Giulietta gli perdonerà le scappatelle

1964 07 11 Tempo Evi Marandi f0

Giulietta Masina ha fatto capire al nostro collaboratore quella che potrà essere l’ancora misteriosa trama del nuovo film del marito, che sembra si ispiri alla loro vita familiare

Roma, settembre

«Fellini mi vuole con lui», Federico mi ha chiamata». Così sentenziando, attrici che sono bacilli della celluloide sperano di diventare dinosauri dello schermo. Una marmaglia di femminette dice di essere stata ingaggiata per interpretare Giulietta degli spiriti. Chi voglia farsi rilanciare o conoscere grida: «Faccio una parte nel film di Fellini» e uno spiraglio nel muro di ghiaccio dell’anonimato lo trova. Ve ne siete accorti? Il cinema langue, boccheggia e per tentare una faticosa riva-lutazione non c’è che Fellini in questo momento. A Taormina, una diva nota per essere espressiva quanto un bastone da passeggio, proclamò di non poter attendere la serata di chiusura perchè Federico aveva bisogno di lei e parlò del film come un venditore ambulante parlerebbe di un pregevole "smacchiatutto”. Va bene che Fellini ricaverebbe un’attrice anche da una cipolla, ma che tutti si incignino a vederlo un San Gennaro dello schermo è un po’ troppo.

Si è arrivati al punto che pochissimi ricordano chi è la effettiva interprete del film, quella il cui nome campeggia nel titolo: Giulietta degli spiriti. Se si vuole capire qualcosa del film, mentre è ancora sul telaio, c’è solo da fare una cosa: parlare con Giulietta Masina che dai tempo delle Notti di Cabiria sembra sia vissuta all’ombra di Federico, perfettamente assimilata a una "donna di casa” e come dimentica di aver accarezzato altre ambizioni. Una donna di casa che molti italiani viaggiatori portano, senza avvedersene, in giro per il mondo. Ovunque si arriva, qualsiasi cosa si faccia, chiunque si incontri, non appena si parla di cinema, salta fuori Giulietta Masina. Dalle pareti della scuola di recitazione di Mosca vi sorridono soltanto i volti di Eleonora Duse e di Giulietta Masina e l’incombenza di questo personaggio la sentite, a volte, persino in maniera ossessiva. Dove si concepisce che il cinema possa essere un’arte il nome della Masina permea l’aere come quello di Fellini, Antonioni, De Sica e via discorrendo. Questo fatto che di lei si parli tanto nel mondo del cinema e che il suo nome sollevi tanto polverone, dovrebbe far piacere a Giulietta, e gliene fa, ma lo stupore è più forte del compiacimento. «Uh, uh...», è il suo commento espresso tirando giù gli angoli della bocca e allargando le braccia.

1964 09 19 Tempo Masina Fellini f1Appoggiato alla macchina da presa. Fellini grida ordini alle numerose comparse. Alcune scene di "Giulietta degli spiriti" - che è a colori, di una tonalità assai accesa - sono state girate a San Pellegrino. Successivamente la lavorazione, che si protrarrà per quattro mesi (il film non sarà proiettato prima di febbraio) proseguirà a Roma. Numerosissimi gli attori che vi prendono parte, e, questa volta, più numerose le donne. Fra esse Sandra Milo, Luisa della Rovere e Valentina Cortese.

Un po’ è compiaciuta del suo successo e un po’ ha pudore del suo compiacimento; slancio e ritegno insieme; amor proprio e autocritica. E si prende in giro da sé. Pochi sanno che Giulietta ha un’enorme importanza per Fellini; Federico se la ritrova ovunque; nelle saccocce, nelle pieghe dei pantaloni, tra i documenti, negli abissi del borsellino. infilata nell’asola del bavero della giacca. Ecco perchè consiglio i colleghi di rivolgersi preferibilmente a lei, piuttosto che a Federico, per risolvere quella sciarada che è ancora Giulietta degli spiriti, e anche per orientarsi attraverso l’arcipelago dei loro rapporti. Ogni storia di Fellini sconfina nell’autobiografia.

«Il personaggio centrale del film — mi spiega Giulietta — è dotato di una sensibilità superiore. Non è una medium o una veggente, ma una creatura capace di cogliere misteriose forze occulte». Nel film la riconoscerete subito; ma non sarà nè Gelsomina, nè Cabiria, ma Giulietta. Un criterio che ho cercato di mettere in atto, è quello di studiare le reazioni della Masina a questa domanda. e Qui — annunzio — c’è una crisi matrimoniale». «Una crisi — riecheggia Giulietta — che crisi?». «La crisi di una donna che indaga sui tradimenti del marito e che teme di perderlo...». Un guizzo di gioia, di sinistra soddisfazione brilla negli occhi di Giulietta quasi avesse previsto questa domanda e avesse pronta la risposta: «Sì, teme di perderlo, ma non lo perde». Naturalmente se me la desse, questa risposta, anticiperebbe forse la soluzione del film che non si riassume in una banale gelosia rientrata o nel ravvedimento di un marito infedele.

Se l’avessi fatta a Fellini una domanda del genere, chissà cosa avrebbe tirato fuori, perchè qualunque cosa gli si chieda, Federico non se la cava mai con una frase. Gliene occorrono almeno trenta, non per nascondersi tra le grazie della complicazione, ma perchè non sa bene come andrà a finire tutta questa storia, quasi si trovasse immerso in una "crisi" e non sapesse uscirne se non raccontandola con lo stesso accanimento paziente che il forzato pone a forare la muraglia del proprio carcere. Al suo discorso imprimerebbe un andazzo a ghirigori, volute e ritorni; un discorso affascinante, inebriante. Che direbbe? Oh tante cose! Tante cose che, anche se si facesse in tempo a stenografarle, non avrebbero un centesimo del significato e del sapore che esse hanno a coglierle dalla sua viva voce.

E' così anche quando dirige. Cosa verrà fuori da quello che sta girando ora non lo so. Se alla fine Giulietta degli spiriti avrà un capo e una coda, il metraggio, l’intreccio — insomma i connotati di un film — coloro che ne hanno visto alcune scene staccate non lo danno per sicuro. Le stesse pessimistiche previsioni si manifestarono durante le riprese della Dolce vita e di Otto e mezzo. Si ha sempre l’impressione, quando si è sul set di Fellini, di precipitane nel caos. Nello studio arroventato dalle lampade ad alto voltaggio, dove sono stipati una quarantina di dannati, il solo a sentirsi perfettamente a suo agio è l'illusionista, il prestidigitatore Fellini. Naturalmente è un agio nella confusione, perchè Fellini nella confusione vive.

Forse questo è il solo modo per Federico di uscire dalla schiavitù delle apparenze più sensibili. Perchè Giulietta degli spiriti è un film fiaba, una sorta di crocevia su cui si incontreranno realtà e immaginazione. Alla prima darà apporto il dramma di Giulietta, «E’ una donna — mi spiega la Masina — ingegnata nella conquista della propria coscienza. una donna che dopo quindici anni di matrimonio si sente sola non essendo stata appagata nei suoi affetti». Ma non sono solo i tradimenti del marito — sui quali ella investiga servendosi di un indagatore privato, Occhio di lince — a farle "sentire lo smarrimento di sentirsi smarrita". La sollecitazione che le faccio di accennare comunque al canovaccio, induce la Masina a spiegare che «Giulietta non è una donna gelosa del marito il quale si perde dietro ragazze che valuta sul metro della bellezza e del richiamo dei sensi...

E’ una donna che grazie alla cultura, alla posizione sociale, al suo livello spirituale non dà peso alle scappatelle del marito...». Di fronte alle prove delle sue infedeltà. Giulietta mostrerà a un certo punto del film un atteggiamento largamente assolutorio. Le donne come lei, protese verso l’emancipazione economica e psicologica, si trasformano più rapidamente degli uomini e tendono ad aggiornare le proprie convinzioni. Dove imperano i principi di una stretta morale puritana, i divorzi sono più frequenti che in Italia dove nei campo della morale familiare si è cattolici e il sentimento prevalente è conservatore. Se, malgrado il fenomeno del dongiovannismo, il matrimonio rimane dei più saldi, vuol dire che esiste una notevole capacità di adattamento e di tolleranza. Il dongiovannismo in Italia non è un fenomeno di virilità, al contrario denota, spessissimo, immaturità e sensualità inferiori. Il marito di Giulietta, che è Mario Pisu, è un incostante; una gonnella vale un’altra gonnella. Se fosse un maschio perfetto sarebbe straordinariamente selettivo e ridurrebbe le donne che lo attraggono a pochi esemplari, se non addirittura a un solo esemplare.

La gelosia iniziale di Giulietta è una reazione a una serie di umiliazioni, di delusioni, di freni patiti durante l’infanzia «sia nel campo degli affetti familiari sia nella vita scolastica, sia nei rapporti con i compagni di giuochi». Inizialmente Giulietta concepisce uno struggente desiderio di rivalsa, di rivincita, «Tanto più — mi dice la Masina — che a certe conquiste le donne possono arrivare sia a venti che a qua-rant’anni...». E infatti un uomo disposto a corteggiarla e a desiderarla Giulietta lo trova; ma non è con questo che ella può bandire dal suo cielo il negro corvo della solitudine. Non la lacrimevole solitudine dei registi deU’alic azione; una solitudine che diventi, nelle mani di Fellini una sollecitazione a tutte le fantasie e che non esclude la gaiezza, il grottesco e la comicità.

1964 09 19 Tempo Masina Fellini f2Giulietta Masina, qui sul set che i potentissimi riflettori letteralmente arroventano, è forse la sola a conoscere i futuri sviluppi della vicenda cinematografica che il marito porta avanti con la consueta indeterminatezza. "Giulietta degli spiriti” affonda le sue radici nella vita coniugale della coppia ma si articola secondo una logica tutta fiabesca c imprevedibile. Nella finzione cinematografica il ruolo di marito è assolto da Mario Pisu. Ancora una volta l’operatore è Gianni Di Venanzo.

«Quando Federico, dopo avermi fatto leggere il copione, mi disse che ne avrebbe fatto un film comico rimasi sorpresa. Ma perchè un film comico, se la storia mi ha commosso sino alle lacrime?...». «Mah...» aggiunge tirando in giù gli angoli della bocca. Fatto sta che "il marito infedele non è cosi importante, alla fine, come il formalismo borghese e la sua educazione la indurrebbero a credere, «Che lo conservi o no, questo marito, avrà, dunque, poca importanza. L’importante è che questa esperienza offre a Giulietta la possibilità di un "raccoglimento interiore”; dall’intimo disorientamento iniziale ella trova, alla fine, basi sicure e — chiarisce la Masina — «una grande riconoscenza verso la vita».

La fisso con aria interrogativa, chiedendomi cosa voglia dire con quella "riconoscenza alla vita”. Giulietta, proprio come i personaggi che ha creato, possiede una carica inesauribile di ottimismo e di candore. «C’è chi è capace di avvertire la vita di un albero e chi no... C’è chi è capace di dare concretezza e significato a personaggi fiabeschi, a piante, fiori, animali... E c’è chi non è capace...». Giulietta riempie la sua solitudine con questi fantasmi. Giulietta è un mago, o per meglio dire un poeta capace di cogliere i segreti rapporti tra la materia e l’invisibile. Cioè somiglia enormemente alla Masina che, dietro la sua apparenza tranquilla, nasconde una grande passione per le sedute spiritiche, durante le quali vengono evocati gli spiriti di condottieri, filosofi o scrittori; ed ha una facoltà di meraviglia e di entusiasmo assai intensa, oltre all’invidiabile ottimismo che la induce a credere che le potenze segrete sempre l’aiuteranno. Ed in casa trova, inventa mille modi per divertirsi, vincere e uccidere la noia ad ogni costo.

La sua casa a Fregene è come il simbolo di un piccolo mondo favoloso, rallegrato dai gatti che vi passeggiano quasi sotto le scarpe. Gelsomina è la sua gatta preferita; poi c’è "baffet-to il telefonista” che sta sempre accoccolato sotto il telefono; poi c’è Wallace, "un gatto da combattimento” che assomiglia a Wallace Beery; poi c’è il "sambista” che quando reclama il pasto lo fa accennando passi di samba; e infine c’è Tiresia, cosi chiamato perchè cieco. E ogni mattina sul giardino, dove Giulietta coltiva il suo orticello, un numero imprecisato di altri gatti attende in quadrato, come la guardia imperiale a Waterloo, che Federico arrivi con il pasto, «Un tempo — mi dice la Masina — voleva nutrirli con una brodaglia fatta di caffè, latte, tè, minestra, carne, vino...». Hanno torto coloro che sostengono che Giulietta Masina sia per Fellini una sorta di pupazzo di legno, cui Federico, come un ventriloquo, presta la sua voce.

Giulietta è veramente importante per Federico al punto che ora non gli basta incontrarla in casa, la vuole incontrare anche sul set. Casa e lavoro sono un po’ la stessa cosa per Fellini. La vita coniugale si svolge questa volta addirittura in un film dove Federico confessa le sue "scappatelle” ma ammette anche che lei è insostituibile. Senza di lei, pare voglia dire, non sarei mai divenuto Fellini otto e mezzo ma solo "mezzo”.

Maurizio Liverani, «Tempo», anno XXVI, n.38, 19 settembre 1964


Maurizio Liverani, «Tempo», anno XXVI, n.38, 19 settembre 1964