Il profeta di Claudia Cardinale

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Il produttore Samuel Broston che vuole clamorosamente imporre l’attrice in tutto il mondo punta sull'antidivismo di Claudia Cardinale e sulle sue caratteristiche di brava ragazza cui il cinema non ha dato alla testa

Roma, aprile

«Voi pensate che sia venuto il momento della glomour-dramatic-girl?». «Yes, Samuel». «Davvero? E se invece piacesse ancora la donna all’acqua e sapone come Grace Kelly?». «No, Samuel. Guarda come è andata a Tippi Hedren, la scoperta di Hitchcock». «Come le è andata?». «In un anno soltanto un milione di parole dedicate a lei. Per Brigitte Bardot se ne stampano dieci milioni al mese. Ti rendi conto?».

I dialoghi che si udivano nello studio di Samuel Broston erano questi. Con serietà da agenti di Wall Street, esperti in sex-appeal cercavano di stabilire il nuovo tipo di diva che può ancora imporsi oggi che i nostri miti quotidiani denunciano qualche stanchezza. Cerano specialisti di tutti i tipi: gli inventori del tipo "cassa di violino". Abbe Lane per intenderci; di quello di rebours, provocante per le angolosità e non per le curve, come Audrey Hepburn; gli inventori del genere sophisticated, alla Deborah Kerr; di quello adolescente torbida, alla Sue Lyon (Lolita); di quello morbido tropicale, alla Ava Gardner. Dietro la scrivania, come un Napoleone che tracci i piani di battaglia. Samuel Broston ascoltava. Gli occhi piccoli e duri, tra il grigio e il blu. sotto la calotta quasi calva del cranio, scrutavano alcune fotografie di Claudia Cardinale, iscritta sulla lavagna della "borsa” come la diva del momento. Sul tavolo c’erano un album di Moravia su Claudia e la rivista Esquire con un articolo su di lei dal titolo "Una nuova dea dell’amore”.

«Come può definirsi dea dell’amore, una ragazza che non ha avuto neppure un flirt?...». Intervenne l’inventore del tipo "ragazza-gatto-randagio”. la quale ha bisogno per arrivare alla gloria di una serie interminabile di amanti. «Non è necessario che abbia avventure. — replicò l'ideatore della "donna-gelida-perfida-ma-trascinante", — basta un amore con o senza matrimonio». Samuel Broston restava ad ascoltare interdetto, mentre gli altri lo guardavano leggermente spaventati. Poi portatosi alla bocca una foto di Claudia, vi stampò sopra un bacio con lo schiocco.

Samuel Broston è il profeta di Claudia Cardinale. E’ deciso ad imporla nel mondo. Il compito non è difficile, perchè Claudia gode già oggi di una vasta popolarità. Non più alto di un metro e sessanta, di origine polacca. Samuel Broston crede fortemente nella sua buona stella, anche adesso che un suo socio molto potente, un discendente dei famosi Dupont, industriali del nylon, gli ha ritirato il suo appoggio, «Sei un megalomane. — pare gli abbia scritto Dupont III. — spendi più a fare pubblicità a te stesso che non ai tuoi film...». Broston. lasciati momentaneamente i suoi stabilimenti spagnoli di Chamartin, è sbarcato a Nuova York con un drappello di quaranta avvocati, deciso a dar battaglia al suo ex-socio che gli avrebbe aizzato contro la stampa americana. Non sa spiegare altrimenti la poco benevola accoglienza riservata dalla stampa statunitense al suo Alm La caduta dell’Impero Romano.

Rimasto a impersonare, anacronisticamente. l'era del cinema favoloso. Samuel Broston corre il rischio di essere risucchiato nell'anonimato se non riuscirà a ottenere altre fonti di credito ora che Dupont l’ha abbandonato. E di questo ne gioirebbero forse i madrileni che egli ha costretto a cambiare abitudini, facendoli andare a lavorare nei suoi studi alle nove. Giocando su un'assonanza lo hanno battezzato ”el abominable hombre de las neuve". Nessuno, nemmeno il più fazioso falangista, ha infatti mai osato costringere gli spagnoli a coricarsi presto la sera per indurli a lavorare prestissimo al mattino.

1964 04 25 Tempo Claudia Cardinale f1UNA CURIOSA ESPRESSIONE di Claudia Cardinale al ristorante. Appena tornata a Roma dall’Estremo Oriente, dove ha presentato con un buon successo di pubblico e di critica "La ragazza di Bube” di Comencini, l’attrice è ripartita per Parigi per il doppiaggio dello stesso film. La Cardinale ha in programma un film con Luchino Visconti e due film americani.

Se tutto gli andrà bene, Broston continuerà a produrre filmoni come El Cid, 55 giorni a Pechino e a credere in Claudia Cardinale. Per lei ha già pronti due film: uno che riecheggia nel titolo e ricorda nella vicenda i famosi Lancieri del Bengala e un altro sull'Esposizione di Parigi diretto da Vittorio De Sica. Valutando professionalmente i suoi requisiti. gli specialisti puntano sul talento di Claudia e sulle sue eloquentissime anatomie. Per ora il suo aperto segreto è quello di discostarsi il più possibile dall'esempio delle grandi del nostro cinema. Per il momento la "costruzione” Cardinale poggia sull'antidivismo. Claudia appare come un personaggio semplice, alla mano e privo dell'alone che circonda, con patente artificio, le grandi veneri della celluloide. I managers di Broston pensano che le gioverebbe qualche tempestoso amore. Quella degli amorazzi è la grande risorsa dei momenti difficili. Mi spiego: l'esperienza ha dimostrato che. per richiamare l’attenzione del pubblico distratto, basta che una diva si imbarchi per Citera, cioè faccia sapere di essere innamorata. E si faccia fotografare, come sta facendo la Bar-dot con il suo Zaguri, nel regno della natura in una languida ed esotica spiaggia che annovera solo alberi e paparazzi fra i più cari e fedeli amici.

Nell'estate della sua bellezza, militando nel ristretto gruppo delle attrici di talento, e non intravedendo le ombre del tramonto, Claudia Cardinale pensa forse che sia prematuro infiazionarsi con fidanzamenti in serie. Può darsi che decida di farlo quando sarà nella parabola discendente della sua carriera. Per ora non ha di queste preoccupazioni.

Se cerco, nella memoria, una espressione più immediata di lei. quando tocco questo tasto delle liasons più o meno pericolose, rivedo uno sguardo colmo di fastidio e di noia, «La mia vita privata è un fatto che riguarda solo me — mi dice. — Non permetterò a nessuno di ficcarci il naso. Se mi dovesse capitare il grande amore non lo sacrificherò di certo per il cinema. Se già oggi dovessero propormi una scelta, il cinema o la mia felicità di donna, non esiterei un istante: abbandonerei il cinema senza alcun rimpianto...».

Questa ipotesi, per ora. sembra piuttosto remota. Nella lotta ai ferri corti contro chi vorrebbe imporle qualche fidanzamento o qualche stramberia divistica, Claudia ha finora avuto la meglio. Non si è fatta rifare il viso; il naso e il resto sono quelli che le ha dato il buon Dio quando nacque, senza restauri chirurgici; e nessuna seria azione è stata intrapresa per ritirarle la pelle perchè non ne ha ancora bisogno. Non fa lo yoga, ma soltanto molta ginnastica. Si fa fare i massaggi da una masse use, non da un masseur. Insomma non fa nulla per turbare l'Immagine che ormai ci siamo fatti di lei: il modello di una bellezza italiana con il realismo della donna di buona natura, di un buonsenso non toccato dallo snobismo.

Quando cerco di descriverle, in grappolo, tutte queste sue qualità, Claudia non si scuote. Siamo in un ufficio della Vides e dalla finestra dilaga la luce del caldo sole romano. Indossa aderentissimi pantaloni e una maglietta anch’essa aderente; un insieme da mettere in ginocchio anche il David di Michelangelo. In questa stretta guaina che le delinea le sinuosità del corpo, Claudia si muove con grande naturalezza. Qui è il punto dolente. Questa semplicità è autentica, o è il frutto di un laborioso studio? Moravia che l’ha interrogata. restringendo la sua intervista alla descrizione del suo corpo, "alla sua apparizione nello spazio”, l'ha trovata autentica, sincera, gentile, timida, riservata, diffidente. Non c’è, di contro, giornale che in Italia o in Francia non ponga invece l'accento sull’attenta regia che governerebbe i suoi atti e le sue parole.

t Si occupano di me solo per dire che sono una bambola di carne e sangue; che sono scostante, fredda, prefabbricata, qualcosa come un prodotto industriale». Queste sono le "fandonie” che offendono di più Claudia; e per questo una delle fortunatissime donne del nostro tempo, conosce pause di malinconia. Dalla vita ha avuto tutto; la bellezza, la gloria, la ricchezza e ancora per un po’ di anni, la bellezza. Di cosa si lamenta? Perchè la tristezza gela talvolta il suo bel viso e perchè sui caldi occhi cala sovente un velo di panico? Non credo che la causa siano quei giornalisti, per lo più donne, che la considerano alla stregua di un frigorifero di un’automobile o di una boccetta di profumo. La ragione è nei suoi dolci e neri occhi in cui passa il vago rimpianto di una esistenza più semplice senza la durezza competitiva della vita del cinema che la condanna invece a incarnare il mito della bellezza senza complicazioni, senza nevrosi, incontaminata e solo da ammirare.

E’ forse per questo che qualche volta il mestiere non la interessa più; non le accade spesso, solo qualche volta. E questa altalena di amore e non amore per il cinema, ha indotto Claudia a mettere il suo successo in una sfera che non ammette infatuazioni, «Può darsi che tra qualche tempo cambierò... Non penso mai a quello che farò... Non mi preoccupa il domani. Amo la mia carriera, ma non mi sgomenta la prospettiva di dover cambiare vita. Posso dire di avere una natura araba... Non nel senso che io sia fatalista, ma credo in un mio intuito. Fellini mi attribuisce virtù magiche, nel senso che adeguo la mia condotta non a un procedimento logico ma istintivo...».

Nata a Tunisi ventiquattro anni fa. da genitori italiani. Claudia è un garbuglio di nazionalità; è francese per i francese italiana per gli italiani. Ma ella dice di avere una natura africana incline alla pigrizia. alla contemplazione, all'amore per il sole e l'aria libera. Da questa natura deriva quel senso dell’inutilità di armeggiare e di arrabattarsi per raggiungere una meta. E quell’affidarsi all’intuito, all’estro del momento, mollemente e languidamente. Insieme con l'amore della solitudine. c Ho sempre amato la solitudine sin da bambina, da quando guardandomi allo specchio mi trovai brutta e antipatica. Da allora ho preso a chiudermi in me stessa. Non mi piace di far sapere dissono, cosicché quando debbo interpretare un personaggio preferisco che non abbia punti di contatti con me. Mi allarmo quando scopro il contrario».

Ecco spiegato perchè non ama le effusioni melodrammatiche dell’istinto, l’esibizionismo erotico o sentimentale che contraddistinguono tante altre attrici. E anche coloro che l’hanno scambiata per un robot. ora si accorgono che è la più seria, priva delle soperchierie dei "temperamenti” esagerati. Di questa incomprensione che la perseguita, Claudia ancora soffre, e nello sdegnato isolamento in cui costringe la sua esistenza privata e nel modo con cui ne parla si avverte come un’ansia inappagata di avere intorno l’alito caldo di amicizie sincere, e magari di qualcosa più di un’amicizia.

Sino a quando sarà una diva in fabbricazione deve rinunciarvi. In mancanza di un "ancoraggio” affettivo le resta il cinema. Gli americani la vedono una ragazza semplice, buona, affettuosa e a lei hanno affidato il personaggio di una ragazza buona, semplice e affettuosa nel Circo. In Italia è per alcuni, come Fellini, la quintessenza della dolcezza, mentre per Visconti è una tigre dall'aspetto mansueto per cui troverà facile infonderle una fosca tragicità nel film che sta preparando per lei. Sarà la vicenda di una creatura malefica attratta da un amore incestuoso. Sposata con un serio e morigerato americano, questa donna brucia di fuochi inverecondi sotto un'apparenza limpida e lucida. Bastano gli occasionali contatti con il fratello, al ritorno nella sua città natale, perchè ella si senta immediatamente riprendere nel vortice. Al di là di ogni smarrimento, al di là di ogni abiezione, ella conserverà tuttavia una certa pulizia poiché cerca soprattutto qualcosa che la chiarifichi a se stessa.

Questi sono i personaggi che più si adattano a Claudia, una donna che taluno giudica gelida e calcolatrice; altri senza cuore. Altri intravedono dietro la sua apparente dolcezza la calma volontà di perdizioni tempestose. Una donna che suscita tanti interrogativi può sperare a buon diritto in un duraturo successo.

Maurizio Liverani, «Tempo», anno XXVI, n.17, 25 aprile 1964


Tempo
Maurizio Liverani, «Tempo», anno XXVI, n.17, 25 aprile 1964