La difficile scelta di Rossella Como

1964 Rossella Como 12

Il successo riscosso per due anni consecutivi da “Scanzonatissimo” ha posto Rossella Como, insospettata soubrette, davanti a un futuro pieno di possibilità. Chi la vuole in rivista, chi nell’operetta, chi in America e Rascel in TV per la futura “Canzonissima”

Roma, maggio

«Oh, mi scusi — disse Rossella Como, apparendo sulla porta di casa dopo la quinta volta che suonavo, in una mise molto soubrette (una specie di tuta marziana color pervinca, accollata e frusciente) — la casa è cosi vuota che sembra suonino in quella vicina»; e facendo una di quelle sue risatine sorde, in fondo alle quali ci trovi sempre un po' d'amaro, apri la porta scoprendo un ingresso celestino completamente vuoto, e due colonne (stile ionico o corinzio?) che lo dividevano dal soggiorno, esso pure vuoto, dove però spiccava una nicchia-libreria, nella quale Rossella esporrà tutti i suoi premi: «...e qui di fronte — aggiunse — ci metterò un divanetto, così chi si siede dovrà per forza vederli». Fece un’altra delle sue risatine poco convinte, un po' smarrita dal vuote che mi presentava e da tutti quei verbi al futuro, e poi: «L'avevo avvisata, vero, che la casa era ancora vuota?».

1964 06 13 Tempo Rossella Como f1

Certo che mi aveva avvisato: ma io avevo insistito perchè a me andava benissimo: c’è sempre un po’ di vuoto, fateci caso, intorno a Rossella Como, come intorno alle persone il cui "candore” e la cui fiducia nel prossimo sono inestinguibili. per cui finiscono col sembrare inevitabilmente comiche, si appoggiano ad una sedia che non esiste o che qualcuno gli ha tolto, credono alla parola e ai sentimenti degli altri e si trovano in mezzo ai guai, ridono quando c’è da aver paura, e cosi via. Quale scenografia migliore per un tipo così, di una casa dove tutto è al futuro, eccettuate beninteso la camera di Monica e la sua, che invece è arredata sontuosamente. con un gran letto stile impero, anzi napoleonico, di legno marrone bruciato e oro, tutto scolpito, e la coperta amaranto, che richiama il colore delle tende?

E anche ciò andava benissimo, perchè quella sontuosità da gran dama è proprio l’opposto del carattere di lei, che è di una semplicità disarmante, e quel letto matrimoniale privo di giustificazione logica, (perchè ormai da due anni la Como è separata dal marito aggiungeva un tocco patetico al personaggio, che ce l'ha, sia come attrice sia come donna, e che è come sempre l’opposto del comico. Ma se la casa di Rossella è ancora tutta al futuro, si tratta tuttavia e prima di tutto d’una casa finalmente sua. («Si — disse con orgoglio — questa è la prima casa di mia proprietà»), e poi si tratta d’un futuro roseo: mai il futuro si è presentato a lei con colori cosi allettanti.

1964 06 13 Tempo Rossella Como f2

Tre mesi in America

Forse quando faceva la "svampita” dei film di Dino Risi, e il pubblico rideva perchè la pensava veramente "svampita” come appariva sullo schermo. Ma allora era solo un’ illusione passeggera, quella di tutte le debuttanti che hanno successo, e ora invece è una certezza, avallata da due anni di teatro e da un sacco e una sporta di progetti, tra i quali na solo l’imbarazzo della scelta. Rossella cominciò a snocciolarli uno dietro l’altro, cosi, come le venivano in mente, senza un ordine preciso o una graduatoria d’importanza, come avrebbe fatto un’altra più turba di lei. «Un impresario milanese — disse con la sua aria distratta — mi ha offerto di andare a Londra per vedere un certo musical, e decidere, si, dovrei decidere proprio io, se conviene portarlo l’anno prossimo in Italia; Alberto Bonucci e il Quartetto Cetra mi hanno chiesto di far compagnia insieme con loro...».

Poi c’è un gruppo che vorrebbe rilanciare lo spettacolo di operetta in grande, e conta su di lei, (dovrei addirittura interpretarne undici). Infine, questo più imminente. deve andare in America, tre mesi, a incidere in inglese la canzone: ”C’era una volta Roma di Pinelli”; ma siccome gliela vogliono far cantare anche alla TV, può darsi che da cosa nasca cosa, e invece di tre mesi diventino sei o sette, chissà. «Insomma, tutte buone proposte, ma l’una esclude l’altra, e io — lei sa come succede durante le tournée, si viaggia come valigie, da un’albergo all’altro — non ho ancora avuto il tempo di pensarci bene. Ah, poi. quasi quasi me ne dimenticavo, c’è Canzonissima». La giovane soubrette di "Scanzonatissimo” sorrise: avrebbe dimenticato la cosa più importante. Quella a cui, anche se non lo dice, vanno le sue preferenze: è la trasmissione più popolare della TV.

1964 06 13 Tempo Rossella Como f3

Quella che fa registrare i pienoni davanti al video, che ha reso popolarissime tutte le presentatrici - attrici - cantanti delle passate edizioni. La prossima è stata affidata a Renato Rascel, e l'attore, che tre anni fa lavorò insieme alla Como nel film Arrivederci Roma, le ha proposto di essere la sua partner. «E’ stato carino, vero? — dice Rossella — a ricordarsi di me dopo tanto tempo. Si vede proprio che gli avevo lasciato un buon ricordo». Si. questo è l’unico vanto che la semplice, la modesta Rossella si faccia: di ispirare simpatia, di lasciare un buon ricordo di sè nelle persone che l’hanno conosciuta. E davvero ha l'aria di credere che Rascel ha pensato a lei soprattutto per questo motivo. Magari sarà anche vero, chi dice di no. pare probabile che senza il successo di "Scanzonatissimo", il ricordo da solo non sarebbe bastato.

Tutta la valanga d’offerte che le è caduta addosso è del resto una chiara conseguenza di questo successo. Ripresa per la seconda volta quest’anno, la rivista piuttosto qualunquista di Dino Verde sta marciando irresistibilmente verso il traguardo della 500a replica. Un autentico record, soprattutto per Roma dove 300 repliche non si vedevano da anni. Partecipe di questo successo, la Como ne è stata anche uno dei principali artefici, con la sua Soraya dalle 4 esse, (lo sci, lo Scià, lo show, lo Schell), la sua caricatura, tra crudele e patetica, della "madre dell’attrice”, («E’ nostra amica, e questa non doveva farcela», disse Yasmine Schiaffino riconoscendosi nel personaggio), lo sketch tra recitato e mimato di "Bianca... Nenni e i sette nani” (Andreottolo, Fanfanolo, Jervolino, ecc.), la canzone sulla Roma di Pinelli.

Già l’anno scorso quando debuttò (e prima di allora non aveva mai aperto bocca per cantare), le era andata bene. Quest’anno è andata anche meglio, e Rossella è tornata a Roma, dopo una tournée che è stata una specie di sua reclame personale, con la valigia piena di applausi, di complimenti e di critiche estremamente lusinghiere. Praticamente "Scanzonatissimo” ha segnato la sua rivelazione come soubrette dalle molte corde, capace di tante trasformazioni, di far la matta e la patetica, un po’ il tipo Delia Scala. «ma con qualcosa di più», azzarda Rossella, e cioè «la recitazione e il canto». Questa è stata all’incirca anche l’opinione dei giornali, che hanno parlato appunto di "rivelazione”. della nascita di una "nuova soubrette” e così via.

«E sa che cosa ha scritto uno? — dice Rossella — c’è quasi da arrossire. Ha scritto che "una madre cosi patetica non si vedeva dai tempi di Bellissima”». Be’, il paragone è un po’ esagerato, perchè il personaggio non lo comporta; ma, critiche a parte, l'interesse del pubblico è stato caloroso. «Sapesse quanta gente è venuta a trovarmi in camerino». Ora c’è, a riprova. quello ragionato degli impresari, i quali hanno visto che Rossella funziona, chiama pubblico. E siccome, come lei dice, «l’ambiente artistico è un’industria come un’altra». l’essere considerata un prodotto che si smercia bene è il massimo che potesse desiderare. E l'esserci arrivata in due anni, mentre altre (ancora Delia Scala?), ce ne hanno messi 6, 7 e anche 10, è una bella soddisfazione. Contenta dunque? Beh. certo, contentissima: per come è andata e per ciò che l’aspetta. Un solo cruccio, che ora è passato. Ma quando il fatto successe, cocentissimo. La perdita del suo primo visone, che a Brescia durante lo spettacolo ha preso fuoco, c Si sentiva un odore strano in teatro — racconta Rossella — e dai a spargere deodoranti; poi qualcuno è entrato nel mio camerino, ha visto ciò che stava succedendo, ma ormai era tardi; e a me. naturalmente. l'hanno detto soltanto dopo lo spettacolo». Lì per lì ho fatto la forte, ma poi la notte tutta un pianto sotto il cuscino. Mica solo per il valore («Oh dio, certo, due milioni che vanno in fumo!»). ma soprattutto perchè era il suo primo visone, come questa è la sua prima casa, e a lei è sembrato segno di malaugurio. Come se dopo aver fatto tanto dovesse ricominciare tutto daccapo. Le è successo tante volte nella sua carriera.

Dopo i brillanti inizi, dopo il matrimonio finito male. «Per fortuna — dice Rossella — che io non me ne faccio un dramma». E cioè, più le situazioni sono difficili, e più lei reagisce.

1964 06 13 Tempo Rossella Como f4ROSSELLA COMO HA GIRATO sino a oggi una decina di film. Sposatasi nel 1958, interruppe la sua attività per espresso desiderio del marito. Il matrimonio non è stato però felice e la coppia si è separata poco dopo la nascita di una bambina. L’attrice era stata lanciata come la "Judy Hollyday italiana”. Queste foto sono state eseguite a Venezia.

La piccola Monica

Così, reagisci oggi reagisci domani, portando fortuna a tutti quelli (compreso Fellini) con i quali ha lavorato, è arrivata al 1964, anno in cui «spero finalmente di portar fortuna a me stessa». Se lo merita. senza dubbio. l’infaticabile Rossella, intorno a cui, fateci caso, c’è sempre un vuoto, come intorno alle persone il cui candore, la cui fiducia nel prossimo sono inestinguibili, si appoggiano a una sedia che non esiste, credono alla, parola degli altri, fanno ridere, ma in fondo sono quasi sempre soli. Sola anche lei, ma per fortuna c’è il suo lavoro e c’è la sua Monica, che le somiglia come una goccia d’acqua, e dalla quale non si separa mai.

Si parlava ormai da un’ora e Rossella non resistè. «Vuole vederla?», mi domandò, e senza aspettare la mia risposta:

«Monica!», chiamò a voce alta. La bambina arrivò subito e corse a sedersi sulle ginocchia della sua mamma vestita da marziana. Aveva in mano un disegno. Lo mostrò, molto fiera di sè. Rappresentava un aeroplano. Quello sul quale, giorni fa. ha fatto il suo primo viaggio fra le nuvole. L’aeroplano era tutto rosso, con le ali blu, la coda gialla, il cielo celeste, e la campagna sotto, verdissima. In mezzo alla campagna c’era un omino che salutava. «E questo chi è?». le chiese Rossella, e Monica, molto fiera: Ma come. non lo riconosci? Questo è il mio papà».

Stelio Martini, «Tempo», anno XXVI, n.24, 13 giugno 1964 - Fotografie di Chiara Samugheo


Tempo
Stelio Martini, «Tempo», anno XXVI, n.24, 13 giugno 1964 - Fotografie di Chiara Samugheo