Totò e lo sport: siamo campioni o caporali?

Totò sport

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Il 15 febbraio ricorrono i 100 anni dalla nascita dell'attore napoletano. L'abbiamo voluto ricordare con le parole e le immagini dei suoi film dedicati allo sport.

I suoi film sono oggetto di culto per i collezionisti. A Napoli c’è un teatro col suo nome e nascerà presto un museo. Ha ispirato i comici degli ultimi 30 anni e spesso è finito, suo malgrado, negli spot. Da una sua battuta di un film [Totò, Peppino e la Malafemmina, con la famosa lettera] è nato il complesso “Questa moneta servono”. Una lista elettorale, Votantonio, si è chiamata così in onore dello slogan gridato ne "Gli onorevoli"; molti locali e negozi, in Italia e all’estero, portano il suo nome.

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Dice Tullio De Mauro, linguista: “Ha promosso una rivoluzione nel nostro modo di parlare perché ha lottato contro l’aulicità, la tromboneria, la polverosità accademica dell’italiano. È merito suo se oggi nessuno può permettersi di dire, se non per scherzo: eziandio, è d’uopo, a prescindere, quisquilie”. Ha un senso commemorare oggi Totò a 100 anni dalla nascita [15 febbraio 1898] quando il comico è ancora così presente nella vita di tutti i giorni? I paradossi di un attore amato, la cui grandezza cresce col passare degli anni a dispetto di quella critica che non volle celebrarlo in vita. Mai un premio degno del suo valore, eppure tutti correvano al cinema per film realizzati in poche settimane, spesso utilizzando set e sceneggiature di pellicole più celebrate".

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L'attore napoletano con Isa Barzizza, durante le riprese della pellicola dedicata al Giro.
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Nel film Totò è il prof. Antonio Casamandrei che corre al Giro, [qui con Coppi] per conquistare...
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Uno spiritato Totò fra [da sin.] Seghezzi, Ortelli, Introzzi [che gli dà una spinta], Coppi e Magni.

Durante una lezione per imparare a pedalare nel film “Totò al Giro d' Italia": “Non sono mica un cane che alza la gambetta


Così da Sangue e arena, Ercole contro Maciste, La dolce vita, Pepè Le Moko, I giovani d’oggi, sono nati Fifa e arena, Totò contro Maciste, Totò, Peppino e la dolce vita, Totò Le Moko, Totò, Fabrizi e i giovani d’oggi. Poca spesa per il produttore, grandi incassi al botteghino. Versatile in campo professionale [ha scritto anche poesie e canzoni], generoso nel rapporto con gli altri, esplosivo in teatro, riservato in famiglia, l’uomo che ha fatto ridere tre generazioni era schivo e malinconico nella vita privata, segnata da lutti [una canzonettista, Liliana Castagnola, si suicidò per lui], amarezze [il divorzio dalla prima moglie], piccole vanità [la ricerca spasmodica di titoli nobiliari dopo che il padre, appena nato, non lo riconobbe]. Totò uomo dei record, in tutti i sensi. Un po’ meno in campo sportivo. Scatenato sul set, pigro nella vita quotidiana. “Non praticava nessuno sport - ricorda oggi Franca Faldini, sua compagna negli ultimi 15 anni - né si permetteva la passeggiatina dopo pranzo, anche perché glielo impediva la popolarità. Per le vacanze, in luglio e agosto, eravamo costretti a scappare all’estero, dove pochi lo conoscevano. Viaggiavamo in auto o in treno, mai in aereo. Ne era così spaventato che nella lavorazione del film Letto a tre piazze si rifiutò persino di salire su un apparecchio fermo all’aeroporto. Per girare le scene, la regia fu costretta a realizzare una finta cabina di pilotaggio negli studi di produzione”.

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...la sua bella [Isa Barzizza]. Qui ancora un'immagine di una partenza, con Magni e Ortelli.
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Ancora un fotogramma [in seguito colorato] della pellicola: in carriera Totò ha girato 97 film.
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Il barbuto professore di liceo per amore venderà l'anima al diavolo. Ma poi ci ripenserà.

Nobiltà che passione: i titoli nobiliari di Totò: Focas Flavio Angelo, Ducas Comneno de Curtis di Bisanzio Gagliardi Antonio Giuseppe di Luigi Napoli, Principe Conte Palatino, Cavaliere del Sacro Romano Impero, Nobile Altezza Imperiale.


Frutto di un trucco cinematografico anche il Totò in fuga in Totò al Giro d’Italia dove Antonio Casamandrei, maturo professore di liceo con la barba, stringe un patto con il diavolo per conquistare la donna che ama [una deliziosa Isa Barzizza]. Gli farà vincere il Giro, in cambio si prenderà l’anima. Eloquente il dialogo tra i due: “Vuole l’anima? All’anima!”. “Ma io le do il corpo. E che corpò!” Totò firma il contratto e quando si renderà conto che Belzebù intende portarselo all’inferno un’ora dopo la fine della corsa, fa di tutto per perdere, senza riuscirci.

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Il maturo docente spiega a un nugolo di sorpresi ciclisti che cosa ci faccia lui al Giro.

Il libro letto nel film “Totò al Giro d'Italia": Manuale del perfetto velocipedista.


Così lo vediamo sempre in testa, davanti a Coppi, Bartali, Magni. Sarà sua madre, con uno stratagemma, a ingannare il diavolo. Nel film, girato nel 1948 con i campioni e sulle strade di allora, vediamo Totò alla punzonatura, circondato dagli assi del tempo, in via Galilei a Milano, dove c’era la sede della Gazzetta dello Sport. Bartali, incuriosito, gli chiede “Ma tu chi sei?”. Totò risponde: “Il vincitore del Giro d’Italia”.

I record: Tre volte primo

Primo film comico a superare il miliardo di incasso: Totò sceicco [1950].
Primo film comico a colori: Totò a colori [1952].
Primo film italiano di fantascienza: Totò nella luna [1958].

Al che Coppi replica: “Allora noi possiamo andare a casa”. E il professore replica: “Ma no, ragazzi miei, perché volete scoraggiarvi? Nella vita c’è posto per tutti, potete anche arrivare secondi”. Esilarante l’intervista dopo la prima vittoria, quando Totò si rivolge ai radiocronisti: “Tifosi di tutto il mondo, girini e ranocchie”. E quando in corsa uno spettatore gli lancia una secchiata d’acqua, Totò reagisce: “Ma cosa crede, che non mi sono lavato la faccia stamattina?” La Gazzetta dello Sport segue le imprese dello sconosciuto con titoli come: “La barba volante” e “La barba magica”. Ai posti di ristoro, mentre gli altri concorrenti prendono il rifornimento al volo, Totò scende dalla bici, si mette a tavola e tranquillo ordina un pranzo completo. E spiega: “Dicono che l’appetito vien mangiando. Ma l’appetito viene a stare digiuni!”.


Definizione di bicicletta nel film “Totò al Giro d Italia": “Mezzo metallico munito di pignone e campanello”


Alla penultima tappa, il patto con il diavolo è di dominio pubblico. E gli assi decidono di ritirarsi. Così Totò e Isa Barzizza li dissuadono. Totò: ”Da voi la gente si aspetta una vittoria”. Lei: “Anche contro il diavolo”. Totò: “E voi, quando volete, potete: perché siete capaci di tutto”. Lei: “E qui si tratta di salvare un’anima”. Bartali: “Se si tratta di salvare un’anima, a questo ci penso io”. Totò: “Bravo Bartali, sei un sant’uomo”. Coppi: “Anch’io ci sto”. Totò: “Bravo Coppi”. Bartali: “Per farla al diavolo”. Coppi a Bartali: “E anche per farla a te”. Alla fine è la mamma di Totò a stordire il Diavolo con un potente sonnifero e così Totò va fuori strada, perde il Giro, salva l’anima e può sposare Isa Barzizza. Il film si chiude con un brindisi finale, sulle note del Barbiere di Siviglia. Tutti intonano, in playback, l’inno alla maglia rosa: “È quella cosa che mai non riposa, oggi è di Gino, domani Coppi se la mette sul pancino. Una a me, una a te, una a Magni che fa tre..Ma chi ha vinto la corsa? Non lo sappiamo: all’ultima tappa i due sono finiti appaiati, con verdetto affidato alla fotografia. Per mettere tutti d’accordo, bartaliani e coppiani, il film si chiude nel dubbio. Nella realtà quel Giro lo vinse... Magni. I titoli di coda partono con una scritta che ci rende orgogliosi, anche a distanza di 50 anni: “Questo film è stato girato con la collaborazione tecnica della Gazzetta dello Sport".


A Tazio Nuvolari nel film “Totò al Giro D'Italia”: “Questo ragazzo si farà"


Dal ciclismo all’ippica nel film "Totò lascia o raddoppia?" sull’onda del grande successo tv. Totò interpreta il ruolo del nobile decaduto duca Gagliardo della Forcoletta e un tormentone accompagnerà tutto il film. A chi lo chiama “Duca?”, lui risponde “Dica!”. Il protagonista sbarca il lunario facendo da informatore all’ippodronio. A ognuno suggerisce un cavallo diverso, così è sicuro di vincere e di prendere una percentuale. La sua vita cambia quando scopre di avere una figlia, rimasta senza madre, e che fa la cassiera in un bar. Totò le si presenta in incognito e quando capisce che il sogno della ragazza è quello di comprare il locale, per poter sposare il cameriere, decide di procurarsi i 5 milioni necessari partecipando a “Lascia o raddoppia?” Scopre di avere grandi possibilità quando, durante la trasmissione, un concorrente cade su una domanda di ippica, per lui invece facilissima.


Dal film “Totò e Peppino divisi a Berlino”: “L'Italia ha dato i natali a illustri personaggi: Fermi, Lucrezia Borgia, Giovanbattista Vico, Cimarosa, Alessandro Mazzini, Sansone, Bottecchia e Guerra... ”


Ecco come sciorina la sua sapienza sul quesito: “Il nome del cavallo arrivato terzo nel Gran Premio di Parigi nel 1912 e il fantino che lo montava”. “Il cavallo si chiamava Giacinto, figlio di Minerva e di Donatello 11, nonno di Vampiro, che vinse il Premio delle Nazioni nel 1932. Il fantino, Alessio Smith, inglese ma di madre meticcia, nato a Liverpool il 12 agosto 1891 di domenica, in una giornata afosa alle 6.30 del mattino. Iniziò la sua carriera equina, cioè equestre, il primo sabato inglese del 1906. Vinse ben 387 corse e montò 8.647 cavalli di cui il terzultimo della penultima corsa, e cioè Pippo iv, sebbene raffreddato, superò di una incollatura Genoveffa 1”.


Al figlio che lo esorta a pagare le tasse nel film “I tartassati": "Ti fanno schifo forse 15 milioni? Dillo a papà tuo, ti puzzano? Li vogliamo portare al maresciallo? E portiamoli! Anzi, facciamo una bella cosa, li portiamo direttamente al signor ministro. Va bene? Gli diciamo: "Eccellenza, scusi tanto, io sono il cavalier Pezzella, le ho portato questi 15 milioni, ne faccia quello che vuole. Ci sguazzi dentro. Allunghi la strada del sole, ci faccia pure gli scavi. E sai perché? Per trovare i mammuth. Facciamo gli stadi per la pallacanestro!. .. ”


Un fenomeno. Infatti davanti a Mike Bongiorno, che ovviamente interpreta se stesso, il duca si presenta sull’ippica “con riferimento a tutte le corse che si sono svolte dall’epoca degli antichi persiani fino a oggi pomeriggio alle 5”. Totò passa di successo in successo, conquistandosi la popolarità. La situazione precipita quando due boss della malavita americana scommettono su di lui [lascerà o raddoppierà?], minacciandolo ognuno di morte. Totò si presenta in cabina all’ultima domanda, quella dei 5 milioni, sotto la scorta di uno dei due. E solo per puro caso riesce a vincere. Alla domanda: “Qual è il nome del cavallo che vinse il Premio di Buenos Aires nel 1929”, risponde: “Non ce la faccio. Rinuncio”. “La risposta è esatta! Il cavallo si chiamava Rinuncio”. Il boss che lo minaccia viene poi catturato e Totò può consegnare la somma alla figlia [una giovanissima Valeria Moriconi] ricevendone in cambio il tanto sospirato bacio. Una chicca, per finire. Questo il quiz di Mike a un concorrente: “Chi è l’autore della canzone Malafemmena?” Proprio Antonio De Curtis, in arte Totò.


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In "Totò, lascia o raddoppia", infatti, film del ’56 di Camillo Mastrocinque, Totò è un esperto di ippica che si presenta alla trasmissione di Mike Bongiorno. Ecco una serie di botta e risposta irresistibili, tratti da quella pellicola. A chi gli chiede quale cavallo scommettere: "Un cavallo sicurissimo? La bistecca che state mangiando". Domanda di Mike: "Mi sa dire in che anno furono messe in funzione negli ippodromi italiani le macchine di partenza a scatto elettrico?".

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Totò con Mike Bongiorno e, in basso a sinistra, una scena del film. Sotto, a destra, con Rosanna Schiaffino.
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Replica di Totò: "Il 15 maggio 1927 alle tre del pomeriggio. Pioveva". "Bravissimo, la risposta è esatta. Ma come ha fatto a rispondere con tanta precisione?". "Sa cos'è, ero vicino al palo e presi la scossa". Altro quiz di Mike: "Mi dica i nomi di tre cavalli che la storia e la letteratura hanno reso celebri". "Bucefalo di Alessandro Magno, Ronzinante del signor Don Chisciotte, Carlo Magno di D'Artagnan”. "Bravo". "Senza contare poi che ci sono altri cavalli ugualmente celebri come il cavallo di Troia, i cavalli di Frisia, la piazza Magnocavallo e il cavallo dei pantaloni". Ancora Mike, mostrando una diapositiva, e risposta di Totò: “Mi sa dire come si chiama questo cavallo?". “Donato". "Bravissimo, la risposta è esatta. Congratulazioni, come ha fatto?". "Semplicissimo. Non vede? Ha la bocca chiusa". "E con questo?". "Come si dice? A cavallo donato non si guarda in bocca".

Vincenzo Cito,«La Gazzetta dello Sport magazine», anno IV, n.7, febbraio 1998


Il Piccolo
Vincenzo Cito,«La Gazzetta dello Sport magazine», anno IV, n.7, febbraio 1998

Riferimenti e bibliografie:

  • Foto Telepress e Archivi Gazzetta dello Sport, Corriere della Sera, RCS Periodici; immagini tratte dai film “Totò al Giro d’Italia” “Gambe d’oro” e “Totò lascia o raddoppia?”.