Rosanna Schiaffino ha conquistato il scapolo più furbo del cinema italiano

1963 10 12 Tempo Schiaffino Bini f0

La notizia del matrimonio di Rosanna Schiaffino col produttore trentasettenne Alfredo Bini ha colto tutti quanti di sorpresa: la decisione, attesa da molto tempo negli ambienti del cinema, è stata infatti presa soltanto cinque giorni prima delle nozze e tenuta rigorosamente segreta

Roma, settembre

Il "trust" delle Schiaffino si è sciolto. Mamma Jasmine non lo confessa, ma l’amara considerazione si legge nel suo sguardo allorché la sua celebre figlia, la carta vincente della famiglia, sta per allontanarsi in tailleur bianco, con il mazzetto di fiori d'arancio ancora stretti tra le morbide ed esili mani. Rosanna si è appena unita in matrimonio con lo scapolo più impenitente del cinema italiano, il produttore Alfredo Bini, un uomo ancora giovane ma già arrivato: trentasette anni, capelli e baffi rossi, occhi chiari, sorriso franco e gradevole. Non è aitante e neppure bellissimo, ma è colto ed intelligente. E’ laureato in biologia, ha fatto il giornalista, ha lavorato nelle costruzioni. Tuttavia è nel cinema che si è affermato, cominciando, come si dice, da niente. Uno dei primi film che organizzò fu "L’uomo di paglia". Da allora ha al suo attivo pellicole audaci ed intelligenti. Il Bell’Antonio, La Viaccia, Mamma Roma, Accattone, La bellezza d’Ippolita.

Sabato scorso 28 settembre, nella grande Basilica del Cuore Immacolato di Maria, alle falde dei Parioli, un tempo il quartiere più mondano della capitale, è crollato il mito di scapolo brillante e disincantato di cui Bini andava fiero. Un produttore cinematografico celibe ha, di fronte al dilemma del matrimonio, maggiori perplessità di qualsiasi altro uomo. Sempre in contatto con donne belle ed affascinanti, non è mai in grado di sapere esattamente quando esse siano attratte dalla prospettiva di fare un film e quando da un autentico sentimento di affetto. In ciò, era forse da ricercarsi la vera causa dei rinvìi e degli annunci poi smentiti del matrimonio tra Rosanna e Alfredo Bini. Ma l’affermazione che la giovane attrice ha avuto ad Hollywood e in Italia, ha fugato le resuide perplessità. Rosanna non aveva bisogno del marito produttore. Ormai la notorietà e un avvenire brillante le sono pienamente assicurati. Bini ha perciò capitolato o, forse, si sono arresi contemporaneamente, finalmente persuasi di volersi veramente bene. E la "resa" è avvenuta in forma solenne, secondo le più rigide norme della tradizione, « D’accordo, non deve durar molto, ma voglio tutto in regola », aveva chiesto Rosanna al fidanzato. Così, in cinque giorni, tra una ripresa e l’altra di un film americano e di uno italiano che sta girando contemporaneamente, la Schiaffino ha preparato il corredo, la cerimonia, il ricevimento, « Data l’incostanza del tempo, la mia Rosanna ha dovuto fare tutto doppio, vestiti leggeri e più pesanti, a seconda che piovesse o fosse bel tempo », dice la signora Jasmine Schiaffino.

Ma il tempo era bello e la sposa poteva sfoggiare il "tailleur" bianco di seta cordonata, un modello che il sarto Forquet aveva tenuto in cassaforte. L’abito a giacca era completato da un'acconciatura di Canessa, una cascatella di "pois" bianchi tenuti insieme da un tenue velo. Rosanna giungeva in chiesa al braccio del padre, il signor Giuseppe Schiaffino, un costruttore edile che vive, praticamente, separato dalla moglie, ma che, per la solenne occasione, s’era riunito alla famiglia. In chiesa, nella cappella più piccola della grande basilica, c’erano i testimoni, tra i quali l’elegantissima moglie del presidente del Consiglio, Donna Vittoria Leone, amica di Rosanna, e Mauro Bolognini, uno dei primi registi che abbia creduto nella personalità e nella bellezza della Schiaffino. Dello sfarzo e della confusione comuni ai matrimoni delle grandi dive, la cerimonia non aveva nulla. I fotografi e i giornalisti erano stati avvertiti all’ultimo momento per un eccesso di scrupolo dello sposo. Tra i suoi testimoni c’era un giornalista e Bini aveva temuto che qualcuno avesse potuto rimproverargli d’aver voluto sfruttare in esclusiva, per fini pubblicitari, un avvenimento così intimo e personale. Il parroco, don Renato, un grosso missionario dall’aspetto cordiale e bonario, non aveva quindi difficoltà a dire in piena tranquillità la Messa semplice, e a pronunciare infine anche il discorsetto. « Vogliatevi bene e siate d’esempio a tanti vostri colleghi, dimostrando loro che il Sacramento da cui oggi siete stati uniti, è indissolubile ».

Rosanna appariva felice. Anche le poche parole del parroco rientravano nel suo programma, come il ricevimento che seguiva in una sala dei padri missionari attigua alla basilica. L'ambiente era modesto e disadorno, addobbato con gli stessi fiori della cappella, gladioli e garofani bianchi e un lungo tavolo imbandito frettolosamente. Gli sposi tagliavano la torta, sturavano lo spumante e, senza eccessivi convenevoli, si dileguavano a bordo della loro "Jaguar” rosso scuro. Mamma Jasmine aveva appena il tempo di commuoversi. Sembrava che le stessero portando via il suo capolavoro, l’avvenente ragazza che lei. attirandosi commenti ironici ed a volte spiacevoli, ha saputo trasformare in una diva internazionale.

Rosanna indossava un tailleur di seta bianco e un cappellino di fiori d’arancio. La loro luna di miele durerà solo pochi giorni: l’attrice è infatti attesa a Londra per doppiare il suo ultimo film americano, interpretato accanto a Richard Widmark e a Sidney Poitier. Subito dopo dovrà tornare a Roma per girare le ultime scene di un film prodotto dal marito. "La corruzione". Al loro matrimonio gli invitati erano una ventina; pochi anche i fotografi che erano stati avvertiti qualche minuto prima della cerimonia: è la prima volta che nel mondo del cinema il segreto sia stato mantenuto.

”Fat el ni’, scappa la gazza” — costruito il nido scappa la gazza — commenta con mal-celata malinconia nel suo simpatico dialetto ligure. Il nido è uno splendido attico e superattico di diciotto vani che il "trust” delle Schiaffino — mamma, Rosanna, e la sorella maggiore Maria Pia — ha messo su a Tor Fiorenza, una nuova zona residenziale della capitale. Rosanna abiterà invece all’altro capo della città, all’Aventino. In una macchia di verde del più ambito dei colli capitolini, la casa dei Bini è già pronta ad accogliere la donna che rifiutò un brillante favoloso offertole da Baby Pignatari. Il play-boy miliardario fu imo dei tanti flirt attribuiti a Rosanna. Di volta in volta, i cronisti la fidanzavano con George Hamilton, Kirk Douglas, Walter Chiari, Cary Grant e persino con il regista Minnelli. Ma si trattava soltanto di pettegolezzi. In America, la più conturbante bruna del cinema italiano si era emancipata dalla madre e aveva nello stesso tempo smaltito l’inevitabile complesso dei grandi divi di Hollywood. Esaurita, poi, nel giro di un’estate anche l’esperienza dei play-boy, la sua scelta dell’uomo "colto ed intelligente che possa interessare e guidare una donna”, era apparsa definitiva.

Con Alfredo Bini s’era incontrata in casa del produttore Patara. Accadde qualche anno fa. Rosanna era impegnata nella "Storia di San Michele". Si conobbero e, da quel momento, uscirono sempre insieme, trascorrendo lunghi "week-end” sul panfilo "Meloria”, che Bini si era concesso per soddisfare le sue sportive ambizioni marinare. Sullo "yacht”, sono salpati da Anzio per la luna di miele. La ragazza che. Ano a qualche anno fa. veniva considerata una sprovveduta bellezza da copertina, è Analmente felice. Ora. oltre a parlare tre lingue e ad avere impegni per diversi anni, sa di aver espugnato il cuore di un ex-scapolo in grado di condurla ancor più in alto.

Giuseppe Marrazzo, «Tempo», anno XXV, n.41, 12 ottobre 1963


Giuseppe Marrazzo, «Tempo», anno XXV, n.41, 12 ottobre 1963