Raimondo Vianello e Sandra Mondaini: il maggiordomo e la gatta

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Sandra Mondaini e Raimondo Vianello, che non potrebbero avere un temperamento più diverso, lei istintiva, esuberante e impaziente, lui freddo, impassibile e tranquillo, vanno perfettamente d’accordo e non hanno gelosie professionali, contrariamente a quanto fanno credere alla TV

Appena entrata inciampo in un baule spalancato. Dal groviglio di vestiti balzano Carota e Pilino, un siamese e un soriano ex-randagio, furenti verso chi ha interrotto i loro sogni. Il padrone di casa continua a riporre in bell’ordine, in tante cassette, le stoviglie del servizio buono e ogni suo gesto compassato lo fa assomigliare a un maggiordomo inglese. La piccolissima padrona di casa salta fuori da una moquette arrotolata e sembra Cleopatra che. sbucando da un tappeto, appare alla vista di Cesare appena sbarcato in Egitto. Si trasloca da Milano a Roma: dalle alterne fortune televisive de ”Il Giocondo” al porto più sicuro dei soliti film comici e poco impegnativi che in Italia fanno ancora cassetta. Sono soddisfatti, Raimondo Vianello e Sandra Mondaini, di come i critici e il pubblico hanno accolto la loro trasmissione?

«Se il risultato è stato positivo è merito del nostro matrimonio», dice lei.

«Cosa c’entra il matrimonio?».

«Sì, perchè ai telespettatori siamo simpatici come coppia».

«Infatti l’unico neo della trasmissione sono state le lettere di ingiurie che ho ricevuto, ad ogni puntata: mi insultavano perchè la maltrattavo», dice lui.

«Molti mi hanno scritto: come ha fatto a sposare un bruto simile? Già, come ho fatto?». La Sandrina allunga uno dei suoi sguardi grigi e felini fino alla poltrona accanto per godersi l’effetto delle sue parole. Ma il "bruto” sembra un manichino del museo delle statue di cera; ha solo un principio di sorriso agli angoli della bocca che potrebbe dire tante cose o nessuna. Allora lei continua: «Sono contenta soprattutto per essere riuscita a farmi accettare da Raimondo come "partner” televisiva. Prima non mi aveva mai voluto e io mi ripetevo piangendo "non si degna di lavorare con me”».

1964 02 01 Tempo Vianello Mondaini f1Una scherzosa immagine di Sandra Mondaini e di Raimondo Vianello. I due coniugi si sono conosciuti nel 1948 lavorando nella rivista "Sayonara Butterfly”. Hanno recitato insieme anche nella recente trasmissione televisiva, ”Il Giocondo”. I due attori, che sono sposati da un anno e mezzo, abitano a Roma in una casa in via Emilia nelle vicinanze di via Veneto.

«Non le dia retta», dice.

«Ma sono orgogliosa anche per un’altra ragione: sono stata io a convincerlo a ritornare alla TV; dopo "Un due tre” non aveva più accettato nessun ruolo importante. E sa perchè? E’ un pigro mentale: non vuole affrontare le cose nuove, le difficoltà. Io invece sono del parere che bisogna sempre tentare, anche a costo di andare incontro a un insuccesso».

«E’ vero che ha paura delle difficoltà?», domando a Vianello che guarda nel vuoto con gli occhi azzurri, almeno apparentemente, senza pensieri e senza reazioni.

«In un certo senso — risponde. — La televisione non si adatta al mio temperamento: io sono un freddo, non un istintivo. Nella recitazione mi carico lentamente: per questo la mia forma ideale di lavoro è il cinema, in cui si ha tutto il tempo per identificarsi col personaggio».

«Io invece sono un’istintiva», grida lei con un salto di trionfo sulla poltrona a fiori.

«Oh, sì. Anche troppo», replica subito Vianello.

«Cosa vorresti dire?», domanda falsamente inquieta la Mondaini.

«Quando leggi un copione non c’è pericolo che tu ci capisca qualcosa. Al massimo scoppi a ridere. Non sei capace di studiare seriamente per un lavoro, come fanno di solito gli attori».

«E’ vero: se arrivo alla televisione troppo preparata mi vengono i nervi e faccio una papera dietro l’altra. Io creo tutto di getto: con i copioni ci costruirei barchette di carta». La Mondaini saltella a ogni frase, fa smorfie e boccacce, giocherella con le frange della poltrona e con le proprie parole. Come si fa a prenderla sul serio? E’ diventata bionda e si è pettinata come Catherine Spaak, ma non ha perso l’aria di animaletto buffo e sprovveduto. Si è vestita di nero dalla testa ai piedi nascondendo le gambe — non lunghe — dentro stivaloni militari ma anziché un ussaro sembra il gatto con gli stivali della nostra infanzia. E, al primo momento, non si capisce cosa ci stia a fare vicino a lei. un marito composto e flemmatico, che ride solo senza farsi sentire, come se si raccontasse sottovoce una barzelletta inglese. Un marito nè giovane nè brillante che si muove come se ogni gesto gli costasse enorme fatica e non gli importasse niente di nessuno, neppure del buffo animaletto parlante, seduto nella poltrona accanto. Ma forse l’impassibilità è una maschera per nascondere la tenerezza, e l’ironia è una vernice per coprire sentimenti più essenziali. E quanto all’aria vulnerabile e bambinesca di lei. chi può dire che non sia un alibi a un carattere fin troppo sicuro?

«Mia moglie ha una personalità molto forte», dice infatti l’attore.

«Più forte della sua?» domando.

«Lei almeno lo crede», risponde Vianello.

«Io decido da un momento all’altro di comprare una casa al mare, di partire, di diventare bionda, e lo faccio. Lui rimanda, temporeggia, scansa le decisioni».

«Ha altri rimproveri da fare a suo marito?».

«Sì, la mania del calcio. Adesso si è comprato perfino una squadra e ha scelto personalmente anche le magliette dei giocatori. Per fortuna l’ha battezzata con il mio nome, "Samo”. No, il calcio non mi piace, è troppo lento per il mio carattere: io vado pazza per la boxe».

«Infatti, Sandrina non è affatto paziente. E neppure docile. Le è andata bene perchè ha incontrato un tipo come me, tranquillo...».

«Tranquillo o menefreghista?», chiedo.

«L’uno e l’altro: della carriera per esempio non mi importa gran che».

«Anche pantofolaio?».

«Soprattutto. Ma in questo siamo in perfetta sincronia: la sera ci piace stare in casa, appiccicati alla televisione. In quattro anni che abitiamo a Roma non siamo mai andati una sera al ristorante. E da quasi tre anni non vediamo un Alni».

«Non andate a vedere neppure i film di Raimondo Vianello?».

«Tanto meno quelli».

1964 02 01 Tempo Vianello Mondaini f2La Mondaini e Vianello con il loro gatto Carola. L’attore inizierà tra poco una nuova attività, diventando produttore insieme con Walter Chiari e Aroldo Tieri: ha in programma tutta una serie di film comici. Vianello confessa di aver preso questa decisione perchè non è molto soddisfatto dei film interpretati fino a oggi. I più noti sono "Il mio amico Jekill", "Cacciatori di dote", ”Gli incensurati", "Le ambiziose", "Ferragosto in bikini", "Le Olimpiadi dei mariti”. In alcuni film ha lavorato anche Sandra Mondaini. Vianello, che ha iniziato la sua attività in teatro accanto alla Magnani, avrebbe voluto diventare diplomatico.

Dove è andata a finire la mitica vita ruggente dei divi? Raimondo Vianello e Sandra Mondaini vivono le loro serate come due nonnini, la borsa dell’acqua calda e la vestaglia di lana dei Pirenei, poche frasi perchè parla già qualcuno dalla televisione, molte carezze ai gattoni sonnolenti perchè tengono caldo e fanno sentire meno soli. Non so se la noia sia mai stata invitata, come unica ospite, in queste folli notti: ma forse perfino lei si sarebbe annoiata. Quattro anni, ossia millequattrocentosessanta sere di intimità domestica e di sbadigli profumati alla camomilla: soltanto un grande amore può rendere divertente questo rosario, il grande amore di due vecchietti, appunto, fatto soprattutto di abitudine e di reciproco bisogno della presenza dell’altro. Eppure dopo un solo anniversario di matrimonio — e quattro di vita in comune — dovrebbe essere un controsenso parlare di "vecchia coppia”. Tanto più che per molto tempo i due attori hanno rappresentato per tutti gli "eterni fidanzati”, sempre sospesi tra il ”sì” definitivo e la continuazione di un legame più fluido. Ma questo è un argomento che scotta.

«E’ una favola quella degli eterni fidanzati — dice Vianello e sembra finalmente scaldarsi. — Il nostro preludio matrimoniale è durato solo tre anni, un periodo minimo per due persone coscienti che vogliono ponderare bene un passo fondamentale».

«I ragazzini forse possono buttarsi allo sbaraglio, non la gente della nostra età», incalza Sandra Mondaini.

«Ma lei non è il tipo impulsivo che decide tutto subito? Non le sembrano molti tre anni per capire se aveva scelto bene l'uomo che voleva sposare?».

«Sì, infatti... io, lo confesso, avevo già deciso da un pezzo, ma siccome sono molto orgogliosa non l’ho mai fatto trapelare...».

«Figuriamoci. Trapelava benissimo».

«Non è vero. L'unica cosa che ti chiedevo era di sapermi dire che intenzioni avevi, non per altro, ma per potermi regolare nel lavoro dato che in vista del matrimonio avevo lasciato andare la carriera».

«Sì, me lo chiedevi tirandomi piatti e stoviglie».

«A quanto pare lei aveva una certa diffidenza per il matrimonio...», intervengo io.

«Non mi sono mai sentito un tipo matrimoniale. Perchè? Cosi, per una forma mentale. Ho incominciato da bambino a dire ”da grande non mi voglio sposare” e poi ho dovuto dimostrare una certa coerenza. Mio fratello minore diceva sempre "voglio una moglie" ed è salito all’altare giovanissimo».

«II giorno delle nozze non ha provato il desiderio di scappare?».

«Certo. Ma ero paralizzato dai fotografi. Avevamo tenuto tutto segreto per evitare pubblicità e buffonate, ma ci trovammo ugualmente assediati dai flashes. C'era un paparazzo perfino nel confessionale; quando gli chiedemmo cosa faceva lì dentro, rispose impassibile: "Sto pregando"».

«Ha avuto paura che Vianello fuggisse prima del si?».

«So solo che ero talmente nervosa che non mi sono neppure ricordata di versare una lacrima. Lui era lì con un fazzolettone pronto perchè gli avevo detto: "Vedrai che pianti... Innaffio sempre tutti ai matrimoni delle mie amiche, figurati al mio”. E invece niente. Insensibile».

«Adesso non sarà più diffidente...», dico all’attore, «Come no? Lo sono più che mai», risponde lisciandosi la gran testa calva che diventa sempre più lustra, quasi una liscia palla da albero di Natale. Intanto Sandrina interpreta, senza copione per carità, la parte dell’offesa. Cerco di distrarla: «Perchè il progetto di sposarsi le aveva fatto allentare il lavoro? Pensa che non si possa conciliare con la famiglia?».

«Il teatro no, specialmente per una casalinga come me».

«Le piacerebbe continuare a recitare insieme a suo marito anche in cinema?».

«No, per carità. Non voglio che si creda che non so fare niente da sola».

«Definendosi casalinga vuol dire che le piace occuparsi della casa?».

«Macché — interviene lui — le piace stare in casa. A dormire. L'uomo di casa sono io. La mia cucina è ottima».

«Questa volta hai ragione». «Ma saprebbe rinunciare al lavoro per la famiglia?», domando.

Risponde Vianello al suo posto: «Neanche per sogno. Sandrina si immalinconisce a non lavorare, io a lavorare». L'impassibilità di sapore anglosassone e l’indolenza latina formano in lui uno strano impasto, forse la chiave più nascosta della sua comicità di tipo cerebrale. E forse proprio per questo la sua "vis comica” diventa irresistibile quando può fare da "spalla” a un attore dalle qualità molto differenti, più immediate ed estroverse. Tognazzi, per esempio.

«Dopo la scissione della famosa coppia Tognazzi-Vianello, la sua carriera non ha subito nessuna battuta d’arresto?», provo a chiedere.

«Recitare è diventato più difficile, non nei confronti del pubblico ma per me stesso: con Ugo ogni minuto di lavoro era una risata. Sulla scena e fuori ci siamo tanto divertiti insieme...».

«Sua moglie non la diverte?».

E’ Sandrina che para il colpo: «Credo proprio di no».

«Allora quando vi siete conosciuti non è stato lo spirito e il dinamismo comico di Sandra Mondaini ad attrarre le sue simpatie?», insisto ancora con lui.

«Non so proprio perchè mi è piaciuta: fra l’altro era molto bruttina in quel periodo, grassa, col viso tondo tondo e i capelli neri tagliati alla giapponese, perchè faceva la geisha in "Sayonara Butterfly"».

1964 02 01 Tempo Vianello Mondaini f3I coniugi Vianello durante una partita a carte. La Mondaini e suo marito amano trascorrere in casa tutte le loro serate. Non vanno mai al cinema, non hanno neppure la curiosità di vedere i film in cui hanno lavorato. L’attore che è uno sportivo arrabbiato finanzia una squadra di calcio di dilettanti di cui si mostra molto fiero.

«Ti avrò fatto pena, dillo pure».

«No, mi sono affezionato.

Anche ai gattini ci si affeziona, non è vero?».

«Si considera un marito geloso?».

«Si, geloso in modo normale».

«Non è vero, non siamo gelosi. Quando lavoriamo separati non ci creiamo interferenze; per esempio io non vado mai sul "set”, se tu giri un film».

«Anzi, si approfitta di quando l’altro lavora per essere liberi».

«Possibile che tu non sappia dare una risposta seria? No, la gelosia non fa per me. L’importante è non sapere. Non sopporto gli uomini che ostentano le proprie avventure e mettono in ridicolo la moglie. Io esigo rispetto».

«E allora cosa faresti se in questo momento ti confessassi un tradimento?».

«Scapperei con i gatti. Vedi come stanno bene con la loro mamma?».

Per darsi un contegno Sandrina ha preso in braccio Carota e lo accarezza con frenesia. Hanno gli stessi occhi tondi e grigi, l’attrice e il siamese. Chissà se a furia di amare i gatti ha finito con assomigliare a loro o se sono i suoi mici che, vivendo sempre con lei, le hanno copiato lineamenti e gesti? Ma Carota è già nel mondo dei sogni: tiene le zampetto raggrinzite, come i piccoli pugni chiusi dei bambini. Sandrina lo culla dolcemente: c'è nel suo atteggiamento una forte carica di amore materno.

«Vorrei avere dieci figli — dice infatti. — E’ il mio più grande desiderio, forse dettato dall’egoismo: mi sembra terribile restare soli».

«Certo, i bambini sono indispensabili nel matrimonio - interrompe lui. — Peccato che poi si abbiano più ritegni a separarsi».

«Ma con i gatti non abbiamo forse gli stessi ritegni?».

«E’ vero».

«Raimondo scherza sempre. In realtà spera quanto me in una prole numerosa. Vede, per adesso ci accontentiamo dei gatti

«Infatti sono come bambini, ci danno gioie e preoccupazioni: ogni litigio nasce da loro. Se ce la prendiamo già tanto adesso, chissà dopo con i figli veri...».

«A proposito, Raimondo. Se ci separiamo. Carota e Pilino li lasci a me. Tu tieni la tua squadra di calcio.».

«Lo sai benissimo che non puoi tornare da tua madre con loro: lei ha il cane».

Approfitto di queste storie di gatti per allontanarmi, strisciando silenziosa sul tappeto. Del resto Raimondo Vianello e Sandra Mondaini non potrebbero accompagnarmi alla porta: lei ha sempre in grembo il siamese, lui ha accolto il soriano. Non v si muovono, non rispondono al telefono che squilla da un pezzo, non fumano, lasciano che il tè, si raffreddi nelle tazze, quasi non respirano. Preferisco non disturbarli mentre vegliano amorosamente sul sonno dei loro gatti-bambini.

Marisa Rusconi, «Tempo», anno XXVI, n.5, 1 febbraio 1964


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Marisa Rusconi, «Tempo», anno XXVI, n.5, 1 febbraio 1964