Le dieci amanti di Marcello Mastroianni

1964 07 11 Tempo Evi Marandi f0

E’ toccato al più quieto fra gli attori portare sullo schermo il personaggio del nuovo Casanova. E’ un maschio volubile, annoiato dal successo, che solo nel brivido di un’avventura impossibile trova la spinta per agire. La sua galanteria lo getterà nelle braccia di dieci pericolosissime donne

Parigi, gennaio

«Il moderno Casanova si annoia, si eccita solo con il rischio», mi spiega Mario Monicelli. Il suo "Casanova ’70" vuol persuaderci: a) che il grande amatore senza il pericolo non riesce a raggiungere il perfetto piacere; b) che solo mettendosi in situazioni senza via d’uscita i suoi gagliardi appetiti si ridestano; c) che lo striptease e tutte le correnti forme di eccitamento lo lasciano completamente indifferente. La donna diventa nelle mani di Casanova ’70 un semplice pretesto per una torbida messa in scena. Mentre Monicelli mi illustra le nuove regole della schermaglia sessuale. sul lillipuziano palco-scenico di un night dei Campi Elisi piomba una sacerdotessa dello spogliarello. Le lunghe gambe leggermente divaricate, il petto proteso, la "stripteaseuse” ondula i fianchi e agita le braccia sul filo di una danza armonica. Ad uno ad uno cadono i veli. Un tono viscido contagia gli spettatori mentre la venere mette a nudo membra di latte e la sua impeccabile freschezza. Alzo l’occhio su Marcello Mastroianni, Casanova ’70. Il silenzio è denso come burro; lo si potrebbe tagliare a fette. Le sigarettaie non osano attraversare la sala nemmeno in punta di piedi. La guardarobiera che sino a quel momento, raffreddatissima. non aveva fatto che soffiarsi il naso, ora lo tiene tuffato in permanenza nel fazzoletto in modo da asciugarvelo silentemente, senza farne trombetta.

1965 01 20 Tempo Marcello Mastroianni f1La fotografia sopra mostra una delle scene conclusive di "Casanova ’70". Costretto dopo molte vicissitudini - anche il carcere - nei limiti di una piana vita borghese il moderno seduttore (Mastroianni) non può rinunciare alla consueta dose di brivido. Per raggiungere la moglie (Virna Lisi) che lo attende nella stanza da letto, è la prima notte di nozze, Casanova non trova di meglio che la passeggiata in vestaglia sul cornicione di un grattacielo. Sotto, Mastroianni è con l’attrice austriaca Marisa Mell. Sono in una barca. Egli ha scelto questo luogo per il convegno amoroso sapendo che il marito della donna li spia con il cannocchiale e per di più essendo venuto a conoscere che il sospettoso coniuge ha già ucciso un amante della moglie.

Monicelli ruota lo sguardo d’aquila per scoraggiare ogni rumore. Si sta girando una scena. Il fascino "metafisico" dello spogliarello consiste in questa atmosfera di stupefatta estasi, di sognante rapimento che avvolge lo spettacolo. Tutto il sapore dello "striptease" sta nella solitudine silenziosa della spogliarellista; in quella solitudine i teorici vedono adombrata una quasi esposizione alla gogna o al giudizio. Mastroianni dal suo tavolino guarda lontano, come se la spogliarellista fosse trasparente o invisibile. Poi l'uggia che soffonde il volto si traduce in sonno. Raggelato, a mia volta, dal timore di provocare qualche rumore inurbano mi tengo, chiotto chiotto, nel mio angolo e seguito a guardare Mastroianni che nel sonno riesce ad esprimere quello stato d'animo complesso e indefinibile, oscillante tra la nostalgia di perduti orizzonti, il rimpianto di speranze deluse e la noia più solenne e profonda. Nel moderno Casanova — è il succo della spiegazione di Monicelli — la beffarda immoralità è diventata amoralità. Un tempo il Nostro era prepotente; ora è elegante; era un soverchiatore; ora è indifferente. «Per Casanova '70 lo spogliarello è una logora rotazione di membra — continua Monicelli; — una donna nuda non ha nulla di stimolante per lui...». Mentre il regista parla mi accorgo che l’espressione di sonno è congeniale a Mastroianni; il fascino e il sonno possono congiacere senza sgominarsi tra loro. Golosamente accovacciato su una poltrona tutto raccolto e apparentemente morbido come un soriano in siesta, di tanto in tanto Marcello apre un occhio per vedere cosa c’è nel bicchiere. Poi se lo porta alla bocca con la stessa garbata, convincente monotonia del gatto che pasteggia la propria voglia di coratella.

Per difendere questa immagine di "eroe indifferente”, malinconico e assorto — immagine che gli è stata attribuita dagli americani — Mastroianni si aggrappa ora ad argomenti capziosi; argomenti che espone quasi sempre con tono pacato, senza sussiego, anzi condito di buon umore. Sostiene di essere inguaribilmente allergico a tutto; alla buona musica come alla pittura e alla letteratura. Giunge persino a dire di essere una sorta di semimpotente. Gli americani hanno scoperto che negli Stati Uniti "va molto". Cos’ha per "incontrare” tanto? Non è più bello di tanti altri, nè è più bravo di tanti altri. Ma credo che più di tutti gli altri abbia azzeccato il tipo. Una zona di aria fredda sembra circondare perennemente Mastroianni e isolarlo anche dai suoi compagni più vicini. Non fa alcuno sforzo per riuscire simpatico ma riesce ad esserlo. In Francia i giornalisti sono rimasti un po’ perplessi ascoltando le sue risposte alle loro domande; hanno scoperto che sebbene sia bello e di buone maniere è senz’ ombra di quella egocentrica albagia che caratterizza molti divi; è l’antinarciso per eccellenza. Ma è proprio per questo che sulla sua testa incombe, come una spada di Damocle, il favore delle folle. Soprattutto delle folle femminili.

Quando il pericolo non c'è, Casanova lo inventa. Ciò accade nella circostanza illustrata dalla fotografia che ritrae Mastroianni e l’attrice jugoslava Beba Loncar nella camera da letto di Ferdinando di Borbone nel palazzo reale di Napoli. Un visitatore potrebbe da un momento all’altro sorprendere l’imbarazzante intimità. Marcello Mastroianni ha quarant’anni compiuti.

Questo capitolo ha la precedenza su tutti. Mastroianni ha la stoffa, sia pure involontaria, del seduttore. Su questa fama Mastroianni si limita a riderci su. ma con un occhio solo; l’altro lo tiene ben chiuso per non sprecare energie nemmeno nel buonumore. Dice di non aspirare a diventare seduttore, o almeno a farne professione. Ma. costruito com’è costruito, gli dovrebbe capitare fatalmente di esserlo. Ebbene, la prima cosa che Mastroianni si affretta a costruire intorno a se stesso è una solida reputazione di uomo che ripaga le soddisfazioni della carriera con la mancanza di successi sentimentali. E’ poco credibile; ma Marcello sa che molti sono ben felici di crederlo. «Mi hanno attribuito una liaison con Brigitte Bardot — dice — ma non è vero nulla. Brigitte è una simpatica ragazza, ma io non sono il suo tipo nè lei è il mio tipo». Ha lavorato con Jeanne Moreau; niente di più facile di sospettare che i loro rapporti si siano tinti di passione; Marcello è più disposto ad inventare una passione non corrisposta piuttosto che lasciar adito a qualche supposizione. Sa che così facendo la prima spiegazione che tutti concordemente adducono è la non rispondenza della sua virilità alle apparenze. Marcello avalla anche questa ipotesi; l’avalla subito senza timore dei catastrofici effetti che possono derivargliene in campo sentimentale. dove questa nomea può sembrare controproducente per quei successi che la maggior parte degli uomini si propongono di raccogliere. Mastroianni sa che è un errore. Si è accorto che in fondo ad ogni donna sonnecchia una missionaria dell’esercito della salvezza, pronta a rischiare qualunque delusione pur di riscattare un reietto e ridare animo a uno sfiduciato. «Le donne americane — ripete spesso — amano il mio tipo perchè ha bisogno di affetto e di soccorso».

I giornalisti francesi che lo hanno avvicinato sul "set" di Casanova 70, sentendogli dire che quando gli parlano di musica classica fa fatica a non pensare a Modugno e che la lettura oltre un certo limite lo annoia, erano pronti a pensare: «Che razza di cretino è costui!». E non so, proprio non so, che percentuale di speranza ci fosse, in quel pronostico. Come non so, proprio non so, che percentuale di delusione ci fosse nello stupore con cui, quando il discorso scivolò su fatti generali, Mastroianni rivelò lo scrupolo di chi prende coscienza dei fenomeni uscendosene con giudizi precisi, frutto di una pacata e distaccata osservazione.

Un bacio nella gabbia dei leoni. Una situazione di pericolo che si può definire classica. L'attrice è Liana Orfei. In "Casanova ’70” lavora anche la sorella Moira. Dà vita al personaggio di una donna di malaffare di paese ridottasi alla fame più nera poiché la accompagna una fama di terribile iettatrice. Lo spunto per introdurre la narrazione delle avventure del seduttore è fornito dalle testimonianze che le varie amanti fanno durante un processo a suo carico.

Il divismo, con Mastroianni, attraversa una fase paradossale. Cerca di mettere la sordina proprio al suo ingrediente più caratteristico: l’ostentazione. Ciò è come se un ufficio pubblicitario, invece di reclamizzare i prodotti, dedicasse i suoi sforzi a passarli sotto silenzio. Per questo Mastroianni ha cancellato il sorriso cordiale che illuminava il suo volto ai tempi che incarnava il tipo del bravo giovane che sopperiva con una onesta, paesana furbizia all’istruzione e alla cultura; quel cordiale sorriso era indizio di buona salute in tutti i settori e il riflesso di un naturale atteggiamento di fiducia verso gli uomini e la vita, del tutto spontaneo. Ora Mastroianni non se lo consente. E’ afflitto dal malesseri contemporanei: si potrebbe credere che anch’ egli sia caduto nel regno assurdo e morboso dell’incomunicabilità. Fellini, che lo conosce bene, sostiene che Mastroianni è spesso in crisi perchè gli capita di non vedere un senso alla sua esistenza, di essere ridotto alla condizione disumana del manichino, dell’automa moraviano che si muove meccanicamente senza più sapere quello che vuole e le motivazioni di quello che fa. Giustamente chi lo osserva conclude che è un tipo chiuso, paralizzato in una sorta di insoddisfazione.

Casanova incontra la moglie di un ufficiale straniero a Roma. Perchè l'incontro gli possa riserbare qualche emozione in più, egli ha telegrafato al marito della donna invitandolo a ritornare a casa immediatamente. L’attrice è l’americana Margaret Lee, un tempo controfigura della Monroe. Sotto, Mastroianni cerca di introdursi di nascosto in casa della sua amante (Michèle Mercier) tanto che la donna, spaventata per la presenza di quello che ritiene uno sconosciuto, l’accoglie a pistolettate. L’anno scorso l’attore italiano ha vinto il premio che i distributori cinematograflci americani assegnano al miglior interprete. Il suo tipo è popolarissimo negli Stati Uniti, soprattutto fra il pubblico femminile che lo ha battezzato "l’eroe indifferente". La fama della sua pigrizia non gli dispiace.

E’ chiaro che questa attitudine verso la vita che traspare dal sul volto e dalla sobrietà dei gesti, aizza nella donna il desiderio di soccorrerlo, di realizzare il miracolo cui nessuna è ancora riuscita. Le aspiranti alla prova sono legioni negli Stati Uniti. Nello stesso tempo Mastroianni si sottrae il più possibile agli sguardi del pubblico e all’esibizione verso l’esterno. Egli ”non vuol farsi notare" non per confondersi con la massa, probabilmente per distinguersi dagli altri attori. Mastroianni teme i flash, il rotocalco. il cronista mondano. Ogni tanto pronuncia contro i giornalisti gli anatemi degli attori scontrosi; i giornalisti hanno perso ogni speranza di farlo andare fuori dei gangheri con qualche impertinenza. Su Mastroianni non si raccontano avventure, non si riferiscono episodi boccacceschi come, ad esempio, su Tognazzi che una notte fu trovato appeso sulla punta di un cancello su cui si era arrampicato per osservare da vicino una donna che si spogliava davanti alla finestra.

Un tempo quando irradiava salute e gioia di vivere, un amico di Marcello in un soprassalto di odio profondo verso il suo successo disse: «Non c’è che una speranza: che sia cornuto!». Ora Marcello non provoca nemmeno questi sentimenti; confessa di essere ignorante, ma senza tracotanza, senza spavalderia,, senza orgoglio. Cosicché i maligni insinuano che non è cosi ignorante come egli dice di essere, nè ha tutte le magagne e le afflizioni che si attribuisce. «Un po’ ci fa — mi dice Monicelli — ma è abbastanza vero che oggi è un uomo tormentato. insoddisfatto». Sofia Loren è della stessa opinione, ma sostiene che è un uomo simpaticissimo e divertentissimo. Dimesso in pubblico, Mastroianni si spende dunque in privato; il divismo che un tempo si esibiva verso l’esterno, con Mastroianni inclina invece a realizzarsi verso l’interno.

Ora quest’uomo divenuto austero e pieno di dedizione familiare è considerato universalmente come il Casanova dei nostri tempi. Per uscire dal torpore che gli attanaglia la mente e le membra, l’eroe del film di Monicelli deve immergersi in una atmosfera pregna di pericoli; quando non c’è una pistola puntata o un incendio o qual cosa del genere, egli sogna lo squasso dei bombardamenti. La notte del matrimonio con Virna Lisi, raggiunge il talamo coniugale attraverso il cornicione di un grattacielo. E alla moglie sbigottita, prima di tuffarsi nelle coltri, mormora, finalmente vibrante: «Come sei bella, ti sento tremare di paura». Senza il pericolo la donna perde, davanti al Casanova ’70, ogni preziosità; solo il rischio può restituirgli il fuoco ardente della passione e dare alle sue parole, ai suoi sentimenti, magnificenze e bagliori.

Senza queste condizioni il Casanova dà in ciampanelle, torna ad essere uno scansafatiche. Lo rianima la vista di uno staffile, di aghi acuminati e di libri sulla flagellazione. Senza questi stimolanti il Casanova ’70 è solamente un uomo neutro e pigro. La pigrizia di Mastroianni gode di un credito illimitato. E i fatti, da quel che se ne sa, lo confermano. Mi hanno detto che finge di non conoscere l’inglese così nessuno si prova a costringerlo a recitare in quella lingua; recitare in inglese costa fatica. «Se gli americani vogliono che interpreti un film ad Hollywood inventino una storia dove io possa fare il muto». Questa faccenda della pigrizia forse non corrisponde alla realtà; ma Marcello se l’è costruita perchè gli piace e gli torna vantaggiosa.

Maurizio Liverani, «Tempo», anno XXVII, n.3, 20 gennaio 1965


Maurizio Liverani, «Tempo», anno XXVII, n.3, 20 gennaio 1965