva festeggiare il suo compleanno, invitò me ed altri amici in un ristorante di Via Margutta. Io ero felice perchè da diverso tempo non mangiavo in un ristorante come si deve e interrompevo così la dieta di supplì. Eppoi non mi capitava spesso di essere invitato. Ridevamo e cantavamo; eravamo tutti giovani e facevamo una gran «caciara»; il proprietario chiudeva un occhio perchè tenevamo allegri anche gli altri clienti. Ci diede anche una chitarra. Io la presi e incominciai a strimpellare per ridere. Nel mio paese la sanno, suonare un po’ tutti, ma nessuno si sognerebbe di prenderla sul serio, e nemmeno io, allora.

1957 06 23 a12 n25 Domenico Modugno f1Molte sono le canzoni di Modugno che si ispirano agli animali, le più celebri sono «Lu pisci spada» (chi non ricorda quel commovente fatto di cronaca del pesce spada che seguì la femmina arpionata fino alla riva per lasciarsi morire con lei?) e l'altra famosa del «Cavallo cieco della miniera».

Cantai e suonai tutta la notte per gli amici e con loro. Poi il proprietario mi propose di cantare per lui tre volte alla settimana per 1000 lire a sera. Io mi sarei accontentato anche solo del pasto. Mi sembrava di sognare. Quando tornai a casa erano le quattro del mattino. Tirai giù dall’armadio la chitarra di mio padre, la spolverai e incominciai a suonarla freneticamente. Dei gran colpi al soffitto mi fecero capire che le mie serenate a quell’ora erano poco gradite.

Posso dire che ho incominciato a suonare per bisogno. Non era la mia vocazione. Anche oggi preferisco recitare piuttosto che cantare. Non riesco ancora a prendere sul serio questo lavoro. Quando finii il Centro Sperimentale, suonavo in due ristoranti: in quello di Via Margutta e in un altro a Piazza Cavour. Avevo composto due o tre canzoni, che naturalmente conoscevano solo gli avventori dei locali; tra queste, «La donna riccia» «Pappatuzzu» e «Ninnananna». Ma non volevo rinunciare a recitare e siccome non mi riusciva fare del cinema me ne andai a Milano dove venni scritturato dal Piccolo Teatro.

1957 06 23 a12 n25 Domenico Modugno f2Sotto l'Arco di Trionfo, Mimmo Modugno con Franca Gandolfi, la moglie; s’intrattengono a conversare con un burbero «flic». La Francia, per Modugno, è stata generosa di successi. Infatti dodici canzoni sono state tradotte e comprate db editori diversi. Dopo il successo di «Lazzarella» Modugno è stato chiamato a Parigi, all’«Olimpia».

A Milano sentivo una terribile nostalgia di Roma, specialmente per una ragazza che avevo conosciuto al Centro. Così vi ritornai, ma la mia ragazza non c’era, anche lei era stata scritturata e stava girando l’Italia con la compagnia di Totò. Ero triste e innamorato, e in attesa del suo ritorno ripresi a comporre canzoni, naturalmente tristi...

Alla Radio, a quel tempo, parlo del ’52, era in voga una trasmissione o concorso che andava sotto il titolo di «Trampolino». Feci una regolare domanda che venne accolta. Ebbi successo. Il direttore dei programmi di allora, il Dott. Palmieri, volle che cantassi in una rubrica settimanale. Il fatto che nessuno interpretasse canzoni siciliane fu la mia fortuna. La rubrica «Ammuri ammuri» durò un anno. Intanto la mia ragazza era tornata, così cantavamo insieme. Chiesi a Franca di sposarmi e lei disse sì. A New York abbiamo passato la nostra luna di miele. Le mie canzoni sono piaciute soprattutto agli italiani di America che sono in gran parte siciliani.

1957 06 23 a12 n25 Domenico Modugno f3Domenico Modugno ama suonare all’aperto: afferma che il sole e il fiorire della primavera lo ispirano particolarmente. Qui, alcuni piccoli ammiratori lo hanno sorpreso in un giardino ed ora fanno ressa intorno alla sua magica chitarra.

Mentre cantavo in un teatro di Broadway un signore mi si gettò al collo perchè si chiamava Modugno e io dovevo essere per forza suo nipote. Ma io non ho mai avuto zii in America e a gran fatica riuscii a convincerlo che non esisteva nessuna parentela tra di noi. L’America mi piace, ma è insopportabile viverci. Non capisco una parola di inglese, e avevo come l’impressione di essere diventato sordo o deficente. A Parigi invece mi sono sentito irragionevolmente felice: avevo la sensazione che mi appartenesse in qualche modo, e nulla di tutto ciò che accadeva, mi lasciava indifferente.

Fu allora che conobbi Maurice Chevalier. Mi ha detto che lui ha girato tutto il mondo, che gli artisti veri sono pochi, che lui sa riconoscerli, e che io sono uno di questi. Ha certamente esagerato, perchè io non sono proprio niente vicino a lui e lo so, ma sentirmelo dire cosi, sia pure per complimento, mi ha fatto un effetto. Chevalier ha voluto che traducessi «Io, mammeta e tu» in francese, per cantarla nel suo repertorio.

1957 06 23 a12 n25 Domenico Modugno f4Maurice Chevalier è entusiasta di Modugno, e del suo genere di canzone. «In tutto il mondo gli artisti veri sono pochi, lei è uno di questi» cosi gli ha detto il popolare cantante francese. «Io, mammeta e tu» tradotto in francese, sarà inclusa nello scelto repertorio del celebre Chevalier.

Presto sarò di nuovo a Parigi: un mese all’Olimpia. uno dei più bei teatri parigini. Ritornerò in, Italia per iniziare le riprese di «Musetto». «Musetto», come «Lazzarella», verrà filmata. A proposito di «Lazzarella» quando l’ho inviata al Festival della canzone napoletana, non mi sarei mai aspettato che sarebbe stata scelta tra le canzoni finali, nè tanto meno che meritasse un premio. E’ arrivata al secondo posto. Dopo un’ora dalla chiusura del Festival se ne erano già venduti 75 dischi.

Penso che dovrò prendere sul serio il mestiere di compositore, ma il mio sogno sarà sempre fare l'attore.

Domenico Modugno, «Noi donne», anno XII, n.25, 23 giugno 1957


Noi donne
Domenico Modugno, «Noi donne», anno XII, n.25, 23 giugno 1957