Sofia Loren: «sono una ragazza rimasta povera dentro»

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Questo ha ammesso Sofia Loren dopo il furto dei gioielli non assicurati : voleva toccare con le sue mani il proprio successo; e gli inglesi si sono commossi, anche se non dei tutto convinti

Londra, giugno

Appena letta la notizia che a Sofìa Loren erano stati rubati i gioielli per il valore di 185 mila sterline (pari a 320 milioni di lire), gli scettici sorrisero con noia: e II solito colpo pubblicitario». C’era una ragione precisa per dubitarlo. La Loren aveva cominciato allora a girare "La milionaria" tratto da una commedia di G. B. Shaw. e l’equazione era chiara: milionaria, gioielli, furto, giornali, chiasso. Quando poi si conobbero le balorde circostanze in cui i gioielli erano stati rubati, e cioè di sera, in uno "chalet” di legno, mentre il personale di servizio guardava la televisione e lei era andata a prendere il marito. Carlo Ponti, all'aeroporto, lasciando quel po’ po’ di valore, non assicurato, in un cassetto e con la finestra aperta, allora il dubbio si consolidò. Accadde poi che a distanza di sole 24 ore un omino di guardia ad un punto del Tamigi trovava la scatola nera dei gioielli, vuota naturalmente (tranne una spilluccia di plastica dorata ma di c grande valore sentimentale»), e come se qualcuno l’avesse colà gettata perchè fosse facilmente rinvenuta sulla fanghiglia. Gli scettici furono assolutamente sicuri: il furto dei gioielli di Sofia Loren era nè più nè meno che un colpo pubblicitario ben congegnato.

Ma ecco che mentre Scotland Yard esaminava la scatola magica, la Loren annunciava che avrebbe dato mancia competente di 20 mila sterline (35 milioni di lire) a chi le avesse riportato tutte le altre gioie. A questo punto gli scettici si trovarono di fronte a un bivio: o si doveva prendere questo annuncio come il colmo della audacia pubblicitaria, essendo consci i loro artefici del reato penale che stavano commettendo; o bisognava cominciare a porre delle riserve ai propri dubbi e prendere la cosa sul serio.

Di furti di gioielli l’Inghilterra abbonda. E’ il tipo di furto più comune perchè vasta e bene organizzata è la rete dei ricettatori, i quali oggi non sono più i loschi figuri di un tempo, segnati a doppia croce dalla polizia, ma anche rispettabili signori che a mezzogiorno fanno regolarmente colazione in un club di Pali Malì di Mayfair, girano in Rolls-Royce con autista e non fanno per nulla il mestiere di ricettatori: sono businessmen che accettano di prestarsi a lucrosi d’affari”. A ciò si aggiunga che Londra è il mercato internazionale delle gemme. Un gioiello rubato viene rapidamente smontato, diviso in più parti e messo sul mercato: chi lo riconosce più? Questa la fine fatta dai gioielli di Lady Docker rubati dalla sua automobile circa tre anni fa. Non furono mai ritrovati. Ma Lady Docker aveva assicurato le sue 150 mila sterline di preziosi e pertanto le recuperò agevolmente. Sofia Loren, se i gioielli non saranno ritrovati, non beccherà un soldo. E questo è l'aspetto più fantastico e incredibile dell’intera faccenda.

Negli ambienti delle assicurazioni londinesi si stenta a crederlo. A memoria di under-toriter dei Lloyd’s non si era mai riscontrato il caso di una signora che, possedendo gioielli per il valore di 185 mila sterline. non li avesse assicurati; non solo, ma neppure depositati in banca. Attrici, ereditiere. signore dell’ aristocrazia, ricche borghesi, perfino gente di ordinaria amministrazione, tutti assicurano i propri gioielli, e ci sono vari sistemi per farlo. Il più usato è di convenire con la compagnia di assicurazione che la proprietaria delle gioie userà normalmente soltanto una parte di esse, e terrà costantemente depositato in banca il resto. La parte usata corrisponde in genere al valore di circa 10 mila sterline; su queste, la proprietaria paga un premio di circa cento sterline l’anno contro qualsiasi rischio (furto o perdita accidentale); sul resto, paga un premio di gran lunga minore.

Oppure, la proprietaria tiene depositati in banca costantemente tutti i gioielli e si limita a prelevare, di volta in volta, quelli che indosserà per una data occasione, assicurandoli magari per una sola settimana. Oppure ancora, non ne preleva mai neppure uno e usa normalmente delle riproduzioni di nessun valore (al giorno d’oggi, però, fatte così bene che soltanto un esperto può riconoscerle). Insomma, esistono varie maniere per cautelarsi contro il furto o la perdita accidentale di quella che è la merce più preziosa e più facile a scomparire.

1960 06 11 Tempo Sofia Loren f1SOFIA LOREN, che dà il braccio al suo produttore inglese Pierre Rouve, fotografata negli studi di Elstree. Nonostante lo choc sofferto per il colossale furto l’attrice italiana ha continuato a lavorare. Il suo volto, tuttavia, esprime chiaramente lo stato d’animo di questi giorni.

Ma è vero — e un assicuratore ce lo ha ammesso francamente — che per un’attrice del cinema è molto difficile trovare una compagnia disposta ad assicurarla. Sono donne, queste, che viaggiano continua-mente, stanno lunghe ore fuori di casa, e amano o devono portarsi dietro la gioielleria per obblighi sociali. Sofia Loren. anche se avesse voluto assicurarsi, non avrebbe potuto farlo da un giorno all’altro. Non ha senso quel che l’attrice ha detto, cioè che aveva intenzione di assicurare i gioielli proprio il giorno dopo quello del furto. Per un valore del genere, e alle condizioni desiderate dalla Loren (cioè fare uso costante delle sue gemme) nessuna compagnia londinese sarebbe stata disposta ad affrontare da sola il rischio del furto. Sarebbe stato necessario spezzettarlo tra varie agenzie e questo avrebbe richiesto settimane di tempo: a meno che. come si diceva prima, la Loren non avesse convenuto di usare solo una minima parte delle sue gioie e lasciare il resto in banca.

Sofia Loren sapeva che c’erano delle difficoltà da superare, e lo ha anche ammesso. E sapeva che il premio da pagare per un valore di 185 mila sterline sarebbe stato (citiamo cifre confidateci da un assicuratore londinese) la bellezza di 4600 sterline l’anno, pari a 8 milioni di lire). Nel pianto Sofia Loren s’è lamentata che ciò sarebbe stato troppo. Ora invece, sarebbe disposta a pagare cinque volte tanto a titolo di mancia. E le rimarrebbe, dopo questa dura lezione, da pagare ugualmente il premio assicurativo annuale, poiché è difficile immaginare che ritrovando i gioielli, continuerebbe a tenerli in un cassetto della sua camera da letto.

Ma quale è il valore effettivo dei suoi gioielli? Scotland Yard, dopo un primo esame della loro descrizione, ha provvisoriamente ridotto il valore a circa centomila sterline. Si tratterebbe di un collare di zaffiri e diamanti, orecchini di diamanti, due collari di perle (uno con perle nere e bianche), tre spille di diamanti, un antico serpente d’oro con rubini agli occhi, e un orologino d’oro con relativo bracciale. Anche negli ambienti degli agenti assicurativi londinesi, l’opinione corrente è che la cifra di 185 mila sterline corrisponda forse più al prezzo di acquisto che al valore reale.

Il caso Loren presentava, comunque, a prima vista, elementi molto suggestivi. Lo chalet di legno nel bosco fitto, il lusso dei locali interni, il personale fidatissimo (tre italiani), la camera da letto di Sofia, un vicino club costosissimo e sempre circondato da luccicanti Bentley e prolungate Cadillac, la pace del week-end, la scappata in macchina all’aeroporto per incontrare il marito, il ritorno a casa col marito, le quattro chiacchiere nel soggiorno con bar, l’ora di andare a letto, improvvisamente un grido, un prorompere di lagrime, un sussulto in tutta la casa: sono scomparsi i gioielli!

Che il ladro sia un dilettante (come Scotland Yard avrebbe affermato), che egli si sia comportato ingenuamente gettando la scatola nera nel Tamigi, che si sia nascosto nella soffitta della casa per spiare, attraverso un buco del soffitto della camera da letto di Sofia Loren, dove questa metteva i gioielli; che abbia ricevuto informazioni precise da persone vicinissime alla padrona di casa; che si sia insinuato nello chalet per la finestra della camera della cameriera; che sia scappato all’estero; eccetera eccetera, tutto ciò è materiale d’indagine della polizia. Che i gioielli vengano ritrovati o no, la Loren non rimarrà povera. Bissa stessa ha ammesso in questa circostanza di essere milionaria (e dai con questo "milionaria”!) in lire e anche in dollari, sebbene non in sterline.

Ma rimane il fatto che Sofia Loren ha perduto i suo: gioielli. Erano, come lei ha detto fra i singhiozzi, più che gioielli. Erano le pagine del diario della sua vita cominciata dal nulla, dai casamenti popolari di Napoli. Qui l’Inghilterra si è sinceramente commossa e ha visto in questa famosa, esotica bellezza muliebre dagli occhi a mandorla, la ragazzona rimasta Sofia, l’ex-scugnizza che aveva bisogno di toccare con le proprie mani, ogni mattina, alzandosi, il proprio sfolgorante successo, c Sono una ragazza rimasta povera dentro» ha confessato Sofia Scicolone in un momento di sincerità che non era debolezza.

Il fatto stesso di aver voluto affittare un lussuoso chalet di stile norvegese, nel quale ritirarsi in prezioso isolamento, come in una torre d'avorio, ha svelato una ostentazione che è tipica di chi non ha ancora assimilato bene il proprio successo. Altre celebri attrici delle schermo continuano a venire in Inghilterra per girarvi dei film ma si sistemano in maniera meno eccentrica e più consona ai nostri tempi. Marilyn Monroe, quando venne per girare Il principe e la ballerina con Laurence Olivier quattro anni fa, alloggiò in una tranquilla palazzina di campagna senza riempire i cassetti di brillanti. In questo momento abita intorno agli studi di Elstree un firmamento intero di "stelle”, poiché s’è scoperto che girare un film in Inghilterra costa molto meno che a Hollywood. David Niven e Anthony Quinn, Cary Grant e Robert Mitchum, Deborah Kerr e Jean Simmons. Orson Welles e Charlton Heston, Elizabeth Taylor e Gregory Peck, e (se accetterà di fare Lawrence d’Arabia) Marion Brando, sono i vicini di casa della Loren. Alcuni come Jayne Mansfield e Mylene Demongeot, si sistemano addirittura in un buon albergo locale, il Bull Hotel, che per tremila lire al giorno fornisce un ottimo bed and breakfast.

C’è una donna che avrebbe potuto darle un consiglio molto personale, Susan Wilding, moglie di Michael Wilding, l’attore inglese sempre in viaggio tra Hollywood e l’Inghilterra. Le vicissitudini della signora Wilding nel campo dei gioielli sono note. Proprietaria di una meravigliosa collezione valutata a più di 100 mila sterline, la signora Wilding era arrivata al punto di non aver più pace. I ladri la seguivano metodicamente da un posto all’altro come un branco di sciacalli altamente organizzati. L’anno scorso, dopo aver subito cinque! furti, ha deciso di sbarazzarsi-della fastidiosa fortuna e l’ha venduta all’asta.

Carlo Fenoglio, «Tempo», anno XXII, n.24, 11 giugno 1960


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Carlo Fenoglio, «Tempo», anno XXII, n.24, 11 giugno 1960