Il marito bambino

1964 07 11 Tempo Evi Marandi f0

Vittorio Caprioli, nel film in cui recita con Sandra Milo, impersona un marito coccolato, viziato e comandato dalla moglie. Una parte che non gli spiace recitare anche nella vita privata

Roma, luglio

«Come mi trovi?... Mi trovi dimagrito?...». Reduce da una snervante sauna, da vigorosi massaggi, da diete ferree, Caprioli, il volto scavato e tirato, come quello di un Papa della Controriforma, mi pone ansiosamente questa domanda, «Dimagritissimo!», faccio trionfalmente, tutto felice di potergli dare ragione, «Di’ la verità: tu sei di quelli che non ci credono, eh?». «A che cosa?». «Che io piaccio alle donne...». Ed è pronto, si vede benissimo, a sorridere per primo, se gli dico di no. «Ci credo... moderatamente...», faccio. Mi fissa e con aria di sfida si avvia, avvolto in una vestaglia, gonfiando il petto gremito di peli, verso Sandra Milo anche lei in vestaglia per esigenze cinematografiche. Disegnando provocanti ghirigori da danzatore di tango argentino, piantando sulla malcapitata un acceso sguardo allusivo, e inscenando un guappo sopruso, la rovescia all’indietro sull'arco della schiena. «Si, Vittorio, sei bellissimo, sei adorabile, meraviglioso...», mormora implorante Sandra pur di uscire da quella posizione. Il volto imbrodolato da un sorriso, Vittorio, celiando, gorgoglia qualche frase di autocompiacimento con l’aria da bullo. «Vedi... mi fa con aria trionfante — le donne sono tutte ai miei piedi...».

Questa scenetta estemporanea si svolge in un appartamento della Roma del "miracolo". una casa nel gusto dei "neo-ricchi” dove Mauro Bolognini gira con Sandra e Vittorio un episodio dei tre che comporranno il film La donna è una cosa meravigliosa. Per ragioni cinematografiche Vittorio si è fatto crescere un paio di baffi sottili che lo fanno somigliare o a un forzato del tango o a un pirata berbero; somiglianza rafforzata dalle basette che, dalle tempie, gli scendono sulle gote quasi monopolizzandole.

Potrebbe essere anche lo amante latino se la calvizie non gli avesse roso ampiamente i capelli. Il cruccio che gli si disegna in volto quando, guardandosi allo specchio, Vittorio scruta i progressi della calvizie, fa male al cuore. Il sogno di Vittorio è sempre stato quello di possedere la bellezza virile di Trastevere, sassosa di muscoli, villosa e ottusa come uno spazzolone, e di camminare per strade ricolme, al suo passaggio, di «Anvedi!» e pullulanti di «Aho!». Vorrebbe essere il ”più” di Trastevere, ma nello stesso tempo non vorrebbe appartenere a quella umanità di tangheri e di gaglioffi. Il fisico da "fusto” lo vorrebbe rivestito da Caraceni. Insomma vorrebbe essere un bell’uomo alto e adusto, e deliberare con piacere la propria eleganza allo specchio. E poiché questo inutile e spietato aggeggio non riflette l'immagine che lui vorrebbe, da specchio gli fa Franca Valeri che, mani ai fianchi — indulgente verso questa aspirazione alla "fustaggine” del marito — con tono materno gli decanta le sue attrattive, «Oggi sei bello, Vittorio... Stai proprio bene...». «E’ diritto il nodo della cravatta?». «Pende a destra, sor Vittorio... Mo’ troppo a sinistra... Nun tira chè se strappa... Non lo rivortà chè se ciancica...». Franca comincia a parlare in romanesco quando è stanca delle mansioni cui la vanità del marito la costringe; ella deve presiedere alla cerimonia della vestizione perchè Vittorio non è capace di celebrarla da solo. E se la rasatura non gli restituisce lisce gote, le sue carezze debbono lenire il disappunto.

Sandra Milo e Vittorio Caprioli recitano insieme nell’episodio "Una donna dolce dolce dolce” del film "La donna è una cosa meravigliosa'’ di Mauro Bolognini. Gli altri due episodi del film, sempre interpretati dalia Milo e da Caprioli, sono "Il cenno”, che racconta di una donna che, per mantenere legato a sè il marito, deve imparare gesti e atteggiamenti licenziosi, e "Il circo”, in cui è tratteggiata l'impossibile vita coniugale tra un nano (innamorato, tra l’altro, di un’altra nana) e la donna-cannone. La Milo, nel recente festival di Berlino, dove è stato presentato "La visita" di Pietrangeli, ha ottenuto un notevole successo personale.

Hanno scritto che Vittorio è oltre che il marito il padre di Franca. Per quanto riguarda i contratti, gli impegni di lavoro, i progetti, tutto ciò che concerne la professione, può definirsi il babbo. Ma in casa i rapporti si capovolgono. C’è chi racconta, ridendo, di aver visto piangere Vittorio, grande e grosso com’è, la testa reclinata sul braccio, e il braccio ripiegato sulle ginocchia di Franca perchè la sua pancia, quand’è seduto, forma non i due regolamentari rotoli di ciccia, ma tre. Franca sopporta questi sfoghi con la pazienza di un savio di Sion.

Va da sé che un attore come Vittorio è il più adatto per interpretare la parte del marito accanto a Sandra Milo che è la moglie, nell'episodio Una donna, dolce, dolce, dolce. Fossi uno psicanalista, mi darei ad esplorare i sottintesi freudiani in questa inclinazione di Vittorio di essere amato, coccolato, blandito, riverito, adorato, vellicato, viziato e se fosse possibile, sculacciato, dalle donne. Nella parte del marito che si lascia trattare come un bambino alla moglie, egli è entrato naturalmente. Per farsi imboccare la pappa da Sandra non deve fare alcuno * sforzo interpretativo; nè quando si lascia dare la pacchetto alle spalle per fare il "ruttino"; nè quando si lascia infilare il pigiammo di batista che non irrita le pelli delicate come sono appunto quelle dei neonati; nè quando si fa fare il bagno; nè quando giuoca con il trenino o con i pupazzi o con altri trastulli che la moglie gli compera per tenere più a lungo accanto a sè, come una chioccia amorevole che difende. protegge e, diciamolo pure, asfissia il suo pulcino.

Molto acuto nel cogliere i difetti delle donne e molto esperto a decifrare, invece, i pregi degli uomini, Bolognini, sulla scia di un racconto di Parise, disegna con Una donna dolce, dolce, dolce una moglie che rende prigioniero il marito in una gabbia dorata. Bolognini vuol ammonirci in chiave paradossale e grottesca, mettendoci in guardia contro il matrimonio, in cui intravede la fine dello splendido e orgoglioso isolamento dell’uomo. Sandra Milo, in maniera "dolce, dolce”, si comporta verso il marito come un nefasto animale possessivo. Ogni sobrio e severo misogino, ogni spregiatore d’ogni femminile esclusivismo, troverà sacrosanta la crociata che Bolognini conduce contro questa sorta di mantidi religiose, dotate, sotto la apparente dolcezza, di un maledetto istinto monopolistico e prevaricatore. Ah, le donne! Pur di non lasciarlo uscire, la protagonista che non ha figli e quindi per "transfert" elegge a fantolino il consorte, espone il marito a micidiali correnti d’aria dopo averlo fatto sudare. Il minimo che possa capitarvi in queste circostanze è di prendervi una polmonite. E' proprio quello che la materna, amorevole, soccorrevole moglie vuole per poter esercitare sul marito-marmocchio il suo istinto materno, amorevole e soccorrevole. Il poveraccio deve, per ragioni di lavoro, partire per Parigi? La moglie che fa? Lo fa salire sulla sommità di una scala cui ha precedente-mente tagliato le gambe. Nel crollo, il poverino non ci rimette le penne, ma si frattura la schiena. Condannandolo all’immobilità, la moglie è finalmente felice. Punto e basta. Non racconto il seguito per non togliere allo spettatore il gusto di interessarsi alla vicenda quando La donna è una cosa meravigliosa si accamperà sugli schermi.

Nei panni di questa mantide religiosa soffocatrice e divoratrice c’è, abbiamo detto, Sandra Milo. Il trucco le ha conferito una espressione da Jean Harlow o da erinni, che poi è la stessa cosa. Straordinaria è la testa, su cui i capelli color paglierino, ritorti in boccoli come i fili di un reticolato, più che crescere, pare che si arrampichino con impeto conquistatore. Sandra si diverte a fare questa caricatura della moglie-mamma-sorella, dispotica, ebbra di potere, gonfia di viscerale hitlerismo, ma apparentemente "dolce dolce”.

Questo personaggio deve averlo preso in simpatia per amor di contrasto perchè Sandra ha un carattere d’oro, tollerante e comprensivo. Ormai il cinema le si presenta come una pista di bowling dove lei scorre come la palla che non fa cilecca. Come il baco da seta fa col bozzolo, così Sandra s’è creata il suo personaggio nato col fortunato incontro con la petulante e svampita amante di Mastroianni in Otto e mezzo di Fellini. Il suo personaggio è inesplicabilmente bambola, non perchè bamboleggi o prenda leziosi atti da pupattola, ma perchè ha quel qualcosa di finto, di disumano e di ambiguo che emana dalla personalità della svitata. Perchè Sandra Milo è già più che un’attrice, sta diventando un fenomeno fotogenico che supera i contorni del reale: sembra un cherubino lasciato per dimenticanza dal buon Dio sulla terra. Ha sempre l’aria di una bambina malaccorta e quieta che abbia spalancato solo ieri gli occhi sulle meraviglie del mondo, e le guarda divertita e sorpresa.

Apparentemente remissiva, dolce e materna, Sandra Milo in "Una donna dolce, dolce, dolce" è una moglie che con le sue premure ossessive, costringe il marito a fare tutto quello che lei vuole, fino a costringerlo a rinunciare alla propria personalità e a trasformarsi in un autentico bambino. Caprioli, terminati gii impegni cinematografici, tornerà al teatro con una commedia che sta preparando in collaborazione con Franca Valeri, da poco nominata Commendatore della Repubblica.

Bolognini non è dello stesso avviso e costringe questa serafica Sandra a fare, nel secondo episodio che si intitola Il cenno la parte di una moglie che un marito schizzinoso e allergico alla purezza costringe a improvvisarsi donna di facili costumi. Sin quando ella è la quintessenza della onestà per lui ha ben poche attrattive; quando annusa in lei marciapiede e amori mercenari si sente nuovamente attratto. E sapore del peccato è più eccitante di quello della virtù. Questa è la morale dell’episodio nel quale il ghiottone malsano sarà Vittorio Caprioli che in questi giorni è inossolito più del solito, segno evidente che oltre alle saune digiuna. Ma i suoi occhi sono accesi come se in dissolvenza vedesse trascorrere vassoi fumanti di fettuccine al doppio-burro e di filetti al sangue. Così grazie a questa intransigenza dietetica, vedremo invece del solito Caprioli pacioso, un Caprioli risucchiato e scarno. In compenso vedremo una donna cannone nell’episodio del Circo che racconta il vano tentativo di un nano di sbarazzarsi della colossale consorte per potersi unire con la nana che ama. E tapino ce la mette tutta per farla fuori. Le donne sono davvero una cosa meravigliosa.

Maurizio Liverani, «Tempo», anno XXVI, n.30, 25 luglio 1964


Maurizio Liverani, «Tempo», anno XXVI, n.30, 25 luglio 1964