Claudia Cardinale: Mara le costa sette chili

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Per poter portare sullo schermo la figura della protagonista della “Ragazza di Bube”, Claudia Cardinale si è sottoposta ad una energica cura dimagrante: solo così potrà apparire, con verosimiglianza, una ragazza cresciuta nei giorni del razionamento

Roma, marzo

Credo che dovremo rassegnarci. Dico noi quarantenni, diventati adulti nell’epoca tra ”Gli indifferenti” e ”La ragazza di Bube”, tra il fascismo e il dopoguerra, tra i libri di Svevo, di Brancati e il "Gattopardo” di Tomasi di Lampedusa. Rassegnarci (ma forse non è la parola giusta) a pensare tutti i personaggi femminili inventati dai nostri scrittori, e ai quali magari ciascuno di noi aveva già dato un volto, a seconda dei suoi gusti e della sua esperienza, a pensarli con il volto "moderno e antico” (dice Fellini), "mediterraneo” (ha detto Moravia), polivalente (dice giustamente qualcun altro) di Claudia Cardinale. Oh, non ce n’è uno (a parte quello della "Ciociara”, e se la Loren aspettava un altro po’, era capace di soffiarsi anche quello) che questa attrice italo-francese, nata a Tunisi, venuta su dal nulla, senza nulla pretendere e vantare, timida e sorniona, non si sia aggiudicato con disinvoltura.

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Dalla Barbara di Brancati all’Angiolina di Svevo, dalla Bianca di Pratesi all’Angelica di Tomasi di Lampedusa, in 3-4 anni ne ha messi insieme una bella collezione; e ora (veramente insaziabile), mentre Maselli le sta rifinendo su misura la parte di Carla degli "Indifferenti”, Claudia si prepara ad indossare le sottane e i grembiuli di cotonina della provinciale, fedele, post-liberazione Mara di Carlo Cassola. Calmati Claudia: verrebbe voglia di dirle, lascia che, in questo inevitabile saccheggio della letteratura da parte del cinema, qualcun’altra si faccia avanti e ci permetta d’incollare sulla copertina di un libro un viso diverso dal tuo. Ma, a parte che ciascuno miete il campo che è suo, il guaio è che le altre sono, per un motivo o per l’altro, sempre meno adatte di lei alla parte.

E non è a dire che questa volta mancassero le aspiranti. C’era Catherine Spaack che, pur di fare la ragazza di Bube, avrebbe volentieri acceso più d'un cero a S. Antonio; c’era, addirittura, Sofia Loren la quale si è fatta avanti sulle spalle capaci e protettive della produzione di Ponti; e non vi dico altro. Ma la Spaack (gravidanza a parte ) è un tipo troppo moderno, privo di quel sapore paesano che il personaggio richiede; e la Loren, con tutto il rispetto per i suoi 28 anni, è troppo "anziana” per interpretare una ragazza di 18. Così la palla, partita tre anni fa dalla Cardinale, è ritornata inevitabilmente a lei, e ora tutti sono contenti. Luigi Comencini, il regista, perchè, dopo aver cercato per mari e monti un "volto nuovo” e non esserci riuscito, trova che Claudia va benissimo; l’autore del libro, il taciturno Cassola, che giorni fa ha dichiarato: «Be’, mi sembra che di tutti i nomi che sono stati fatti, il più adatto sia il suo»; e il produttore.

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La questione dell'età

Dico il produttore di Claudia, Franco Cristaldi, il quale (come tutti i produttori che con un occhio controllano il box-office e con l’altro le loro pupille) si scervella da tempo per trovare una bella storia d’amore adatta alla Cardinale. Le storie d’amore sono il pallino dei produttori, e si capisce perchè: al pubblico piacciono, e tanto più in quanto, nell’epoca dell’alienazione, diventano rare. Ormai si trovano solo nei fumetti, nei romanzi ambientati 30-50 anni fa, e (vedi Cassola) in provincia. Non c’è dubbio che, ambientazione storica a parte, "La ragazza di Bube" sia essenzialmente una storia d’amore; e solo nel clima tutto film della resistenza di tre anni fa, Comencini poteva pensare di trame un film "corale”, e cioè di servirsi di Mara e di Bube come di un filo conduttore per la rievocazione di un particolare momento storico. Il notevolissimo successo che nel frattempo il libro ha avuto in Francia gli ha fatto cambiare idea.

Così il regista ha riscritto la sceneggiatura in modo molto più fedele al romanzo e ciò ha convinto Claudia che (nonostante fossero passati tre anni da quando Comencini le propose il film la prima volta) ella poteva accettare di farlo. Già, perchè mentre tutti erano d'accordo sul suo nome, lei era l’unica che avesse dei dubbi. A causa dell’età. Nel ’60 aveva 21 anni e se la sentiva di fare una ragazza che all’inizio del libro ne ha 16 e alla fine 21; ma oggi, «oggi ne ho 24 — ripeteva; — è tardi, non c’è più niente da fare». Poi, stuzzicata un po’ dalla concorrenza delle altre, un po’ convinta dal fatto che (nell’ultima versione) la prima parte del romanzo è saltata, ha finito col dire di sì: e ora, ginnastica, diete, bagni turchi, parrucchieri, ha già cominciato l’addestramento per arrivare al giorno del primo ciack nella forma migliore. E cioè con 7 chili di meno, perchè Mara era cresciuta con i bollini della tessera, e con i capelli tagliati "alla tifo”.

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Che era (come i quarantenni ricordano) la moda di quel tempo. Claudia ha già fatto alcuni provini con questa pettinatura, e chi li ha visti ha capito che anche questa volta dovremo rassegnarci. Ripeto, a pensare Mara col viso della Cardinale, a pensare che il personaggio di Cassola aveva proprio quel viso. E’ accaduto sempre così, perchè non dovrebbe succedere di nuovo? Il segreto del successo di Claudia è proprio questo: faccia la popolana o la borghese, interpreti Svevo o Tomasi di Lampedusa, riesce sempre plausibile, nessuno può trovare a ridire sul fatto che "somiglia” al personaggio. Da dove nasce questa sua disponibilità ai tipi più vari e contraddittori? C’è una teoria in proposito (ormai su Claudia si fanno delle teorie), ma prima voglio raccontarvi un piccolo episodio. Giorni fa, mentre sotto la direzione del "mago” Piero Gherardi, cercavano la pettinatura per Mara, le hanno fatto una serie di provini.

Alcuni con i capelli tagliati corti e sbionditi (alla "tifo” appunto), e altri con una parrucca nera e liscia, divisa a metà dalla riga. Come succede sempre, subito dopo sono cominciate le discussioni su quale delle due fosse la migliore, ma questa volta sono durate poco, perchè è apparso chiaro a tutti che con una sola fava avevano preso due piccioni. E cioè che la prima pettinatura andava bene per il personaggio di Cassola e l’altra era l’ideale per la parte che interpreterà dopo, la Carla degli "Indifferenti” di Moravia. Capite la "fortuna” di Claudia? Basta l’aggiunta di un particolare trascurabile (un vestito, una parrucca, un certo trucco, ecc.) perchè la sua faccia cambi totalmente espressione, diventi l’opposto della precedente. E come mai? Perchè — e qui ci soccorre la teoria — ha una faccia non tipizzata in nessun modo particolare, a differenza per es. di Sofia Loren o di B.B.; le quali, infatti, sullo schermo finiscono sempre con l’interpretare se stesse.

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Più una "fa tipo” e più difficilmente le riesce farsi dimenticare nelle vesti di un certo personaggio; meno una è condizionata (come la Cardinale) dal tipo fisico e più facilmente può cambiare faccia, ruolo. La riprova? C’è un sacco di ragazzine che imitano il tipo Bardot, ma nessuna che cerchi d’imitare la Cardinale. Naturalmente ciò non basta a spiegare il successo di Claudia, perchè sarebbe come dire che per diventare un’attrice "ideale”, la condizione migliore è quella di avere al posto della faccia un "O" di Giotto. Bisogna aggiungere quindi che (a parte la sua capacità di lasciarsi guidare dai registi, di assorbire i loro consigli: capacità che ha in comune con Mastroianni) Claudia con il suo carattere schivo, la semplicità dei suoi gusti, ecc., rappresenta un certo tipo di donna.

La donna di ieri

Tutti sanno che è seria, timida, di una riservatezza assoluta, non fuma, non sa guidare l’automobile, è femminile e pudica, ama ascoltare gli altri, non s’intende d’affari, detesta i piccoli flirt — cioè i flirt, e crede nel "vero amore”; ebbene, sommate insieme tutte queste cose (magari aggiungeteci che se le chiedono quali giochi preferisce, dice subito che detesta i moderni giochi "della verità” e "della torre”, e preferisce la tombola), e che cosa ne vien fuori? Vien fuori (come è stato detto) che Claudia è il tipo della donna di ieri, cioè riflette nelle sue idee e nel suo modo di vivere lo stile della donna "degli anni ’30”. Quella donna, agli albori dell’indipendenza, che considerava ancora l'uomo con tutto il rispetto dovuto al "sesso forte”. Voi capite adesso perchè tutti i registi che si rifanno alla letteratura di trenta e più anni fa vedono in lei l’interprete ideale?

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E perchè Fellini, quando vuol darci nel suo 8 e mezzo un simbolo della purezza, sceglie la Cardinale? E perchè Comencini, dovendo rappresentare con Mara qualcosa che è più dell’amore, la fedeltà, si rivolge a lei? Certo, tutto ciò le pone dei limiti; ma, a parte il fatto che chi è che non ha limiti?, le procura anche un notevole vantaggio. E cioè che Claudia piace agli uomini, i quali anche se corrono dietro alle emancipate ragazzine di oggi, conservano in fondo la nostalgia per un tipo di donna più arrendevole, meno sicura di sè, disposta a metterli su un gradino più alto del suo, più devota. E Claudia che senza dubbio è una ragazza spontanea ma saggia, e non fa e non dice nulla senza prima averci pensato su due volte, ha ben capito la sua parte, e un giorno con semplicità (come se dicesse una cosa assolutamente irrilevante) l’ha proprio detto: «Io sono una timida che piace agli adulti».

M. S., «Tempo», anno XXV, n.14, 6 aprile 1963


Tempo
M. S., «Tempo», anno XXV, n.14, 6 aprile 1963