Rossella Como, scanzonatissima ma piena di rispetto
Timida, estrosa, un po’ incosciente, sempre allegra, Rossella Como ha ripreso la sua carriera di attrice dopo una sfortunata parentesi coniugale. Fellini le ha affidato una parte nel suo film e fra poco apparirà anche sui palcoscenici in una rivista in cui darà saggio della sua vena satirica
Roma, dicembre
«Ah, arriva Rossella». Con A questa espressione, breve ” tautologica affettuosa. Alberto Sordi saluta Rossella Como ogni volta che rincontra, ad un party, in un teatro di posa, o, come accadde l’anno scorso durante la rassegna dei "grandi comici”, negli studi della Rai; e se sotto sotto ci senti una leggera presa in giro (del grande comico verso il comico in gonnella), quell’«Ah, arriva Rossella» vuol significare soprattutto il piacere che Alberto, e tutti coloro che lo conoscono, provano quando incontrano questa ragazza simpatica, serena, indifesa, fiduciosa nel prossimo, dalla voce flautata e argentina (la può variare a piacimento, dai toni melensi a quelli stonati, acuti, alla Judy Hollyday), questa ragazza generosa, un po’ incosciente, sempre allegra, di buona compagnia, estrosa. Mancava da due anni dai teatri di posa; ma aveva lasciato un ricordo così simpatico di sè, ed è così raro trovare un tipo spontaneo come lei che non appena s’è saputo che ricominciava, tutti si sono offerti di aiutarla.
«Vuole un caffè? Ora glielo porto. Tanto, ormai l’ho preparato». Il tono è semplice, familiare: ti sembra di sentire il profumo del caffè fatto in casa, appena versato nella macchinetta d'alluminio, giusto in tempo per servirlo ancora caldo (perchè a riscaldarlo si sciupa) all’ospite atteso per le 11 di mattina, per l’intervista; e anche l’appartamento. nonostante i bei mobili antichi (acquistati evidentemente nel negozio del cognato. davanti al quale passava Léonide Moguy. diavolo tentatore, ripetendo: «Ma perchè non vuol fare l’attrice? Guardi che io ho lanciato la Pierangeli, la Ferrero...», e Rossella si voltava dall’altra parte, arrossendo di piacere: «Ma che sta dicendo...»), ha un tono familiare, qualcosa di paesano e piccoloborghese, quasi un odore di centrini ricamati a mano. Ti mette a tuo agio, come la voce tranquilla di Rossella. «Ah, scusi, ora stacco il telefono».
Staccare il telefono perchè non s’intrometta e non disturbi la conversazione è una gentilezza che ormai non si usa più, nemmeno nelle case per bene; ma Rossella è piena di gentilezza, sentimenti, pensierini. che ormai non usano più. Crede che il suo prossimo sia composto interamente da persone altruiste e sincere. Serba gratitudine per tutti coloro che l’hanno aiutata, in un qualsiasi momento della sua vita. E quando incontra qualcuno, fa di tutto per mettersi al suo livello, onde costui si senta a suo agio, non imbarazzato dalla presenza di lei; fino al punto di diventare semplice con i semplici, malinconica con i malinconici, fanatica con i fanatici. E se questi sentimenti: buona volontà, altruismo, fiducia nel prossimo sono evidentemente all'origine del suo personaggio comico, perchè fanno sì che Rossella sembri sempre un po’ fuori dal mondo, caschi ad ogni momento dalla luna, capita anche che la coinvolgano talvolta in situazioni imbarazzanti.
”POVERI MA BELLI”, "Nonna Sabella”, "Gambe d’oro”, "Arrivederci Roma”, "Perfide ma belle”: questi sono i titoli di alcuni film interpretati da Rossella Como tra il 1956 e il 1960, nella prima fase della sua carriera, quando i produttori avevano scoperto in lei solo la bellezza e la ingenuità dello sguardo.
RITORNATA SUGLI SCHERMI dopo due anni di assenza. Rossella Como ha trovato in Federico Fellini un regista disposto a credere alle sue doti di attrice. E in questi ultimi mesi le proposte di lavoro si sono fatte sempre più numerose e, quel che conta, più interessanti. Rossella, che dopo due anni di sfortunato matrimonio si è separata dal marito dal quale ha avuto una bambina. sta per iniziare, al fianco di Maurice Chevalier, un film americano. Ma prima, in "Scanzonatissima” di Dino Verde, esordirà nel teatro leggero.
Come è accaduto, per esempio, due settimane fa quando, avendo incontrato Vittorio Gassman per ragioni di lavoro, e lui le ha detto: «Mi accompagni alla Cabala, chè devo ritirare un premio», «Certo — gli ha risposto Rossella — con piacere»; e quando lui: «Facciamo questo ballo insieme?». «Certo — gli ha risposto Rossella — con piacere»; così è successo che li hanno fotografati insieme, e subito ci hanno ricamato sopra. Ma naturalmente non c’è nulla fra loro, assolutamente nulla. «Io e Vittorio — dice Rossella — siamo vecchi amici. ci conosciamo da 4 o 5 anni». Si conoscono dalla sera in cui Rossella debuttò al Teatro delle Arti nella compagnia di Castellani nei "Sei personaggi" di Pirandello; e lei non si è mai dimenticata il telegramma che Vittorio le inviò congratulandosi con lei (diceva proprio così) per la "nascita di una nuova attrice di teatro". E se fino allora aveva dubitato di sè, da quel momento non ebbe più dubbi sulla strada da battere.
Aveva resistito alle lusinghe di Moguy, non aveva resistito all’invito apparentemente innocuo di andare ad assistere alle prove della compagnia di Castellani, cosi, solo per vedere; e così solo per provare, il regista le aveva messo in mano il copione, invitandola a leggere un brano. Ancor prima del cinema, il teatro è stata la sua prima arena: per non dire primissima, se si mettono nel conto anche quel suo gusto di travestirsi, d’improvvisare macchiette e filastrocche, di metter su recite, durante tutto il periodo (otto anni, lunghissimi) che passò in collegio, come quella volta, le risate.... che dipinse di nero col pennello la faccia di tre compagne di scuola, e le suore dovettero stare alzate fino all’una di notte, per lavarle, strofinarle, perchè la pittura non se n’andava... E al teatro ritornerà fra pochi giorni, sul palcoscenico del Parioli, in una rivista di Dino Verde che riprende il titolo d’una fortunata trasmissione radiofonica: "Scanzonatissima".
Insieme con lei reciteranno Adriano Noschese ed Elio Pandolfl; l’inimitabile "pandolflno" che imita fino a 40 voci, ciascuno con i suoi sketches brillanti e satirici. Quelli che Verde ha scritto per lei sono una parodia della diva lirica, che comincia (tanto per non fare nomi), con questi versi: «Sono la Callas meneghina, - Sono una diva d'occasione, - Faccio bene la Traviata...». e cosi via; una presa in giro della studentessa-bene, che difende l'insegnamento del latino, perchè "rosa, rosae” e le declinazioni giovano alle buone maniere e alla distinzione; e una piccola satira all’assistente sociale, che va predicando le "human relations” fra persone che capiscono "Aohhh...” Insomma qualcosa che, almeno nel genere, si rifà al personaggio brillante e scanzonato: non la chiamavano la Judy Hollyday italiana”?, che prima che si sposasse la rese celebre nel cinema? Nacque cosi, quasi per caso, da un film di Risi e da uno schiaffone.
Il film era La nonna Sgabella. lo schiaffone non se l’aspettava, e fu così forte che si mise a piangere, lacrime vere, e intanto continuava a parlare, con una voce cosi stridula e falsata, piagnucolosa e buffissima, che tutti fuori del set ridevano; e da quel momento le rimase, quella voce e quel personaggio. Dopo La nonna Sabella girò tanti altri film (l’aveva presa a balia la Titanus), e tutti con successo; fra gli altri Arrivederci Roma in cui si doppiò da sola in inglese, e il regista Ray Rolland, dopo averla sentita, le scrisse da Hollywood che anche laggiù la sua voce "squillante e argentina" era piaciuta a tutti, e se voleva attraversare l’Atlantico sarebbe stata accolta benissimo; e Rossella: «Grazie — rispose. — I viaggi lunghi mi spaventano», ed è proprio vero, «perchè — dice — ho paura di restare troppo sola, di non poter parlare con nessuno», ma quella volta la ragione era un’altra, e cioè Rossella s’era perdutamente innamorata.
Di un uomo che sposò tre mesi dopo averlo conosciuto, e da cui si è separata dopo un anno e mezzo di matrimonio. Per lui, per la famiglia che i insieme avevano creato, per la casa ai Parioli in cui erano andati ad abitare, Rossella piantò tutto, il cinema, i successi, i teatri di posa: così voleva lui e così voleva lei, «perchè mi piaceva — dice — avere una vita normale, con tanti figli da allevare, sono un tipo all'antica, io...»; ma ben presto si accorse che aveva commesso uno sbaglio gravissimo. che questa volta il suo entusiasmo l’aveva tradita, la sua fiducia era stata mal riposta, che insomma credeva d’aver sposato un uomo e invece questi era esattamente un altro. Così dopo le liti andarono in Tribunale, e il giudice le dette ragione, affidando a lei la bambina, e, mentre aspetta che gliela dia del tutto. Rossella ha ripreso a lavorare.
c Non c'era proprio altro da fare», spiega come giustificandosi; ma di che? oggi le donne lavorano senza bisogno di giustificarsi. «D'altronde — aggiunge — nel mio lavoro ci ho sempre creduto, l’ho fatto sempre con passione». E’ quello che ha capito Fellini, il quale, un paio di mesi fa. l’ha chiamata (e questo è il maggiore successo della "rentrée” di Rossella) a interpretare un personaggio che è proprio l’opposto — altrimenti non sarebbe Fellini — di quello che fa di solito, e del suo stesso carattere.
Un tipo di donna (la cognata di Mastroianni ), snob, ipercritica, che ha da ridire su tutto e su tutti, astiosa, insomma un tipo insopportabile; e il bello è che Rossella, la simpatica e accomodante Rossella, non solo l’ha interpretato, ma per tutto il tempo in cui ha girato («e il merito — dice — è di Fellini che fa sembrare facile ciò che è difficile»), si è sentita sofisticata, ipercritica, astiosa.
Solo da pochi giorni è tornata quella di prima. Il tipo che la mattina si sveglia tardi, ma appena apre gli occhi si attacca al telefono perchè ha bisogno di parlare con qualcuno, che una volta leggeva i libri gialli ma adesso ha smesso perchè "sente” arrivare i ladri; che ama vestirsi in un modo bizzarro, tutta a colori vivaci, tanto che giorni fa, presentatasi sul "set” del film Il giorno più corto vestita di verde e di rosso, si è sentita dire: «Brava, Rossella, ti sei già messa l'abito di scena»; che la gente pensa sia un po’ fatua, un po’ leggerina, e invece (sì, è oca, si dimentica spesso le chiavi del cancello, ogni volta che telefona sbaglia e fa il numero di casa), ma nel fondo è molto seria, coscienziosa, manda a letto la bambina tutte le sere alle nove; e che quando le chiedo: «Che risponderebbe se le proponessero un viaggio sulla Luna?»,
«Direi di no — esclama. — Sto troppo bene qui. Sono felice sulla Terra. Ci sono tante cose, | che amo. E invece, lassù, chissà, c’è caso che non ci sia nessuno; e allora con chi potrei parlare? Poi diventerei semplice, malinconica, fonetica...».
M. S., «Tempo», anno XXV, n.1, 5 gennaio 1963
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M. S., «Tempo», anno XXV, n.1, 5 gennaio 1963 |