Sofia Loren, finta marescialla a Tirrenia

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"So già che questo personaggio mi resterà attaccato come un'etichetta per chissà quanto tempo, come quello delia pizzaiola”: così si esprime la Loren parlando di Madame Sans-Géne, che impersona in una rielaborazione cinematografica del celebre lavoro di Sardou

Tirrenia, agosto

Tirrenia è requisita. Ville, pensioni e case private quest’anno non hanno avuto il problema dell’ "affittasi”. Un anno fortunato, dunque, l’anno di "Madame Sans-Géne”. La pensione "Fiore” ha tuttavia perso quella che avrebbe potuto essere la sua cliente migliore: una signorina che sette anni fa venne qui come dimessa protagonista di un filmetto intitolato "Pellegrini d'amore” e che ora viaggia in Rolls-Royce, è comproprietaria degli stabilimenti cinematografici che sorgono sotto la pineta quasi in riva al mare e si chiama Sofia Loren.

Dell’interprete di "Pellegrini d’amore” rimangono attaccate alle pareti della sala da pranzo un paio di fotografie: una Loren quasi irriconoscibile, con la testa piena di bigodini e un sorriso speranzoso lanciato verso l’avvenire. Tutti dicono di ricordarsela perfettamente, tanto è vero che sono in grado — a richiesta — di riferire frasi, abitudini spartane, episodi. «Darei qualsiasi cosa per un po’ di pubblicità». Oppure: «Meno male che questa sera abbiamo un invito».

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Christian-Jaque, il regista di "Madame Sans-Géne”, sorveglia la preparazione di una delle prime scene del film. Anche la Loren, come tutti gli altri protagonisti, recita in francese.

Adesso invece non c’è verso di farle mettere piede in un salotto o in un locale della Versilia. Quelli di Cascina le avevano offerto un capitale in mobili rustici in cambio di una apparizione sul palco degli esperti di "Campanile Sera”, ma neppure il valore artigiano è riuscito a far breccia nella consegna rigidissima che Sofia si è data. Accontentare uno vorrebbe dire dover accontentare tutti; quindi, politica della porta chiusa. A mezzogiorno e alle nove di sera, chi la vuole vedere si metta buono buono sotto l’ingresso dell’albergo pisano nel quale ha preso alloggio e per un attimo potrà puntare gli occhi non sulla Sofia sofisticata e prepotente degli ultimi film, ma su Caterina Hubscher, detta Madame Sans-Géne, cioè signora senza soggezione.

Esce ed entra già vestita e truccata per non perdere tempo. Sale sulla Rolls-Royce con la fedele segretaria Ines e con la sarta e, costeggiando l’Arno le cui sponde verso il mare sono piene di baracche di pescatori, di piccole trattorie e di ippocastani, arriva a Tirrenia.

1961 08 12 Tempo Sofia Loren f3Siamo agli inizi della vicenda, che è ambientata negli anni che videro il trionfo della Rivoluzione francese. La lavandaia parigina Caterina Hubscher, detta "Madame Sans-Géne” (cioè, "madama senza imbarazzo”, per la sua capacità di dire tutto quello che pensa), incontra il capitano Lefèvre e se ne innamora. L’amore.sfocia nel matrimonio: e la scena, di cui qui sopra vediamo un’immagine, si riferisce a questo inizio d’amore fra l’ufficiale e la lavandaia. Lefèvre, che è impersonato da Robert Hossein, nel seguito della vicenda salirà rapidamente i giudi della gerarchia militare, fino a diventare Maresciallo di Francia. Nella foto a sinistra: Sofia Loren definisce con il regista, con la sua tipica esuberanza mimica, gli ultimi particolari della scena che si appresta a girare. Sette anni fa a Tirrenia, Sofia Loren, allora quasi sconosciuta, ebbe una particina in un modesto film che ora più nessuno ricorda.

La domenica si ferma a metà strada, sale sul motoscafo e va a vedere quelli che fanno il bagno sulle spiagge della Versilia. Incrocia al largo di Viareggio, passa le Focette e arriva al Forte. Ma non scende a terra. Tocca a sua sorella Maria tenerla al corrente di quello che succede in giro. Maria, quando è qui a Tirrenia, va tutte le sere a sentire Romano Mussolini che suona con la sua orchestrina ed è un "numero” di grande richiamo turistico. Tutti dicono che si sposeranno prima o poi, che Maria è ormai di famiglia in casa Mussolini, che donna Rachele la ospita a Ischia, che Anna Maria e il marito (noto presentatore di spettacoli e imitatore di voci) la trattano come una cognata. Sofia su queste cose ha poco da dire. Si rende conto del putiferio che le nozze susciteranno, ma che cosa può fare? «Purché Maria sia felice», mormora aggiustandosi il corsetto da lavandaia parigina fine Settecento, e cambia discorso.

«Un personaggio come questo mi mancava... Lo trovo molto interessante. Del resto piaceva anche alla grande Sarah Bernhardt. Noi però abbiamo cambiato la commedia, l’abbiamo allargata, precisata storicamente. Adesso Caterina non è solo un personaggio popolare pieno di forza e di vita, ma è anche un simbolo che ha degli echi straordinariamente moderni. E’ la donna del popolo che dice la sua a quelli che sono abituati a stare al piano nobile, ed è anche un esempio di fedeltà ai propri principii. Quando smette i panni della lavandaia e indossa quelli di Marescialla di Francia, non si dimentica dei desideri, delle necessità, delle aspirazioni del popolo da cui proviene. Un bell’esempio di coerenza, no?».

1961 08 12 Tempo Sofia Loren f4Sofia Loren, nelle vesti della Marescialla di Francia Lefèvre, si lancia in una filippica contro Napoleone: il compagno d’armi di suo marito che, divenuto imperatore, ha offerto al neo-Maresciallo di Francia addirittura un trono, quello della Westfalia.

Sofìa è nel suo camerino nuovo nuovo, così differente da quello un po’ scalcinato che la ospitò sette anni or sono. Sull’armadio-guardaroba ci sono le sue cifre. Sul tavolo c’è "Menzogna e sortilegio” della Morante e, in un angolo, uno dei giradischi che l’accompagnano sempre e il registratore a nastro su cui incide le battute in francese per controllare la pronuncia. Perchè Christian-Jaque, il regista di "Madame Sans-Géne” gira in presa diretta e non vuole confusione di lingue.

«Sofia l’ho conosciuta di persona un anno fa mentre girava "La ciociara”. Volevo vederla per essere sicuro che fosse una Madame Sans-Géne e non mi ci volle molto per convincermi che meglio di così non potevo cadere. Vede, questo è un personaggio molto complesso che richiede un’attrice capace di molte sfumature: e non è facile trovarla, oggi. Sofia è un caso eccezionale. Il mio sistema di dirigere gli attori non è quello mimetico, preferisco lasciarli liberi dopo aver creato l’atmosfera giusta. Chi ci sa fare si trova a suo agio. E mi sembra proprio che sia lei che Robert Hossein, che interpreta Lefèvre, che Julien Bertheau della Comédie Francaise che veste i panni di Napoleone, si trovino a loro agio. Lavoriamo a ritmo serrato». Il regista di ”Fanfan la Tulipe” e di "Caroline Chérie” si prepara dunque a ripetere gli exploit che resero famose Gina Lollobrigida e Martine Carol. «A me piacciono i film piccanti, divertenti, pieni di ritmo e di trovate, con un dialogo saporito e con situazioni precise: voila», e indica con un ampio gesto della mano il "set” su cui sta lavorando. Sembra un professore che, dopo aver esposto la teoria, passa ad eseguire l'esperimento che la conferma.

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La domenica, libera dagli impegni di lavoro, Sofia Loren si concede una giornata di distensione o sulle rive dell’Arno (foto in alto), o nelle pinete attorno a Tirrenia (foto in basso). «Per vivere - dice Sofia - devo condannarmi alla segregazione. Mi piacerebbe andare in un night club a distrarmi, ma non posso rischiare di rimanere asfissiata in mezzo agli ammiratori».

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Negli angoli del teatro munito di aria condizionata bivaccano le comparse che non sono venute da Roma, bensì da Pisa, Livorno, e dalle colline circostanti. Abituati alla sovranità del romanesco fa una cèrta impressione sentire echeggiare il toscano. Christian-Jaque chiama il capo gruppo che parla francese e gli spiega la scena che sta preparando. «Enfin, les hommes sont satisfaits, le femmes pas du tout». Il capogruppo fa cenno di sì con la testa, si volta e traduce: «Insomma, l’omini so’ contenti e le donne ingrugnate, capito?». Tutti raggiungono i loro posti e si comincia.

La vicenda di Caterina Hubscher è su per giù questa. Lavandaia in un sobborgo di Parigi, si trova fra i piedi quelli che vogliono assaltare le Tuileries, nel 1795. E chi incontra? Il capitano Lefèvre e il tenente Bonaparte. Il primo diventa suo marito, il secondo invece scompare per un po’ dalla circolazione, ma, quando rispunta, è Napoleone. Lefèvre
lo segue e Caterina fa quello che può come vivandiera e infermiera. Nel 1810 i coniugi Lefèvre, avendo ben servito la causa, si ritrovano Maresciallo di Francia lui e Marescialla lei, con in più la proposta di andare a sedere sul trono vacante del regno di Westfalia. E questa, per una repubblicana sfegatata, non è davvero una bella prospettiva. Madame Sans-Géne, che non ha peli sulla lingua, va dunque da Napoleone e gli dice il fatto suo. Ma Lefèvre tentenna, in fondo un regno non capita tutti i giorni. Il dissidio politico diventa dissidio familiare e il matrimonio sta per andare a rotoli. Anzi, Lefèvre ha già trovato una buona sostituzione in una nobile tedesca. Ma poi ci ripensa; Caterina non ha tutti i torti, anzi rappresenta proprio la parte sana e coerente della rivoluzione e tutto si accomoda.

Raccontata così alla buona, la vicenda può anche non sembrare entusiasmante, ma provate a pensare alle situazioni che derivano da questi contrasti, al carattere dei personaggi, all’ambiente in cui si muovono e vedrete saltar fuori il sapore della storia. «So già che questo personaggio mi resterà attaccato come un’etichetta per chissà quanto tempo — dice la Loren; — dopo quello di "Pizzaiola” eccomi pronta a sopportare per qualche anno l’epiteto di "Marescialla”... è fatale. Spero solo che questa nuova etichetta mi porti tanta fortuna quanta me ne ha portata la prima e di poterla presto sostituire con un’altra altrettanto fortunata».

F. C., «Tempo», anno XXIII, n.32, 12 agosto 1961


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F. C., «Tempo», anno XXIII, n.32, 12 agosto 1961