Claudia Cardinale, gatta o tigre?

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1966 07 09 Noi donne Claudia Cardinale introMa insomma chi siamo in definitiva noi donne: siamo streghe o fate, siamo angeli o demoni? L’interrogativo — anche se scherzoso — è rivolto al cinema italiano il quale ci darà presto una risposta con due film, attualmente in lavorazione, dagli eloquenti titoli «Le streghe» e «Le fate», il primo, interpretato da Silvana Mangano, si articola in tre episodi diretti rispettivamente da Luchino Visconti, Vittorio De Sica e Renato Castellani; il secondo, nato con l'evidente scopo di fare la parodia al primo, si compone di quattro episodi che hanno come registi Mario Monicelli, Mauro Bolognini. Antonio Pietrangeli e Franco Rossi, ed è interpretato da quattro famose bellezze: Raquei Welch, Claudia Cardinale, Capucine e Monica Vitti.

Il cinema italiano — è questo un vecchio discorso che rischia di farci apparire noiosi — raramente si è accostato al mondo femminile con l’intento di coglierne I fermenti, i problemi, le novità. Nella miriade di pellicole che si confezionano a Cinecittà la donna è spesso un personaggio secondario e ora. special-mente con la moda dei western, dello spionaggio o delle commedie comiche all'italiana, la donna è relegata a ranghi subordinati o è vista semplicemente come un simbolo del sesso. Per questo ci incuriosiscono questi due film centrati su figure femminili e che dovrebbero mettere a fuoco qualità e difetti delle donne e dimostrare come esse siano, da un lato, delle moderne streghe ambiziose, vanitose, assetate di successo, dall'altro creature dolcissime, autentiche fate.

Proprio in questi giorni a Roma si gira l'episodio de «Le fate» diretto da Mario Monicelli e che ha come interprete Claudia Cardinale. Siamo riusciti a conoscere, almeno per sommi capi, la trama dell'episodio di cui la bella Claudia è protagonista. E' la storia di Armenia, una bellissima zingara piena di fantasia che vive a Roma in una baracca completamente disadorna, priva persino delle suppellettili indispensabili. ma ricca di un gigantesco juke-box. Le canzoni sono evidentemente la prima grande passione della stravagante ragazza, la quale tuttavia ha un'altra passione, più che una passione una «cotta». per un medico di origine bolognese, specialista in malattie di bambini. Per vedere il medico, Armenia inventa una serie di trucchi: lo invita a casa per visitare il bambino che si porta sempre appresso, ma il bambino non è in casa; accusa disturbi inverosimili; va a cercare il medico all'ambulatorio, fa di tutto per incon trarlo per strada, lo trascina ai gran di magazzini dove il poveruomo rischia di essere arrestato per dei furti che lei ha commesso. La zin gara è bellissima e il medico ne è affascinato, ma si rende conto che l'amicizia con la strana ragazza è estremamente pericolosa, perciò fa di tutto per evitarla. Ma quando Armenia scompare dalia scena si accorge di non poter fare a meno di lei. va a cercarla alla baracca e non la trova più. Armenia? Se n è andata. dicono I vicini. Ma il pupo? Non era suo. lei lo custodiva mentre la madre era al lavoro. Ma dove se n’è andata? Boh! E' salita sull'automobile di un commerciante sulla quale troneggiava un candido cigno di car tapesta. Perchè se n'è andata? Ma lei faceva sempre così, un po' qua, un po’ là. amava soprattutto essere libera. Un personaggio curioso quindi questa Armenia. La sua. una storia, ci sembra, piuttosto modesta anche se insolita, ma l'esperienza ci insegna che la storia più banale, nelle mani di un bravo regista, può subire molte trasformazioni. E questa volta, trattandosi del regista di «Guardie e ladri». de «I soliti ignoti», de «La grande guerra» e del film più divertente della stagione, «L'armata Brancaleone». possiamo sperare che Claudia sarà una «fata» molto simpatica.

Claudia Cardinale è tornata così a recitare con il regista che la tenne a battesimo quando, nel 1957, un produttore italiano la convinse — dopo molte insistenze — a lasciare la sua città. Tunisi (dove si era fatta notare vincendo il concorso «La bella italiana di Tunisi»). per dedicarsi al cinema e la legò alla sua casa di produzione con un contratto che ancora non si sa se sia stato più vantaggioso per l'attrice o per il produttore. Claudia debuttò ne - I soliti ignoti»: era la sorella di uno dei ladruncoli, quel siciliano gelosissimo che la teneva chiusa in casa. Credo che chi ha visto quel film non abbia dimenticato il volto di Claudia quando, incorniciato dai capelli nerissimi, si affacciava ad una fessura della porta per salutare il suo innamorato: un volto fiero, di una bellezza aggressiva. quasi selvaggia.

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Da allora la ragazza tunisina è diventata una diva internazionale. Ne ha fatta di strada. In nove anni, salendo gradino dopo gradino, è arrivata fino in cima alla scala del successo. della popolarità. E di fronte a questi fenomeni ci si domanda quali possano essere gli ingredienti che fanno di un'attrice non eccezionale una grande star. Scrittori, giornalisti di grido, registi hanno indagato sul personaggio Claudia, cercando nella sua bellezza, nella sua personalità i segreti del successo.

Tempo fa Virgilio Lilli, tratteggiando un ritratto che è certamente dei più acuti, scrisse di lei: «...La sua avvenenza non esaurisce la sua personalità, come avviene in genere nel caso delle bellissime del cinema. Voglio dire che si tratta di una bellezza che non esclude la donna corrente, normale, di tutti i giorni: una bellezza che, volendo, può diventare grigia e può consentirle liberamente, sempre che se ne dia l'occasione e l'obbligo, di essere l'interprete diligente e veridica di un personaggio femminile decisamente brutto. I suoi capelli a brocca, con frangetta, possono essere quelli di Paolina Borghese e di una vecchia, la sua fronte ampia e allo stesso tempo ignara può essere quella di una principessa e quella di una serva, i suoi larghi occhi rotondi possono essere quelli di una Venere e quelli di una zitella inacidita: la bocca è sensuale fino a un certo punto, ma con una piccola piega delle labbra può diventare quella di una «Figlia di Maria» ; il viso rotondo non ha finito di essere quello di una piccola borghese che già sembra quello di una contadina; e non ha finito di sembrare quello di una contadina che ci si può vedere dentro persino una certa regalità».

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Infatti Claudia è stata in modo ugualmente credibile la sofisticata principessa de «La pantera rosa» e la popolana di «Rocco e i suoi fratelli», la borghese arrampicatrice de «Il Gattopardo «e la prostituta de «La viaccia». Ma ecco come Alberto Moravia, che sottopose l'attrice ad una strana intervista che sembrava essere soprattutto l'esame di un oggetto, l'analisi di un «fenomeno della natura», si esprime cogliendo un'altra «essenza» di Claudia: «La sua è una risata molto forte, molto aperta, irresistibile, fanciullesca. in cui pare esplodere e sfogarsi la sua timidezza. Lei ride si direbbe per comunicare, per vincere la propria ritrosia. Il suo sorriso o meglio il suo riso ci riconduce alla forma del volto che lo contiene e lo circonda. La forma, un po' a losanga, dà al volto un aspetto particolare. come di faccia arcaica, essenziale e infantile, sollevata verso la luce...».

Ma fra gli scrittori Pasolini è stato fra i primi a scoprire il fenomeno Claudia. Quando faceva il critico cinematografico, lo scrittore, dopo aver visto la Cardinale nel film di Germi «Un maledetto imbroglio». tratto dal libro di Gadda Conti, scrisse: «Una Cardinale che mi ricorderò per un pezzo. Quegli occhi che guardano solo con gli angoli accanto al naso, quei capelli neri spettinati (unica vera prorompente citazione gaddiana). quel viso umile. di gatta, e così selvaggiamente perduta nella tragedia...». E sul motivo di Claudia-gatta è tornato Visconti. che ha detto alla Tv: «Tutti credono che Claudia sia una splendida gatta, di quelle che si sdraiano sui cuscini del divano del salotto buono e si lasciano ammirare e lisciare. Ma io dico: fate attenzione, lasciatela crescere. Quella gatta diventerà una tigre, e un giorno o l'altro sbranerà il suo domatore». Questi i giudizi su Claudia di registi e uomini di cultura (e molto interessante è anche leggere i giudizi degli sconosciuti, uomini che scrivono all'attrice autentiche dichiarazioni d'amore e che sono state raccolte in un libro intitolato «Cara Claudia»). E tuttavia il fenomeno Claudia resta ancora una incognita.

E' vero che Claudia Cardinale ha avuto, come poche altre attrici, un favoloso lancio pubblicitario, che la casa di produzione che l'ha sotto contratto ha investito milioni per crearla, l'ha fatta fotografare dai migliori fotografi del mondo, le ha insegnato a recitare, a vestirsi, a pettinarsi (le sue parrucche sono create quasi esclusivamente da Alexander. famoso parrucchiere di regine). a truccarsi, ma è altrettanto vero che lei ha imparato tutto ciò alla perfezione e che una volta lanciata in orbita ha saputo rimanervi per brillare di luce propria.

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Dal nostro punto di vista, quello femminile, Claudia Cardinale deve gran parte dei consensi e del favore che gode anche fra le donne proprio ai ruoli che ha interpretato. E' forse una delle poche attrici che ha dato vita nel nostro cinema ai personaggi veri, autentici: da «La ragazza con la valigia» in cui prestava candore e sentimenti ad una giovane donna vittima della cupidigia maschile, a «La ragazza di Bube». l'appassionata compagna del partigiano, alla delusa e svuotata protagonista de «Gli indifferenti». fino alla fiera Angelica del «Gattopardo» e alla ambigua figura femminile di «Vaghe stelle dell'Orsa»; personaggi atipici alcuni, ma tipici altri, come se ne possono incontrare nella vita di ogni giorno. Resta da vedere ora se il discorso vale anche per Armenia la «fata».

Maria Maffei, «Noi donne», anno XXI, 9 luglio 1966


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Maria Maffei, «Noi donne», anno XXI, 9 luglio 1966